12 Gennaio 2025 | Letteratura, Recensioni
Autore: Matsumoto Seichō
Traduzione: Gala Maria Follaco
Editore: Adelphi
Edizione: 2018 (ebook)
Ten to Sen (tradotto in inglese con il titolo di “Tōkyō Express”) si apre con la morte di un funzionario del Ministero dei Trasporti trovato accanto al cadavere di una donna che pare essersi suicidata insieme a lui, sulla costa di Kyūshū. La cosa viene archiviata come un suicidio d’amore, ma l’ispettore Torigai, protagonista del libro, sospetta che la tragica vicenda non sia in fondo quello che appare.
Pubblicato nel 1958, il testo presenta una quasi ossessiva descrizione di puntualità e progresso tecnologico in un paese che si trova a dover fare i conti con il cambiamento: Matsumoto ci porta, in una corsa contro il tempo e contro gli orari dei treni, in un viaggio attraverso il Giappone del Secondo Dopoguerra, in una narrazione avvincente che denota una profonda denuncia sociale.
L’isolamento del viaggiatore riflette la medesima precarietà di un mondo che si trova a dover ricostruirsi dopo la distruzione che la guerra ha arrecato: siamo partecipi di una società in cui il senso del dovere deve venire a compromessi con la corruzione e l’ambizione personale, in un mondo sospeso tra interessi contrastanti, in cui l’unico conforto pare essere dato dalla precarietà stessa, dalle fredde luci al neon dello spazio liminale delle stazioni alle viste paesaggistiche della costa giapponese, in una profonda malinconia.
Il graduale susseguirsi delle vicende premia il lettore attento e paziente: Matsumoto è in grado di creare una graduale tensione, che attraverso ogni singolo dettaglio si risolve in un finale dove tutti i pezzi combaciano, ma che riesce tuttavia a sconvolgere il lettore più attento.
Un romanzo meticolosamente architettato, un’indagine dal ritmo calcolato, resa viva dallo spaccato di vita quotidiana che Matsumoto così abilmente dipinge: un romanzo degno dell’attenzione che esso stesso esige dai suoi lettori.
Recensione di Francesco Meco
8 Gennaio 2025 | Letteratura, Rassegna
🕵🏻♂️ Ben ritrovati! Oggi siamo qui per parlarvi del quarto protagonista della rassegna Giallo Giappone, dedicata a tutti gli appassionati di gialli, ma soprattutto di gialli giapponesi!
📚 Natsuki Shizuko (Tōkyō 1938 – Fukuoka 2016) ha pubblicato circa cento romanzi polizieschi. “Omicidio al monte Fuji”, del 1982, è la sua opera più illustre, da cui sono state tratte diverse trasposizioni cinematografiche.
È considerata l’Agatha Christie giapponese.
“Omicidio al monte Fuji” (trad. Laura Testaverde, Mondadori 2022) narra la storia di Ichijō Harumi, venticinquenne che sogna di fare la drammaturga. Per supportare economicamente questo suo sogno, dà lezioni private di inglese a Mako, giovane ereditiera della famiglia Watsuji, magnati dell’industria farmaceutica giapponese.
Mentre Harumi si trova a casa dei Watsuji per aiutare Mako con la sua tesi e festeggiare il Nuovo Anno, viene a conoscenza di un fatto sconvolgente: la sua allieva sostiene di aver ucciso Yohē, il capofamiglia. Egli avrebbe tentato di violentare la nipote, che si sarebbe difesa pugnalandolo con un coltello da frutta. La famiglia Watsuji copre da subito il caso, per proteggere Mako e il loro onore. Due detective si occuperanno di questo omicidio: Nakazato Ukyō e Tsurumi Saburō. A mano a mano che le indagini della polizia procedono, Harumi, coinvolta suo malgrado nella vicenda, si rende conto che le cose non stanno esattamente come i Watsuji vogliono farle apparire, e si trova davanti un tremendo dilemma.
📍Dove
Biblioteca SalaBorsa
Piazza del Nettuno, 3, 40124 Bologna
📆 Quando
Mercoledì 29/01/2025, h 18:00
Vi aspettiamo!
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#natsukishizuko #giappone
29 Dicembre 2024 | Letteratura, Recensioni
Autore: Yuzuki Asako
Traduzione: Bruno Forzan
Editore: HarperCollins
Anno: 2024
Rika è una giovane giornalista, incaricata di indagare su una donna, Kajii Manako, accusata di aver manipolato e successivamente ucciso diversi uomini, utilizzando come strumento di seduzione il cibo. Al fine di scrivere un articolo interessante e di farsi sempre più largo in un ambiente lavorativo dominato principalmente da uomini, intrattiene una corrispondenza con Manako, andando persino a trovarla più volte in carcere. Quest’ultima non ha intenzione di rivelare assolutamente niente, specialmente a una giornalista a cui stanno a cuore i diritti delle donne – Manako, infatti, disprezza qualsiasi cosa abbia a che fare con il femminismo e la parità di genere. Ciò che veramente l’appassiona e di cui parlerebbe volentieri è la cucina. Tante sono le ricette che suggerisce di provare a Rika, e quest’ultima obbedisce, vittima delle capacità manipolatorie della donna da un lato e curiosa di sapere cosa si cela dietro gli omicidi dall’altro. Quello che hanno in comune queste ricette, che spaziano dal dolce al salato, è un ingrediente in particolare: il burro. Per quale motivo Manako si è servita proprio del burro e di pasti preparati con amore per commettere un crimine tanto oscuro? Che cosa si nasconde realmente dietro tutto questo?
Tra interviste, confronti con la propria migliore amica e riflessioni personali, Rika verrà trascinata in un turbinio di esperienze e sensazioni, mettendo in discussione la propria morale e venendo a conoscenza di lati di sé che mai aveva indagato prima. Tra questi la ricezione – in parte cosciente – alla manipolazione, e persino la sfera sessuale. A fare da sfondo è la capitale nipponica contemporanea, ricca di spunti per ragionare su questioni attuali, che stanno interessando sempre di più una società in costante trasformazione.
Uno degli aspetti più affascinanti di Butter è la capacità dell’autrice di coinvolgere il lettore, tenendolo con il fiato sospeso in più e più occasioni, tramite un linguaggio semplice, ma preciso e sensoriale. La tensione nelle interviste di Rika a Manako in carcere e la descrizione dei piatti di cui l’assassina si è servita sono perfettamente tangibili, e non fanno altro che invogliare il lettore a voltare pagina per scoprire la verità.
Il libro si distingue anche per la profondità dei temi trattati. Yuzuki Asako ci invita, infatti, a esplorare le complessità delle relazioni umane e delle aspettative sociali. Lo si vede bene osservando l’evoluzione della protagonista, la cui vita scandita dalla solita routine viene messa a soqquadro dalla relazione con Manako. Tutte le sue certezze non sono più tali di fronte a una miriade di nuovi stimoli, che Rika decide di affrontare a testa alta per venire a capo di questo pluriomicidio mai visto prima. Questo la rende un’opera che non solo intrattiene, ma stimola anche una riflessione profonda.
Butter è perfetto per chi ama i romanzi che sfidano le convenzioni e lasciano il segno. È un libro che parla al cuore, alla mente e sicuramente anche al palato, un libro che fa sorgere mille quesiti e attiva la mente dei suoi lettori a spingersi sempre oltre. Se cercate un romanzo originale, che sfida misoginia e stereotipi e, perché no, che vi faccia fare un giro nella cultura gastronomica giapponese, Butter è la scelta migliore.
20 Dicembre 2024 | Letteratura, Rassegna
Noi di Takamori siamo lieti di annunciarvi la presentazione del libro di Onda Riku “Il Mistero della casa dell’usignolo”.
L’evento si terrà Venerdì 17 Gennaio alle ore 18.00 alla libreria Coop Zanichelli in Piazza Galvani, 1H, Bologna.
A presenziare all’evento saranno il traduttore, Francesco Vitucci e il Professor Stefano Lo Cigno.
Non mancate!
7 Dicembre 2024 | Letteratura, Recensioni
Autrice: Onda Riku
Traduzione: Bruno Forzan
Editore: Mondadori
Edizione: 2022
Cosa succede quando la verità si nasconde nelle pieghe della memoria, tra ciò che vediamo e ciò che scegliamo di ignorare?
Con “Il mistero della stanza blu”, Onda Riku va oltre il classico romanzo giallo, offrendo un’opera che indaga sulla natura della verità e la fragilità della memoria, mettendo in luce le complessità della mente umana.
La vicenda prende avvio con una tragedia sconvolgente: durante una festa nella residenza della facoltosa famiglia Aosawa, diciassette persone muoiono a causa di un avvelenamento. L’unica sopravvissuta è la giovane Hisako Aosawa, la quale potrebbe essere la chiave per giungere a far luce sui terribili eventi verificatosi in casa sua. Il caso tuttavia è destinato a restare irrisolto: Hisako è cieca, non può identificare il
colpevole. Da subito, la sua figura silenziosa diventa un enigma per chi cerca di capire cosa sia successo: è una vittima innocente oppure si cela qualcosa di più oscuro dietro il suo comportamento?
La narrazione è costruita come un puzzle. L’autrice utilizza una struttura frammentaria, raccontando gli eventi attraverso le testimonianze di numerosi personaggi: vicini di casa, investigatori, conoscenti e una scrittrice che, anni dopo la tragedia, tenta di ricostruire i fatti. Ogni voce aggiunge un pezzo alla storia, ma il quadro resta incompleto. Più che rivelare una verità, ogni punto di vista mette in discussione quello precedente, spingendo il lettore a interrogarsi sulla possibilità di conoscere davvero ciò che è accaduto, facendolo navigare in
un mare di incertezze.
Questa tecnica narrativa riflette il tema centrale del romanzo: la verità è sempre soggettiva e sfuggente. La memoria, qui, è un terreno fragile e mutevole, in cui è impossibile separare ciò che è reale da ciò che è pura percezione, al fine di avere una visione univoca degli eventi, complici anche i pregiudizi di ciascun testimone e lo scorrere del tempo.
L’atmosfera del romanzo è densa e inquietante. Dalla casa degli Aosawa, con il suo silenzio assordante, alle strade della cittadina apparentemente tranquilla, tutto sembra avvolto in una nebbia opprimente. Il ritmo lento della narrazione amplifica il senso di inquietudine: ogni dettaglio potrebbe essere cruciale, ogni parola potrebbe contenere un significato nascosto. Il lettore si sente intrappolato in una spirale ipnotica di ambiguità e sospetto, dove la tensione cresce gradualmente, alimentata da piccoli accenni, silenzi e contraddizioni.
In questo romanzo noir, Onda Riku sovverte le aspettative non offrendo una soluzione tradizionale: non c’è una risoluzione chiara, nessun colpevole dichiarato o spiegazione definitiva. Il romanzo si rifiuta di fornire risposte semplici, spingendo il lettore a interrogarsi su ciò che significa davvero scoprire la verità, in un contesto in cui il confine tra vittima e colpevole, tra innocenza e colpa, si dissolve lasciando spazio solo a domande.
“Il mistero della stanza blu” non è solo un giallo psicologico, bensì una riflessione sull’ambiguità della verità e sulle ombre che abitano l’animo umano. È un’esperienza letteraria ipnotica, che sfida il lettore a confrontarsi con l’incertezza e a perdersi nel dedalo della mente umana.
Recensione di Giulia Erriquez
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