Loudness


LA BAND

I Loudness (ラウドネス, Raudonesu) sono un gruppo heavy metal giapponese, fondato ad Osaka nel 1981 dal chitarrista Akira Takasaki e Munetaka Higuchi. I Loudness furono una delle prime band giapponesi ad approcciarsi al genere dell’heavy metal e ad acquisire notorietà all’estero, nel loro periodo di maggior notorietà, fino ad entrare nella Billboard Top 100, pubblicando anche album per un’etichetta discografica statunitense.

LE ORIGINI (1980-1983)

Il gruppo nacque da una costola dei Lazy, gruppo pop rock scioltosi nel febbraio del 1980. Lo scioglimento fu in particolare voluto da Takasaki (noto come Suzy), Higuchi (detto Davy) e dal bassista Hiroyuki Tanaka (detto Funny), insoddisfatti del genere intrapreso e decisi a sperimentare nuovi percorsi musicali, tra cui l’heavy metal, genere allora poco diffuso in Giappone, seppure in crescita.
Sostituito Tanaka con Masayoshi Yamashita e completata la formazione con il cantante Minoru Niihara, i Loudness firmarono un contratto con la Nippon Columbia, per la quale pubblicarono (novembre 1981) il loro album di debutto, intitolato The Birthday Eve. Nonostante la mancanza di promozione, l’album riscosse un buon successo grazie alla buona prestazione dei quattro musicisti. I due album successivi, pubblicati in rapida successione (Devil Soldier del 1982 e The Law of Devil’s Land del 1983), accrebbero la notorietà dei Loudness in patria tanto che riuscirono ad organizzare il loro primo tour internazionale, avvenuto in Europa e negli Stati Uniti tra il giugno e il luglio del 1983.
Pubblicato pochi mesi dopo la costituzione del gruppo, The Birthday Eve è uno dei primi album heavy metal prodotti in Giappone. Interamente cantato in giapponese, anche se alcuni ritornelli e i titoli dei brani sono in inglese. L’album ebbe dei positivi riscontri di vendite, ma anche svariate critiche per il tipo di sonorità all’epoca inedita in Giappone.
Anche Devil Soldier venne pubblicato a pochi mesi dall’esordio discografico del gruppo, fu registrato con l’ausilio di tecnici provenienti dagli Stati Uniti a causa della scarsità di personale giapponese specializzato. Fu premiato come miglior album heavy metal giapponese dell’anno 1982. The Law of Devil’s Land rappresenta un punto di svolta nella storia del gruppo in quanto, grazie a brani ritenuti significativi nella produzione della band (alcuni di essi, saranno riregistrati in forma riadattata dagli stessi Loudness per l’album On the Prowl), i Loudness riusciranno ad ottenere il primo ingaggio per un tour in Europa e in Nord America.

L’OCCIDENTE (1984-1988)

Al termine della tournée il gruppo registrò Disillusion, primo album della band ad essere inciso al di fuori del Giappone, fu anche primo disco del gruppo ad essere pubblicato sia in lingua giapponese per il mercato interno, sia in lingua inglese per il mercato esterno. L’album ebbe un buon riscontro di vendite, nonostante alcune difficoltà di pronuncia da parte di Niihara, con alcuni brani (in particolare Crazy Doctor e Milky Way) che rimarranno capisaldi nella produzione del gruppo.
Il crescente successo dei Loudness al di fuori del Giappone attirò l’attenzione della Atlantic Records, con cui registrarono l’album Thunder in the East. Pur presentando delle sonorità differenti rispetto agli inizi, il disco ricevette consensi positivi, con il singolo Crazy Night che raggiunse la settantaquattresima posizione nella Billboard 200. Lightning Strikes (pubblicato in Giappone con il titolo Shadows of War e con una differente disposizione delle tracce) e Hurricane Eyes (caratterizzato da un uso più massiccio degli strumenti elettronici), pubblicati rispettivamente nel 1986 e nel 1987, perseguirono la stessa linea stilistica adottata con Thunder in the East confermando il successo negli Stati Uniti, ma comportando la perdita di fans della vecchia guardia in Giappone.

IL DECLINO (1988-1993)

Nel 1988, subito dopo la pubblicazione dell’EP Jealousy (destinato al solo mercato giapponese) Takasaki, su suggerimento del produttore Max Norman, licenziò Niihara prendendo come motivazione il fatto che la carente pronuncia inglese del cantante impedisse al gruppo di affermarsi adeguatamente all’estero. Al suo posto fu assunto il cantante statunitense Mike Vescera: inizialmente i Loudness seppero tenere il passo grazie ai riscontri di vendita di Soldier of Fortune (primo album in studio pubblicato con Vescera alla voce, nel 1989) e al seguente tour del 1990.
Nel 1991 l’esperienza con Vescera iniziò a declinare: dopo la pubblicazione di On the Prowl e il tour negli Stati Uniti, il cantante abbandonò i Loudness per unirsi ad un altro gruppo. Poco tempo dopo l’abbandono di Vescera, al ritorno in Giappone, anche Yamashita venne sostituito dall’ex bassista degli X Japan, Taiji Sawada. Reclutato l’ex cantante degli EZO Masaki Yamada il gruppo pubblicò, tra il 1992 e il 1993, l’album in studio Loudness e il live Once And For All, caratterizzati da sonorità più dure rispetto ai dischi prodotti negli Stati Uniti.

NUOVE FORMAZIONI (1993-1999)

La formazione durò però poco dal momento che, nel 1993, abbandonarono sia Higuchi che Sawada. Takasaki riuscì a ritrovare motivazioni per proseguire con il gruppo, a seguito della conversione al buddhismo dopo un viaggio in India: richiamato Yamada e reclutato l’ex batterista degli EZO Hirotsugu Homma, i Loudness produssero, nel 1994, l’album Heavy Metal Hippies, influenzato da sonorità più grunge. Completata la formazione con l’ex bassista degli Anthem, Naoto Shibata, i Loudness produssero tre album in studio (Ghetto Machine, Dragon ed Engine, caratterizzati da sonorità vicine al groove metal con forti influenze psichedeliche e della musica etnica) pubblicati tra il 1995 e il 1999.

LA REUNION (2000-oggi)

Nel 2000, su suggerimento di Yamada, Takasaki richiamò gli altri componenti originari (Niihara, Yamashita e Higuchi), dando vita alla reunion del gruppo in occasione del ventesimo anniversario della fondazione. Tale ricorrenza fu celebrata pubblicando, nel 2001, un nuovo album in studio intitolato Spiritual Canoe, seguito da un tour. Negli anni successivi la formazione originale restò unita continuando sia l’attività in studio, pubblicando sei album in sette anni (il gruppo continuò a proporre lo stesso genere adottato negli anni Ottanta, fortemente influenzato da vari generi anche lontani tra loro) sia quella dal vivo, sospendendo nell’aprile del 2008 a causa della diagnosi di un cancro al fegato di Munetaka Higuchi. La morte del batterista non arrestò l’attività del gruppo che continuò a registrare album in studio (tra cui The Everlasting, realizzato su parti di batteria pre-registrate da Higuchi) e ad effettuare tournée con Masayuki Suzuki chiamato a sostituire il suo predecessore deceduto.

— di Foschi Vittoria


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Cornelius (コーネリアス) – Point

                                                                                         

    L’ARTISTA

Cornelius (pseudonimo di Oyamada Keigo 小山田 圭吾) è un artista giapponese, nato il 27 gennaio 1969 nel quartiere di Setagaya a Tokyo. È emerso inizialmente sulla scena musicale grazie a Flipper’s Guitar, band co-fondata nel 1989 insieme ad Ozawa Kenji e che definirà il sound dello Shibuya-kei. In seguito allo scioglimento della band nel 1991, Cornelius si imbarcherà in una carriera solista che lo vedrà diventare uno degli artisti giapponesi più apprezzati a livello internazionale.

Cornelius – il cui pseudonimo è un tributo ad un personaggio del romanzo/film Il Pianeta delle Scimmie – è conosciuto per la sua musica eclettica, che incorpora elementi spesso dissonanti con suoni armonicamente più piacevoli. Il suo approccio visionario e avanguardistico si riflette non solo nel sound, ma anche nei videoclip musicali e nelle performances live.

 

POINT (2002)

L’album che proponiamo oggi è Point, rilasciato a livello internazionale nel 2002 per l’etichetta Matador Records e di cui è stata pubblicata recentemente (31 luglio 2019) una versione rimasterizzata. Quest’ultima si compone di 14 tracce (11 già presenti nella versione originale e 3 aggiuntive):

  1. Bug (Electric Last Minute)
  2. Point of View Point
  3. Smoke
  4. Drop
  5. Another View Point
  6. Tone Twilight Zone                                                               
  7. Bird Watching at Inner Forest
  8. I Hate Hate
  9. Brazil
  10. Fly
  11. Nowhere
  12. Point of View Point (Yann Tomita Mix)
  13. Drop (The Tusen Takk Rework – Kings of Convenience Remix)
  14. Drop (Herbert’s Kangaroo Dub/ Matthew ‘cactus’ Herbert Mix)

 

Cornelius raggiunge il culmine della sua carriera con Fantasma, il suo geniale progetto del 1997. Grazie ad esso si fa conoscere a livello internazionale per la sua creatività e per la sua brillante capacità di reinterpretare suoni diversi sfruttandone al massimo le potenzialità. Se Fantasma trascina l’ascoltatore in un mondo più colorato e caotico, in cui ci si muove freneticamente in mezzo a paesaggi di ogni tipo, il mondo in cui ci trasporta Point appare più monocromatico, armonioso ed equilibrato.

Point si configura come un collage eterogeneo, fatto di sonorità che convergono geometricamente in una sola direzione, e risulta difficilmente ascrivibile ad un unico genere, date le svariate influenze musicali. Quello che colpisce sono la precisione e l’armonia con cui suoni diversi vengono mescolati insieme, in modo sintetico e meccanico, creando un risultato davvero avvincente ed originale. Un elemento da sottolineare è senza dubbio la natura, dalla quale Cornelius trae ispirazione per creare beats orecchiabili e dalla vena particolarmente funky. Ne è esempio la traccia forse più azzeccata e geniale dell’album, Drop, in cui viene campionato un suono comune e tipico della nostra quotidianità come lo scorrere dell’acqua, che accompagna tutta la traccia creando con la chitarra acustica un fantastico groove.

Uno dei tratti compositivi prevalenti riguarda il contrasto tra una tensione, che si accumula in crescendo, e la sua risoluzione, con cui si torna all’armonia iniziale. Una traccia significativa a questo proposito è Smoke, che termina – dopo un grande assolo – con la dissolvenza della voce e della chitarra in una calda atmosfera ambient contornata dal calmo rumore delle onde.

L’album è pervaso da un senso generale di serenità e pace, per cui mi sentirei di definirlo decisamente “luminoso”, eccezion fatta per I Hate Hate, il cui sound metal stona con il resto dei brani. Tracce come Tone Twilight Zone e Bird Watching at Inner Forest creano immagini vivide e stimolano l’immaginazione dell’ascoltatore, trascinandolo in mezzo alla natura. Anche qui risulta notevole l’abilità dell’artista di incorporare suoni naturali (in questo caso il cinguettio degli uccelli) nei brani; in particolare in Bird Watching at Inner Forest, dove il sample del loro fischio contribuisce ad un ritmo upbeat incalzante, grazie anche ad un’onnipresente chitarra acustica.

All’eterogeneità dell’album si aggiunge la meravigliosa cover di Brazil, il classico di Ary Barroso, reinterpretato in chiave robotica con una voce modificata a cui fanno da sfondo bip elettronici e un accordo di chitarra in loop. La versione di Cornelius, impregnata di malinconia e lontana dall’allegria dell’originale, appare un tributo ad un mondo musicale, quello brasiliano, dal quale trae sicuramente ispirazione (basti pensare alla bossa nova).

Il culmine si raggiunge a mio parere con Another View Point, brano oscuro e travolgente, dominato da una linea di basso prepotente ed aggressiva perfettamente amalgamata agli altri strumenti. La transizione al minuto 4:00 in cui lentamente riappare in crescendo la voce delicata presente in Point of View Point – la sua controparte eterea ed angelica – rappresenta il momento più trionfale dell’album, dal quale non potrete non farvi coinvolgere.

Point è un gioiello che ancora oggi, 17 anni dopo il suo primo rilascio, stupisce per originalità ed organicità. Sebbene alcuni possano contestarne l’eccessiva pulizia e meccanicità, l’eterogenea ricchezza di suoni e la scioltezza con cui ogni traccia confluisce in quella successiva ne fanno un ascolto estremamente piacevole, destinato a catturarvi.

 

— di Daniele Cavelli

 


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Suda Masaki (菅田・将暉)

L’ARTISTA

Suda Masaki (pseudonimo di Sugō Taishō – 菅生 大将), nato il 21 febbraio 1993 ad Ōsaka, è un famoso attore e cantante giapponese.

Nel corso della sua carriera attoriale, iniziata all’età di soli 16 anni con il dorama Kamen Rider W (仮面ライダーW), debutta come cantante nel 2017 con il brano Mita koto mo nai keshiki (見たこともない景色) che riscuote fin da subito un grande successo.

La sua carriera musicale si sviluppa e ha seguito grazie a numerosi ruoli che interpreta come attore. Già a partire dal 2015, infatti, si trova per la prima volta a dover mettere in mostra le sue doti canore quando ottiene il ruolo da protagonista per Chanpon Tabetaka (ちゃんぽん食べたか), serie tv basata sulla vera storia di Sada Masashi, un famoso cantante e cantautore giapponese degli anni ’70-’80. Proprio per prepararsi al meglio, Suda Masaki inizia anche a prendere lezioni di chitarra e l’anno successivo ottiene il ruolo di uno studente universitario che fa parte di una rock band nel dorama Nanimono (何者).

Mita koto mo nai keshiki (見たこともない景色)

Il 2017 si presenta come un anno produttivo per lui da tutti i punti di vista.

Il 22 marzo decide di prestare in anonimato la sua voce per la canzone Mita koto mo nai keshiki (見たこともない景色) per lo spot cinematografico di Au Santaro, creato con lo scopo di incoraggiare la squadra nazionale di calcio. Proprio in questo periodo, una volta scoperta l’identità del cantante, nella sorpresa generale di tutti, ha inizio il suo vero e proprio debutto musicale. Il 6 luglio, infatti, viene pubblicato il singolo in cui, oltre alla versione strumentale del brano principale, è presente anche un’altra canzone da lui composta dal titolo Baka ni nacchatta no kana (ばかになっちゃったのかな). Con questo singolo vince anche il primo disco d’oro.

 

 

 

 

Successivamente, lavora per il film Kiseki: Sobito of That Day (キセキ あの日のソビト), che narra la vera storia dei GReeeeN, gruppo musicale giapponese conosciuto soprattutto per la particolare caratteristica dei membri di non avere mai mostrato, nemmeno durante le performance, i loro volti. Suda e gli altri componenti del cast cantano nuove versioni dei brani di quella band e pubblicano un CD sotto il nome di Green Boys.

Kokyu (呼吸)

 

Lo stesso anno, il cantante Yonezu Kenshi gli propone di collaborare insieme alla realizzazione di Haiiro to ao (灰色と), grazie al quale vincono il disco di platino e il premio per la miglior collaborazione. Il video musicale, tutt’ora molto apprezzato, allora raggiunse e superò in breve tempo le 100 milioni di visualizzazioni sulla piattaforma Youtube.

Il 30 agosto rilascia Kokyu (呼吸), il suo secondo singolo, che presenta come seconda traccia la canzone Ame ga agaru koro ni (雨が上がる頃に) e raggiunge il secondo posto nell’Oricon Daily Chart e il primo posto nell’ITunes Album Chart.

 

Sayonara Elegy (さよならエレジー)

 

 

Nel 2018, assieme al compositore Ishizaki Huwie lavora alla produzione di Sayonara Elegy (さよならエレジー) per il dorama Todome no kiss (トドメの接吻(キス). Questo brano, che riscuote un grandissimo successo, viene pubblicato come terzo singolo, composto da altre due versioni della stessa canzone: acustica e strumentale.

Il 21 marzo dello stesso anno rilascia il suo primo album: PLAY.

 

Long Hope Philia (ロングホープ・フィリア )

 

 

In agosto pubblica il quarto singolo Long Hope Philia (ロングホープ・フィリア ), brano realizzato per l’uscita nelle sale cinematografiche del film del famoso anime My Hero Academia (僕のヒーローアカデミア). Il singolo ne contiene anche la versione strumentale e la canzone Soft Vinyl Figure (ソフトビニールフィギア ).

Il 28 marzo 2019 rilascia la canzone Machigai Sagashi (まちがいさがし), composta e prodotta dall’ormai amico Yonezu Kenshi per la serie televisiva Perfect World (パーフェクトワールド).

Il 10 luglio scorso, invece, è uscito il suo secondo album, dal titolo LOVE.

 

La sua carriera musicale, nonostante non sia lunga quanto quella attoriale, l’ha portato a realizzare molti brani con testi significativi e carichi di sentimenti. Le canzoni che oggi qui vogliamo consigliare sono quelle dei due album completi da lui pubblicati.

 

PLAY

PLAY regular edition

Il primo album di Suda Masaki, partendo dal titolo, ci fa intuire che lo scopo dell’artista sia proprio quello di esprimere la sua passione e il suo divertimento nel fare musica, con l’intento di trasmettere le stesse sensazioni a chi lo ascolta.

È stato pubblicato il 21 marzo 2018 in tre edizioni diverse: regular, limited edition e limited edition (first press).

Si compone di 12 tracce:

  1. さよならエレジー (Sayonara Elegy)
  1. いいんだよ、きっと (Iindayo, kitto)
  1. 見たこともない景色 (Mita koto mo nai keshiki)
  1. ピンクのアフロにカザールかけて (Pink no afuro ni kazāru kakete)
  2. 風になってゆく (Kaze ni natte yuku)

    PLAY limited edition

  1. 台詞 (Serifu)
  1. スプリンター (Sprinter)
  1. ゆらゆら (Yurayura)
  1. 呼吸 (Kokyu)
  1. 浅草キッド (Asakusa kid)
  1. 灰色と青 (Haiiro to ao)
  1. 茜色の夕日 (Akaneiro no yuuhi)

 

 

PLAY limited edition (first press)

In generale, l’album presenta canzoni molto orecchiabili in cui si alternano stili pop e rock e ritmi lenti con toni malinconici (Haiiro to ao – 灰色と青 )  ad altri più potenti ed energici (Pink no afuro ni kazāru kakete –ピンクのアフロにカザールかけて ) in cui la chitarra, che sia elettrica o acustica, è sempre presente.

Il primo brano, Sayonara Elegy (さよならエレジー ) è particolarmente emozionante, poiché parla di una storia d’amore che ormai è finita e del dolore che si è costretti ad affrontare. Il cantante, però, decide di non abbandonarsi completamente alla solitudine e alla disperazione; al contrario ha la forza di sopportare tutto questo e di mantenere vivi i ricordi dei momenti passati insieme all’amata.

 

 

LOVE

LOVE regular edition

LOVE è il secondo album di Suda Masaki. Pubblicato pochi giorni fa, si trova ora al quarto posto nella classifica dell’Oricon Album Chart. Il titolo, come per il primo album, è molto importante perché si tratta di un esplicito riferimento al fatto che la passione dell’artista per la musica non è più un semplice “gioco”, ma è diventato puro amore.

Anche questo è stato rilasciato in tre edizioni diverse: regular, limited edition e limited edition (first press).

Si compone di 11 tracce:

  1. まちがいさがし (Machigai sagashi)
  1. クローバー (Clover)
  1. ロングホープ・フィリア (Long Hope Philia)
  1. 7.1oz
  1. ドラス (Drasu)
  1. つもる話 (Tsumoru hanashi)
  1. キスだけで feat. あいみょん (Kisu dake de feat. Aimyon)

    LOVE limited edition

  1. りびんぐでっど (Living dead)
  1. TONE BENDER LOVE
  1. あいつとその子 (Aitsu to sono ko)
  1. ベイビィ(Baby)

 

Gli stili pop e rock tipici dell’artista sono percepibili in tutti i brani presenti in questo album. L’ordine delle tracce ci porta ad ascoltare canzoni da iniziali ritmi pacati (Clover – クローバー) a canzoni dal ritmo più movimentato (Drasu –ドラス), per poi tornare a ritmi dolci e lenti (Kisu dake de – キスだけで). Uno dei temi principali, come si può facilmente intuire, è l’amore nelle sue varie sfaccettature, accompagnato come sempre dall’immancabile suono della chitarra.

 

LOVE limited edition (first press)

Questo tema, in particolare, è molto presente nella canzone Long Hope Philia (ロングホープ・フィリア). Come lo stesso Suda ha affermato in una recente intervista, “Philia” è una parola greca che esprime l’affetto che si prova verso coloro che ami e la canzone ha proprio questo significato: la speranza per un legame con qualcuno a cui tieni che duri per sempre.

 

 

 

 

 

— di Sara Grassilli


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BUCK-TICK (バクチク) – No.0

IL GRUPPO

I BUCK-TICK (バクチク bakuchiku) sono un gruppo rock giapponese, attivo dal 1984. La band si è formata a Fujioka ed è considerata, insieme agli X Japan, uno dei precursori del genere visual kei. Il nome è una curiosa trascrizione in katakana del termine giapponese 爆竹 (bakuchiku), che significa “fuochi d’artificio”.

Precedentemente noti come GO-GO, i BUCK-TICK fanno il loro esordio nella scena mainstream nel 1987 con l’album Hurry Up Mode. Da allora, la formazione non ha più subito cambiamenti.

Il gruppo si compone di cinque membri:

  • Sakurai Atsushi 櫻井敦司, voce
  • Imai Hisashi 今井寿, chitarre e cori
  • Hoshino Hidehiko 星野英彦, chitarre, tastiere e cori
  • Higuchi Yutaka 樋口豊, basso
  • Yagami Toll ヤガミトール, batteria

 

No.0

L’album che proponiamo è intitolato No.0. Uscito nel 2018 per l’etichetta Lingua Sounda, si tratta del ventunesimo, nonché più recente, album del gruppo.

Si compone di 13 tracce:

  1. Reishiki juusan kata ( 零式13型 )
  2. Bishuu Love ( 美醜LOVE )
  3. Gustave
  4. Moon sayounara wo oshiete ( Moon さようならを教えて )
  5. Harairojuujidan – Rosen Kreuzer – ( 薔薇色十字団 – Rosen Kreuzer – )
  6. Salome – femme fatale ( サロメ – femme fatale )
  7. Ophelia
  8. Hikari no teikoku ( 光の帝国 )
  9. Nostalgia – vita ( ノスタルジア – ヰタ メカニカリス – )
  10. Igniter
  11. Babel
  12. Guernica no yoru ( ゲルニカの夜 )
  13. Tainai kaiki ( 胎内回帰 )

 

L’album presenta il sound tipicamente hard rock / heavy metal della band, a cui vengono aggiunte spiccate influenze elettroniche. Il risultato è un’opera che difficilmente è assimilabile al visual kei, genere peraltro appartenente ad un’epoca oramai passata: piuttosto, le atmosfere cupe e sinistre ricordano a tratti il gothic rock e il doom metal. Questo vale soprattutto per la prima parte dell’album, che invece va via via ad ammorbidirsi con il passare delle tracce.

L’album si apre con Reishiki juusan kata: dopo un’epica introduzione strumentale, fa il suo ingresso la voce di Sakurai Atsushi, in un brano dalle atmosfere molto scure. Atmosfere che rimangono tali nella seconda traccia Bishuu Love, in cui si avvertono le prime influenze elettroniche. Tuttavia bisogna attendere il terzo, magnifico brano Gustave per rendersi conto appieno delle potenzialità che il mix rock / musica elettronica possiede: un intro che ricorda i Muse di Unsustainable sfocia in una canzone dalle sonorità quasi EDM. Certamente uno dei brani più riusciti dell’album.

La quarta traccia Moon sayounara wo oshiete è altresì uno dei due singoli estratti dall’album: lo si può facilmente intendere dal ritornello orecchiabile e dalla presenza, anche in questo caso, di molti elementi elettronici che ricordano la musica degli anni ottanta.

Dal quinto brano Harairojuujidan – Rosen Kreuzer – vediamo diminuire leggermente le sonorità cupe, che lasciano spazio ad un sound meno metal e decisamente più rock. La sesta traccia Salome – femme fatale, che rispecchia certamente il titolo, si distingue per un intermezzo strumentale piuttosto straniante e per un assolo di tastiere di Hoshino Hidehiko. La seguente Ophelia lascia invece spazio alla voce di Sakurai, alternando sezioni ritmiche acustiche con altre elettroniche. L’ottava canzone Hikari no teikoku è certamente una di quelle con le maggiori influenze elettroniche, seguita da Nostalgia – vita, che mantiene questo sound.

Con la decima traccia Igniter tornano le atmosfere gotiche e distopiche che caratterizzavano i primi brani dell’album. Questo vale anche per la seguente Babel, l’altro singolo estratto dall’album. Ma la vetta, a mio modesto parere, si raggiunge con gli ultimi due brani. Guernica no yoru si apre con un’atmosfera molto malinconica, per poi sfociare in una ballad ossessiva. La conclusione epica la rende una delle canzoni più belle dell’album. Album che si chiude con l’orecchiabile ma gloriosa Tainai kaiki, brano in cui lo strumento prevalente è la chitarra acustica.

L’album è caldamente consigliato ai fan di qualunque sottogenere del rock: sono infatti presenti influenze goth, doom, progressive e new wave, oltre alle già citate influenze elettroniche. Certamente un ascolto non semplice, ma al tempo stesso molto gratificante.

—di Pietro Spisni


Guarda anche:

Joint Recital: L’opera italiana e oltre

 

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Joint Recital
L’opera italiana e oltre

21 maggio 2019, ore 20.00

Cantanti Yasuko Arimitsu & Vasili Karpiak
Pianista Claudio Cirelli (Teatro Regio di Parma)

Teatro San Leonardo – Via San Vitale 63, 40125 Bologna

SI ACCEDE SOLO CON INVITO (DA CONSEGNARE ALL’ENTRATA)

Yonezu Kenshi (米津 玄師) – Lemon

L’ARTISTA

Yonezu Kenshi, nato il 10 marzo 1991 a Tokushima, è un musicista e compositore giapponese.

Da sempre appassionato di musica, nel 2006 decide di fondare una band con l’amico Nakajima Hiroshi dal nome Late Rabbit Edda, con la quale si esibivano durante i festival scolastici. I primi brani, composti da lui, vengono pubblicati online sul sito Nico Nico Douga (sito giapponese di condivisione video) ma hanno scarso successo.

La sua carriera musicale vera e propria ha inizio nel 2009 quando, durante il periodo di studi a Ōsaka all’accademia delle belle arti, utilizza per la prima volta il software vocaloid (sintetizzatore vocale) e, cantando sotto il nome di Hachi (ハチ), riscuote un immediato ed enorme successo con la pubblicazione del brano Musunde Hiraite Rasetsu to Mukuro (結ンデ開イテ羅刹ト骸).

Nonostante la realizzazione di molte canzoni registrate con la sua vera voce, quelle vocaloid diventano molto più popolari, tanto che il suo blog, chiamato prima Tekitō Edda (適当EDDA) e successivamente rinominato Denshi-chō Hachibangai (電子帖八番街) viene premiato con il Diamond Award al WebMoney Awards.

Solo nel 2012 debutta per la prima volta con il suo vero nome rilasciando l’album Diorama, il primo con canzoni interamente registrate con la propria voce. Dal genere alternative rock, raggiunge la sesta posizione nell’Oricon Albums Chart (grafico di popolarità degli album standard dell’industria musicale giapponese), vendendo 25.000 copie, e il primo posto nella Billboard Japan’s Top Independent Albums and Singles Chart.

Da questo momento in poi, la sua carriera si divide in due per via dell’alternanza di pubblicazioni di brani vocaloid e non. Yonezu Kenshi non solo si occupa interamente della composizione dei testi e della sua musica (suona, infatti, chitarra e batteria), ma si è sempre occupato anche delle illustrazioni per i video e delle cover dei suoi album. Il fatto di essere un vero e proprio artista a tutto tondo è una delle caratteristiche che lo rende tanto amato dal pubblico giapponese ed internazionale.

SINGOLO CONSIGLIATO

Il singolo che oggi proponiamo di ascoltare è Lemon, rilasciato il 14 marzo dell’anno scorso, che comprende in totale 3 tracce:

  1. Lemon
  2. Cranberry and Pancake
  3. Paper Flower

Con più di 2 milioni di download, la canzone principale dal titolo Lemon, appunto, ha vinto numerosi premi tra cui il Best Theme Song al 96° Drama Academy Awards e anche il Best Theme Song al Tokyo Drama Awards 2018. Il video, caricato su YouTube il 26 febbraio, presenta ad oggi più di 300 milioni di visualizzazioni ed è ritenuto, perciò, uno dei video musicali giapponesi più visti.

Tutte e tre le tracce costituiscono il ritratto della vita e della morte secondo la visione personale del cantante, il quale, in un’intervista per la Billboard Japan del 9 marzo 2018, afferma proprio che “cercando di raffigurare la vita umana come si deve, si finisce poi per esaltarne la parte opposta”.

“I frutti sono colorati e bellissimi, giusto? Personalmente, penso che siano simili agli esseri umani. Hanno la buccia, la polpa e i semi, quindi, in termini di struttura, sono come il corpo umano. La musica è una forma di comunicazione tra persone e, in genere, le mie canzoni parlano di esseri umani.”, questa è la sua risposta alla domanda relativa alla scelta del frutto in questione come titolo del brano principale. Successivamente, egli spiega, però, che il tutto è avvenuto in maniera casuale, quasi inconscia, soprattutto dopo aver pensato alla frase: “Nel mio cuore non resta che il profumo amaro di un limone che non va più via” (胸に残り離れない 苦いレモンの匂い). Il titolo iniziale della canzone, infatti, era Memento, ma siccome doveva essere la colonna sonora del drama Unnatural (アンナチュラル), la cui trama prevede l’investigazione da parte di medici legali in merito a cosa si nasconde dietro a decessi accaduti in circostanze anomale, Yonezu sceglie volutamente di utilizzare un oggetto che normalmente nessuno assocerebbe alla morte se non in senso metaforico.

Durante la stesura del testo, suo nonno, già malato da tempo, purtroppo viene a mancare. Perciò, la canzone, che aveva lo scopo di avvicinarsi a coloro che soffrono per la perdita di qualcuno, diventa in un certo senso anche molto personale, poiché il cantante si trova improvvisamente a vivere sulla propria pelle l’esperienza della morte di una persona a lui cara. Questo fatto lo porta a ragionare su come prima lui trattasse il tema della morte nei testi dei suoi brani con uno sguardo molto più distaccato e ideologico.

Tuttavia, questo brano, nel quale chiunque può identificarsi, lascia un bagliore di speranza: “Anche ora tu continui ad essere la mia luce.” (今でもあなたはわたしの光) dice una frase del testo. Lo scopo di Yonezu, infatti, è quello di far convergere ciò che è negativo in una direzione positiva. La figura del limone racchiude proprio questo pensiero: alleggerisce e dà freschezza, bilanciando la sensazione malinconica che permane a seguito del vuoto lasciato da chi se ne va. La melodia da lui creata, infatti, nonostante la tematica consistente, è nel complesso molto armonica e piacevole all’ascolto.

Cranberry and Pancake, invece, scritta e composta in uno stato di mal di testa da postumi da sbornia della sera prima, oltre a rispecchiare la terribile sensazione che il cantante stava provando in quel momento, si discosta da Lemon per il fatto che il ritmo è più veloce e assume un tono per certi versi spensierato, pur facendo trasparire un sentimento di nostalgia. Anche per questo brano, il titolo rinvia al cibo poiché l’atto di mangiare è fondamentale per vivere, perciò è sinonimo, secondo Yonezu, della vita umana.

Infine, l’ultima canzone, Paper Flower, presenta un ritmo più fluido, dolce e calmo senza distaccarsi troppo dalla canzone principale del singolo. Anche in questo brano emerge, infatti, una sensazione di vuoto dovuta all’impossibilità di raggiungere ciò che si desidera.

Dopo il ritmo vivace di Cranberry and Pancake, con Paper Flower si chiude il cerchio e si completa la prospettiva puramente soggettiva di Yonezu Kenshi in merito alla vita umana e la sua fugacità.

—di Sara Grassilli


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