3 Luglio 2022 | Letteratura, Pubblicazioni

Autore: Murakami Ryū
Titolo originale: In the Miso Soup (イン ザ・ミソスープ)
Editore: Mondadori Editore
Collana: Strade Blu
Traduzione: Tashiro Kaoru e Bagnoli Katia
Edizione: 2006
Pagine: 232
Tokyo Soup, come altri libri di Murakami Ryu, è più di quello che promette. Spesso definito un thriller, sfocia in realtà nell’horror più viscerale, con uno splatter che ha molto di psicologico e ha poco a che fare con il “pulp” a buon mercato.
Tutto inizia quando Kenji, un ventenne che fa la guida per stranieri in cerca di turismo sessuale a Tokyo, viene ingaggiato da Frank, un americano che da subito gli trasmette quella sensazione istintiva e profonda di “qualcosa che non va”. Man mano che lo osserva e ci interagisce, Kenji trova Frank sempre più bizzarro e inumano: la sua pelle sembra quasi artificiale, le sue espressioni facciali sembrano un’imitazione di quelle di un essere umano, i suoi occhi sono profondi e privi di luce e sospetta che tutto ciò che racconta siano bugie. L’inumanità grottesca di Frank fa sì che un’idea inizi a farsi strada nella mente di Kenji: e se la ragazza trovata fatta a pezzi qualche giorno prima nel quartiere fosse stata uccisa da Frank?
I temi trattati da Murakami sono molteplici e su più livelli; il primo è sulla natura intrinseca dell’essere umano e su come affronta la più autentica e antica delle emozioni: la paura. Essa permea l’intero romanzo ed è il motore di molte delle azioni del protagonista, mantenendolo sulle prime vigile e cauto, e portandolo allo shock quando l’orrore esploderà come una diga. Così anche gli altri personaggi reagiranno in modo quasi buffo di fronte al terrore assoluto che li investe, e a rendere il tutto assolutamente terrificante sono la plausibilità e il realismo. Nemmeno Frank è immune alla paura: in un’occasione ha infatti una crisi che il protagonista fatica a comprendere, ma che ci ricorda che, di base, Frank è un essere umano, disturbato e traumatizzato, tuttavia capace di provare a modo suo emozioni.
Le reazioni dei personaggi sono in realtà una critica non troppo velata che porta al secondo livello tematico affrontato nell’opera, ovvero una critica impietosa dello stato del Giappone odierno. I personaggi non sanno come reagire alla paura e restano fermi o ridacchiano come idioti perché stanno vivendo una vita vuota, insulsa e insipida che cercano di rendere meno insopportabile con chiacchiere, alcool, sesso e consumismo. Frank si lamenta di come gli stranieri sappiano della cultura giapponese più dei Giapponesi stessi: essi hanno perso contatto con la loro storia, la loro natura più vera; vivono nell’adorazione degli Stati Uniti e nella vuota venerazione di accessori e oggetti di marchi altisonanti, ma che non sono nemmeno in grado di apprezzare. Ne esce il ritratto di un paese che ha sempre avuto dei grossi limiti nel relazionarsi con “l’altro”, e ora che sta perdendo la sua stessa identità la sta ricercando nel posto sbagliato, vivendo inavvertitamente e senza passione al punto che anche davanti al pericolo non sa come reagire e si lascia morire in modo ridicolo.
Kenji uscirà trasformato dall’esperienza, ma il finale non è propriamente edificante. Non c’è una apertura speranzosa al futuro e un superamento della condizione iniziale, perché forse l’unica parvenza di percorso l’ha fatta Frank, unico personaggio veramente padrone e consapevole delle proprie azioni e che giunge a una sorta di catarsi. Frank viene presentato quasi come un Hannibal Lecter dei poveri, che spesso si cimenta in riflessioni filosofiche e aforismi che il lettore potrebbe sulle prime interpretare come pensiero dell’autore, ma che in realtà non necessariamente lo sono. I pensieri di Frank sono infatti uno strumento per muovere una critica, ma sono anche stranianti e talvolta presuntuosi e stupidi. Alcuni hanno visto in queste contraddizioni una carenza di Murakami nella costruzione dell’opera, ma si tratta forse proprio del messaggio che l’autore voleva consegnare, dando una chiave di lettura per andare oltre il caos del mondo.
–Recensione di Chiara Coffen
12 Giugno 2022 | Letteratura

Autore: Murakami Ryū
Titolo originale: Piasshingu (ピアッシング)
Editore: Atmosphere Libri
Traduzione: Gianluca Coci
Edizione: 2021
Pagine: 208
Se c’è un elemento fondante della narrativa di Murakami Ryū, questo è senza dubbio il desiderio di fuggire dalle convenzioni sociali, la necessità di evadere dalla cultura di massa. Allo stesso modo, i suoi personaggi sentono il bisogno di scappare dal quotidiano e dall’ordinario, un bisogno che ha un’urgenza che è pari ai bisogni sfrenati di un maniaco omicida. La fuga dalla opprimente normalità viene realizzata tramite la violenza, tramite situazioni degradanti e depravate che confluiscono in quella che è stata definita una “narrativa del male”. Questi personaggi, a disagio in una società tediosa, tranquilla e conformista, fanno dell’esplorazione della perversione una ricerca della loro identità più autentica, una individualità che si può raggiungere tramite ciò che la società stessa considera tabù.
Durante la stesura di Piercing, l’autore ha fatto ricerche e ha intervistato ragazze operanti nel settore del sadomaso, riuscendo a dare una realtà e un’umanità ai personaggi fuori dall’ordinario. Murakami ha trovato in loro una propulsione anti-società incredibilmente affascinante, legata ai traumi infantili che molte di queste ragazze avevano vissuto e che le avevano portate al sadomaso come una sorta di “terapia”. Infatti, per Murakami, anche di questo si tratta: una terapia, un gioco tra il dominante e il dominato, che nel sistema di ruoli permette di andare alla ricerca di qualcosa di “oltre”, una speranza per il futuro.
Così, conosciamo Kawashima Masayuki, un uomo come tanti con una carriera di tutto rispetto, innamorato di sua moglie e preoccupato che la sua amata figlia neonata possa soffrire, come lui, di disturbi del sonno. Così, in una notte come tante in cui la osserva dormire, si rende conto di non poter più reprimere un oscuro bisogno, quello di trafiggerla con un punteruolo. Terrorizzato all’idea di far del male alla propria figlia, decide di sfogare questa sua pulsione con pragmaticità e razionalità, ovvero uccidendo una prostituta senza farsi scoprire, salvaguardando così la sua famiglia. I suoi piani verranno tuttavia stravolti quando la prostituta che ha ingaggiato si rivelerà essere una masochista con tendenze suicide che avrà una crisi proprio nel momento peggiore.
Piercing ci pone innanzi a un presupposto inusuale per un thriller psicologico: e se non ci fosse solo UN personaggio con disturbi psichici? Basta questo per ribaltare l’archetipo di questo genere di narrativa, creando mille combinazioni date dalle interazioni delle idiosincrasie delle menti (anormali? Diverse? Malate?) dei protagonisti. Dove li porterà il loro incontro? A una fine truculenta o alla salvezza?
L’altro interrogativo che genera questo romanzo è su quanto i protagonisti siano effettivamente colpevoli. Entrambi hanno subito dei traumi che li hanno resi ciò che sono. Da un certo punto di vista, il protagonista Kawashima cerca di fare la scelta più responsabile e razionale, incanalando le sue pulsioni verso una vittima “esterna” piuttosto che alla famiglia. I personaggi di Piercing sono quindi, a conti fatti, delle persone “normali”, e ciò che hanno vissuto loro non è accaduto invece a noi solo per uno scherzo del destino. Murakami vuole sottolineare come non si tratti di eccezioni: chiunque abbia avuto una infanzia come la loro potrebbe ritrovarsi nei loro panni.
— Recensione di Chiara Coffen
10 Aprile 2022 | Letteratura

Autore: Kawaguchi Toshizaku
Titolo originale: 思い出が消えないうちに (lett. Prima che i ricordi scompaiano)
Editore: Garzanti
Collana: Narratori moderni
Traduzione: Claudia Marseguerra
Edizione: 2022
Pagine: 180
Dopo il successo di Finché il caffè è caldo e del successivo Basta un caffè per essere felici, Kawaguchi Toshikazu torna con una terza opera dedicata alla sua caratteristica caffetteria. Al centro delle vicende de Il primo caffè della giornata vi è infatti un locale tutto particolare, in cui si serve una bevanda altrettanto speciale in grado di rievocare le emozioni dal passato dimenticate o mai affrontate: si tratta del caffè delle seconde opportunità. Un tuffo nel passato quello permesso dall’aroma del caffè, che inizia nel momento in cui viene versato e dura finché esso non si raffredda, a patto però che vengano rispettare alcune regole. Per poter usufruire dei suoi effetti è infatti necessario che il caffè venga gustato con calma, seduti a uno specifico tavolino. Soprattutto, ai clienti viene ricordato che, qualunque sia il ricordo vissuto o l’esperienza rinnovata, non vi sarà alcuna possibilità di modificare il presente. A queste condizioni, chi decide di immolarsi nei propri ricordi e rievocare esperienze o emozioni spesso dolorose sono solo i più coraggiosi, coloro quali il passato è ancora in sospeso e il presente in stallo. Ed è proprio a loro che il romanzo è dedicato, suddiviso in quattro racconti tra loro legati e rispettivamente intitolati: “La figlia”, “Il comico, “La sorella minore” e “L’uomo che non sapeva dire «ti amo»”.
Senza mai perdere il proprio aroma speciale, e con uno stile delicato dai toni gentili che ben concilia temi quali il passato, la nostalgia, i rimorsi e le occasioni perse, Kawaguchi invita nuovamente il lettore a immergersi nel magico rituale di un caffè.
Il primo caffè della giornata è la raccolta di quattro racconti toccanti, caratterizzati da un forte timbro emotivo, in grado di coinvolgere ogni potenziale lettore catapultandolo nelle proprie personalissime memorie. Ognuno dei protagonisti ha una ragione diversa per voler affrontare il passato, ma nel tempo di un caffè, ciò che davvero verrà offerta loro è la possibilità di comprendere sé stessi, accettare i propri errori e imparare dalle proprie esperienze, perdonandosi e andando avanti senza rimpianti.
Soprattutto, il romanzo è l’ennesima dedica che, sapientemente scritta, lo scrittore fa alla vita, alle emozioni e avvenimenti che essa comporta, ai piccoli piaceri del tempo presente e alle possibilità di quelli futuri.
— Recensione di Claudia Ciccacci.
20 Marzo 2022 | Letteratura

Autore: Murakami Haruki
Titolo originale: アンダーグラウンド (parte prima), 約束された場所で (parte seconda)
Editore: Einaudi
Traduzione: Antonietta Pastore
Edizione: 2014
Pagine: 503
Underground è una romanzo a più voci scritto da Murakami Haruki e pubblicato per la prima volta in Giappone nel 1997 e in seguito anche nel 1998. È arrivato in Italia nel 2003 e ha avuto due riedizioni, una nel 2011 e una del 2014. Underground è un romanzo che si discosta completamente dallo stile dello scrittore, il quale spesso ci racconta di avvenimenti fantastici e ci fa staccare dal mondo reale che viviamo tutti i giorni. In Underground, si potrebbe dire che avviene il contrario, Murakami ci riporta con i piedi per terra raccogliendo in questo romanzo una serie di interviste a persone sopravvissute all’attentato al sarin avvenuto nella metropolitana di Tokyo nel 1995.
Il 20 marzo 1995 su diverse linee della metropolitana di Tokyo ci fu un attacco terroristico con l’impiego del gas nervino sarin, il quale provocò 14 morti e oltre 6200 intossicati, gravi e meno gravi. L’attentato fu organizzato dalla setta religiosa Aum Shinrikyō, in particolare 10 membri della setta divisi in coppie, una persona si occupava di guidare e l’altra persona portava con sè delle sacche piene di sarin avvolte in dei giornali e una volta sul treno doveva bucarle con la punta di un ombrello appositamente affilata. I sintomi più comuni dell’intossicazione da sarin sono difficoltà respiratorie, affaticamento, restringimento delle pupille, tosse. Tra gli intossicati ci fu anche uno degli attentatori.
Nella prefazione, Murakami Haruki ci racconta tutto il processo di creazione del libro. Dal cercare la lista dei sopravvissuti al momento di trascrizione delle interviste. Le parole che leggiamo in Underground, sono le stesse che hanno pronunciato gli intervistati, l’autore si è limitato a scriverle in modo che il lettore potesse leggerle senza difficoltà e, come ci dice, ogni intervista prima di essere pubblicata è stata riletta dall’intervistato. Prima delle interviste, Murakami ci dà una breve spiegazione sulla linea di cui poi sentiremo parlare, inoltre, in molte interviste compaiono i veri nomi e le età al giorno dell’attentato dei sopravvissuti. Tuttavia, in alcune interviste Murakami ha dovuto utilizzare un nome fittizio.
In Underground emerge sicuramente la capacità di scrittore di Murakami Haruki, ma è un romanzo molto forte, in quanto sono i sopravvissuti in prima persona che ci raccontano quello che hanno vissuto, sentiamo la voce di gente comune che va a lavoro, del personale ferroviario, di persone rimaste gravemente intossicate, come di quelle che non hanno quasi avuto sintomi. Ognuna di queste persone ha vissuto l’attentato in modo diverso, ma nessuna di loro vuole che ciò che è successo venga dimenticato e ciò è stato reso possibile grazie a Murakami Haruki in Underground.
—Recensione di Marta Bonfiglio.
26 Febbraio 2022 | Letteratura

Autore: Ibuse Masuji
Titolo originale: 黒い雨
Editore: Marsilio
Traduzione: Luisa Bienati
Edizione: 1995
Pagine: 364
La pioggia nera è un romanzo appartenente alla “letteratura della bomba atomica” dell’autore Ibuse Masuji, pubblicato in Giappone nel 1965 e, successivamente, in Italia nel 1993 dall’editore Marsilio.
È una mattina come le altre, quella del 6 agosto del 1945. Shizuma Shigematsu si trova alla stazione di Yokogawa, a meno di un chilometro, nel momento in cui la bomba esplode. In un istante la sua vita cambia completamente, l’uomo viene catapultato in un incubo che sembra non avere fine: la fuga dalla città ormai rasa al suolo e minacciata dagli incendi, l’esodo di decine di migliaia di persone che fuggono pur essendo ferite in modo gravissimo, gli ammassi di cadaveri carbonizzati caduti laddove erano stati colpiti dall’esplosione. La preoccupazione per le sorti di sua moglie Shigeko e di sua nipote Yasuko lo spingono a continuare le ricerche. Riunitisi, infine, dovranno affrontare la malattia dovuta all’avvelenamento acuto da radiazioni.
Il romanzo, narrato in prima persona da Shigematsu, è scritto tramite l’espediente del diario. L’uomo, infatti, è costretto a ricopiarne il contenuto per tranquillizzare l’ennesimo pretendente della nipote, la quale però viene costantemente rifiutata per paura che porti su di sé gli effetti delle radiazioni e che sia, quindi, impura. La narrazione è un intreccio tra il diario e la vita attuale di Shigematsu, che passa le giornate allevando carpe insieme a Shōkichi e Asajirō, anch’essi vittime dell’esplosione e impossibilitati per questo a svolgere lavori di fatica.
La pioggia nera offre un resoconto crudo, veritiero, che colpisce per la schiettezza e l’abbondanza di particolari e che porta alla luce la vera vittima del bombardamento: la natura umana. Tema centrale dell’opera, ripreso poi dal filone della bomba atomica, è la segregazione sociale a cui furono sottoposti i sopravvissuti ad Hiroshima e Nagasaki, etichettati come pericolosi per le persone sane e considerati colpevoli della loro stessa disgrazia. A questa diffidenza si somma poi la vita in una città ormai inesistente dove le consuetudini sociali si disgregano, in cui i forti prevalgono sui deboli, in uno scenario apocalittico che riporta l’uomo civile allo stato animale. Terminata la lettura, quel che resta è un senso di inquietudine mista a oppressione, come se l’autore, tramite l’abile scrittura, rendesse partecipe e quasi corresponsabile il lettore degli eventi accaduti quel terribile giorno.
—Recensione di Fausto Giunti.
6 Febbraio 2022 | Letteratura

Autrice: Imamura Natsuko
Titolo originale: むらさきのスカートの女
Editore: Salani
Traduzione: Anna Specchio
Edizione: 2021
Pagine: 160
La donna dalla gonna viola è un romanzo thriller dell’autrice Imamura Natsuko, pubblicato in Giappone nel 2019 e successivamente in Italia nel 2021 dall’editore Salani.
Tutti i pomeriggi la donna dalla gonna viola, Mayumi Hino, si siede sulla stessa panchina del parco di una grande e anonima città giapponese e mangia il suo solito cornetto alla crema; è una donna single che abita in un piccolo appartamento di periferia e svolge lavori temporanei, proprio come la donna dal cardigan giallo, Gondō, voce narrante del romanzo che segue ogni suo movimento, sempre attenta a controllare che cosa mangia, dove va, con chi parla. Con la scusa di voler diventare sua amica, la donna dal cardigan giallo riesce a far assumere Mayumi nella sua stessa agenzia di pulizie. È proprio qui che le vite delle due donne si intrecciano, dando al romanzo una nota drammatica ed imprevedibile.
La voce narrante, Gondō, è invisibile; il lettore deve fare affidamento su di lei per capire ciò che si cela dietro azioni apparentemente normali e, soprattutto, dentro l’evoluzione di una donna che passa dall’essere quasi invisibile a persona piena di fascino e desiderabile per chi le sta intorno. Le descrizioni, i cambiamenti delle azioni della donna dalla gonna viola lasciano nella mente del lettore alcuni dubbi, che lo portano a interrogarsi su quale sia la vera personalità di Mayumi.
La donna dalla gonna viola è un racconto sottile e inquietante di un’ossessione, una relazione platonica e unilaterale fra due donne che assume via via i toni del thriller, caratterizzato da una narrazione ipnotica e raffinata che, pur risultando a tratti un po’ ripetitiva, non cade nel noioso o nel banale. L’autrice, Imamura Natsuko, ci racconta giorno per giorno la vita delle due donne, accrescendo nel lettore la curiosità di conoscerne ogni sfaccettatura; una storia che lascia trapelare quanto la solitudine possa portare a compiere azioni inquietanti per il solo scopo di essere visti.
—Recensione di Margherita Poli Bartoli.
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