24 Ottobre 2021 | Letteratura
Titolo originale: 海辺のカフカ
Autore: Murakami Haruki
Editore: Einaudi
Prima pubblicazione: 2002
Edizione: 2008
Questo libro, attraverso una sorta di viaggi intrapsichici, e non solo, affronta molte tematiche legate all’adolescenza. Il protagonista, infatti, è un ragazzo che sta per fuggire dalla casa natale nella quale ha vissuto con suo padre, uno scultore di successo e molto severo. Prima di partire ritrova una vecchia foto in cui vi sono ritratti lui e sua sorella, della quale non ricorda nulla, neanche il nome. Si intuisce da subito che non ha ricordi nemmeno della madre e la sua storia sembra circondata da segreti familiari. Il suo viaggio comincia così: zaino in spalla e una profezia che dovrà compiersi. La prima meta da raggiungere viene scelta “a pelle” e tutto il racconto è mosso da questa pseudo casualità, e si intuisce ben presto che niente è al caso.
Il giovane spirito solitario sceglie un nome fittizio per scollarsi dal suo passato e iniziare una nuova vita e decide di chiamarsi Tamura Kafka e così inizia il suo lungo viaggio, accompagnato dal “ragazzo di nome Corvo”, il suo alter ego che lo seguirà e lo consiglierà per tutta la sua avventura, fino al compimento della profezia.
Tamura Kafka è un ragazzo di appena 15 anni che si sta preparando a fuggire di casa da ben 2 anni, allenandosi tutti i giorni per poter sembrare più grande dell’età che ha, così da evitare possibili problemi futuri e per affrontare ciò che lo aspetterà durante il suo viaggio. Ha vissuto da solo con il padre, con il quale non scambia nessuna parola e che cerca di evitare in tutti i modi, gli unici scambi comunicativi li ha con la domestica e qualche compagno di classe. Si può quindi definire un ragazzo solitario, che ha eretto intorno a sé un muro altissimo che non permette a nessuno di valicare e con questo atteggiamento riesce a tenere lontani tutti i suoi pari. Kafka è mosso dal desiderio di conoscere di più sulla sua vita passata e di allontanarsi da un padre che con la sua presenza-assenza riempie ogni singola stanza come se la casa fosse permeata dalla sua essenza. Emerge da subito il desiderio di evadere da quel posto che non sente suo, desiderio che attraversa ogni adolescente, in quanto ci si stacca dalle figure di accudimento per dirigersi verso l’esplorazione del mondo e l’instaurarsi di nuove relazioni significative. Ed è ciò che il nostro Kafka mette in atto: esplora il mondo attraverso l’esplorazione di sé stesso, del suo passato e della profezia che dovrà compiere.
Parlando di Kafka, non posso non fare cenno di un personaggio fondamentale: il vecchio Nakata. La storia, infatti, racconta di due vite apparentemente parallele, ma che in realtà sono intrecciate e collegate e proseguono di pari passo. La storia del giovane Tamura si affianca alla storia del vecchio Nakata, un personaggio simpatico che riesce a parlare con i gatti. Nakata tende a parlare in terza persona e a definirsi “l’unico stupido” della sua famiglia, a seguito di un evento misterioso avvenuto durante l’occupazione del Giappone da parte dell’esercito americano. Dopo un lungo coma, Nakata divenne “stupido”, in compenso però riusciva a capire il linguaggio dei gatti. Anche Nakata è un tipo solitario, trascorre le sue giornate in compagnia dei felini, con i quali instaura una certa complicità. Si rivelerà essere tutt’altro che un sempliciotto e sarà un personaggio cruciale per il compimento della profezia.
In questo libro, Murakami racconta i dilemmi adolescenziali attraverso eventi misteriosi e surreali e non ci fa mancare proprio niente, inserendo ciò che Freud chiamò “complesso di Edipo”: ovvero, l’identificazione con il genitore dello stesso sesso per conquistare il genitore del sesso opposto. Ma cosa succede se si considera il padre un estraneo, una sorta di coinquilino e la madre una sconosciuta della quale non ci si ricorda nemmeno un lineamento del volto? Murakami risponde a questa domanda facendo vivere al protagonista una lotta interiore tramite un vortice di eventi e vicissitudini che si intrecciano, attuando letteralmente il complesso edipico. Ricordo che Edipo, eroe della mitologia greca, uccise il padre e sposò la madre come aveva previsto l’Oracolo di Delfi.
—recensione di Marta Bonfiglio.
3 Ottobre 2021 | Letteratura
Autrice: Kawakami Mieko
Titolo originale: 乳と卵
Editore: Edizioni e/o
Traduzione: Gianluca Coci
Edizione: 2020
Pagine: 624
Seni e uova (乳と卵, Chichi to Ran) è un romanzo di Kawakami Mieko pubblicato in Giappone nel 2007 e vincitore del premio Akutagawa. La stesura della prima parte, a metà del primo decennio del Duemila, è stata in forma di serie di post sul seguitissimo blog dell’autrice. Nel 2019 è stato poi pubblicato in Giappone Natsu Monogatari(夏物語, “Summer Stories”), versione estesa del primo racconto breve.
Seni e uova racconta i viaggi intimi di tre donne mentre affrontano costumi oppressivi, incertezze sulla strada da intraprendere per trovare il benessere e la possibilità di scegliere il proprio futuro liberamente. I personaggi del romanzo sono quasi esclusivamente donne con le uniche eccezioni impersonate da Aizawa Jun e da un orribile aspirante donatore di sperma; tutti gli altri personaggi maschili sono evocati o raccontati, ma non compaiono mai nell’azione.
Nel testo sono vari i temi critici scelti dall’autrice: Scene di vita famigliare complicate, ricordi del passato, ambizioni per il presente e il futuro, interrogativi senza risposta, decisioni risolutive, e innumerevoli prese di posizione per nulla scontate né presenti solitamente nella narrativa contemporanea giapponese. Kawakami Mieko parla con franchezza e senza giri di parole di temi al femminile spesso sorvolati o addirittura considerati tabù. Scrive di donne che scelgono da sole per loro stesse, parla di isolamento sociale, di professioniste del sesso, di madri single, con stile e sincerità.
L’opera ha avuto grande successo nel mondo letterario contemporaneo, ottenendo il riconoscimento del celeberrimo scrittore Murakami Haruki, che afferma: “Non potrò mai dimenticare il senso di puro stupore che ho provato quando ho letto per la prima volta Seni e uova di Kawakami Mieko. Mi ha lasciato senza fiato”
Seni e uova è un’opera innovativa per stile ma soprattutto per tematica: sessualità, maternità, famiglia, morte, dolore, depressione, estraniamento, socialità, perversione e molte altre, trattate tutte in una chiave realistica, diretta e attuale.
—recensione di Paolo Segala.
12 Settembre 2021 | Letteratura
Autore: Murakami Haruki
Titolo originale: 象の消滅 (Zō no shōmetsu)
Data di pubblicazione: 1993
Edizione: 2009 e 2013
Casa editrice: Einaudi
Traduzione: Antonietta Pastore
Pagine: 311
Murakami Haruki è nato a Kyoto nel 1949 ed è cresciuto a Kobe. Fin dal suo primo romanzo, Ascolta la canzone del vento del 1979, Murakami si è imposto sulla scena letteraria giapponese come uno scrittore di primo piano che non sembra appartenere alla tradizione nipponica.
Tra i numerosi premi ricordiamo il World Fantasy Award (2006), il Franz Kafka Prize (2006) e il Jerusalem Prize (2009).
Ad Haruki Murakami è stato assegnato il Premio Lattes Grinzane 2019, sezione La Quercia. Il premio, intitolato a Mario Lattes (editore, pittore, scrittore, scomparso nel 2001), è dedicato a un autore internazionale che abbia saputo raccogliere nel corso del tempo condivisi apprezzamenti di critica e di pubblico.
Lo scrittore giapponese è stato indicato per vari anni come uno dei favoriti all’assegnazione del Premio Nobel per la Letteratura.
L’elefante scomparso e altri racconti, come dice il titolo, è una raccolta di racconti dello scrittore giapponese Murakami Haruki, uscita nel 1993 in Giappone.
Già dalle prime pagine emerge lo stile narrativo che caratterizza Murkami Haruki; in questi racconti c’è tutto un mondo parallelo, il rapporto con l’interiore, la dimensione che separa il reale dal sogno e argomento molto importante per lo scrittore, il senso di solitudine che ognuno si porta dietro.
I vari racconti sono particolari, si possono quasi definire strani, Murakami ci racconta dell’assalto a una panetteria, di un elefante scomparso misteriosamente da un capannone, di un giardiniere e di molto altro ancora, ma come già detto, anche le storie che possono sembrare reali e comuni, celano al loro interno una dimensione assurda e che si allontana dalla realtà che conosciamo.
Alcuni di questi racconti, inoltre, sono ripresi in altri romanzi di Murakami Haruki, ad esempio il racconto intitolato “L’uccello-giraviti e le donne del martedì” è ripreso e ampliato nel romanzo L’uccello che girava le viti del mondo.
—recensione di Marta Bonfiglio.
22 Agosto 2021 | Letteratura
Autrice: Enchi Fumiko
Titolo originale: なまみこ物語
Editore: Safarà
Traduzione: Paola Scrolavezza
Edizione: 2019
Pagine: 240
Namamiko Monogatari, arrivato in Italia con il titolo di Namamiko, l’inganno delle sciamane, è una delle opere più significative di Enchi Fumiko. Inizialmente pubblicato nel 1965, è il romanzo vincitore dell’importante premio per la letteratura femminile (Joryūbungakushō) e rappresenta un passo importante nella produzione letteraria femminile del dopoguerra.
Ci troviamo attorno all’anno mille, in piena epoca classica (Heian) all’interno del palazzo imperiale. Il racconto segue la vicenda di Kureha e della sorella Ayame, figlie della sacerdotessa di un tempio shintoista. Cresciute nel mondo rustico della campagna, vengono improvvisamente proiettate all’interno della sfavillante e raffinata vita di palazzo. Il romanzo mette in scena intrighi, manipolazioni e tradimenti all’interno della corte imperiale, dove si contrappongono due figure centrali: Fujiwara no Michinaga, macchinatore cinico e senza scrupoli, membro del potente clan dei Fujiwara, che nel corso dell’epoca Heian (794-1185) ottenne la reggenza di fatto del paese, a scapito del potere imperiale. A lui si contrappone Teishi, l’amata consorte dell’imperatore, colei che incarna tutte le virtù di femminilità desiderabili in una donna e unico vero ostacolo alle brame di potere di Michinaga, intenzionato ad assumere il controllo del paese assicurando la posizione di prima consorte dell’imperatore alla figlia Shōshi. Un punto di particolare interesse dell’opera sta proprio del modo in cui viene presentata la figura di Michinaga, in completo contrasto con l’immagine di gentiluomo raffinato ed elegante tramandata dalla letteratura classica.
Tema centrale all’interno dell’opera è la possessione da parte di un ikiryō, uno spirito vivente, manifestazione del rancore covato da una persona, in questo caso Teishi. Tema già presente in epoca classica, viene ripreso dall’autrice per inscenare possessioni sempre nell’incertezza che queste siano autentiche oppure false, inscenate per manipolare i sentimenti dell’imperatore verso la sua amata consorte. Protagoniste di questi episodi sono Ayame e soprattutto Kureha che, intrappolata all’interno della rete di intrighi di Michinaga, finisce per tradire la sua amata signora.
I personaggi di Teishi e Kureha sono particolarmente interessanti per il tema dell’emancipazione femminile che sottende tutta l’opera. Kureha viene messa a servizio della consorte imperiale da Michinaga, per poterla tenere sott’occhio. Con il tempo però lei sviluppa un’ammirazione quasi erotica verso la sua padrona, anche se alla fine le si rivolterà contro, in preda alla gelosia nel vedere il suo amante invaghirsene. Le due figure si presentano, dunque, come totalmente opposte: Teishi rappresenta la donna ideale di epoca Heian, bellissima, gentile, versata nelle arti, nella poesia e nella musica. Nonostante questo, è un personaggio fondamentalmente passivo, in balia degli eventi. Kureha invece è umana, imperfetta, si fa trascinare dalle passioni, spesso erotiche, e interviene attivamente sul proprio destino.
In conclusione, con il Namamiko Monogatari l’autrice mette in luce l’impossibilità per una donna di sottrarsi al dominio maschile e nel momento in cui ci prova, come Kureha, è destinata al tradimento, mentre per essere perfetta, come Teishi, dev’essere ferma, sopportare e soffrire in silenzio.
—recensione di Matteo Aliffi.
1 Agosto 2021 | Letteratura
Un poeta alla ricerca di un’espressione – Kusamakura
Autore: Natsume Sōseki
Titolo originale: 草枕
Editore: BEAT
Edizione: 2021
Pagine: 173
Guanciale d’erba è un romanzo di Natsume Sōseki, considerato il padre della letteratura moderna giapponese. La pubblicazione avviene nel 1906, a seguito del ritiro dell’autore dalla vita pubblica e dalla cattedra universitaria offertagli a seguito del suo difficile e travagliato soggiorno londinese. L’opera contiene infatti, come la maggior parte della sua produzione, la complicata convivenza della cultura tradizionale giapponese con gli influssi culturali europei della quale l’autore ottiene piena consapevolezza dopo gli anni all’estero.
Il titolo fa riferimento al cuscino del viandante, che si abbandona, stanco di una lunga giornata, ai margini del sentiero; ma è anche una metafora del viaggio che ogni uomo intraprende alla ricerca di sé stesso. Il protagonista è un artista, un pittore, che, desideroso di allontanarsi dalla città, si avventura in un ameno sentiero di montagna dove incontra contadini, viandanti, paesani e nobili a cavallo.
Dopo il suo girovagare, il poeta decide di rifugiarsi dalla pioggia in una piccola casa da tè tra i monti la cui tenutaria gli racconta la storia della giovane Nakoi desiderata da due uomini e costretta a sposare quello che non amava. Col suo guanciale d’erba e i suoi pennelli, lungo il cammino l’artista raccoglie questa e tante altre storie che gli saranno poi d’ispirazione per i suoi dipinti e le sue composizioni.
L’opera è considerata dalla critica un poema in prosa e la sua assenza di una vera e propria trama si presta a una riflessione sull’arte e sulla vita nella quale Sōseki dipinge il suo ideale di artista, un individuo scevro di pregiudizi, aperto ad ogni tipo d’ispirazione e pronto a farsi contaminare dall’ambiente circostante. Il protagonista riesce a fondere l’estetica secolare giapponese con le nuove influenze provenienti da oltre oceano; nel libro, infatti, artisti come Shelley, Goethe, Millais e Turner trovano posto nel paesaggio abbracciato dai verdi monti giapponesi. Secondo l’autore, è proprio così che dovrebbe funzionare la mente del vero artista moderno, le due culture non dovrebbero annullarsi a vicenda ma esaltare le proprie peculiarità e differenze.
Nella sua produzione Natsume Sōseki denuncia spesso la posticcia modernizzazione del Giappone, avvenuta forzatamente e troppo di fretta. È proprio durante il suo soggiorno in Inghilterra che lo scrittore ha modo di sperimentare la vera modernità e comprendere quanto il Giappone ne sia in realtà lontano. La modernizzazione attuata dal governo giapponese di fine Ottocento ha portato a un abbandono sommario della cultura tradizionale giapponese, un patrimonio culturale che, con le sue opere, Sōseki cerca di rivalorizzare e riavvicinare al cuore dei suoi connazionali.
—recensione di Pietro Neri.
11 Luglio 2021 | Letteratura
Autore: Murakami Haruki
Titolo originale: いちきゅうはちよん
Prima pubblicazione: 2009
Edizione: 2011
Editore: Einaudi
Traduzione: Giorgio Amitrano
Pagine: 1113
1Q84 è una delle opere più particolari scritte dal popolare autore giapponese Murakami Haruki. Il libro è diviso in tre volumi che lo suddividono temporalmente: i primi due coprono il periodo tra aprile e settembre e, invece, il terzo va da ottobre a dicembre.
Come molte altre opere di Murakami Haruki, il libro porta avanti due storie in parallelo che alla fine si ricongiungono in una sola.
La storia è ambientata a Tokyo, nel 1984 e i protagonisti sono una ragazza con un nome stravagante: Aomame, letteralmente “fagiolo verde”, che di professione fa l’assassina e un giovane scrittore di nome Tengo. Il libro inizia con Aomame bloccata in taxi. L’autista le suggerisce di uscire dalla tangenziale utilizzando una scala di emergenza. Ma aggiunge: «Non si lasci ingannare dalle apparenze. La realtà è sempre una sola», nonostante questo, Aomame scenderà nel tunnel sotterraneo.
Negli stessi giorni Tengo, uno scrittore, riceve uno strano incarico: un editor gli chiede di riscrivere il romanzo di una diciassettenne così da candidarlo a un premio letterario. Ma “la crisalide d’aria” è un romanzo fantastico tanto ricco di immaginazione quanto inquietante: la descrizione della realtà parallela alla nostra e di piccole creature che si nascondono nel corpo umano come parassiti turbano profondamente Tengo.
Intanto Aomame osserva perplessa il mondo che la circonda, finché un giorno non vede comparire in cielo una seconda luna e sospetta di essere l’unica persona in grado di attraversare la sottile barriera che divide il 1984 dal 1Q84, la dimensione in cui Aomame è entrata dal tunnel della tangenziale, ma capisce anche un’altra cosa: che quella barriera sta per infrangersi.
Il romanzo ha uno strano finale che, in un certo senso, ricongiunge Aomame, che ha portato a termine il suo incarico ed è riuscita a tornare nel 1984, con il suo amore.
La storia descritta in 1Q84 è piena di tensione, le descrizioni sono talmente vivide da risultare a tratti inquietanti; è una storia appassionante e “strana”: è ambientata nel mondo reale del 1984, ma si entra in un’altra dimensione in cui succedono avvenimenti sovrannaturali. Tuttavia, non si può definire 1Q84 un romanzo fantasy.
—recensione di Marta Bonfiglio
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