L’ associazione Takamori è lieta di presentarvi la rassegna autunnale JFS, realizzata in collaborazione con il Circuito Cinema Bologna, che si terrà tra Febbraio e Aprile, per un totale di 4 film!
Le proiezioni saranno alle 19, al cinema Rialto. I film verranno proiettati in lingua originale con sottotitoli in italiano.
Film:
18 Febbraio: “Nobi” – Tsukamoto Shin’ya
04 Marzo: “Kami No Tsuki” – Yoshida Daihachi
18 Marzo: “Yureru” – Nishikawa Miwa
01 Aprile: “Lesson in Murder” – Shiraishi Kazuya
Vi aspettiamo numerosi! Se volete sapere di più sulla rassegna o sui film che presenteremo, continuate a seguirci sui nostri canali Social!
L’ associazione Takamori è lieta di presentarvi la rassegna autunnale JFS, realizzata in collaborazione con il Circuito Cinema Bologna, che si terrà tra Ottobre e Novembre 2024, per un totale di 5 film!
Le proiezioni saranno alle 19, al cinema Rialto. I film verranno proiettati in lingua originale con sottotitoli in italiano.
Film:
8 Ottobre: “Love and Honour” – Yamada Yōji
22 Ottobre: “The long excuse” – Nishikawa Miwa
05 Novembre: “Missing” – Katayama Shinzō
19 Novembre: “No longer Human” – Ninagawa Mika
03 Dicembre: “Don’t cry, Mr. Ogre” – Kaneshige Atsushi
Vi aspettiamo numerosi! Se volete sapere di più sulla rassegna o sui film che presenteremo, continuate a seguirci sui nostri canali Social!
L’Associazione Takamori è lieta di invitarvi a partecipare alla visione del documentario “Ikken no Keifu – Genealogia del Saké”, presso il Teatro del Baraccano, a Bologna, il giorno 10 giugno alle ore 19!
L’evento, a scopo benefico, devolverà i suoi proventi a sostegno della popolazione risiedente a Noto, penisola nella prefettura di Ishikawa, colpita da un violento terremoto il 1° gennaio 2024
Al termine della proiezione verrà servito un delizioso aperitivo giapponese, gentilmente offerto da Yuzuya e JFC Italia!
Attenzione: i posti sono limitati, per cui affrettatevi! Per prenotarsi basta scannerizzare il QR code presente su questa locandina, e sempre su quest’ultima troverete ulteriori dettagli
Ultimo film giapponese e in concorso presentato in questa edizione del Far East Film Festival, Ichiko è un film intricato che ha saputo sicuramente tenere il pubblico sulle spine.
Regia di Toda Akihiro, non un nome nuovo al FEFF: lo abbiamo visto già nel 2018 con il suo film “The Name”.
Torna per questa edizione e lo fa in maniera impattante, grazie ad un film che dall’inizio alla fine mantiene un livello altissimo di suspense e drammaticità, attraverso la figura della protagonista Ichiko che fin dall’inizio è pervasa da un’ombra di mistero e ambiguità.
La pellicola inizia con una proposta di matrimonio da parte del suo attuale compagno Hasegawa Noshinori e la notizia riportata al telegiornale dei ritrovamenti di alcuni resti di un cadavere su una montagna.
Da questi eventi si accenderà la miccia che poi farà esplodere il film, ovvero la fuga di Ichiko, che fin da subito ci viene detto “Non esistere”. Inizia quindi un excursus temporale all’interno della vita di Ichiko, attraverso salti continui tra una fase e l’altra della sua vita; ciò che veniamo a scoprire però man mano non ci è dato attraverso un passato illustrato da un narratore, ma solo grazie a piccoli spezzoni raccontati dai pochi conoscenti che abbiano avuto modo di osservare una parte di questo passato così intricato.
Il dramma di Ichiko è possibile grazie a un buco legislativo presente in giappone: La madre di Ichiko, Natsumi, deciderá di non registrare la propria figlia all’anagrafe. Ciò è possibile in presenza di un divorzio da un marito violento entro 300 giorni dalla nascita di un figlio.
Ichiko nasce ed è già una persona destinata a vivere ai margini della società. La situazione peggiorerà con la nascita della sorella minore di Ichiko, Tsukiko, la cui identità verrà “presa in prestito” da Ichiko.
Inizierà quindi una vita in cui sono presenti due Tsukiko, una sana e una malata. Presto però, il peso di dover interpretare un’altra persona si riverserà su di Ichiko, e attraverso una serie di intrecci, coinvolgendo i ricordi rilevanti l’attuale compagno della madre, un suo amico di liceo che sarà il primo a poter osservare le sue ombre e ad aiutarla nella sua fuga e una sua amica di università, che sarà il punto scatenante nella volontà di Ichiko nel voler vivere finalmente da “Ichiko” e non “Tsukiko”.
Una volta svelato l’oscuro passato di Ichiko grazie all’assidua e emotiva indagine da parte del suo attuale compagno Hasegawa, il film si concluderà in maniera aperta, non lasciandoci capire come concluderà la fuga di Ichiko.
Attraverso questo viaggio tra passato e presente però, concludendo con spezzoni della storia d’amore con Hasegawa, ci verrà finalmente mostrato un presente in cui Ichiko ha trovato un motivo per essere finalmente felice.
Ultimo film giapponese e in concorso presentato in questa edizione del Far East Film Festival, Ichiko è un film intricato che ha saputo sicuramente tenere il pubblico sulle spine.
Regia di Toda Akihiro, non un nome nuovo al FEFF: lo abbiamo visto già nel 2018 con il suo film “The Name”.
Torna per questa edizione e lo fa in maniera impattante, grazie ad un film che dall’inizio alla fine mantiene un livello altissimo di suspense e drammaticità, attraverso la figura della protagonista Ichiko che fin dall’inizio è pervasa da un’ombra di mistero e ambiguità.
La pellicola inizia con una proposta di matrimonio da parte del suo attuale compagno Hasegawa Noshinori e la notizia riportata al telegiornale dei ritrovamenti di alcuni resti di un cadavere su una montagna.
Da questi eventi si accenderà la miccia che poi farà esplodere il film, ovvero la fuga di Ichiko, che fin da subito ci viene detto “Non esistere”. Inizia quindi un excursus temporale all’interno della vita di Ichiko, attraverso salti continui tra una fase e l’altra della sua vita; ciò che veniamo a scoprire però man mano non ci è dato attraverso un passato illustrato da un narratore, ma solo grazie a piccoli spezzoni raccontati dai pochi conoscenti che abbiano avuto modo di osservare una parte di questo passato così intricato.
Il dramma di Ichiko è possibile grazie a un buco legislativo presente in giappone: La madre di Ichiko, Natsumi, deciderá di non registrare la propria figlia all’anagrafe. Ciò è possibile in presenza di un divorzio da un marito violento entro 300 giorni dalla nascita di un figlio.
Ichiko nasce ed è già una persona destinata a vivere ai margini della società. La situazione peggiorerà con la nascita della sorella minore di Ichiko, Tsukiko, la cui identità verrà “presa in prestito” da Ichiko.
Inizierà quindi una vita in cui sono presenti due Tsukiko, una sana e una malata. Presto però, il peso di dover interpretare un’altra persona si riverserà su di Ichiko, e attraverso una serie di intrecci, coinvolgendo i ricordi rilevanti l’attuale compagno della madre, un suo amico di liceo che sarà il primo a poter osservare le sue ombre e ad aiutarla nella sua fuga e una sua amica di università, che sarà il punto scatenante nella volontà di Ichiko nel voler vivere finalmente da “Ichiko” e non “Tsukiko”.
Una volta svelato l’oscuro passato di Ichiko grazie all’assidua e emotiva indagine da parte del suo attuale compagno Hasegawa, il film si concluderà in maniera aperta, non lasciandoci capire come concluderà la fuga di Ichiko.
Attraverso questo viaggio tra passato e presente però, concludendo con spezzoni della storia d’amore con Hasegawa, ci verrà finalmente mostrato un presente in cui Ichiko ha trovato un motivo per essere finalmente felice.
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