Helter Skelter – Okazaki Kyōko || Recensione

AUTRICE: Okazaki Kyōko

TRADUTTRICE: Susanna Scrivo

EDITORE: Dynit Manga

EDIZIONE: 2018

Nei frenetici quartieri della moda di Tokyo si alzano squillanti le voci delle giovani ragazze che affollano i caffè e i negozi più in per discutere i nuovi trend e i gossip più succulenti con cui restare categoricamente al passo. Ovunque echeggia il nome di Ririko. Lei è la regina di questo mondo. È su ogni copertina, su ogni schermo, tutte vorrebbero essere come lei e tutti vorrebbero averla.

Tuttavia, la fama di una modella non può durare per sempre. Ririko non sa recitare, non sa cantare, non è adatta alla televisione. Tutto ciò che possiede è il suo corpo, frutto però di numerosi interventi estetici, e appena si manifesta il primo effetto collaterale della chirurgia, il castello di carte crolla e Ririko precipita vertiginosamente in una spirale senza via di fuga.

“L’esterno era magnifico, ma l’interno era come un frutto divorato dai vermi.”

Basta un passo falso e la favola finisce, la carrozza torna a essere una zucca, i cavalli tornano a essere topolini, e non si riesce più a trovare il principe azzurro. Ririko però non ha intenzione di arrendersi, non rinuncerà al suo posto, e per restare sulla vetta arriverà ad atti sempre più estremi, trascinando con sé in un baratro di manipolazione, violenza, sesso e droghe chi la circonda.

Il tratto pulito, spesso minimalista, che caratterizza lo stile di Okazaki, rende ancor più brutali le espressioni di Ririko e i suoi repentini scatti di rabbia, ancor più sinuose le pose plastiche delle modelle e i petali dei fiori che Ririko riceve in regalo dai suoi ammiratori.

La nostra protagonista si perde nel divario tra due dimensioni: non appartiene a nessuno perché si è costruita da sola ed è lei a raccontare la propria storia. Al contempo però la sua immagine è proprietà pubblica, Ririko non è nessuno senza un pubblico che la guardi e che parli di lei. Per questo la narrazione adotta più voci; seguiamo la trama dal punto di vista di Ririko, ma non manca mai l’opinione di chi veramente è giudice finale della sorte delle donne nello showbiz: le fan.

Okazaki lascia parlare l’opinione pubblica in forma di trafiletti di giornali e titoli scandalistici, ma soprattutto tramite le voci delle giovani studentesse sempre in cerca di un nuovo idolo da seguire, una nuova incarnazione della moda più fresca e appariscente, e che trattano le proprie icone come fossero bambole, con cui a un certo punto si stancano di giocare e le dimenticandole in un angolo.

Ogni giorno nasce una nuova piccola Ririko, pronta a prendere il posto della precedente, in un ripetersi nichilistico di sostituzione e crudele consumismo della figura femminile.

Recensione di Elena Angelucci

Illion || Takamori J-Sound

Oggi per la nostra rubrica dedicata alla musica e i cantanti giapponesi vi parliamo di Illion!

Per altri aggiornamenti sulla musica giapponese continuate a seguirci sui social!

It Stopped Raining – Nakagawa Ryūtaro || Recensione

Regia: Nakagawa Ryūtaro

Anno: 2020

Durata: 99 minuti

Genere: drammatico/romantico

Attori principali: Etō Misa, Nakano Taiga

It Stopped Raining (静かな雨), film diretto da Ryūtaro Nakagawa, racconta la storia d’amore di Yukisuke e Koyomi, due giovani che si incontrano per la prima volta nello stand di taiyaki in cui Koyomi lavora e che sviluppano sin da subito un’affinità proprio grazie a questo particolare street food. Improvvisamente la ragazza si ritrova però coinvolta in un incidente stradale, finendo in coma per diverse settimane durante le quali Yukisuke continua a visitarla e a prendersi cura di lei. Koyomi riesce finalmente a riprendersi, ma ben presto si rende conto che il trauma cerebrale riportato le impedisce di formare ricordi successivi al giorno dell’incidente.

Nonostante ciò, il rapporto tra Yukisuke e Koyomi diventa sempre più profondo e i due decidono di andare a vivere insieme: la quotidianità che i due costruiscono è scandita da piccole cose, dai pasti che Koyomi prepara per Yukisuke fino alle interazioni occasionali ma straordinariamente profonde che i due hanno con i clienti dello stand di taiyaki.

Dopo un breve periodo di idillio, la condizione di Koyomi inizia però a incrinare il rapporto tra i due. È proprio qui che si apre uno dei nuclei emotivi del film, poiché vediamo Yukisuke fare del suo meglio per gestire la disabilità della ragazza: seppur il suo conflitto interiore non venga espresso esplicitamente e venga lasciato poco spazio all’introspezione e alla psicologia dei personaggi, lo spettatore è in grado di empatizzare con lui, di comprendere la difficoltà nel bilanciare la sua volontà di prendersi cura di lei e la frustrazione nel vedere alcuni dei suoi desideri e bisogni divenire irrealizzabili. L’empatia e la pazienza sono sicuramente i temi centrali del film, oltre a rappresentare la base su cui Yukisuke e Koyomi costruiscono il loro rapporto. Entrambi provano con tutte le loro forze a dimostrare all’altro il proprio amore, un amore fatto di cose apparentemente irrilevanti, come ricordarsi che all’altro non piacciono i broccoli o come l’altro preferisce il caffè al mattino, ma che in realtà per Koyomi rappresentano il frutto di uno sforzo costante, nel tentativo di contrastare i problemi di memoria che il suo trauma comporta.

It Stopped Raining vuole ricordarci che l’amore è fatto anche di difficoltà, di momenti in cui la più semplice forma di comunicazione presenta ostacoli insormontabili, ma che con costanza e impegno trovare un punto di incontro è possibile, perché spesso fare del proprio meglio è abbastanza.

Recensione di Francesca Marinelli

Atsushi e Robert Louis Stevenson : Esotismo e Denuncia Sociale || Recensione

La luce,il vento e il sognoedito da Luni Editrice, é un’opera dell’autore Nakajima Atsushi che venne pubblicata nella rivista Bungakukai, arrivando in finale al prestigioso premio Akutagawa.

Viene raccontata la storia del celebre scrittore scozzese Robert Louis Stevensonche decise di trasferirsi nell’arcipelago delle isole Samoa per trascorrere gli ultimi anni di vita. Sebbene la figura di Stevenson fosse già ampiamente conosciuta in Giappone, Nakajima Atsushi, grazie alla sua profonda cultura e alla formazione classica, riesce a fornire ampi dettagli su tale autore e sulle sue opere; emergono inoltre parallelismi tra la vita di Stevenson e quella di Atsushi.

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L’autore giapponese trova fin da subito una collocazione all’interno del panorama culturale nazionale, guadagnandosi la fama di autore della letteratura postcoloniale.

Così come Stevenson, anche Atsushi nutriva una forte insofferenza nei confronti dell’autorità politica e sviluppò uno sguardo critico verso gli abusi coloniali sulle popolazioni autoctone: La luce, il vento e il sogno si trasforma quindi in una sorta di autobiografia con un sottofondo di denuncia sociale. Entrambi gli scrittori condividono l’esperienza dell’incontro con l’altro, con il diverso; Stevenson con gli abitanti di Samoa e Atsushi con gli abitanti della Micronesia.

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Nella sua opera si evince come il rapporto con l’altro spesso possa sfociare nella violenza e nella sottomissione, andando a convergere in una relazione di sottomissione tra conquistatore e conquistato. Anche Atsushi, dopo la sua permanenza in Corea, iniziò a sviluppare posizioni critiche nei confronti del colonialismo ed elaborò un pensiero opposto a quello di molti suoi connazionali.

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A metà degli anni Novanta, la letteratura giapponese poneva la sua attenzione nell’esaltazione della guerra e della potenza militare del Giappone, il quale si trovava nella fase di massima espansione. Atsushi, insieme ad altri scrittori del Novecento, decise di non scrivere opere nazionaliste e quindi preferì ambientare le sue storie nella Cina e in Micronesia, facendo apparire evidente il suo interesse per l’esotico. Emergono una ricerca di un ambiente più puro e meno contaminato dalla civiltà e modi di vivere lontani.

Il rapporto con la natura è diretto, un modo alternativo di vivere, più semplice, lontano dallo sviluppo e dalla modernizzazione.

L’autore stesso ebbe la possibilità di compiere diversi viaggi durante la propria vita, come dimostrano le numerose annotazioni sui diari di viaggio, dai quali egli trae ispirazione la struttura dell’opera.

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Soprattutto nella prima parte la struttura della narrazione ricorda quella del celebre romanzo Robinson Crusoe di Daniel Defoe, dove vi è la dettagliata annotazione delle giornate e delle attività quotidiane del protagonista, che annota scrupolosamente le date di ogni giorno: Atsushi si dimostra così un esperto conoscitore della letteratura e della filosofia europea.

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Affermando egli stesso di mancare di creatività, Atsushi si definisce dipendente dalle sue fonti, le quali sono in grado di offrigli una sorta di percorso provvisorio sul quale fare riferimento:

in realtà, egli è capace di introdurre elementi innovativi, ispirandosi ad eventi realmente accaduti e di fantasia. Uno di questi è la ricorrente e velata presenza della morte. Le domande esistenziali, che fanno emergere insicurezze e paure, preparano il lettore alla morte di Stevenson. Atsushi usa la storia di questo autore scozzese per parlare di sé stesso, proiettando il tutto verso la dimensione del romanzo confessionale; infatti i due scrittori condividono esperienze di vita simili, come per esempio il fatto che entrambi siano sempre stati cagionevoli di salute. Nakajima Atsushi, attraverso questo stratagemma letterario riesce ad uscire dai canoni della letteratura del suo periodo, offrendo così uno dei maggiori esempi di sperimentalismo e modernità.

Recensione di Ludovica Vergaro

A Tokyo con murakami – La confraternita dell’uva || Presentazione

L’associazione è lieta di annunciarvi un nuovo evento: Giorgia Sallusti presenta il suo libro “A Tokyo con Murakami
in dialogo col professore Francesco Vitucci.
L’evento si terrà mercoledì 6 marzo alle ore 18.30, nella libreria indipendente “La confraternita dell’uva” in via Belmeloro 1/E.

Per maggiori informazioni vi rimandiamo al seguente link: Giorgia Sallusti presenta A Tokyo con Murakami

Di seguito, una breve panoramica sul libro:

“Poniamo che vi troviate a Tōkyō per qualche giorno. La città è sterminata e voi avete in tasca i romanzi di Murakami Haruki.
Che ne dite di chiedere allo scrittore di Norwegian wood di farvi da guida?

Dalle pagine dei suoi libri ai vicoli illuminati della città, ai grattacieli, passando per i tentacoli sotterranei, con A Tōkyō con Murakami l’autrice Giorgia Sallusti vi trascinerà da un quartiere all’altro della capitale giapponese sulle tracce dello scrittore.
La Tōkyō di Murakami ci porterà nelle librerie di Kanda e Shinjuku, nelle panetterie, a passeggiare per parchi e lungo i fiumi come il protagonista dell’ultimo romanzo, La città e le sue mura incerte, alla ricerca di una vera città che sentiamo pulsare sotto di noi.
Andremo a correre coi Beatles nelle cuffe per le strade dei quartieri residenziali, e ci riposeremo seduti sull’erba davanti al Meiji Jingū Stadium durante una partita di baseball degli Yakult Swallows.

Così, A Tōkyō con Murakami vi presenta la città come un universo in eterno movimento, alla ricerca di questa metropoli cangiante in cui esplorare gli angoli, gli incroci e le strade che Murakami Haruki ha intessuto in più di quarant’anni di libri.”