Autore: Akutagawa Ryunosuke
Traduttore: Andrea Maurizi
Edizione: 2019
Editore: Lindau
Se si parla di racconto breve, in ambito giapponese è imprescindibile il nome di Akutagawa Ryūnosuke. A lui è intitolato il premio per gli scrittori esordienti, a lui che è morto suicida e così giovane, convinto di non aver lasciato alcun segno utile nel panorama letterario giapponese. I critici e la storia hanno smentito questa sua paura, riconfermando a gran voce le parole di encomio che il suo maestro Natsume Sōseki, altro grande della letteratura del Sol Levante, ha speso per lui.
È per l’immortalità della sua scrittura, quella “nicchia tutta [sua] nel mondo delle lettere”, come la chiamava Sōseki, che le ritraduzioni dei racconti più famosi di Akutagawa sono continue e sempre ben accette. In questa edizione si sono selezionati dieci testi della produzione di tema cristiano di Akutagawa, la metà dei quali sono traduzioni inedite.
Per Akutagawa Ryunosuke la finzione è lo strumento più diretto e al contempo più sottile per parlare del presente, e raramente ambienta i suoi racconti nella sua contemporaneità. Lavora per riferimenti, ricostruzioni, retelling di racconti popolari, usando fatti realmente accaduti o situazioni verosimili parte della conoscenza comune giapponese come strumenti per raccontare il presente. Ne risulta una prosa sagace e tagliente che usa l’ironia come dissimulazione, in una narrazione che lascia sempre l’ultima parola all’interpretazione del lettore, chiamato a interrogarsi sulle discrepanze e le contraddizioni dei personaggi di cui ha appena letto.
I racconti proposti in questa antologia hanno luogo nel periodo a cavallo tra XVI e XVII secolo, dopo l’arrivo dei missionari Gesuiti in Giappone, e si aprono in un ventaglio di ambientazioni e stili di narrazione differenti per mostrare le diverse ricezioni del cristianesimo nell’arcipelago.
“Lucifero e altri racconti” offre il contesto perfetto per riflettere sul rapporto di Akutagawa con il cristianesimo, inizialmente nato da un interesse di tipo intellettuale e poi approfondito nelle sue contraddizioni e insensatezze se paragonato allo shintoismo (la religione autoctona giapponese) e il buddhismo. Dunque nei suoi racconti Akutagawa non offre mai una visione completamente positiva della religione venuta da Occidente, ma ne parla ora con diffidenza, ora con fascinazione, lasciando ai suoi personaggi l’arduo compito di incarnare l’incontro-scontro tra culture e le conseguenze che questo ha portato sull’epoca contemporanea ad Akutagawa.
La raccolta si chiude con “L’Uomo da Occidente” e “L’Uomo da Occidente – II parte”, libere riflessioni sul Nuovo Testamento e in particolare la figura di Gesù Cristo, visto nel suo ruolo di messia ma anche, e questo è l’aspetto più importante e personale dell’analisi di Akutagawa, nella sua umanità. Nei personaggi su cui si sofferma a parlare l’autore si analizza il loro significato più immediato per l’uomo, cosa rappresentino veramente per il credente nella loro umanità, che cosa li avvicina all’uomo comune.
In particolare Akutagawa sovrappone la figura di Cristo a quella dello scrittore (da lui indicato con il termine “giornalista”) e del poeta, a partire dalla dialettica che entrambi utilizzano per rivolgersi al proprio pubblico, per poi allargare il discorso alla condizione umana che li accomuna. Anche lo scrittore, come Cristo, è condannato a una vita breve e fatta di sofferenza, che brucia e si spegne troppo in fretta come una candela.
Non abbiamo gli strumenti per definire in maniera chiara quale fosse la relazione di Akutagawa con il cristianesimo, ma i suoi testi mostrano indubbiamente il suo crescente interesse per la religione, il testo sacro, l’iconografia “barbara”, le pratiche magiche.
“L’Uomo venuto da Occidente” viene pubblicato lo stesso anno del suicidio di Akutagawa, e quando il suo corpo viene trovato, nel 24 luglio 1927, lo scrittore aveva con sé una traduzione integrale della Bibbia.
Elena Angelucci
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