24 aprile/2 maggio 2025 – Udine, Italy, Teatro Nuovo e Visionario
FAR EAST FILM FESTIVAL 27: nuovi sguardi sul cinema asiatico!
L’immagine del FEFF 27, dedicata al potere dello sguardo e alle traiettorie della fantasia, porta ancora una volta la firma del graphic designer Roberto Rosolin.
Fino al 3 marzo prosegue la campagna accrediti con la speciale tariffa Early Bird.
UDINE – «La mente è come un paracadute: funziona solo se si apre». C’è chi dice Frank Zappa, c’è chi dice James Dewar e c’è chi dice Albert Einstein: sull’autore non esistono certezze, ma sul valore dell’aforisma nessuno può questionare. Per fare in modo che la mente funzioni è necessario che funzioni la nostra capacità di osservare le cose. La nostra capacità di utilizzare lo sguardo, che della mente è il detonatore. Se gli occhi vedono, però, sono anche capaci di viaggiare, di spaziare, di andare oltre a ciò che stanno effettivamente vedendo? Al grande potere dello sguardo il graphic designer Roberto Rosolin ha dedicato l’immagine ufficiale del Far East Film Festival 27: un intenso ritratto femminile che ci porta altrove, al di là dei limiti e dei muri, lungo le mille possibili traiettorie della fantasia e della libertà.
La ventisettesima edizione del FEFF, che dal 24 aprile al 2 maggio animerà il Teatro Nuovo “Giovanni da Udine” e gli spazi del Visionario, è pronta a restituire nuovi sguardi sul cinema asiatico.Nuove traiettorie della fantasia e della libertà che, per nove giorni, trasformeranno Udine nell’epicentro orientale d’Europa. Nato il 10 aprile 1999 e poi cresciuto fino a diventare – citando Variety – «uno dei 50 appuntamenti mondiali da non perdere», il Far East Film Festival non ha mai smesso di essere la casa di autentiche leggende (come Jackie Chan e Joe Hisaishi), registi cult (come Johhnie To, Takashi Miike, Takeshi Kitano, Zhang Yimou), dive e dive, key player.
La campagna accrediti del Far East Film Festival 27, ricordiamo, è in pieno svolgimento. Fino a lunedì 3 marzo, infatti, sarà possibile acquistare online il proprio accredito Red Panda o White Tiger (anche nella versione Under 26) con tariffa speciale Early Bird. I pacchetti Press e Black Dragon saranno invece disponibili a prezzo intero. Novità del 2025 l’accredito Under 18,
dedicato agli appassionati di cinema di età compresa tra i 16 e i 18 anni non
ancora compiuti. Info dettagliate sul sito www.fareastfilm.com.
Yoshiko è una giovane neolaureata in ambito umanistico che, seppur con un certo timore, accetta di lavorare per una fabbrica in città, nonostante il contratto a tempo determinato e le tante domande senza risposta circa quel luogo oscuro. La sua mansione? Distruggere documenti inserendoli in un macchinario, per tutto il giorno, dalle 9 alle 17:30. La stessa Yoshiko si chiede se una mansione del genere meriti addirittura uno stipendio.
Anche Yoshio inizia a lavorare per la fabbrica, come biologo esperto di muschi. La sua mansione? Dirigere l’ambiguo ufficio “sviluppo tetti verdi” totalmente da solo, dal momento che prima del suo arrivo tale ufficio nemmeno esisteva. È davvero questo lavoro ciò per cui dovrebbe gioire un giovane brillante come lui, secondo il professore universitario che lo aveva incoraggiato ad accettare l’offerta? Non vede come ciò sia meglio di fare ricerca nella sua piccola e poco rinomata università.
Ushiyama, invece, aveva già un lavoro stabile, circondato dai computer, oggetti per cui aveva dedicato praticamente tutto se stesso, ma un licenziamento in tronco senza alcuna spiegazione lo ha condotto alla fabbrica. La sua mansione? Correggere bozze al reparto “dati e documenti” della fabbrica. Da circuiti, schede madri e schermi a tradizionali carta e matite, tutto il giorno, anche quando errori nelle bozze non ce ne sono. Dovrebbe ritenersi fortunato? Non sa bene cosa pensare.
La fabbrica è lo specchio della condizione lavorativa del Giappone contemporaneo, la rappresentazione di come dedicarsi solo ed esclusivamente al lavoro sia a dir poco alienante e controproducente. Nonostante la fabbrica sia grande e rifornita come una città, nonostante goda di un apparato di risorse umane a dir poco eccellente, nonostante i servizi che offre. I tre protagonisti, infatti, si sentono a dir poco dei pesci fuor d’acqua in mezzo ai colleghi che paiono perfettamente integrati – e sottomessi – alla mole e alle condizioni di lavoro di quel luogo così strano, inquietante e ricoperto quasi da un velo mistico. Si troveranno spesso a riflettere sulla loro condizione, osservando la natura che circonda quegli edifici, e il ponte a due corsie così grande da creare un senso di vertigine, specialmente in Yoshiko, alla sola vista. Chissà cosa si cela al di là di quel ponte, e cosa sono questi uccelli strani…e perché mai dovrebbero esserci le nutrie? In Giappone, poi. Oh, e qualcuno ha mai capito di che cosa si occupi la fabbrica? – l’immaginazione è tutto ciò che resta ai tre giovani.
La scrittura di Oyamada rende questo libro una lettura a dir poco innovativa e accattivante, volutamente lenta e “monotona”, raccontando anche fatti all’apparenza poco importanti, e rendendoci partecipi dei pensieri di ogni personaggio. Il fine è quello di suscitare nel lettore lo stesso senso di alienazione provato dai tre protagonisti, il ritrovarsi totalmente spaesati e vedere le proprie certezze crollare di fronte a una realtà ben diversa da quella a cui si è abituati secondo le tipiche narrazioni. Si è, di conseguenza, invogliati a voltare pagina, con la curiosità e l’impegno di voler sapere di più circa quella strana fabbrica.
Il finale, come spesso accade nella letteratura giapponese, è aperto, ma l’idea di fondo della denuncia sociale è assolutamente tangibile: l’autrice illustra le condizioni che moltissimi giovani sono costretti ad accettare, senza alternative, a fronte di una società che basa il valore degli esseri umani sul possedere un contratto a tempo indeterminato in una grande azienda, possibilmente una multinazionale. Oyamada provoca il lettore, lo invita ad aprire gli occhi davanti al problema che, come comunità umana, si ha e si deve affrontare, e lo fa con un racconto breve, da leggere in un fine settimana, ma che aleggerà nei vostri pensieri per ben più tempo.
Una lettura totalmente consigliata per esplorare gli aspetti più sociologici del Giappone odierno.
Kirino Natsuo, una delle voci più intense del noir giapponese contemporaneo, con “Una storia crudele“, presenta un romanzo che sfida il lettore ad immergersi in un racconto oscuro e ambiguo. Lontano dai thriller convenzionali, questo libro si distingue per la sua capacità di mescolare psicologia, tensione e introspezione in una narrazione stratificata e ipnotica.
“Una storia crudele” di Kirino Natsuo è un thriller psicologico che esplora il confine tra realtà e finzione. Una scrittrice affermata, segnata da un passato travagliato, scompare misteriosamente, lasciando dietro di sé un manoscritto inquietante. Mentre il marito e un editore cercano di
comprenderne il contenuto, emergono verità scomode e ambigue. Ciò che colpisce maggiormente è la costruzione della protagonista, un personaggio complesso e stratificato che sfugge a facili classificazioni. Kirino evita di dipingere figure
stereotipate, preferendo esplorare le contraddizioni e le ambiguità della psiche umana. Anche i personaggi secondari, pur meno centrali, sono tratteggiati con grande attenzione, contribuendo a creare un mosaico di relazioni e dinamiche psicologiche affascinanti.
Attraverso una narrazione stratificata, il romanzo indaga memoria, trauma e potere delle storie nel plasmare la realtà.
La struttura del romanzo è una delle sue caratteristiche più affascinanti. Kirino gioca con ilconcetto di metanarrazione, intrecciando presente e passato, verità e finzione, attraverso un espediente narrativo che trascina il lettore non labirinto di segreti, per costruire un racconto
che si svela lentamente.
A differenza di un classico thriller, il romanzo non punta su colpi di scena frenetici o su un ritmo incalzante, ma gioca sulla tensione psicologica e sull’ambiguità narrativa. La scrittura di Kirino è chirurgica: non c’è spazio per il superfluo, ogni parola è pensata per insinuare dubbi e lasciare spazio all’interpretazione, contribuendo a creare un’atmosfera a carica di tensione, sospesa tra inquietudine e malinconia. L’intreccio è studiato per disorientare il lettore, conducendolo gradualmente verso una realtà sempre più sfuggente.
Ciò che rende “Una storia crudele” un’opera così potente è la sua capacità di affrontare temi profondi senza mai cadere nel sensazionalismo. Kirino esplora il trauma, la memoria e il potere della scrittura come mezzo per elaborare il passato. Il romanzo non offre risposte definitive, ma costringe il lettore ad interrogarsi sulla natura della verità e sulla complessità
delle esperienze umane.
“Una storia crudele” è un thriller psicologico che lascia il segno.
Con la sua scrittura asciutta e tagliente, Kirino costruisce una storia che trascina il lettore in un’atmosfera cupa e disturbante, dove il confine tra verità e illusione si fa sempre più sottile. Kirino Natsuo confeziona un thriller psicologico sofisticato, in cui la tensione non nasce dall’azione ma dall’introspezione e dalla complessità dei suoi personaggi. Il romanzo si sviluppa come un’indagine sulla mente umana, affrontando temi delicati e
profondi con uno stile elegante e incisivo, attraverso storie psicologicamente complesse è un tipo di narrazione che mette in discussione la percezione e la realtà.
L’ associazione Takamori è lieta di presentarvi la rassegna autunnale JFS, realizzata in collaborazione con il Circuito Cinema Bologna, che si terrà tra Febbraio e Aprile, per un totale di 4 film!
Le proiezioni saranno alle 19, al cinema Rialto. I film verranno proiettati in lingua originale con sottotitoli in italiano.
Film:
18 Febbraio: “Nobi” – Tsukamoto Shin’ya
04 Marzo: “Kami No Tsuki” – Yoshida Daihachi
18 Marzo: “Yureru” – Nishikawa Miwa
01 Aprile: “Lesson in Murder” – Shiraishi Kazuya
Vi aspettiamo numerosi! Se volete sapere di più sulla rassegna o sui film che presenteremo, continuate a seguirci sui nostri canali Social!
Evento Accademico: “Risemantizzare gli stereotipi di genere nelle società asiatiche del XXI secolo” 🌏🏳️🌈
📅 Data: Mercoledì 19 marzo 2025
📍 Luogo: Aula Prodi, S. Giovanni in Monte, Università di Bologna
L’Università di Bologna ospiterà una giornata di studi dedicata alla rielaborazione degli stereotipi di genere nelle società contemporanee di Cina e Giappone. L’evento vedrà la partecipazione di studiosi ed esperti che analizzeranno il tema attraverso differenti prospettive, tra cui letteratura, linguistica e cultura popolare.
🔹 Interventi in programma:
🔸 Sabrina Ardizzoni (Università Stranieri Siena) – Il modello di “brava moglie e buona madre” nel sistema etico cinese
🔸 Marco Taddei (Università di Bergamo) – Omoerotismo e mascolinità nella narrativa giapponese di Tachibana Satō
🔸 Chiara Bertulessi (Università di Insubria) – Rappresentazioni di genere nei libri di testo cinesi
🔸 Marco Del Din (Università Ca’ Foscari – Università Heidelberg) – Analisi di un Drag Show a Kyoto
🔸 Cristina Manzone (Ricercatrice indipendente) – Natalità e maternità nella politica cinese dei tre figli
📢 L’evento è aperto a tutti gli interessati! Un’opportunità unica per approfondire il dibattito sugli stereotipi di genere in Asia attraverso una prospettiva accademica e interdisciplinare.
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