A Taxi Driver || AFS Spring 2022

Ciao a tutt* e bentornat* sul nostro canale. Oggi vi presentiamo l’ultimo film della rassegna AFS Spring 2022 in collaborazione con Asia Institute, A Taxi Driver di Jang Hoon.

Seoul, maggio 1980. Kim Man-seob è un tassista indebitato con una figlia a carico e, alla ricerca di soldi per pagare l’affitto decide di ‘rubare’ a un collega un cliente speciale, il giornalista tedesco Jürgen Hinzpeter. Quest’ultimo è disposto a pagare 100.000 won pur di essere portato a Gwang-ju, città blindata teatro della violenta repressione militare che segnò la storia della Corea del Sud.

Arrivati a Gwang-ju grazie a curiosi escamotage, i due si trovano davanti uno scenario agghiacciante: fonti giornalistiche oscurate, violenza militare e decine di vittime.
La pellicola affronta il delicato tema della rivolta messa in atto dagli dell’Università Nazionale Chonnam di Gwang-ju che si trasformò in un bagno di sangue segnando la storia recente della penisola coreana. A partire dal marzo 1980 le manifestazioni contro la legge marziale imposta dalla dittatura iniziarono ad aumentare e, dopo una prima repressione militare, le proteste aumentarono in particolare a Gwangju dove i civili, soprattutto studenti e professori, vennero violentemente messi a tacere.

Il film è stato presentato nel 2017 alla 35esima edizione del Torino Film Festival e fra i numerosi premi ricordiamo quelli per miglior film all’Asian World Film Festival e ai Blue Dragon Awards e quelli per miglior attore al Fantasia Film Festival e ai Seoul Awards.

Vi aspettiamo quindi il 12 aprile alle 21 al Cinema Rialto con A Taxi Driver. Potete acquistare i biglietti cliccando qui. Il trailer invece è disponibile qui.

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Hit me anyone one more time! (2019)

Titolo: Hit me anyone one more time

Titolo originale: 記憶にございません

Regista: Mitani Kōki

Uscita al Cinema: 13 settembre 2019

Durata: 127 minuti

LA TRAMA

Siamo nel Giappone contemporaneo, in un momento dimenticabile per la politica giapponese. Infatti, il governo in carica, in questo momento, è considerato il peggiore di sempre, soprattutto a causa dell’attuale Primo Ministro Kuroda Keisuke (Nakai Kiichi), considerato il peggior primo ministro della storia. Keisuke è una persona rude, altezzosa e superba e chi più ne metta, ma un giorno a seguito di un discorso viene colpito in testa da una pietra perdendo la memoria. Da questo momento, il Primo ministro, con l’aiuto dei suoi segretari Nozomi Banba (Koike Eiko) e Isaka (Dean Fujioka), decide di cambiare e diventare un perfetto Primo Ministro. Per fare questo però è necessario mantenere all’oscuro tutti quanti, compresa la moglie Satoko (Ishida Yuriko) e il figlio Atsuhiko (Hamada Tatsuomi), riguardo la sua condizione di amnesia. Questo fatto scaturisce situazioni di imbarazzo e comicità e queste stesse situazioni porteranno il Premier a prendere decisioni avventate che a volte però saranno salvifiche per il suo Paese.

 

LA COMMEDIA

Questa volta Mitani Kōki ha deciso di portare al cinema una tipologia di commedia che sorprendentemente noi italiani conosciamo bene: la commedia degli equivoci. Infatti, tutta la pellicola e la maggior parte delle scene comiche presenti sono basate su equivoci creati dalla condizione di Keisuke. Bisogna però precisare che ogni fraintendimento creato da questa perdita di memoria è diverso e dinamico con risvolti sempre unici nel loro genere. Il regista, infatti, cerca in ogni scena di essere sempre originale rispettando comunque le caratterizzazioni forti e variegate dei suoi personaggi, senza rinunciare però a quella verve macchiettistica che tanto è cara alla commedia.

NON SOLO RISATE

Nonostante tutto, il film non ha come unico scopo quello di far ridere il proprio pubblico. Ogni personaggio ha una sua evoluzione e alla fine del film nessuno di questi è uguale a com’era all’inizio. Inoltre, Mitani Kōki ci da anche varie rappresentazioni dei funzionari, mostrandoci come essi siano degli esseri umani come tutti in grado di sbagliare, di essere comprensivi ma anche dei poco di buono con in mente soltanto potere e denaro. Insomma, in fin dei conti il regista cerca di dare una rappresentazione della varietà sociale giapponese dentro il governo, alleggerendo il tutto con una brillante vena comica che dona alla pellicola una completezza da manuale.

—Recensione di Massimo Magnoni.