Benritrovati! Questa è Meijin Film Directors, la rubrica Takamori sui registi giapponesi, e oggi continuiamo a parlarvi di Miike Takashi.
Il primo successo internazionale di Miike arriva nel 1999 con Audition: all’inizio il film ci viene presentato come una storia d’amore per poi sfociare in un thriller con atmosfere stranianti e una narrazione labirintica. Tratto dall’omonimo romanzo di Murakami Ryū, il regista ci conduce nei meandri della psiche umana riflettendo oltretutto sull’oggettificazione del corpo femminile.
“Ichi the killer” del 2001, uno dei pulp classici di inizio millennio, ruota attorno a due personaggi: Ichi, un ragazzo molto timido che quando si arrabbia diventa un assassino spietato, e Kakihara, uno yakuza sadomasochista mai soddisfatto. Mescolando il genere yakuza con l’azione e l’horror, Miike crea un ‘opera completamente folle e gioiosamente sanguinosa che porta lo spettatore ad essere contemporaneamente divertito e disgustato dalla violenza mostratagli.
Nello stesso anno gira, come parte di un progetto per la tv chiamato “Love Cinema”, “Visitor Q”: il ritratto di una famiglia allo sbando e di un misterioso visitatore che ripristinerà la pace all’interno della casa. Di forte ispirazione pasoliniana il film muove un’aspra critica alla disfunzionalità dei rapporti familiari e alla televisione giapponese, divenendo probabilmente l’opera più controversa di tutta la carriera del maestro.
Se volete scoprire le vite e le opere di altri registi giapponesi, continuate a seguirci! A presto!
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