Tracks:
1 – RHYTHM-VARIATION 01 6:26
2 – RHYTHM-VARIATION 02 6:10
3 – RHYTHM-VARIATION 03 8:24
4 – RHYTHM-VARIATION 04 10:08
5 – RHYTHM-VARIATION 05 7:25
6 – RHYTHM-VARIATION 06 7:10
7 – RHYTHM-VARIATION 07 5:58
8 – RHYTHM-VARIATION 08 7:32
Etichetta: Raster-Noton (Maggio 2013) genere: minimal
Amanti del groove, questo disco è manna per le vostre orecchie! Ci potremmo fermare qui con questa recensione, sarebbe sufficiente da sola a descrivere “RV8”, l’opera che il dj giapponese AOKI (in maiuscolo, sic) Takamasa ha rilasciato nel 2013 per la tedesca Raster-Noton, la stessa etichetta per cui sono apparse le splendide collaborazioni – che vi invitiamo caldamente ad ascoltare – fra Alva Noto e il buon Ryuichi Sakamoto. In questa accattivante esortazione d’apertura è racchiuso sostanzialmente tutto il disco in questione, essenziale ma dinamico, tanto semplice da risultare più complesso di quanto sembri, come tutta la musica più interessante e ben realizzata.
AOKI Takamasa (classe 1976, nativo di Osaka ma da qualche tempo residente a Berlino) è un artista specializzato nella produzione di musica attraverso il laptop, apparecchio che costituisce tutto il suo armamentario essendo AOKI, per sua stessa ammissione, a digiuno di nozioni che gli permettano di utilizzare qualunque altro strumento. AOKI però con il laptop ci sa fare e questo disco ne è un’ottima dimostrazione. Vale la pena soffermarsi sul titolo e sulla scaletta, che se non fossero così calzanti si potrebbero benissimo accusare di scarsa creatività: tutte le tracce portano lo stesso titolo, “RHYTHM-VARIATION”, distinte dal relativo numero di posizione in scaletta, mentre il nome del disco non ne è che l’acronimo seguito dal numero di tracce totali, “RV8”. Anche questo fatto basterebbe di per sé a descrivere il disco in maniera esaustiva, ma qualcosa dobbiamo pur anticiparvi altrimenti questa recensione perderebbe ragion d’essere… Effettivamente l’opera consta di otto pezzi, tutti di durata abbastanza consistente, ognuna sostenuta da un groove che AOKI lascia sfogare per alcuni minuti prima di introdurre delle variazioni sullo stesso. Queste modificazioni possono avvenire per un accumulo della materia ritmica – l’entrata in scena di nuovi beat – o per la diversa disposizione del precedente materiale. La modulazione ritmica avviene però in maniera discreta, priva eventi eclatanti, sicché ai primi ascolti è persino difficile notarla e il groove sembra proseguire immutato per tutta la durata del pezzo, senza contare che la timbrica dei suoni componenti il tappeto ritmico è molto simile per tutti i brani. Ci vogliono dunque più di un paio di ascolti attenti per familiarizzare con le “variations” del titolo ed è per questo che, come avevamo anticipato, in “RV8” c’è più complessità che in apparenza. Non immaginate però un disco monotono e cerebrale; AOKI organizza la scaletta in modo che la fruizione dell’opera risulti più accattivante, alternando tracce dal mood aggressivo (#1, #2) ad altre in cui l’atmosfera si fa più calda e meditativa (#3, #6), oppure fredda e straniante (#5, #7), trovando anche l’occasione per una digressione dal sapore quasi danzereccio (#4). Oltre al groove, AOKI si serve anche di un accompagnamento più “musicale” che contribuisce a caratterizzare ogni traccia del proprio immaginario: si tratta di materiale sonoro minimale ma allo stesso tempo essenziale quanto la controparte ritmica nell’economia dell’opera. La giusta miscela di questi due elementi dà vita a un’opera di grade fascino e carattere, il cui unico difetto (se dobbiamo necessariamente scovarne uno) consiste forse nell’eccessiva durata dei pezzi, che diventa quasi monstre per un disco del genere nella quarta traccia. In conclusione non possiamo che ribadire l’invito rivolto in apertura a tutti gli appassionati di elettronica che trovano nel ritmo un elemento imprescindibile per i loro ascolti. Dunque, let’s groove!
Link Youtube: https://www.youtube.com/watch?v=4I4iqn5s3JI
Recensione di: Lorenzo Chiavegato
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