Il 13 marzo del 2015, gli 宇宙コンビニ (Uchuu Conbini) si sono esibiti live per l’ultima volta a Kyoto, la loro città natale: dopo due mini album in tre anni di attività, il trio aveva già annunicato lo scioglimento, proprio quando anche in occidente molti iniziavano ad accorgersi della loro musica. Il chitarrista e principale compositore, Daijiro Nakagawa, si riaffaccia sul panorama musicale solo a dicembre dell’anno successivo, al timone di un nuovo progetto solista, Jyocho, riprendendo esattamente da dove aveva lasciato l’anno prima. Jyocho non è altro che il successore spirituale di Uchuu Conbini.
Daijiro ripropone molti elementi a cui aveva abituato i suoi ascoltatori – su tutti, composizioni intricate, metriche dispari e la tenera voce femminile: il collegamento con il suo vecchio progetto è lampante. Lampante proprio come il talento cristallino dell’artista giapponese. Basta riprodurre dalla prima traccia ‘A Prayer in Vain‘ (祈りでは届かない距離), il suo album di debutto, per capire fin dal primissimo secondo che Daijiro Nakagawa non è un chitarrista normale. In quella traccia, Family, sono incapsulate in meno di venti secondi le novità sostanziali del progetto. La prima è l’utilizzo del flauto che, giocando coi riff di chitarra lungo la durata dell’intero album, rende l’intera atmosfera eterea; anche la batteria interagisce in modo splendido con la chitarra non limitandosi a scandire i tempi (per lo più dispari), ma inserendosi in modo imprevedibile all’interno dei suoi fraseggi. Questi sono i due elementi che differenziano fin da subito la nuova produzione post-Uchuu Conbini. Nell’album vi sono anche tracce in cui l’influenza J-pop dilaga, come nella folkeggiante 安い命 (yasui inochi) o la ballad che chiude l’album, 365; 太陽とくらしてきた (taiyou to kurashite kita), primo singolo dell’album, è forse quella più impressionante dal punto di vista musicale, in cui tutti i musicisti che accompagnano Daijiro (che si intravedono solo nel video ufficiale) danno sfoggio della loro tecnica, cantante compresa.
E’ un progetto che, di primo acchito, colpisce per la tecnica dei suoi musicisti e per la pulizia della performance. Dopo i primi ascolti è evidente che non si tratta mai di tecnicismi fine a se stessi, anzi è un progetto math pop denso ma scorrevole, che non manca mai di essere anche orecchiabile. L’esordio solista del chitarrista e compositore mastermind Daijiro Nakagawa lo catapulta tra le figure di risalto del math rock, anche fuori dai confini giapponesi, e il suo secondo album appena annunciato e in uscita a settembre uno dei progetti dell’anno da tenere d’occhio.
(Recensione di Jacopo Corbelli)
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