“La Via del guerriero – Introduzione allo Hagakure” è un saggio del 1967 di Mishima Yukio, e per quanto non sia parte della sua produzione più nota, offre un chiaro disegno delle tematiche morali ed estetiche che impregnano i romanzi dell’autore, largamente conosciuti e apprezzati anche fuori dai confini nazionali.
Mishima offre un’interpretazione personale dello Hagakure, testo del XVII secolo che raccoglie aforismi e insegnamenti di Yamamoto Tsunetomo (poi Jōchō), filosofo e guerriero appartenente a un’antica famiglia di samurai del feudo di Nabeshima. Nel fare ciò, Mishima organizza metodicamente i suoi pensieri e i passaggi più salienti dell’opera per argomenti, come amore, morte, tradizione, passione e valore guerriero, sviscerandoli nelle loro contraddizioni e nelle false interpretazioni che ne vengono fatte nella cultura popolare.
Se è vero che Mishima viene spesso criticato da alcuni colleghi per il suo atteggiamento auto-orientalizzante, ovvero il suo dipingere un Giappone reale ma anacronistico ormai parte del passato, in questo saggio l’autore funge da ponte tra Giappone ed Europa. Lo Hagakure non è certo un libro noto in Occidente, ma instaurando paragoni e parallelismi con alcuni pilastri della letteratura e della filosofia classica europea, Mishima avvicina il testo di Yamamoto Tsunetomo a un più ampio pubblico, accorciando l’abisso temporale che separa il lettore moderno dal Giappone feudale.
Mishima legge lo Hagakure in gioventù, e vi trova il suo paradigma morale ed estetico, l’esempio cardine della sua idea di uomo di azione e la guida per una morte, e di conseguenza una vita, valorosa. È dunque intrinseca nel saggio la critica alla società contemporanea a Mishima, un tempo storico a cui questi non sente di appartenere, nei cui valori e costumi non si rispecchia, ed è allora Yamamoto Tsunetomo, samurai vissuto tre secoli prima, a essere eletto come esempio principe di dignità e rispetto.
“Il libro a cui non avevo mai smesso di fare riferimento doveva essere la fonte della mia etica e lo strumento che mi aveva permesso di accettare la mia gioventù; doveva essere un libro che mi aveva aiutato e tenere insieme la mia solitudine e il mio atteggiamento anacronistico, ma doveva anche essere un libro che la società aveva messo al bando. E lo Hagakure rispondeva a tutti questi requisiti.”
Ciao a tutti e bentornati su Takamori! Siamo lieti di presentare la nostra rassegna primaverile JFS, che si terrà tra febbraio e aprile 2024, per un totale di quattro film. Tutte le proiezioni cominceranno alle ore 21.00 al cinema Rialto.
Per cominciare il 20 febbraio troveremo “Your Eyes Tell“, un film drammatico diretto da Miki Takihiro. Continueremo poi il 5 marzo con “xxxHOLIC“, un dark fantasy di Ninagawa Mika. A seguire avremo, il 19 marzo, un film storico di Yamada Yoji, “The Hidden Blade“. E per concludere la rassegna, il 9 aprile presenteremo “Masquerade Night“, un thriller detective diretto da Suzuki Masayuki.
Vi aspettiamo numerosi al cinema e come di consueto ci potete trovare prossimamente sui nostri canali social. Un saluto dall’associazione Takamori.
Aoba Ichiko è una cantautrice che si è imposta negli ultimi anni nella scena internazionale, in seguito al rilascio del suo album “Windswept Adan” nel 2022. Prima della svolta Chamber pop della cantante, era conosciuta nella scena musicale per i vari album Folk che la contraddistinguevano con uno stile fortemente minimalista e performance che non uscivano mai fuori dal semplice assetto chitarra-voce. Qp è l’ultimo album che conserva queste caratteristiche e allo stesso tempo l’album che ha fatto da crocevia per la carriera della cantautrice, rappresentando forse il lavoro che meglio dipinge il paesaggio sonoro dell’artista.
L’album si muove attraverso una fusione continua di sonorità folk ed ambient. La cantante si presenta con una voce angelica, calma e pacifica. Oltre a questo non c’è molto altro, ma nemmeno ce n’è bisogno. Non mostra abilità impressionanti in termini di performance vocali, tuttavia l’album è semplice, non cerca di attirare l’attenzione della gente, ma piuttosto di creare un ambiente etereo e pacifico e proprio per questo motivo il minimo sufficiente funziona alla perfezione.
La chitarra segue esattamente lo stesso processo di pensiero della voce, trasmette tranquillità senza mostrare alcuna abilità straordinaria, attraverso linee melodiche morbide ed eleganti che accompagnano perfettamente la voce. L’atmosfera creata è molto leggera per quanto malinconica e l’album più che seguire una trama predefinita sembra essere più una raccolta di canzoni che condividono la stessa entità. Questo è sia un pregio che un difetto: per quanto la semplicità della scrittura compositiva lo renda perfetto per un ascolto rilassato e disimpegnato, ascoltandolo più attivamente si ha l’impressione che le varie tracce finiscano col fondersi l’una con l’altra, rivelando la monotonia dell’album.
Qp resta, nonostante questo, un album d’alta qualità che permette, grazie anche ai testi che seguono i temi tipici di Ichiko Aoba, ovvero la natura e i suoi simboli, legati a vita, morte e spiritualità, di immergersi in un paesaggio sonoro senza tempo, in cui è possibile chiudere gli occhi e lasciarsi trasportare per tutta la durata dell’album.
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