A Beautiful Star (2017)
di Daihachi Yoshida
Ispirato dall’omonima opera dello scrittore Yukio Mishima, A Beautiful Star è un film del 2017 del genere sci-fi che narra in modo tragicomico la storia dei membri della famiglia Osugi dopo un fatto particolare.
Insolita è la situazione di questi personaggi, che da un giorno all’altro si ritrovano a credere di essere degli extraterrestri. Il padre Jūichirō Osugi (Lily Franky), lavorando come meteorologo in una trasmissione televisiva, si riconoscerà come un abitante di Marte con la missione di sensibilizzare i suoi telespettatori al cambiamento climatico che sta colpendo la Terra. La figlia Akiko (Ai Hashimoto) invece, incontrerà uno strano musicista che la convincerà del suo essere una venusiana e del suo incarico di ristabilire il concetto di bellezza che negli anni, a causa degli umani, è andato deformandosi. Insieme, padre e figlia cominceranno questa battaglia per i loro ideali insieme al giovane Kazuo, anche lui con una nuova origine extraterrestre, sotto gli sguardi perplessi e stizziti dei loro colleghi, spaesati da questo repentino cambiamento. L’unica che pare sia rimasta una persona ordinaria è la madre, che non potrà far altro che provare imbarazzo ogni volta che qualcuno la associa a suo marito ricordandone gli atteggiamenti stravaganti, come se quest’ultimo stesse diventando un povero squilibrato. Non particolarmente sveglia, è forse il personaggio in cui ci si può immedesimare maggiormente per i suoi modi un po’ naive con cui reagisce alla nuova identità dei suoi familiari.
Il regista non approfondisce in maniera completa il carattere dei personaggi, sembra lasciarli in una situazione di stallo ed è proprio questa la causa per cui a volte la storia potrebbe risultare noiosa. Ad ogni modo, A Beautiful Star è un film oggettivamente senza pretese, una storia leggera che riesce a toccare temi di rilievo senza mai cadere nel banale. Durante la visione, riesce comunque a creare un’atmosfera talmente verosimile da trarre in inganno lo spettatore e fargli credere che forse gli Osugi sono davvero alieni come vogliono far credere.
Recensione di Andrea Mularoni
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