Titolo originale: 海辺のカフカ
Autore: Murakami Haruki
Editore: Einaudi
Prima pubblicazione: 2002
Edizione: 2008
Questo libro, attraverso una sorta di viaggi intrapsichici, e non solo, affronta molte tematiche legate all’adolescenza. Il protagonista, infatti, è un ragazzo che sta per fuggire dalla casa natale nella quale ha vissuto con suo padre, uno scultore di successo e molto severo. Prima di partire ritrova una vecchia foto in cui vi sono ritratti lui e sua sorella, della quale non ricorda nulla, neanche il nome. Si intuisce da subito che non ha ricordi nemmeno della madre e la sua storia sembra circondata da segreti familiari. Il suo viaggio comincia così: zaino in spalla e una profezia che dovrà compiersi. La prima meta da raggiungere viene scelta “a pelle” e tutto il racconto è mosso da questa pseudo casualità, e si intuisce ben presto che niente è al caso.
Il giovane spirito solitario sceglie un nome fittizio per scollarsi dal suo passato e iniziare una nuova vita e decide di chiamarsi Tamura Kafka e così inizia il suo lungo viaggio, accompagnato dal “ragazzo di nome Corvo”, il suo alter ego che lo seguirà e lo consiglierà per tutta la sua avventura, fino al compimento della profezia.
Tamura Kafka è un ragazzo di appena 15 anni che si sta preparando a fuggire di casa da ben 2 anni, allenandosi tutti i giorni per poter sembrare più grande dell’età che ha, così da evitare possibili problemi futuri e per affrontare ciò che lo aspetterà durante il suo viaggio. Ha vissuto da solo con il padre, con il quale non scambia nessuna parola e che cerca di evitare in tutti i modi, gli unici scambi comunicativi li ha con la domestica e qualche compagno di classe. Si può quindi definire un ragazzo solitario, che ha eretto intorno a sé un muro altissimo che non permette a nessuno di valicare e con questo atteggiamento riesce a tenere lontani tutti i suoi pari. Kafka è mosso dal desiderio di conoscere di più sulla sua vita passata e di allontanarsi da un padre che con la sua presenza-assenza riempie ogni singola stanza come se la casa fosse permeata dalla sua essenza. Emerge da subito il desiderio di evadere da quel posto che non sente suo, desiderio che attraversa ogni adolescente, in quanto ci si stacca dalle figure di accudimento per dirigersi verso l’esplorazione del mondo e l’instaurarsi di nuove relazioni significative. Ed è ciò che il nostro Kafka mette in atto: esplora il mondo attraverso l’esplorazione di sé stesso, del suo passato e della profezia che dovrà compiere.
Parlando di Kafka, non posso non fare cenno di un personaggio fondamentale: il vecchio Nakata. La storia, infatti, racconta di due vite apparentemente parallele, ma che in realtà sono intrecciate e collegate e proseguono di pari passo. La storia del giovane Tamura si affianca alla storia del vecchio Nakata, un personaggio simpatico che riesce a parlare con i gatti. Nakata tende a parlare in terza persona e a definirsi “l’unico stupido” della sua famiglia, a seguito di un evento misterioso avvenuto durante l’occupazione del Giappone da parte dell’esercito americano. Dopo un lungo coma, Nakata divenne “stupido”, in compenso però riusciva a capire il linguaggio dei gatti. Anche Nakata è un tipo solitario, trascorre le sue giornate in compagnia dei felini, con i quali instaura una certa complicità. Si rivelerà essere tutt’altro che un sempliciotto e sarà un personaggio cruciale per il compimento della profezia.
In questo libro, Murakami racconta i dilemmi adolescenziali attraverso eventi misteriosi e surreali e non ci fa mancare proprio niente, inserendo ciò che Freud chiamò “complesso di Edipo”: ovvero, l’identificazione con il genitore dello stesso sesso per conquistare il genitore del sesso opposto. Ma cosa succede se si considera il padre un estraneo, una sorta di coinquilino e la madre una sconosciuta della quale non ci si ricorda nemmeno un lineamento del volto? Murakami risponde a questa domanda facendo vivere al protagonista una lotta interiore tramite un vortice di eventi e vicissitudini che si intrecciano, attuando letteralmente il complesso edipico. Ricordo che Edipo, eroe della mitologia greca, uccise il padre e sposò la madre come aveva previsto l’Oracolo di Delfi.
—recensione di Marta Bonfiglio.
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