Autrice: Kawakami Mieko
Traduzione: Gianluca Coci
Editore: Edizioni e/o
Edizione: 2021
Come reagiamo alla violenza? In che modo essa plasma e distorce la percezione che abbiamo del mondo? Che valore
diamo al nostro dolore?
In “Heaven” (ヘヴン) Kawakami Mieko indaga queste tematiche raccontandoci la storia di due giovani vittime di
bullismo scolastico, fenomeno assai frequente nel Giappone di oggi.
La vita del protagonista scorre ordinaria, costellata da quotidiane torture e angherie subite dai suoi bulli nella totale
indifferenza e finta ignoranza di compagni di classe e professori. In questo buio senza apparente via di fuga, un
bigliettino anonimo con su scritto “Noi due siamo simili” è forse il primo spiraglio di luce che riesce a intravedere. Si
tratta di un messaggio lasciatogli da Kojima, una compagna di classe ugualmente vessata dai bulli della scuola.
Presto i due stringono un legame di amicizia fondato sulla comune esperienza di dolore, seppure non parlino mai,
per tacito accordo, delle violenze che subiscono.
È attraverso gli occhi strabici del protagonista che seguiamo gli eventi del romanzo, ed è tramite lo stile limpido ed
evocativo di Kawakami Mieko che non ci vengono risparmiate descrizioni crude e precise delle sofferenze dei due
ragazzi.
“Heaven” racconta in maniera atipica l’esperienza del bullismo scolastico. Non si limita a riportare la testimonianza
della vittima, ma ha il coraggio di lasciar parlare il carnefice. Questo non tanto per suscitare l’empatia del lettore,
quanto per offrire un punto di vista diametralmente opposto a quello della coprotagonista Kojima e così
approfondire la tematica del dolore e il valore che ad esso attribuiamo.
La visione del mondo di Momose, uno dei bulli, è iniettata di nichilismo, individualismo, e la ferma convinzione che
l’unica cosa a governare questo mondo sia la casualità. Afferma infatti:
“Non si fa qualcosa perché se ne ha il diritto, ma perché si ha voglia di farlo.”
Dall’altro lato troviamo invece Kojima che, con uno spirito quasi da martire, accetta il dolore che le viene inflitto e
lo interpreta come un passaggio obbligato per arrivare a una vita serena, il suo “heaven”:
“Un giorno quelle ragazze sì ravvederanno e capiranno quello che mi hanno fatto, si pentiranno dei loro errori e
forse diventeranno persone migliori. E anche questo servirà a dare un senso alla mia sofferenza quotidiana.”
Lo scontro tra i due estremi di pensiero scuote il lettore e lo chiama a una partecipazione attiva nel turbamento che
vive il protagonista. Come lui, anche chi legge deve sforzarsi per poter mettere a fuoco la situazione, decidere se e in
che modo affrontare il proprio dolore, prendere una posizione tra il nichilismo e il completo sacrificio di sé.
Elena Angelucci
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