ABE KOBO
LA DONNA DI SABBIA
Guanda, Collana Le Fenici (2012), pp. 251, 14 euro
Traduzione di: Atsuko Ricca Suga
“Un giorno di agosto un uomo scomparve. Era partito, approfittando delle vacanze, per una spiaggia che distava circa mezza giornata di viaggio in treno dalla sua città”. Così muoviamo i nostri primi passi nella storia di questo anonimo protagonista. Insegnante appassionato di entomologia, dopo una giornata passata alla ricerca di insetti. Lo scopriamo intrappolato in una dimensione allucinante, surreale: un villaggio tra le dune in cui l’unica ragione di vita coincide con l’impedire che tutto venga travolto dalla sabbia. Inconsistente e terribile allo stesso tempo, fin dalle prime pagine ci si rende conto di come proprio quest’ultima sia il motivo che accompagnerà l’intero svolgimento della vicenda: la sabbia come elemento soffocante ed invasivo che si insinua inevitabilmente in ogni cosa rendendo incessante la lotta contro di essa per la sopravvivenza. Costretto a prendere parte a questo folle meccanismo, l’uomo cercherà di ribellarsi e fuggire per tornare alla sua vita di sempre in una serie di disperati tentativi che coinvolgono in modo efficace il lettore grazie ad uno stile incalzante ricreando un’atmosfera di straniamento soffocante ed ossessiva. Alle suddette dinamiche si unisce gradualmente una riflessione sui valori di quella società ritenuta civile, la quale emerge sia attraverso il confronto con la realtà in cui il protagonista viene imprigionato, sia tramite il rapporto con la donna con la quale è obbligato a vivere. Un racconto diverso e complesso che, sotto l’apparenza, maschera la volontà di indagare temi profondi e cupi descritti con un’originalità ed una scorrevolezza avvincenti che tengono il lettore sospeso tra ansia e speranza in vista di un finale inaspettato.
(Recensione di Flavia Cernigliaro)
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