Il peso dei segreti – Shimazaki Aki || Recensione

 

Autrice: Shimazaki Aki

Traduzione: Cinzia Poli

Editore: Feltrinelli

Edizione: 2018

 

Yukiko è una ragazza appena adolescente al momento del bombardamento atomico di Nagasaki, il 9 agosto 1945. La suastoria si riverbererà sulle vite di tutte le persone che la circondano, perché, anche a sua insaputa, esse sono in qualchemodo coinvolte: Il Peso dei Segreti di Shimazaki Aki è unapentalogia che, attraverso dieci vite vissute, racconta un’unicastoria.

 

Le varie vicende si snodano gradualmente sullo sfondo di un Giappone nel pieno della Seconda Guerra Mondiale, che ha sofferto il Gran Terremoto del Kantō del 1923, e che anzichéessere “pieno di contraddizioni e legato alle sue tradizioni” appare come un elaborato nesso di relazioni tra persone, avvenimenti e oggetti dal valore simbolico.

 

Una storia che parla della della pesantezza di portarsi dietro un segreto inconfessabile… in maniera assolutamente non pesante. I temi sono densi, ma la struttura è leggera.

 

La costante allusione a dettagli che legano storie cheapparentemente non avrebbero niente in comune rende il ritmostesso della narrazione estremamente scorrevole. In più, ognisingola scena è graficamente divisa dalle altre: un singoloepisodio significativo non dura più di cinque pagine. Un espediente che sostiene il ritmo narrativo, e che rende digeribilifatti complessi e fortemente interrelati.

 

Leggendo le prime frasi, ci si accorge immediatamente che non tutto è come sembra: si inizia a percepire una complessità di fondo, una tensione narrativa che non sarà rilasciata se non col finire del quinto e ultimo libro.

 

Tensione che è arricchita costantemente: ci si sente protagonistidei fatti, coinvolti in essi, come se il lettore stesso fosse uno deipersonaggi. Anche il lettore è protagonista: senza il suo sforzo di ripercorrere gli eventi, mettendo insieme i pezzi checombaciano, sembrerebbe di star leggendo cinque storieseparate.

 

Il tutto trarrà origine da un unico evento scatenante: l’assassiniodel padre di Yukiko, per mano… della stessa figlia. Tuttavia, un aspetto notevole della storia è che essa può essere letta (o riletta) partendo da qualsiasi dei cinque libri. Ogni libro equivale ad un punto di vista, che a sua volta ne include molteplici. Non c’èmodo di descrivere la complessità della trama scaturita dallapenna di Shimazaki se non come una serie di pezzi, addiritturabrandelli alle volte, di storie che man mano che si legge siincastrano sempre più perfettamente. La vita di Yukiko non è l’unica via percorribile per approcciarsi a questa storia, ma solo una delle tante.

 

Il Peso dei Segreti è un’opera tutt’altro che superficiale; è unastoria di donne, di uomini, di amori, di morte, di ricordo: è un libro, più di ogni altra cosa, estremamente umano.

 

Recensione di Francesco Meco

Evento Mondadori “Ad Alta Voce”

📅 22 novembre 2024, ore 18.30
📍 Centro Culturale Candiani, Mestre

Siete appassionati di gialli e di misteri da risolvere? Allora non potete perdere l’evento dedicato al maestro del poliziesco giapponese Yokomizo Seishi, con il suo celebre romanzo “Il detective Kindaichi e la maledizione degli Inugami“, edito da Sellerio. L’evento si terrà il 22 novembre 2024 alle ore 18.30 presso il Centro Culturale Candiani a Mestre.

Durante l’incontro, il traduttore, prof. Vitucci, ci guiderà attraverso le atmosfere avvincenti e i colpi di scena di questo classico della letteratura giapponese. Sarà un’occasione unica per immergersi nei segreti della famiglia Inugami, con il detective Kindaichi pronto a risolvere un caso intricato che ha appassionato lettori di tutto il mondo.

Partecipate a questo appuntamento con la letteratura per scoprire di più su uno dei più amati detective del Sol Levante, in un evento che unisce parole, traduzioni e un pizzico di suspense.

L’evento fa parte della rassegna “Ad Alta Voce“, dedicata ai racconti di chi le parole le ha scritte e di chi le ha tradotte.

Non mancate!

Giallo Giappone

Associazione Takamori e NipPop presentano Giallo Giappone

Biblioteca SalaBorsa

Dalla collaborazione tra l’associazione Takamori e NipPop nasce una rassegna di incontri dedicati al giallo giapponese che negli ultimi anni ha coinvolto e appassionato un pubblico sempre più numeroso e variegato.

Una rassegna di incontri dedicati a un genere dalle mille sfaccettature, per ripercorrere il cammino che dai maestri che per primi hanno introdotto il poliziesco in Giappone conduce agli autori e alle autrici che ne hanno raccolto l’eredità in epoca moderna e contemporanea. Dalla fine dell’800 a oggi il giallo giapponese ha mantenuto intatta la capacità di rinnovarsi e rigenerarsi, dando voce alle istanze, alle inquietudini e ai timori di un’epoca attraversata da trasformazioni spesso traumatiche, portando alla luce le fratture di una società in evoluzione, dando corpo ai mostri che si annidano nei vicoli delle nuove metropoli e nel cuore di quanti le abitano.

Le radici della detective fiction giapponese affondano nel poliziesco di matrice anglo-americana, che approda in Giappone nel 1887 con la pubblicazione a puntate su uno dei quotidiani più letti del paese, lo Yomiuri shinbun, dei primi racconti di Poe, seguiti a breve da quelli di Conan Doyle. Il successo di pubblico è immediato, e stimola ben presto la fioritura di una ricca narrativa di indagine locale, che intreccia l’attenzione al processo deduttivo/induttivo ai fini della risoluzione dell’enigma tipica dei modelli d’oltreoceano con la tradizione autoctona del racconto giudiziario in voga in epoca Tokugawa.

Dalle riscritture di Émile Gaboriau firmate dal giornalista Kuroiwa Ruikō (1862-1920) ai racconti originali di Tanizaki Junichirō (1886-1965) e di Edogawa Ranpo (1894-1965), dove gli elementi di mistery, horror e suspence delle storie di fantasmi del passato si mescolano ad altri ispirati alla neonata indagine psicologica sull’ossessione, il feticismo e il sadomasochismo, la popolarità del nuovo genere letterario si mantiene alta, almeno fino al brusco arresto durante la guerra del Pacifico, quando viene bandito per il suo legame con una tradizione letteraria arrivata dall’estero, da quel mondo anglo-americano ora demonizzato.

A segnarne la rinascita nel dopoguerra è Matsumoto Seichō, la cui interpretazione della fiction poliziesca, influenzata dall’hard boiled, sfocia in un sotto-genere nuovo, la ‘scuola sociale’, realistica nell’approccio e nell’attenzione alle motivazioni psicologiche dei personaggi e al contesto sociale. Sono proprio i suoi lavori ad aprire la via alla generazione di autrici di noir che si affaccia sulla scena letteraria ed editoriale nei primi anni ’90. Miyabe Miyuki, Nonami Asa, Kirino Natsuo sono le protagoniste di questo momento, accomunate dall’interesse per le tematiche a sfondo sociale: il consumismo e la crisi dell’identità, la discriminazione sul luogo di lavoro, la violenza domestica e la molestia sessuale, il ruolo della donna.

In anni recenti il noir made in Japan ha conquistato un’ampia popolarità fuori dai confini dell’arcipelago, dal sud est asiatico agli USA all’Europa, e all’Italia. Per la nostra rassegna abbiamo selezionato alcune delle opere più significativa, spaziando dai primi del Novecento al Terzo Millennio, per parlare di letteratura, d’arte, ma anche delle trasformazioni e delle lacerazioni di un paese considerato un simbolo della modernità e post-modernità.

Dove

Biblioteca SalaBorsa

Piazza del Nettuno, 3, 40124 Bologna

Quando

Primo appuntamento

30 ottobre 2024 alle ore 18.00 – Edogawa Ranpo: La strana storia dell’Isola Panorama (trad. Alberto Zanonato, Marsilio 2019)

 

Secondo appuntamento

27 novembre 2024 alle ore 18.00– Yokomizo Seishi, Kindaichi e la maledizione degli Inugami (trad. Francesco Vitucci, Sellerio 2024)

 

Terzo appuntamento

11 dicembre 2024 alle ore 18.00 – Togawa Masako, Diario di un seduttore (trad. Antonietta Pastore, Marsilio 2023)

 

Quarto appuntamento

29 gennaio 2024 alle ore 18 – Natsuki Shizuko, Omicidio al monte Fuji (trad. Laura Testaverde, Mondadori 2022)

 

Quinto appuntamento

26 febbraio 2024 alle ore 18 – Higashino Keigo: Il segreto del lago (trad. Paola Scrolavezza, Dalai Editore 2007)

 

Sesto appuntamento

12 marzo 2024 alle ore 18.00 – Ayatsuji Yukito, I delitti della casa decagonale (trad. Stefano Lo Cigno, Einaudi 2024)

 

Settimo appuntamento

23 aprile 2024 alle ore 18.00 – Yuzuki Asako, Butter (trad. Bruno Forzan, HarperCollins Italia 2024)

 

Ottavo appuntamento

14 maggio 2024 alle ore 18.00 – Aoyama Nanae, La sosia (trad. Rebecca Suter, Rizzoli 2024)

 

I delitti della Casa decagonale – Ayatsuji Yukito || Recensione

Autore: Ayatsuji Yukito

Traduzione: Stefano Lo Cigno

Editore: Einaudi Stile Libero Big

Edizione: 2024

Quando sette studenti universitari, accomunati da una grande passione per il mystery, decidono di trascorrere una settimana sull’isola di Tsunojima – che solo qualche mese prima era stata teatro di una tragedia familiare –, mai si sarebbero aspettati di diventare a loro volta protagonisti di una vicenda simile a quelle che leggono. O forse, qualcuno di loro sì.

Una serie di delitti minuziosamente architettati, storie d’amore che si intrecciano tra passato e presente e spiccate capacità intellettive di detective improvvisati sono gli ingredienti principali di quest’opera, un perfetto tributo a un pilastro del genere giallo, cioè Dieci piccoli indiani di Agatha Christie.

 

Da appassionata di gialli e specialmente di quelli di Agatha Christie, leggere questo libro è stato un vero piacere. L’ispirazione è ben presente, ma Ayatsuji è stato in grado di rendere questo libro suo, permettendo al lettore di immergersi in panorami tipicamente nipponici che fungono da sfondo a eventi che lasciano con il fiato sospeso fino all’ultima pagina.

Tantissimi sono gli elementi di novità riguardanti la trama, ma anche lo stile, che si discostano dal libro di Christie e che conferiscono all’opera originalità: le inquietanti targhette che assegnano a ognuno dei sette ragazzi un ruolo nella vicenda, la storia dei precedenti inquilini della Casa decagonale, le indagini esterne compiute da chi sull’isola non è mai stato presente e tanto altro.

La narrazione è molto scorrevole e permette di seguire distintamente eventi che spesso si sovrappongono, o si spostano, alternandosi, dalla terraferma alla Casa. La tensione che caratterizza i gialli arriva alla mente e al cuore del lettore grazie alle scelte lessicali e sintattiche, che fanno accrescere la curiosità di sapere sempre di più e di voltare pagina per proseguire con la lettura.

 

Ogni personaggio, sebbene non siano presenti lunghe e dettagliate porzioni di testo descrittive, è stato caratterizzato bene attraverso i dialoghi, le gestualità e le scelte compiute. È un elemento che ho apprezzato tanto: spesso, quando ci sono tanti personaggi da gestire, l’aspetto introspettivo viene meno, ma non in questo caso.

Le interazioni fra di loro, specialmente dal momento in cui uno di loro viene ritrovato senza vita nel suo letto, sono l’aspetto più interessante a mio avviso. I dubbi, la preoccupazione, la diffidenza e certe volte persino gli scatti d’ira e la totale perdita di controllo di sé che ognuno prova mettono chiaramente a repentaglio il loro rapporto pacifico e amichevole di membri di un circolo del crime. C’è chi si avvicina e chi si allontana, chi prende in mano le redini della situazione e chi si lascia andare in preda al panico. Sono emozioni reali, tangibili, che avvicinano i personaggi al lettore e gli ricordano l’elemento umano in un contesto terrificante, dove proprio l’umanità sembra non esistere.

 

Anche l’epilogo è stato pensato saggiamente, lasciando quel velo di mistero, il tipico finale aperto, che offre spunti di riflessione e un ampio spazio per immaginare un seguito a quelle vicende.

I delitti della Casa decagonale è un libro a dir poco coinvolgente e affascinante, un libro che, quando prende forma nella mente di noi lettori, è più vivo che mai, il che lascia una sensazione quasi adrenalinica a mano a mano che la vicenda si infittisce.

È senza dubbio una delle letture migliori che ho fatto quest’anno, uno dei pochi libri che rileggerei subito dopo averlo finito. O che forse desidererei cancellare dalla memoria per rileggerlo come se fosse la prima volta.

Assolutamente consigliato a chi ha bisogno di un po’ di sano brio per sfuggire dal fastidioso blocco del lettore, dal momento che sarà impossibile posarlo.

 

Recensione di Alessandra Bertonazzi

N.P. – Yoshimoto Banana || Recensione

Autrice: Yoshimoto Banana

Traduzione: Giorgio Amitrano

Editore: Giangiacomo Feltrinelli Editore Milano

Edizione: 1994

Kano Kazami, una giovane traduttrice presso l’università di Tokyo, si ritrova a ricordare l’estate più surreale ma al contempo magica della sua vita. Yoshimoto Banana, invece, dimostra la sua maestria nella narrazione dei grandi e complessi fili conduttori di ogni vicenda umana: i sentimenti.

Kazami non ha nemmeno vent’anni quando viene a conoscenza della morte suicida di Takase Sarao, uno scrittore giapponese da tempo residente negli Stati Uniti, attraverso Shoji, il suo amante dell’epoca. Quest’ultimo, anche lui traduttore di professione, le racconta come Takase stesse scrivendo un’opera intitolata N.P. ma che, data la sua scomparsa prematura, era stata pubblicata con solamente novantasette dei cento racconti previsti.

In possesso del novantottesimo, inedito racconto è proprio Shoji che, nell’atto di tradurlo dall’inglese al giapponese, muore suicida a sua volta, lasciando Kazami disorientata e impaurita di fronte all’aura negativa che aleggia intorno a N.P. Anni dopo il tragico evento, lungo il cammino di Kazami passeranno i figli dello scrittore, Otohiko e Saki, due gemelli dal rapporto tanto profondo quanto complicato, con cui la giovane instaurerà un’amicizia unica.

A completare il quadro, però, sarà Sui, una mistica figura che si scoprirà avere un legame a dir poco singolare con i gemelli e con Takase. Sui, infatti, possiede il racconto numero novantanove, che rappresenta il penultimo gradino nella scalata verso il completamento dell’opera. Qual è, dov’è il centesimo e ultimo racconto che costituisce N.P.? Quando il sole lascia spazio a degli scorci di Via Lattea e lo scoppiettio di un falò sulla spiaggia accompagna il frastuono delle onde che si infrangono sul bagnasciuga, Kazami trova la risposta. Ed è tutto “di una bellezza violenta, da impazzire”.

Un libro a dir poco mozzafiato, che permette di far percepire al lettore, sulla propria pelle, l’arancione, il rosa, il giallo e il verde dell’estate, che funge da sfondo a tematiche decisamente meno colorate. La scrittura risulta dolce e scorrevole, ogni parola ha il suo peso ed è posta nello spazio corretto, concorrendo a rendere quest’opera una delle migliori di Yoshimoto. Le riflessioni sui temi che stanno a cuore all’autrice – amore, omosessualità, vita, morte – non sono mai banali, ma intrisi di una prospettiva che conduce il lettore alla riflessione.

È impossibile non affezionarsi ai personaggi, che contemporaneamente sfuggono alla piena comprensione e si lasciano cogliere, diventando un espediente per concretizzare emozioni che riguardano tutti gli esseri umani, in diverse fasi della vita. Sui è sicuramente il personaggio più interessante sotto questo punto di vista: prima esuberante poi più timida e chiusa, un attimo forte e quello dopo fragile, lascia il segno nel cuore di Kazami, e un po’ anche in quello di chi legge, come se fosse l’amica di una vita che vediamo cadere e rialzarsi, evolvere e maturare, tendendole una mano che sappiamo già che non, ma su cui lei stessa sa di poter sempre contare. E per cui è grata.

Un titolo imperdibile, inizialmente faticoso da elaborare, ma il classico “da leggere almeno una volta nella vita”.

 

Recensione di Alessandra Bertonazzi

Se i gatti scomparissero dal mondo – Kawamura Genki || Recensione

Autore: Kawamura Genki

Traduzione: Anna Specchio

Editore: Einaudi Super ET

Edizione: 2019

“Per ottenere una cosa, bisogna sacrificarne un’altra”. Un insegnamento che l’anonimo postino, protagonista di quest’opera, riceve dalla madre in tenera età, ma che ben presto segnerà la settimana più bizzarra della sua vita. Nonché una delle ultime.

Dopo la diagnosi di una malattia terminale, infatti, il protagonista viene travolto da una serie di emozioni talmente intense e diverse tra loro che gli risulta difficile persino pensare alla classica lista delle “dieci cose da fare prima di morire”. È tutto estremamente surreale e, come se non bastasse, il Diavolo in persona è venuto a trovarlo. Con una sgargiante camicia hawaiana addosso e incapace di fare l’occhiolino, il Diavolo gli fa un’offerta: un oggetto da far sparire da questo mondo in cambio di un giorno di vita in più. Ovviamente, l’oggetto in questione dovrà essere scelto proprio da chi propone questo scambio. Il giovane postino, quindi, non ha altra scelta: un giorno di vita in più è una proposta davvero invitante in una situazione come la sua, per cui accetta. E così spariscono prima i telefoni, poi i film, e ancora gli orologi. Ma i gatti? Se sparissero loro, significa che anche l’amato gatto del protagonista, Cavolo, non ci sarebbe più. Ne varrebbe davvero la pena?

Kawamura Genki, con ironia e semplicità, e persino un tocco di cultura pop, invita a riflettere sul valore che diamo alla nostra vita, specie quando viene messa alle strette, senza banalizzare. Benché la narrazione risulti, per la maggior parte, scorrevole e ricca di battute, sono tanti i momenti in cui la serietà si fa spazio per lasciare il segno, con affermazioni che a primo acchito suonano quasi scontate, ma che, se analizzate con un occhio più attento, sanno colpire nel profondo.

Se i gatti scomparissero dal mondo ha il valore di un caldo abbraccio quando ci si confronta con una realtà troppo grande e complessa, che pare non essere affrontabile da soli. Una realtà, però, che Kawamura ha saputo rendere accessibile a tutti con la sua maestria: primi amori, amicizie, affetti familiari sono solo alcuni dei nodi che si sciolgono nel momento in cui il protagonista compie un viaggio dentro sé stesso e si scopre, si conosce. La chiave di tutto, quindi, è la maturazione, il prendersi le proprie responsabilità, il confrontarsi con cosa – o chi – non c’è più ma che nonostante questo ha ancora un forte impatto sul quotidiano.

Un libro che difficilmente si riesce a posare, e soprattutto da rileggere più volte, quando la vita lo chiede.

Recensione di Alessandra Bertonazzi