30 Maggio 2021 | Letteratura, News
Il signorino
Autore: Natsume Sōseki
Titolo originale: 坊ちゃん
Editore: Neri Pozza Editore
Traduzione: Antonietta Pastore
Edizione: 2007
Pagine: 159
Il signorino è un romanzo del famoso scrittore Natsume Sōseki, pubblicato per la prima volta in Giappone nel 1906, e in Italia nel 2007 da Neri Pozza.
Per quest’opera, Sōseki prende spunto dalla sua personale esperienza da insegnante in una scuola media dello Shikoku, una regione che non era stata eccessivamente travolta dall’ondata di modernizzazione Meiji.
Ci troviamo a Tokyo nei primi anni del Novecento in una famiglia composta da padre, madre, due figli maschi e una domestica. Mentre il figlio maggiore è lodato dai genitori per il suo temperamento mite e per la sua dedizione negli studi, il figlio minore è considerato come la pecora nera della famiglia. Quest’ultimo è infatti molto impulsivo oltre che sfacciatamente sincero in una società che predilige l’apparenza e l’ipocrisia.
L’unica persona a mostrare affetto per il ragazzo è la domestica Kiyō che, essendo cresciuta in un Giappone più genuino, riconosce la sua franchezza e lo crescerà insegnandogli l’importanza di questa qualità ormai rara. Sarà proprio Kiyō ad affidargli il tenero nomignolo di bocchan ovvero “signorino”. Inizialmente il signorino si dimostrerà scontroso anche con la domestica ma poco a poco tra i due si creerà un rapporto speciale.
Col tempo sia il padre che la madre passano a miglior vita lasciando il signorino con una magra ereditá. Nel frattempo, su pressioni di Kiyō, riesce a completare gli studi e a ottenere un posto come insegnante di matematica in una scuola di provincia. Lontano da Tokyo e lontano da Kiyō, sarà per il giovane insegnante difficile ambientarsi nella sua nuova realtà. Il suo carattere si scontrerà ben presto con i rozzi abitanti della cittadina in cui lavora, i colleghi insegnanti sbruffoni e ipocriti e gli studenti dispettosi.
Come in altre sue opere, Sōseki presenta una critica al processo di modernizzazione giapponese. In questo romanzo, in particolare, rimpiange una moralità perduta in favore di un maggiore opportunismo tra la gente. Coloro che hanno abbracciato in pieno l’occidentalizzazione ,come i professori della scuola in cui lavora il signorino, sono descritti quasi tutti come persone che si riempiono di belle parole ma che sono pronte a pugnalare alle spalle chiunque.
Il tono usato da Sōseki però non é affatto moraleggiante. Il signorino é caratterizzato da toni satirici e ironici a partire da come il protagonista decide di affibbiare dei nomignoli canzonatori ai colleghi (il pomposo preside Tasso, l’irascibile Porcospino o il doppiogiochista Camiciarossa ecc…).
—recensione di Riccardo Avarello.
22 Maggio 2021 | News
L’Associazione Takamori è lieta di presentarvi l’intervista di Cristina Marra a Francesco Vitucci per MilanoNera, nella rubrica Animali in Noir. Come suggerisce il titolo, il focus sarà sul ruolo delle figure feline presenti nelle opere La locanda del gatto nero e Il detective Kindaichi, entrambe scritte da Yokomizo Seishi e tradotte dal docente. Anche l’autore possedeva un gatto, un animale fortemente simbolico e diffuso nella cultura giapponese. Un interessante spunto per gli amanti dei gatti e del noir.
Trovate l’intervista qui!
21 Maggio 2021 | News
L’associazione Takamori è lieta di annunciarvi che, dal 7 al 17 giugno, organizza un corso di preparazione al JLPT N4 rivolto a tutti gli studenti di giapponese che vogliono studiare insieme a noi da remoto. Il corso intensivo si svolgerà in quattro comodi incontri serali con un focus specifico sul sillabo necessario per il quarto livello del Japanese Language Proficiency Test.
Corso JLPT N4
Date: 7, 10, 14, 17 giugno 2021
Orario: 20-21:45
Modalità: da remoto
Guarda il nostro video qui!
Se avete voglia di preparavi insieme a noi o se volete ricevere tutte le informazioni necessarie, scriveteci entro il 1 giugno al nostro indirizzo di posta elettronica: info@takamori.it!
21 Maggio 2021 | News
Akushon! – I registi di JFS
Anche questa settimana l’Associazione Takamori vi fa compagnia parlandovi di un regista giapponese. Questa volta continuiamo a parlarvi di Kawase Naomi.
Come vi avevamo promesso, dopo avervi introdotto alla figura di Kawase Naomi, oggi vi parliamo dei suoi film.
Hanezu no tsuki (2011): girata nella campagna di Nara tanto cara alla regista. Proprio qui, dove la storia regna sovrana mostrando le vestigia dell’antica capitale giapponese, il passato si tuffa e riemerge di continuo nel fluire della vita del protagonista, Takumi, un giovane intagliatore del legno. Nelle immagini della regista uomini e donne del passato si alternano e si sovrappongono, in un intreccio narrativamente esile, ma denso dal punto di vista grafico ed emotivo.
Futatsume no mado (2014): due ragazzi appena sedicenni si conoscono e si dovranno confrontare con eventi più grandi di loro, a partire dalla scoperta di un cadavere proprio nell’oceano, sotto il molo del villaggio, disprezzato da Kaito e amato da Kyōko. Kawase ci racconta tutto dal punto di vista dei ragazzi e senza addolcire la pillola ci mostra come, in questo ciclo, si debba crescere a prescindere da ciò che ci accade.
An (2015): Il titolo originale de “Le ricette della signora Toku” è An, il nome con cui in giapponese ci si riferisce alla marmellata di fagioli rossi azuki, farcitura tipica della pasticceria tradizionale del Sol Levante. Proprio attorno a questo ingrediente ruota la storia di Sentarō, proprietario di un piccolo negozio che sforna dei golosi dorayaki, la cui marmellata è però di qualità mediocre. Sarà l’incontro con l’anziana Toku a permettere all’attività di risollevarsi. L’amicizia ritratto nella pellicola svela la saggezza che l’anziana Toku ha accumulato nel tempo: una saggezza che le ha dato modo di scoprire la bellezza che si palesa davanti ai nostri occhi in tanti piccoli dettagli della quotidianità.
Hikari (2017): Le vicende del film riguardano entrambi i personaggi, i quali interagiranno con la società: l’uno dalla sua peculiare condizione di ipovedente; l’altra, con un’immaginazione tale che la porterà a dissociarsi dalla realtà stessa. Infatti, possiamo intuire come un altro dei punti che la regista vuole mettere in evidenza sia il ruolo dell’immaginazione e quanto essa possa o meno costituire un limite personale.
Guarda il nostro video qui!
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