3 Aprile 2022 | Film e Serie TV

Titolo: Hit me anyone one more time
Titolo originale: 記憶にございません
Regista: Mitani Kōki
Uscita al Cinema: 13 settembre 2019
Durata: 127 minuti
LA TRAMA
Siamo nel Giappone contemporaneo, in un momento dimenticabile per la politica giapponese. Infatti, il governo in carica, in questo momento, è considerato il peggiore di sempre, soprattutto a causa dell’attuale Primo Ministro Kuroda Keisuke (Nakai Kiichi), considerato il peggior primo ministro della storia. Keisuke è una persona rude, altezzosa e superba e chi più ne metta, ma un giorno a seguito di un discorso viene colpito in testa da una pietra perdendo la memoria. Da questo momento, il Primo ministro, con l’aiuto dei suoi segretari Nozomi Banba (Koike Eiko) e Isaka (Dean Fujioka), decide di cambiare e diventare un perfetto Primo Ministro. Per fare questo però è necessario mantenere all’oscuro tutti quanti, compresa la moglie Satoko (Ishida Yuriko) e il figlio Atsuhiko (Hamada Tatsuomi), riguardo la sua condizione di amnesia. Questo fatto scaturisce situazioni di imbarazzo e comicità e queste stesse situazioni porteranno il Premier a prendere decisioni avventate che a volte però saranno salvifiche per il suo Paese.
LA COMMEDIA
Questa volta Mitani Kōki ha deciso di portare al cinema una tipologia di commedia che sorprendentemente noi italiani conosciamo bene: la commedia degli equivoci. Infatti, tutta la pellicola e la maggior parte delle scene comiche presenti sono basate su equivoci creati dalla condizione di Keisuke. Bisogna però precisare che ogni fraintendimento creato da questa perdita di memoria è diverso e dinamico con risvolti sempre unici nel loro genere. Il regista, infatti, cerca in ogni scena di essere sempre originale rispettando comunque le caratterizzazioni forti e variegate dei suoi personaggi, senza rinunciare però a quella verve macchiettistica che tanto è cara alla commedia.
NON SOLO RISATE
Nonostante tutto, il film non ha come unico scopo quello di far ridere il proprio pubblico. Ogni personaggio ha una sua evoluzione e alla fine del film nessuno di questi è uguale a com’era all’inizio. Inoltre, Mitani Kōki ci da anche varie rappresentazioni dei funzionari, mostrandoci come essi siano degli esseri umani come tutti in grado di sbagliare, di essere comprensivi ma anche dei poco di buono con in mente soltanto potere e denaro. Insomma, in fin dei conti il regista cerca di dare una rappresentazione della varietà sociale giapponese dentro il governo, alleggerendo il tutto con una brillante vena comica che dona alla pellicola una completezza da manuale.
—Recensione di Massimo Magnoni.
13 Marzo 2022 | Film e Serie TV

True Mothers (朝が来る)
Regia: Kawase Naomi
Durata: 139 minuti
Attori principali: Hiromi Nagasaku, Arata Iura, Aju Makita
Anno: 2020
True mothers è un film basato sul romanzo “Asa ga kuru” di Tsujimura Mizuki, tratta le vicende di Satoko e Kiyokazu Kurihara, una coppia felicemente sposata che però non riesce ad avere figli. Questo li fa cadere progressivamente in uno stato di tristezza, tentano di cambiare questa situazione in ogni modo ma invano, finché non si rivolgono ad un ente no profit che accoglie madri che non possono prendersi cura dei propri figli, dando così la possibilità a delle coppie di adottarli. Ed è così che ai due viene affidato Asato, un bambino nato da una ragazza delle scuole medie di nome Hikari, che impossibilitata a tenerlo è costretta a separarsene. La coppia può quindi iniziare finalmente la loro vita familiare tanto desiderata, mentre Kiyokazu si dedica al lavoro, Satoko decide di lasciare tutto per dedicare il suo tempo alla crescita del figlio. Passano così cinque anni tranquilli fino a quando Hikari, madre biologica di Asato, decide di ripresentarsi nella vita dei Kurihara, rivendicando la maternità sul bambino e mettendo in crisi l’equilibrio familiare costruito negli ultimi anni.
True mothers è un film che parla di vite inizialmente separate, ma che poi per delle vicissitudini non del tutto piacevoli sono costrette a incontrarsi e ad intrecciarsi. Questo è reso con una narrazione che non è mai lineare, che avanza e indietreggia, il passato s’intreccia con il presente tramite dei flashback che ci permettono di capire cosa ha portato i personaggi a vivere determinate situazioni. Il regista Kawase inoltre conduce abilmente lo spettatore, nonostante all’inizio del film può sembrare di avere ben chiare le dinamiche che intercorrono tra i personaggi, e dove sia quindi il torto e la ragione, man mano che si va avanti con la visione il giudizio cambia, sostituendo magari il sentimento di disprezzo iniziale con comprensione.
Il tema della maternità e il forte impatto che ha nella vita di una donna, è ovviamente il centro di tutte le vicende, e viene presentato tramite le figure di Satoko e di Hikari: la prima che vorrebbe con tutta sé stessa un figlio non lo può avere, e ciò provoca in lei un senso di inadeguatezza, la seconda invece è costretta a rinunciarvi a causa dell’età e della situazione familiare, generando in lei nel tempo un forte senso di colpa.
—Recensione di Delia Pompili.
20 Febbraio 2022 | Film e Serie TV

Flying Colors (ビリギャル)
Durata: 117 minuti
Regia: Doi Nobuhiro
Attori principali: Arimura Kasumi, Itō Atsushi
Musica: Segawa Eishi
Anno: 2015
In Flying Colors, in giapponese Biri Gyaru (ビリギャル), Doi Nobuhiro ci fornisce una prova per certi versi semplice e prevedibile, che tuttavia ci colpisce per la fluidità della narrazione e la sincerità dei momenti drammatici, senza scadere in un lirismo o un’affettazione facilmente riscontrabili in prove su temi simili (come può essere la biografia su uno spezzone di vita tratto da una storia vera e con un finale felice). Sayaka, interpretata dalla nota Arimura Kasumi, è un’adolescente con difficili rapporti sociali e una passione per le minigonne e le tinte per capelli. Visibilmente indifferente ai suoi risultati scolastici, per motivi superficiali decide di tentare l’esame d’ingresso a una delle più prestigiose università della capitale, l’ateneo Keio. L’impresa appare disperata, ma la madre, impersonata da Yoshida Yō, cerca sinceramente il bene della figlia e la iscrive a un doposcuola di preparazione agli esami d’ingresso all’Università. Chiave di volta del suo cambiamento è il mentore che prende a cuore la situazione di Sayaka, il dedito e creativo Yoshitaka. Grazie alle idee mirabolanti dell’insegnante e all’impegno indefesso della neo-studentessa, il traguardo viene raggiunto e il finale felice è garantito, così come nella storia reale da cui è tratta la sceneggiatura.
La prova degli attori alza il livello qualitativo della pellicola e in essa si distinguono tanto la studentessa e l’insegnante, quanto i genitori della ragazza. Questi ultimi in particolare riescono a conferire un taglio davvero umano alla relazione adolescente-genitore, specialmente nell’ambito della lite familiare occasionata dal padre nel suo pervicace sostegno a un’improbabile carriera da giocatore di baseball professionista dell’altro figlio, Ryūta. Nel corso del film si tocca inoltre uno dei temi portanti vissuti dall’adolescenza giapponese, ossia la questione degli esami d’ingresso all’Università, grande croce del sistema educativo nipponico (e, più in generale, asiatico). L’approccio traumatico a questo sistema viene ammorbidito dalla figura del maestro, che trasmette un’immagine totalmente positiva e ricca di speranze per la protagonista (e, in generale, per il mondo studentesco). In conclusione, il film trasmette in maniera efficace e diretta le emozioni di cui si imbevono i suoi protagonisti, dei quali risalta l’ottima capacità attoriale e che di fatto rendono l’opera un intrattenimento leggero e piacevole.
—Recensione di Antongiorgio Tognoli.
30 Gennaio 2022 | Film e Serie TV

Titolo originale: 新しい靴を買わなくちゃ
Regista: Kitagawa Eriko
Uscita al cinema: 6 ottobre 2012
Durata: 115 Minuti
Sinossi
Il giovane fotografo Yagami Sen (Mukai Osamu) parte insieme a sua sorella Suzume (Kiritani Mirei ) per una vacanza a Parigi. All’arrivo, viene però abbandonato da quest’ultima, che scappa per fare una visita a sorpresa al suo ragazzo, Kango (Vai Ayano), artista giapponese ora residente nella città.
Quello che sembra un’infelice circostanza, si rivela ben presto un incontro fortunato per Sen che, nei pressi del fiume Senna, si imbatte in Teshigawara Aoi (Nakayama Miho), affascinante quanto malinconica editrice di riviste, quando, inciampando sul passaporto di lui, spezza il tacco della sua scarpa.
Obbligata nei confronti di Sen, che a seguito dell’incidente le ripara momentaneamente la scarpa, prima di fuggire a lavoro Aoi lascia il suo biglietto da visita al fotografo che ora deve recarsi all’ambasciata.
Quella che nasce come una gentilezza tra due sfortunati sconosciuti, si trasforma ben presto una premurosa affinità e tra il timido imbarazzo di entrambi, ma nell’audacia che solo il breve tempo di un viaggio può incoraggiare, Sen finisce per spendere il tempo a disposizione nella suggestiva città dell’amore in compagnia della solitaria ed esperta Aoi.
Con I have to buy new shoes, la sceneggiatrice e regista, Kitagawa Eriko, lascia ancora una volta la sua impronta nel cinema nipponico, affascinando con il suo aggraziato sguardo sull’amore.
La Kitagawa, senza mai cadere in banali cliché, fa della sua pellicola un tributo al romanticismo in tutte le sue dimensioni, celebrato dalla differenza tra Aoi e Sen, lei di una decina di anni più grande di lui. Una differenza che non diviene mai semplice ostacolo narrativo ma che arricchisce e caratterizza la reciproca attrazione.
I have to buy new shoes è una pellicola delicata, squisitamente montata che vanta di una sapiente fotografia, semplice e pulita, che riesce a evocare la più classica atmosfera parigina senza cadere in nessuna stucchevolezza. Accompagnata dalle melodie di compositori del calibro di Sakamoto Ryuuichi, la Nakayama affascina nel suo ruolo di Aoi tanto quanto la Parigi che passeggia sui suoi tacchi eleganti, gradevolmente equilibrata dal più giovane Mukai, nei panni dello spigliato ma affidabile Sen.
I have to buy new shoes è una commedia romantica dal gusto agrodolce, un film permeato di speranza e malinconia, che delicatamente avvolgono lo spettatore e lo accompagnano fino ai titoli di coda.
—Recensione di Claudia Ciccacci
9 Gennaio 2022 | Film e Serie TV

Titolo originale: 散歩する侵略者
Regista: Kurosawa Kiyoshi
Uscita al cinema: 16 Settembre 2017
Durata: 129 Minuti
Singolare approccio all’invasione aliena, Before We Vanish (Sanpo Suru Shinryakusha) di Kurosawa Kiyoshi è un’ulteriore conferma del punto di vista unico e decisamente sopra le righe del regista, con tutti i suoi pro e i suoi contro. Il film, è infatti incentrato su una narrazione assai dilatata, ricolma di elementi strani, assurdi e grotteschi, con dettagli della trama piuttosto oscuri. In Before We Vanish la logica spesso è accantonata, ma sono seguiti i giorni appena antecedenti alla conquista definitiva della Terra, con annessa distruzione di massa da parte di una razza extraterrestre, e la verosimiglianza non è proprio la priorità.
Siamo in Giappone, tre esploratori da un altro pianeta approdano sulla Terra per studiare più da vicino la razza umana e, per far ciò, s’impossessano del corpo di altrettanti individui, due ragazzini e un uomo, di cui riproducono perfettamente le sembianze, ma che hanno ormai smarrito ogni loro ricordo, sentimento, o umanità. Per condurre quindi la loro “indagine preliminare” sul campo, i replicanti alieni necessitano ovviamente di una guida, essendo del tutto ignari dei costumi terrestri. Seguiamo anzitutto le peripezie di Kase Narumi che d’improvviso pare preso da un inspiegabile delirio e, inizia a vagare per i campi, invadere le propietà dei vicini facendo domande assurde, o a dialogare con cani che in tutta risposta lo mordono. Intanto, disperata, la moglie cerca di capire le origini di tale apparente stato confusionale e di gestirlo, mentre si barcamena tra scadenze di lavoro e un capo particolarmente esigente.
Molti sono gli elementi lasciati volutamente in sospeso in Before We Vanish. L’aspetto forse migliore e sicuramente più geniale del film è infatti l’aver preso un motivo piuttosto ritrito dell’immaginario sci-fi, l’invasione extraterrestre, e l’averlo trattato in maniera del tutto differente: non è tutto assunto come verità data, ma i personaggi credono inizialmente che sia tutto frutto un delirio di pochi visionari, ossia gli alieni stessi, con ovvio effetto comico. Non siamo quindi davanti al solito racconto di attacchi d’astronavi dallo spazio e della coraggiosa reazione della razza umana, finalmente raccoltasi in un unico esercito per combattere l’invasore da lontani universi.
L’epicentro narrativo fantascientifo è difatti solo uno spunto per una riflessione filosofica, su alcuni dei principali assunti antropologici dal punto di vista di qualcuno che è del tutto estraneo alla vita sul globo terracqueo e quindi non dà assolutamente per assodato quello che invece noi riteniamo ovvio. Che cos’è la famiglia e qual è la natura dei legami tra consanguinei? Cosa significa lavoro e perché siamo disposti a sacrificare sull’altare della carriera tanta parte della nostra felicità? Infine, soprattutto, cos’è l’Amore? Sono posti tali quesiti con l’innocenza di un bambino, e molti sono coloro che vengono interrogati. Il risultato, però, non è nulla di pedante o banale, ma il susseguirsi di situazioni quasi farsesche, pervase del black humor che contraddistingue Kurosawa Kiyoshi.
—Recensione di Massimo Magnoni.
2 Gennaio 2022 | Film e Serie TV

Tokyo Love Hotel è un film del 2014, conosciuto anche col titolo inglese Kabukichō Love Hotel, è un film del 2014 diretto da Ryūichi Hiroki.
Toru convive a Tokyo con la fidanzata Saya, un’artista che sogna di debuttare col proprio gruppo. Licenziato dall’hotel di lusso nel quale lavorava, si ritrova a essere capo di un piccolo love hotel nel quartiere di Kabukichō a Shinjuku. Nella stessa struttura lavora anche Satomi, una donna che si trova costretta a nascondere il marito nel suo appartamento per vicissitudini passate.
He-na, invece, è una ragazza sudcoreana alla quale è scaduto il permesso di soggiorno e, pronta a rimpatriare, lavora per l’ultima volta per la Juicy Fruits, un’agenzia per la quale lavora come prostituta all’insaputa del fidanzato, anche lui coreano partito per il Giappone per studiarne la cucina.
La pellicola è stata presentata in anteprima al Toronto International Film Festival il 7 settembre 2014 e fra i premi ricevuti ricordiamo quello per miglior attore emergente a Sometani Shōta.
Il film offre, con un umorismo asciutto e privo di sentimentalismi, un crudo ritratto del mondo della prostituzione nel distretto a luci rosse della capitale, del razzismo giapponese nei confronti dei cittadini coreani presenti in Giappone e degli effetti economici del disastro di Fukushima. Lo sfondo del love hotel, inoltre, presenta un ricco avvicendarsi di personaggi che permette al regista di trattare svariate tematiche nella durata di un solo giorno.
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