Yokomizo Seishi – La locanda del Gatto nero

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Autore: Yokomizo Seishi

Titolo originale: Kuronekotei jiken

Editore: Sellerio editore Palermo

Traduzione: Francesco Vitucci

Edizione: 2020

Pagine: 176

Nel giardino della Locanda del Gatto nero affiora un cadavere di donna. È una giovane evidentemente legata agli affari più o meno equivoci del locale ma ha il volto devastato e nessuno può riconoscerla. Un thriller del genere del «delitto senza volto» per il detective Kindaichi Kōsuke, bizzarro investigatore, trasandato, irritante, balbuziente, ma infallibile.

Trama e commento

In un distretto di Tokyo, diventato nel dopoguerra «un pullulare di commerci clandestini», un bonzo del vicino tempio buddista è sorpreso a scavare spasmodicamente nel giardino della Locanda del Gatto nero. Dalla terra affiora un cadavere di donna. È una giovane evidentemente legata agli affari più o meno equivoci del locale ma ha il volto devastato e nessuno può riconoscerla. La polizia si concentra con poca fantasia sugli intrighi adulterini dei due proprietari dell’esercizio, i coniugi Itojima. Il marito sarebbe l’assassino della moglie in complicità con l’amante. Ma alcuni colpi di scena sconvolgono questa ricostruzione. È a questo punto che entra in scena il detective Kindaichi Kōsuke, trasandato, irritante, balbuziente, infallibile: e tutto quanto, da puzzle inestricabile, diventa narrazione coerente.
Spiega l’autore, nella cornice del romanzo – in cui immagina che proprio il detective gli abbia consegnato i documenti per la storia da scrivere – che La locanda del Gatto nero è un thriller del genere del «delitto senza volto». Infatti Yokomizo Seishi è stato il popolarissimo traghettatore nella cultura giapponese della detective story di scuola occidentale; e capace di saldare questa solida tradizione con le paure ataviche e il gusto horror tipici della sua terra. Kindaichi, poliziotto privato giapponese dalla eccentrica personalità e un talento per i misteri irrisolvibili, è esemplare in patria quanto Maigret in Europa.

 

Autore

Yokomizo Seishi (Kobe 1902-Tokyo 1981) dopo aver lavorato nella farmacia di famiglia e in seguito come giornalista letterario, negli anni Trenta del Novecento iniziò a pubblicare i primi romanzi. Con le sue trame di misteri ottenne un grande seguito di lettori divenendo in Giappone modello della crime story.

 

 

In libreria dal 14 Maggio 2020. Già disponibile in prevendita su Amazon e presso i rivenditori online.

Matsumoto Seichō – La ragazza del Kyūshū (1961)

Autore: Matsumoto Seichō

Titolo originale: Kiri no hata

Editore: Adelphi

Collana: Fabula

Traduzione: Gala Maria Follaco

Edizione: 2019

Pagine: 208

 

Kiriko è una giovane vent’enne che, dal lontano Kyūshū, si reca a Tokyo per convincere il celebre avvocato Kinzo Ōtsuka a difendere il fratello accusato, a suo parere ingiustamente, di omicidio. Ōtsuka, per ragioni principalmente di carattere economico, rifiuta il caso poiché la ragazza non è in grado di far fronte all’ingente parcella. Il fratello verrà poi condannato alla pena di morte e morirà in carcere poco prima dell’avvenuta esecuzione. Questo è l’inizio del noir di Matsumoto, dove il rifiuto da parte dell’avvocato segna il cambiamento della giovane ragazza del Kyūshū, dando vita al suo gelido piano di vendetta.

“Tutto il sistema penale è colpevole, se i poveri non possono ottenere giustizia.”

“La ragazza del Kyūshū” di Matsumoto è una storia avvincente e intrigante, caratterizzata da una tensione narrativa che impedisce al lettore di distogliere l’attenzione e lo costringe a rimanere con il fiato sospeso grazie ai numerosi colpi di scena. Attraverso un linguaggio semplice ed essenziale ci addentriamo nel Giappone degli anni 60’, familiarizzando con questa “esotica” altresì seducente realtà, costituita, ad esempio, da ragazze che nei locali notturni intrattengono i clienti attraverso una pura e semplice conversazione, senza alcun fine di tipo sessuale.
Oltre ad essere un giallo, l’opera di Matsumoto presenta un’attenta analisi dei sentimenti più intimi e profondi dei personaggi. Come ad esempio il rimorso da parte dell’avvocato per non aver accettato la causa o il desiderio di vendetta che accompagna la protagonista per tutta la durata del racconto. L’insieme di questi stati d’animo conduce il lettore a riflettere e a porsi delle domande: “Alcuni eventi possono effettivamente tradursi in azioni imprevedibili?”; o ancora: “Il dolore può, in un qualche modo, sfociare in un sentimento di vendetta?”. Possiamo definire Matsumoto Seichō un vero e proprio maestro del giallo, tanto è vero che alcuni gli designano l’appellativo di “Simenon giapponese”.

Seichō Matsumoto (1909-1992) è stato un giornalista e scrittore giapponese. Autore molto conosciuto in patria e vincitore del premio Akutagawa nel 1953, ha scritto oltre 300 romanzi e diversi racconti. È stato pubblicato per tre volte nel Giallo Mondadori: La Morte è in Orario del 1957 è l’opera più conosciuta, seguita da Come sabbia tra le dita del 1961 e Il palazzo dei matrimoni del 1998. Le tematiche dei suoi gialli affondano spesso le radici nei problemi sociali giapponesi, il tutto unito ad una predilezione per l’indagine strettamente logica ed intuitiva. Nel 2018 Adelphi ha pubblicato Tokyo Express, apparso nell’edizione originale nel 1958, da cui è stata tratta nel 2007 la miniserie Ten to sen, con Takeshi Kitano.

— Recensione di Federica Mocci.


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Dopo il banchetto (1960) – Mishima Yukio

Autore: Mishima Yukio

Titolo originale: 宴のあと

Editore: Feltrinelli

Traduzione: Livia Livi

Edizione: 2013

Pagine: 250

Un autore fondamentale…

Tra gli scrittori che la letteratura del Sol Levante ci propone, i più tradotti in Italia sono il pilastro del romanzo giapponese, Tanizaki Jun’ichiro, e gli autori best seller Murakami Haruki e Yoshimoto Banana. Di nessuno di questi tre scrittori, tuttavia, sono stati tradotti più di 30 libri (29 per Banana, 28 per Murakami, 26 per Tanizaki). C’è invece un autore che l’editoria italiana ha pubblicato più di ogni altro: Mishima Yukio, con ben 42 opere tradotte. Queste cifre dovrebbero già rendere chiara l’importanza e la fama di uno scrittore come Mishima, senza dubbio uno dei più grossi ambasciatori della letteratura e della cultura giapponese nel mondo.

…e controverso

Personaggio dalla vicenda personale e pubblica travagliata, artista a 360 gradi, muore suicida nel 1970 a 45 anni, con il tradizionale ed anacronistico metodo del suicidio rituale samuraico (seppuku). Autore e uomo fortemente legato ai valori della tradizione giapponese, mai incline all’americanizzazione e all’occidentalizzazione della sua nazione e spesso anche avvicinato al Fascismo per ideologia politica, Mishima, durante la sua parabola artistica, non mancò di suscitare scalpore dentro e fuori dalla letteratura. Il romanzo che recensiamo oggi, Dopo il banchetto (Utage no ato, 1960) ne è l’esempio perfetto: dietro la trama amorosa intessuta, e progressivamente distrutta, dai due protagonisti, si cela una pungente descrizione satirica (nemmeno troppo velata) della classe politica del Giappone negli anni del dopoguerra.

Mishima (a sinistra) a colloquio con il premio Nobel Kawabata Yasunari

 

Una storia d’amore fuori dal comune

“Mandò nella stanza di Tamaki il cestino di frutta che aveva portato, poi si sedette su una sedia ad una certa distanza nel corridoio, e rimase in attesa di Noguchi. Kazu capì dalla propria impazienza − era persuasa ormai che Noguchi non sarebbe arrivato − quanto quell’uomo le piaceva.”

Il romanzo si sviluppa attorno ad un’inusuale storia d’amore tra Kazu, donna nubile di oltre cinquant’anni “la cui vita privata l’amore non avrebbe turbato mai più”, e Noguchi, vecchio ministro ed intellettuale, pezzo grosso del partito radicale. Le certezze della forte Kazu, proprietaria di un ristorante d’alta classe (il Setsugoan), vengono spazzate via dalla ventata di passione che l’incontro col vecchio ministro suscita in lei. Il matrimonio tra i due apre alla protagonista la possibilità di una nuova, intraprendente vita: impegnata come mai nella campagna elettorale del marito, Kazu capisce che diventare la moglie di un uomo importante era stato il fine agognato di tutta la sua vita. Noguchi rappresenta per la donna un’ancora di salvezza dalla solitudine e una speranza dopo la morte: la speranza di non cadere nell’oblio. Col passare dei mesi, tuttavia, le difficoltà e le differenze caratteriali tra i due coniugi si fanno sentire in modo sempre più importante. Dopo il banchetto illustra anche la parabola discendente di questa peculiare storia d’amore.

Il velo di politica

“Kazu si sollevò un po’, con cautela, come una donna che si alzi in piedi su una barca a mare mosso. <<Vorrei che smettesse di preoccuparsi. Qualunque cosa si faccia, non c’è assolutamente pericolo di finire in galera.>>
<<Come mai ne è così sicura? Questa è la preoccupazione più grave del presidente del comitato.>>
<<Ho fatto una piccola minaccia, ed ora è tutto a posto.>> Kazu, senza ascoltare la replica di Yamazaki, si girò sullo stomaco.”

Come accennato in precedenza, però, il romanzo si struttura su più livelli. In secondo piano, ma non per importanza, vi è la questione politica illustrata da Mishima. L’autore rappresenta la classe politica del suo tempo con pungente ironia, svelando i meccanismi e gli ingranaggi che si celano dietro il mondo della classe dirigente giapponese. Un mondo fatto di colpi bassi, di minacce, di arrivismo: è la stessa Kazu a tentare di inserirsi di prepotenza in questo mondo, arrivando persino ad ipotecare il proprio locale per la campagna elettorale del marito. La contraddizione fondamentale del romanzo è proprio relativa alla storia d’amore tra Kazu e Noguchi: la donna è proprietaria di un ristorante di lusso frequentato e finanziato da conservatori, mentre Noguchi è uno storico statista del partito radicale giapponese.

Narrazione accelerata, descrizione rallentata

“Il panorama ondulato era incorniciato dai rami dei fitti pini rossi del parco. Le impalpabili foglioline degli alberi dei monti dirimpetto alla valle luccicavano con riflessi color zafferano. Malgrado il sole sfolgorante del tardo pomeriggio, era diffusa su tutto una tenera foschia, e immersi in quella vaga luce i rami in boccio sembravano come i capelli arruffati di una donna appena desta.”

Come accade tipicamente nei romanzi di Mishima, la descrizioni avvengono con rara minuzia. Nel caso di Dopo il banchetto, in particolare, l’autore si sofferma principalmente su due aspetti: il cibo e i paesaggi. Accade spesso che venga riportato per intero il menu di una serata, o che siano presenti lunghe, ed affascinanti, descrizioni dell’ambiente circostante. Per contro, la narrazione spesso subisce degli sbalzi: non mancano le ellissi, e Mishima omette sovente parti dello svolgimento della trama. Ad esempio, è ben descritto il processo emozionale che conduce i due protagonisti al matrimonio, ma lo stesso matrimonio viene liquidato in una riga alla fine di un capitolo: “Il ventotto di maggio, Noguchi e Kazu si sposarono.” Mishima preferisce cioè parlare di ciò che avviene attorno ai fatti e le motivazioni di essi, piuttosto che parlare dei fatti.

In conclusione

Senza dubbio, un grande romanzo di Mishima, seppur goda di minore fama rispetto ai grandi caposaldi della sua produzione (Confessioni di una mascheraIl padiglione d’oro, la tetralogia de Il mare della fertilità, ...). Un romanzo dal sapore quasi decadente, ma contraddistinto dalla sempre stupenda prosa di questo autore. Un romanzo che riesce a mettere in mostra l’amore senza mettere in mostra la passione. Un romanzo che riesce a costruire e demolire, fare e disfare, nel giro di poche pagine. Un romanzo che conferma, in conclusione, Mishima come uno dei must della letteratura del Sol Levante.

— recensione di Pietro Spisni


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