Autore: Mishima Yukio
Titolo originale: 宴のあと
Editore: Feltrinelli
Traduzione: Livia Livi
Edizione: 2013
Pagine: 250
Un autore fondamentale…
Tra gli scrittori che la letteratura del Sol Levante ci propone, i più tradotti in Italia sono il pilastro del romanzo giapponese, Tanizaki Jun’ichiro, e gli autori best seller Murakami Haruki e Yoshimoto Banana. Di nessuno di questi tre scrittori, tuttavia, sono stati tradotti più di 30 libri (29 per Banana, 28 per Murakami, 26 per Tanizaki). C’è invece un autore che l’editoria italiana ha pubblicato più di ogni altro: Mishima Yukio, con ben 42 opere tradotte. Queste cifre dovrebbero già rendere chiara l’importanza e la fama di uno scrittore come Mishima, senza dubbio uno dei più grossi ambasciatori della letteratura e della cultura giapponese nel mondo.
…e controverso
Personaggio dalla vicenda personale e pubblica travagliata, artista a 360 gradi, muore suicida nel 1970 a 45 anni, con il tradizionale ed anacronistico metodo del suicidio rituale samuraico (seppuku). Autore e uomo fortemente legato ai valori della tradizione giapponese, mai incline all’americanizzazione e all’occidentalizzazione della sua nazione e spesso anche avvicinato al Fascismo per ideologia politica, Mishima, durante la sua parabola artistica, non mancò di suscitare scalpore dentro e fuori dalla letteratura. Il romanzo che recensiamo oggi, Dopo il banchetto (Utage no ato, 1960) ne è l’esempio perfetto: dietro la trama amorosa intessuta, e progressivamente distrutta, dai due protagonisti, si cela una pungente descrizione satirica (nemmeno troppo velata) della classe politica del Giappone negli anni del dopoguerra.
Una storia d’amore fuori dal comune
“Mandò nella stanza di Tamaki il cestino di frutta che aveva portato, poi si sedette su una sedia ad una certa distanza nel corridoio, e rimase in attesa di Noguchi. Kazu capì dalla propria impazienza − era persuasa ormai che Noguchi non sarebbe arrivato − quanto quell’uomo le piaceva.”
Il romanzo si sviluppa attorno ad un’inusuale storia d’amore tra Kazu, donna nubile di oltre cinquant’anni “la cui vita privata l’amore non avrebbe turbato mai più”, e Noguchi, vecchio ministro ed intellettuale, pezzo grosso del partito radicale. Le certezze della forte Kazu, proprietaria di un ristorante d’alta classe (il Setsugoan), vengono spazzate via dalla ventata di passione che l’incontro col vecchio ministro suscita in lei. Il matrimonio tra i due apre alla protagonista la possibilità di una nuova, intraprendente vita: impegnata come mai nella campagna elettorale del marito, Kazu capisce che diventare la moglie di un uomo importante era stato il fine agognato di tutta la sua vita. Noguchi rappresenta per la donna un’ancora di salvezza dalla solitudine e una speranza dopo la morte: la speranza di non cadere nell’oblio. Col passare dei mesi, tuttavia, le difficoltà e le differenze caratteriali tra i due coniugi si fanno sentire in modo sempre più importante. Dopo il banchetto illustra anche la parabola discendente di questa peculiare storia d’amore.
Il velo di politica
“Kazu si sollevò un po’, con cautela, come una donna che si alzi in piedi su una barca a mare mosso. <<Vorrei che smettesse di preoccuparsi. Qualunque cosa si faccia, non c’è assolutamente pericolo di finire in galera.>>
<<Come mai ne è così sicura? Questa è la preoccupazione più grave del presidente del comitato.>>
<<Ho fatto una piccola minaccia, ed ora è tutto a posto.>> Kazu, senza ascoltare la replica di Yamazaki, si girò sullo stomaco.”
Come accennato in precedenza, però, il romanzo si struttura su più livelli. In secondo piano, ma non per importanza, vi è la questione politica illustrata da Mishima. L’autore rappresenta la classe politica del suo tempo con pungente ironia, svelando i meccanismi e gli ingranaggi che si celano dietro il mondo della classe dirigente giapponese. Un mondo fatto di colpi bassi, di minacce, di arrivismo: è la stessa Kazu a tentare di inserirsi di prepotenza in questo mondo, arrivando persino ad ipotecare il proprio locale per la campagna elettorale del marito. La contraddizione fondamentale del romanzo è proprio relativa alla storia d’amore tra Kazu e Noguchi: la donna è proprietaria di un ristorante di lusso frequentato e finanziato da conservatori, mentre Noguchi è uno storico statista del partito radicale giapponese.
Narrazione accelerata, descrizione rallentata
“Il panorama ondulato era incorniciato dai rami dei fitti pini rossi del parco. Le impalpabili foglioline degli alberi dei monti dirimpetto alla valle luccicavano con riflessi color zafferano. Malgrado il sole sfolgorante del tardo pomeriggio, era diffusa su tutto una tenera foschia, e immersi in quella vaga luce i rami in boccio sembravano come i capelli arruffati di una donna appena desta.”
Come accade tipicamente nei romanzi di Mishima, la descrizioni avvengono con rara minuzia. Nel caso di Dopo il banchetto, in particolare, l’autore si sofferma principalmente su due aspetti: il cibo e i paesaggi. Accade spesso che venga riportato per intero il menu di una serata, o che siano presenti lunghe, ed affascinanti, descrizioni dell’ambiente circostante. Per contro, la narrazione spesso subisce degli sbalzi: non mancano le ellissi, e Mishima omette sovente parti dello svolgimento della trama. Ad esempio, è ben descritto il processo emozionale che conduce i due protagonisti al matrimonio, ma lo stesso matrimonio viene liquidato in una riga alla fine di un capitolo: “Il ventotto di maggio, Noguchi e Kazu si sposarono.” Mishima preferisce cioè parlare di ciò che avviene attorno ai fatti e le motivazioni di essi, piuttosto che parlare dei fatti.
In conclusione
Senza dubbio, un grande romanzo di Mishima, seppur goda di minore fama rispetto ai grandi caposaldi della sua produzione (Confessioni di una maschera, Il padiglione d’oro, la tetralogia de Il mare della fertilità, ...). Un romanzo dal sapore quasi decadente, ma contraddistinto dalla sempre stupenda prosa di questo autore. Un romanzo che riesce a mettere in mostra l’amore senza mettere in mostra la passione. Un romanzo che riesce a costruire e demolire, fare e disfare, nel giro di poche pagine. Un romanzo che conferma, in conclusione, Mishima come uno dei must della letteratura del Sol Levante.
— recensione di Pietro Spisni
Guarda anche:
Commenti recenti