鈴木家の嘘
Lying to Mom
(Giappone, 2018)
Regia Nojiri Katsumi
Cast Kase Ryō, Hara Hideko, Kishibe Ittoku, Kiryu Mai, Kishimoto Kayoko, Ōmori Nao
Genere Dramma, commedia familiare
Durata 134 minuti
Lingua giapponese
Esordisce nel panorama cinematografico internazionale, sul grande schermo del Far East Film Festival di Udine, Lying to Mom (鈴木家の噓), diretto da Nojiri Katsumi. Il film, ispirato da un’esperienza personale del regista, ovvero il suicidio del fratello, tratta una questione tuttora problematica della società giapponese: il suicidio. La storia si apre, infatti, con la morte di Koichi (Kase Ryō), un hikikomori impiccatosi nella sua stanzetta, dove viveva isolato dalla società e dalla propria famiglia. Invani sono gli sforzi della madre Yuko (Hara Hideko) che, nel tentativo di salvare la vita del figlio, si ferisce fino a svenire sul pavimento della stanza. La donna va in coma per due mesi e si risveglia sul letto d’ospedale con il ricordo dell’episodio accaduto completamente rimosso dalla memoria.
Il resto della famiglia, il marito Yukio (Kishibe Ittoku), la figlia Fumi (Kiryū Mai), la sorella di Yukio (Kishimoto Kayoko) e lo stesso fratello di Yuko (Ōmori Nao), decide di nasconderle la verità sulla scomparsa improvvisa di Koichi, facendole credere che quest’ultimo si sia trasferito in Argentina per lavorare nell’attività di esportazione di gamberi dello zio. Questa sarà solo una delle tante bugie della famiglia Suzuki, ma senza ombra di dubbio la più grande di tutte. I familiari costruiranno insieme una vita nuova per Koichi dall’altra parte del mondo: Fumi si occuperà di far mandare cartoline finte dall’Argentina, il padre Yukio metterà a nuovo la stanza del figlio scomparso, ricoprendo le pareti di bandiere argentine ed immagini di Che Guevara. Si tratta, però, di un castello di menzogne pronto a crollare in qualsiasi momento.
Il lutto viene affrontato in maniera diversa da ciascun membro della famiglia Suzuki: Fumi inizierà a frequentare un gruppo di sostegno per persone a cui è venuta a mancare una persona cara. Sebbene durante i primi incontri farà fatica a condividere la sua storia, il silenzio che caratterizza il suo personaggio troverà una voce, permettendole di sprigionare una rabbia repressa da molto tempo e di confessare i suoi veri sentimenti nei confronti del fratello. Il padre Yukio, invece, si recherà più volte in un “soapland” (locale tradizionale giapponese che offre rapporti sessuali con prostitute), alla ricerca di una certa Eve, con la quale Koichi pare aver avuto una relazione. Yukio non si fermerà davanti a nulla pur di scoprire ulteriori frammenti della vita del figlio defunto.
Come tutte le famiglie che affrontano un lutto, la famiglia Suzuki vive in prima persona quelle che la psichiatra svizzera Elisabeth Kübler Ross ha definito “le cinque fasi dell’elaborazione del lutto”: un iniziale momento di shock seguito dalla negazione come meccanismo di difesa; la fase della rabbia, in cui le emozioni prendono il sopravvento; la fase della negoziazione, in cui si cercano soluzioni – nel caso di Fumi, la ragazza cercherà sostegno da parte di persone sconosciute; la fase della depressione, in cui la rabbia e la negazione lasciano il posto a un sentimento di resa e di sconfitta; ed infine, la fase dell’accettazione e della speranza. Ed è proprio la fiducia in un domani migliore che permetterà alla famiglia Suzuki di accettare la realtà e voltare pagina.
E voi? Siete disposti a mentire a vostra madre pur di non spezzarle il cuore?
— di Gene Delos Santos
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