Forget Me Not (2015)

 

Forget Me Not, 忘れないと誓ったぼくがいた
Giappone, 2015

Regia: Horie Kei

Cast: Murakami Nijiro, Hayami Akari, Nishikawa Yoshikazu

Genere: Sentimentale

Durata: 94 minuti

Wasurenai to Chikatta Boku ga Ita è un film del 2015, tratto dall’omonimo romanzo di Hirayama Mizuho, e narra la storia di Takashi (Murakami Nijiro) e Oribe Azusa (interpretata dall’idol Hayama Akari), che durante una sera d’estate si scontrano e si innamorano a prima vista.
Ma, destino vuole che Azusa sia colpita da una strana maledizione che la vede dimenticata da tutte le persone che ha incontrato nella sua vita:  nemmeno suo padre riesce a riconoscerla quando la mattina scende dalle scale per fare colazione prima di andare a scuola.
La sua iniziale resistenza a rivelare la verità a Takashi viene sconfitta dall’affetto che prova per il ragazzo, e lui, nonostante la confusione iniziale, le giura, grida a pieni polmoni che non la dimenticherà mai.
Ma più passano i giorni, le settimane, più Takashi si ritrova a dover scrivere sui muri della sua cameretta il nome di Azusa per non dimenticarlo. Video, post-it, foto di lei ormai lo sommergono, ma questo non gli impedisce di dimenticarla e rompere la promessa. Alla fine, però, verrà scoperta dallo stesso Takashi una verità più grande.
La pellicola è sommersa da questa patina di nostalgia, amore e malinconia,  che non può non far emozionare chi la guarda. L’interpretazione dei giovani attori è delicata, emotivamente carica, senza però sfociare in alcuna esagerazione.
Insomma, un film semplice ma che riesce a farci riflettere sulle relazioni, sulla memoria di relazioni passate e sul puro e innocente amore.

 

—recensione di Anna Maria Meccariello.

 

Akushon! – I registi di JFS: Kawase Naomi

Akushon! – I registi di JFS

Anche questa settimana l’Associazione Takamori vi fa compagnia parlandovi di un regista giapponese. Questa volta continuiamo a parlarvi di Kawase Naomi.

Kawase nasce a fine anni ’60 e vive la sua gioventù nella campagna nei pressi di Nara, antica capitale giapponese. La sua infanzia è segnata da profonde lacerazioni, dovute alla precoce separazione dei genitori e al rapporto odi et amo con la prozia, cui era stata affidata. La figura del padre in particolare, o meglio la sua assenza, sarà determinante nel delineare l’arco narrativo delle sue prime pellicole. La regista nelle sue opere molto spesso rinuncia al potere delle parole per dare spazio ai cinque sensi, tramite personaggi molto sfaccettati e talora inabili a utilizzarne uno. Inoltre, tramite le sue inquadrature strette, ravvicinate e spesso anguste esprime a pieno la crudezza delle storie messe in luce dal suo occhio cinematografico. Infine, il concetto principale che le sue opere spesso esprimono è quello di imparare ad accettare l’impermanenza della felicità e convivere con ciò che ci succede, poiché fa parte della nostra vita. Per scoprire di più sui lungometraggi di Kawase Naomi, ci vediamo mercoledì prossimo con la seconda parte!

 

Guarda il nostro video qui!


L’Associazione Takamori dispone di un ampio database di sottotitoli italiani per film giapponesi a cura dei membri dell’associazione stessa. Vi ricordiamo che il database di tutti i sottotitoli dei nostri film sono a vostra disposizione qualora siate interessati a proiettarli all’interno delle vs manifestazioni. Oppure potete richiederci anche una nuova sottotitolazione! Basta scrivere a: info@takamori.it

 

Meitei – Kwaidan (2018)

Meitei è un compositore e producer di Hiroshima. Su di lui non sappiamo molto, ma sicuro è il suo obiettivo: riportare l’ascoltatore in un’atmosfera ormai perduta. I suoi lavori si ispirano infatti al folklore giapponese e all’estetica ukiyo-e, talvolta rilette con un tocco di ironia come nell’ultimo album Kofū (2020).

Sonorità ambient si mischiano a fruscii, voci, suoni della natura e al parlato/canto. Con un attento ascolto, si può comprendere quanto tutto ciò sia curato nei minimi dettagli a un livello quasi maniacale, da renderlo in un primo momento alienante, ma totalmente immersivo. Per questo possiamo riconoscere come Meitei non sia solo un compositore, ma anche un sound designer.

La sua discografia conta altri due album, Kwaidan (2018) e Komachi (2019). Il primo, ben accolto dalle critiche, è stato secondo Pitchfork uno dei migliori album sperimentali dell’anno. Il secondo è in tutto e per tutto ispirato al concetto di mono no aware e alla morte della nonna a 99 anni. Il termine Komachi è designa una grande bellezza femminile.

Oggi vi parliamo di Kwaidan, caratterizzato da un mood molto differente dagli altri due lavori.

Titolo: Kwaidan (怪談)

Anno di rilascio: (2018)

Casa discografica: Meitei (autoprodotto) /Evening Chants

Tracce: 9

Durata: 35 minuti

 

Tracklist

  1. Sazanami / 漣
  2. Curio / 骨董
  3. Touba / 塔婆
  4. Jizo / 地蔵
  5. Aoyagi / 青柳
  6. Moryo / 魍魎
  7. Sankai / 山怪
  8. Shoji / 障子
  9. Mushiro / 筵

 

Si tratta di un album molto più tetro rispetto ai successivi. La tematica centrale ruota intorno a yokai e yurei, mostri e spettri, e questa si riflette profondamente nel sound. Suoni sinistri fanno da sottofondo a canti/sample con parole ripetute e ben scandite, quasi a ricordare qualche forma di rituale ormai perduta.

Il titolo significa letteralmente “storie di spettri” e effettivamente l’atmosfera che si crea è quella di una notte estiva trascorsa a leggere tali storie, magari nei pressi di una foresta o una fonte d’acqua.

Il processo di creazione dell’album si è svolto in tarda notte per uno studio più accurato del sound e del concetto che Meitei voleva ottenere.

Meitei è un artista giovane e interessante, e Kwaidan è un debutto sperimentale, fortemente consigliato per gli amanti dell’ambient.

 

—recensione di Eleonora Cuccu.

Raiō (2010)

Cineteca JFS!

Anche questa settimana l’Associazione Takamori vi fa compagnia raccontandovi un nuovo film. Quello che vi presentiamo oggi è Raiō, del 2010, diretto da Hiroki Ryuichi.

Narimichi, nato nella nobile famiglia dei Tokugawa, trascorre le sue giornate nella noia e nella solitudine. Una notte, Seta Sukejirō, il servitore della famiglia, gli racconta la storia di un Tengu, un mostro che vive fra le montagne, vicino alla sua città natale, Setamura. Affascinato e incuriosito, il giovane decide di raggiungere il luogo insieme a Sukejirō. Qui conosce Rai, la modesta e umile ragazza dal passato controverso, che cerca a tutti i costi di proteggere la montagna su cui vive. Narimichi la incontra vicino ad un albero speciale, chiamato Raiō, che una volta è stato colpito da un fulmine, ma riesce comunque a germogliare fiori di ciliegio. All’ombra di questo, i due si innamorano, ma ben presto si renderanno conto della differenza sociale tra loro e delle conseguenze che le loro diverse posizioni sociali possono provocare sulla relazione.

The Lightning Tree è stato proiettato al Busan International Film Festival del 2010, al Far East Film Festival di Udine nel 2011 e, nello stesso anno, al Granada Film Festival Cines del Sur.

Guarda il nostro video qui!


L’Associazione Takamori dispone di un ampio database di sottotitoli italiani per film giapponesi a cura dei membri dell’associazione stessa. Vi ricordiamo che il database di tutti i sottotitoli dei nostri film sono a vostra disposizione qualora siate interessati a proiettarli all’interno delle vs manifestazioni. Oppure potete richiederci anche una nuova sottotitolazione! Basta scrivere a: info@takamori.it

 

Father and Son (2013)

Father and son, そして父になる
(Giappone, 2013)

Regia: Kore’eda Hirokazu

Cast: Fukuyama Masaharu, Ono Machiko, Lily Franky

Genere: drammatico

Durata: 120 minuti

Nonomiya Ryota (Fukuyama Masaharu) è un businessman, tanto zelante nel lavoro quanto assente nella vita familiare, che pretende molto da suo figlio affinché diventi come lui. Ha avuto fin da piccoli rapporti problematici col padre e anche per la mancanza di un buon esempio non si dedica alla cura del suo rapporto filiale. Suo figlio, il piccolo Keita è un bambino silenzioso e obbediente che nutre un grandissimo affetto per i genitori, e in particolar modo nutre grande stima del padre. Nonostante le forti pressioni genitoriali verso Keita la loro vita familiare trascorre serena, finché un giorno una chiamata cambierà per sempre la loro vita.

Un giorno ricevono una chiamata dall’ospedale in cui è nato Keita. Secondo l’ospedale, per un errore da parte di una delle infermiere, il loro bambino sarebbe stato scambiato alla nascita con un altro.

Questo ci porta quindi a fare la conoscenza della famiglia Saiki e del piccolo Ryusei, figlio biologico dei Nonomiya. Le due famiglie conducono vite totalmente diverse: mentre infatti la famiglia Saiki vive una vita spartana e vede i genitori molto partecipi nella vita dei proprio figli, per quanto riguarda la famiglia Nonomiya si può dire proprio il contrario. Le due famiglie iniziano a conoscersi e a far passare ai bambini sempre più tempo coi rispettivi genitori biologici. I genitori si confrontano inoltre con un altro modo di essere presenti per i figli.  Arriva però infine il momento in cui gli viene chiesto di decidere se scambiare i bambini o meno, cosa avrà quindi più peso: il legame di sangue o gli anni trascorsi insieme? E che peso avranno i desideri dei bambini in una decisione del genere?

Father and son è un film che affronta con delicatezza le problematiche del rapporto padre-figlio e le difficoltà nel bilanciare lavoro e vita familiare. Sottolinea inoltre l’importanza di una figura genitoriale nella formazione dei bambini come individui, sia nel bene che nel male.

Questa pellicola è stata fortemente apprezzata fin dalla prima uscita nelle sale e ha ricevuto numerosi premi tra cui ricordiamo i più prestigiosi: il premio della giuria al Festival di Cannes (2013) e il Rogers People’s Choice Award al Festival di Vancouver (2013). L’opera è stata inoltre doppiata in italiano, già nel 2014.

Si tratta sicuramente di un film che merita di essere visto e perciò noi dell’associazione Takamori ve la consigliamo caldamente. Se poi interessasse sapere di più sulla produzione di Kore’eda potete vedere i nostri video su: Distance, Nobody Knows e Air doll.

 

—recensione di Roberta Novello.