21 Novembre 2021 | Musica
Dall’eccentricità interpretativa e carisma vocale, Akiko Yano (矢野 顕子 Yano Akiko), è una vera e propria gemma del panorama musicale, spesso definita dai cultori musicali uno dei maggiori talenti contemporanei giapponesi.
Nata nel 1955 e cresciuta ad Aomori, inizia a suonare il piano all’età di tre anni dimostrandosi da subito artisticamente promettente. Negli anni settanta, a soli quindici anni, interrompe definitivamente gli studi liceali per trasferirsi a Tokyo e avviare la sua carriera musicale dove conosce presto la fama nel 1976 con il suo album di debutto Japanese Girl, che riscuote ampio successo per quella fusione stilistica di jazz, pop, blues e musica folk che continuerà a caratterizzarne ampiamente la carriera.
L’album Iroha Ni Konpeitou segue il primo successo a un anno di distanza e alla fusione stilistica, questa volta la Yano accosta un’improvvisazione strumentale, supportata dalla collaborazione con musicisti di spicco quali Rick Marotta e Haruomi Hosono. È proprio in questo periodo che la cantante entra in contatto con la Yellow Magic Orchestra, avviando una collaborazione che proseguirà nel 1980, con l’uscita di Gohan Ga Dekitayo, album che segna peraltro l’evoluzione musicale dell’artista verso il sound electro-pop.
Nel 1981 esce Tadaima. Nato come imposizione commerciale da parte della casa discografica,con questo album la Yano certo rivendica la sua poliedricità; composto da brani scritti da bambini e accompagnato ancora una volta dalla Yellow Magic Orchestra, [Tadaima] si rivela essere un
immediato successo e, a distanza di anni, uno degli album più apprezzati di sempre da parte del suo pubblico.
Nel 1982 viene introdotta alla band britannica Japan, da Ryuichi Sakamoto, compagno della cantante e membro della Yellow Magic Orchestra, e insieme a loro registra a Londra Ai Ga Nakucha Ne.
Nel 1987 la Yano decide di dedicarsi un periodo di pausa dal mondo musicale per poi tornare più carismatica che mai, a due anni di distanza, con Welcome Back, album dalle forti connotazioni jazz (suo genere di riferimento), frutto di una collaborazione con Pat Metheny, Charlie Haden e Peter Erskine.
Nel 1999 si trasferisce a New York City, dove collabora con musicisti quali The Chieftains, Toninho Horta e Jeff Bova. Apprezzata dal pubblico jazzista d’oltreoceano, la Yano continua a esibirsi periodicamente sia in Europa che negli USA, alternando a pubblicazioni discografiche, tour da solista e collaborazioni di vario genere.
“When you are communicating through music there is no fear or intimidation.”
Akiko Yano per il Kaput – Magazin, 2019
Eclettica, sperimentale e artisticamente audace, ad oggi, non vi è dubbio come, con più di quarant’anni di carriera musicale, la Yano sia ereditiera di una discografia variegata, mai scontata, con la quale continua a rivendicare la sua rilevanza all’interno del panorama musicale d’avanguardia giapponese.
La Yano ha fatto del suo percorso discografico un testamento, un romanzo musicale nel quale ha impresso emozioni e sensazioni. Un continuum artistico prolifico e complesso, come dimostrano non solo i suoi storici album, che a distanza di anni continuano ad essere gustati per una freschezza e innovazione stilistica mai decaduta, ma che altresì riecheggia nelle sue opere più recenti, tra cui figura il suo ultimo album Ongaku wa Okurimono, pubblicato nel 2021.
Segue la discografia (parziale) dell’artista Akiko Yano che, senza ulteriori indugi, invitiamo caldamente ad ascoltare:
• 1976 Japanese Girl
• 1977 Irohanikonpeitō (いろはにこんぺいとう)
• 1978 To Ki Me Ki (ト・キ・メ・キ)
• 1980 Gohan ga Dekita yo (ごはんができたよ)
• 1981 Tadaima. (ただいま。)
• 1982 Ai ga Nakucha ne. (愛がなくちゃね。)
• 1984 Oh hisse, oh hisse (オーエス オーエス, Ōesu Ōesu)
• 1986 Tōge no Wagaya (峠のわが家)
• 1987 Granola
• 1989 Welcome Back
• 1991 Love Life
• 1992 Super Folk Song
• 1993 Love Is Here
• 1994 Elephant Hotel
• 1995 Piano Nightly
• 1997 Oui Oui
• 1999 Go Girl
• 2000 Home Girl Journey
• 2002 Reverb
• 2004 Honto no Kimochi (ホントのきもち)
• 2008 Akiko
• 2010 Ongakudō (音楽堂)
• 2013 Yano Akiko, Imawano Kiyoshirō o Utau (矢野顕子、忌野清志郎を歌う)
• 2014 Tobashite Ikuyo (飛ばしていくよ)
• 2015 Welcome to Jupiter
• 2017 Soft Landing
• 2018 Futari Bocchi de Ikou (ふたりぼっちで行こう)
• 2021 Ongaku wa Okurimono (音楽はおくりもの)
—recensione di Claudia Ciccacci.
31 Ottobre 2021 | Musica
I Survive Said The Prophet (サバイブ・セッド・ザ・プロフェット), comunemente noti come “SABAPURO” sono un gruppo rock giapponese formatosi a Tokyo nel 2011.
Questa rock band internazionale è composta da cinque ragazzi talentosi e determinati, con Yosh, un bilingue nativo inglese/giapponese, come cantante, con una capacità di canto e un carisma travolgenti.
La loro eccezionale musicalità si basa sull’ampio background musicale che non si limita solo al genere rock ma anche al pop, electro, hip hop e R&B.
Grazie alla loro apertura ai vari generi, infatti, riescono ad utilizzare la diversità come un’arma concreta, sempre dinamica e che continua ad evolversi ogni giorno.
La band formatasi nel 2011, ha iniziato, fin dal primo periodo, una significativa produzione musicale, per poter pubblicare rapidamente il loro primo EP digitale omonimo . L’EP ha rapidamente attirato l’attenzione nell’industria musicale giapponese, offrendo la possibilità al gruppo di essere conosciuta a livello internazionale.
La band ha presto guadagnato fan in tutta l’Asia toccando i palchi principali in festival come “Rock In Taichung” (Taiwan) e al “Silvermine Bay Music Festival” (Hong Kong) insieme a band come Supper Moment, Dirty Loops, FACT e altro.
Formazione attuale
• Yosh (Yoshiya Morita, Tokyo, 4 giugno) – voce (2011–presente)
* Tatsuya (Tatsuya Kato, Sendai, 11 luglio) – chitarra elettrica, cori (2011–presente)
* Ivan (Ivan Kwong, Hong Kong, 25 ottobre) – chitarra elettrica, cori (2011–presente)
* Show (Machida, 21 novembre) – batteria, cori (2016–presente)
WIN/LOSE
Il nuovo singolo dei SSTP, rilasciato poco più di due giorni fa, prende spunto dai pilastri del punk classico trasmettendo un’energia a dir poco contagiosa. La frase centrale del testo “Win or lose is not the only answer,
we all live to learn” ci comunica come la vita sia spesso fatta di alti e bassi. Ciò che è importante secondo la band, quindi, sarebbe imparare dai propri errori per poter proseguire sulla nostra strada, realizzando tutti gli obiettivi che ci siamo prefissati.
- —recensione di Cecilia Varisco
10 Ottobre 2021 | Musica
MAN WITH A MISSION è una band alternative rock giapponese fondata nel 2010 a Shibuya composto da cinque membri: Tokyo Tanaka (voce), Jean-Ken Johnny (chitarra e voce), Kamikaze Boy (basso), DJ Santa Monica (DJ) e Spear Rib (batteria). A caratterizzare la band sono le maschere da lupo che i membri indossano durante tutti i loro concerti e video musicali. Queste loro sembianze sono spiegate in una interessante back-story in cui i membri
della band sarebbero delle “forme di vita definitive” create da Jimi Hendrix e ibernate in Antartide dove avrebbero passato diversi anni ad ascoltare ogni genere di musica di tutto il mondo prima di scappare ed emergere come una delle band più promettenti del Giappone.
Nella realtà dei fatti la band inizia a suonare nei locali di Shibuya nella seconda metà degli anni 2000 e già nel 2010 organizzano un piccolo tour negli USA. Al termine della loro esperienza statunitense pubblicano il loro primo EP intitolato “Welcome to the New World” mentre il primo e vero album, “MAN WITH A MISSION”, esce nel 2011 dopo una tournée in Giappone.
La fama non ha tardato ad arrivare e dopo essere stati nominati “artisti emergenti più promettenti” nel 2012, l’anno successivo esce il loro secondo album “Mash Up the World” che raggiunge addirittura il quarto posto della classifica Oricon settimanale. Dopo essersi affermati in Giappone grazie anche a collaborazioni sponsorizzate, i MWAM firmano nel 2014 un contratto con la Epic Records con l’intenzione di debuttare anche nel mercato occidentale. Nel febbraio 2014, infatti, pubblicano la compilation “Beef Chicken Pork”, dove sono contenute le versioni in lingua inglese di alcune delle canzoni di maggior successo della band, quali Distance, Get Off of My Way, Never Fxxkin’ Mind the Rules e Don’t Lose Yourself.
Sempre nello stesso anno è la volta del terzo album in studio della band, “Tales of Purefly”, il quale ha debuttato al terzo posto della classifica settimanale della Oricon.
Ad oggi hanno pubblicato cinque album e da pochi giorni hanno annunciato un comeback.
Musicalmente nascono come una rock band alternativa ma poi subiscono diverse influenze dalla musica elettronica e dal pop punk.
Le loro ispirazioni più significative sono i Sex Pistols, i Ramones, i Toy Dolls, i Green Day, i Face to Face, gli Hi-Standard e i Gauze.
Negli ultimi anni hanno iniziato a cantare sempre più prevalentemente in inglese che in giapponese e grazie a ciò godono di un discreto successo anche fuori dai confini nazionali.
—recensione di Riccardo Avarello.
19 Settembre 2021 | Musica
Ningen Isu (dal giapponese 人間椅子, letteralmente “La sedia umana”) È una band heavy-metal formatasi a Hirosaki nel 1987. I fondatori della band, Shinji Wajima (chitarrista e cantante) e Ken-ichi Suzuki (bassista e cantante) presero spunto per il nome della band dall’omonimo racconto breve scritto nel 1924 da Edogawa Rampo.
Non a caso, molti dei testi delle band si riferiscono spesso alla letteratura giapponese classica e i suoi autori più famosi, tra i quali troviamo anche lo stesso Edogawa Rampo, Dazai Osamu e Akutagawa Ryunosuke. Sono presenti, però, anche riferimenti a scrittori della tradizione occidentale come Edgar Allan Poe, H.P. Lovecraft, Friedrich Nietzsche e tantissimi altri ancora.
Gli argomenti trattati nei testi sono, da un lato, di grande profondità a livello spirituale come l’inferno, il Buddhismo, l’universo. Dall’altro, invece, sono attaccati alla vita materiale e ai rapporti sociali del Giappone.
Una delle particolarità di questa band è che Wajima e Suzuki hanno un accento locale del tutto singolare, chiamato “il dialetto di Tsugaru” che aggiunge una atmosfera e un ritmo unico alle loro canzoni. La difficoltà nella comprensione dei testi , persino per alcuni giapponesi, è data anche dal fatto che i membri della band, in modo particolare Wajima, usino spesso parole difficili e appartenenti al giapponese antico (usate dal periodo Edo al periodo Showa).
Questo loro attaccamento alla tradizione classica giapponese è, inoltre, accentuato dal fatto che tutti i membri della band durante i concerti portino il Kimono e il Fundoshi.
—recensione di Cecilia Varisco.
29 Agosto 2021 | Musica
Il gruppo Brats nasce nel 2011 ad opera di due sorelle, Kuromiya Rei (voce, chitarra) e Kuromiya Aya (basso), partecipandovi dal 2015 al 2020 anche la chitarrista Hinako. Dopo il demo CD del 2012 “Gangan Do It!”, il gruppo pubblica alcuni singoli tra il 2015 e il 2017 (Misery, 14-sai byou), talora come colonne sonore di anime (Ainikoiyo per la produzione sino-giapponese To Be Hero) o di film (Nounai Shoukyo Game per la pellicola Slavemen). Finalmente, nel 2018 la band esordisce col primo album, l’eponimo Brats. Nel 2020 seguirà poi l’uscita del secondo album della band, Karma.
L’album Brats
Le due sorelle ventenni hanno cominciato presto la loro carriera musicale e hanno avuto tempo per maturare una propria impronta musicale. Nell’album Brats questa prende per la prima volta una compiuta e organica espressione.
La sonorità generale è ascrivibile all’hard rock, con una chitarra elettrica dominante per la quantità, velocità e consistenza dei riffs che la rendono protagonista in diverse canzoni. La cantante ha maturato nel tempo un timbro che ben si addice alla potenza e rapidità dei pezzi ed è capace di una discreta estensione vocale, esprimendosi nella maggior parte dei pezzi in giapponese tranne alcune brevi parti in inglese in un limitato numero di canzoni (Pain, Seitoka Pride Monster).
La tracklist dell’album include:
- Un rock duro e puro con preponderanti riffs di chitarra elettrica.
- Kaihou Seyo. Sulla stessa impronta della canzone precedente, ma ad un ritmo più elevato e una voce più armoniosa
- Doudatte yokatta. Con l’importante contributo e spazio dato alla voce di Rei, l’approccio è più pesante e ben sottolinea l’attitudine heavy rock della band.
- Unfair
- Lost Place
- Kimarigoto
- Big Bad World
- Seitoka Pride Monster
- Nounai Shoukyo Game. Pur rimanendo in un contesto hard rock, la parte di chitarra di sottofondo offre un importante appiglio melodico ed entrambe le voci lavorano ad un risultato che in alcuni tratti fa l’occhiolino al pop.
- Dopo un inizio più cupo, la canzone acquisisce un bel groove, anche se la conclusione della canzone non sembra perfettamente delineata.
Questo album è un potente mix di energia, spesso misto a rabbia e delusione che emergono dalle note della voce di Rei. Un bel passo per la band, che mostra un’evoluzione rispetto agli inizi rock legati tuttavia a elementi anche techno, e che continua a mutare il suo approccio sonoro anche nell’album del 2020, Karma. Insomma, un gruppo rock al femminile tutto da scoprire!
—recensione di Antongiorgio Tognoli
8 Agosto 2021 | Musica
THE ORAL CIGARETTES è una band alternative rock giapponese composta da quattro membri nata a Nara nel 2010. Nei primi due anni di carriera la band fa uscire due album autoprodotti per poi firmare un contratto con l’importante etichetta “A-Sketch” (la stessa etichetta dei FLOW e, per un periodo di tempo, degli One Ok Rock) nel 2012. Da allora la band ha pubblicato altri 5 album in studio: The BKW Show!! (2014), FIXION (2016), Unofficial (2017), Kisses and Kills (2018) e Suck My World (2020).
Le due caratteristiche che saltano subito all’orecchio ascoltando un brano qualunque dei THE ORAL CIGARETTES sono l’imponenza della voce di Takuya Yamanaka (leader del gruppo) che riesce a raggiungere acuti importanti ed essere graffiante al punto giusto e la frenesia di chitarre che accompagna ogni canzone dalla più allegra a quella dai toni più tristi. Ma di canzoni dai tempi lenti ce ne sono veramente poche nel loro repertorio. Ascoltarli equivale a una vera e propria scarica di energia. Inoltre hanno anche un grado di versatilità abbastanza alto: non solo rock nelle loro canzoni ma anche elementi emo, funk, dance e anche una buona dose di musica demenziale.
Al momento i componenti della band sono:
Takuya Yamanaka (山中 拓也), voce e chitarra
Akira Akirakani (あきらかに あきら), voce e basso
Shigenobu Suzuki (鈴木 重伸), chitarra
Masaya Nakanishi (中西 雅哉), batteria
L’album di cui parleremo oggi è FIXION, uscito nei primissimi giorni del 2016. FIXION riscosse un gran successo in tutto il Giappone figurando anche nei primi 10 posti di prestigiose classifiche musicali del paese per alcune settimane.
Titolo dell’album: FIXION
Data di pubblicazione: 5 gennaio 2016
Numero dell’album: 2°
Durata: 39:24
Tracce: 10
Track list:
1. Kizukeyo Baby
2. Kyouran Hey Kids!!
3. MIRROR
4. STAY ONE
5. Amy
6. Manner Mode
7. Toorisugita Kisetsu No Sora De
8. Kantannakoto
9. A-E-U-I
10. Everything
L’album è molto coerente con il loro stile grintoso e i dieci brani procedono tutti con un ritmo molto rapido. Si apre con “Kizukeyo Baby” traccia che parla di amore ma senza ricadere nello stereotipo della canzone smielata grazie all’egregio lavoro svolto dal doppio comparto delle chitarre e della batteria che creano un climax fino al ritornello. In generale molte altre canzoni dell’album hanno come tema centrale l’innamoramento (vedi “Amy”, “STAY ONE” e “Everything”), ma c’è spazio anche a brani più spensierati come “Kyouran Hey Kids!!”, la traccia più famosa di tutto l’album con i suoi quasi 100 milioni di ascolti su Spotify. La canzone è un vero e proprio inno a scatenarsi come se non ci fosse un domani e l’ascoltatore è incitato a farlo sia grazie a un comparto strumentale molto energico supportato da sonorità elettroniche che grazie alla forte espressività della voce del frontman Takuya Yamanaka.
—recensione di Riccardo Avarello.
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