Le ricette della signora Tokue (2018) – Durian Sukegawa
Autore: Durian Sukegawa
Titolo: Le ricette della signora Tokue
Titolo originale: あん (An)
Editore: Einaudi
Traduzione: Laura Testaverde
Edizione: 2018
Pagine: 173
Le ricette della signora Tokue è un racconto delicato, sensibile e profondo di tre storie completamente diverse ma al contempo simili: quelle di Sentarō, Wakana e, in particolare, Tokue, a causa della malattia di quest’ultima, il morbo di Hansen.
I protagonisti
Sentarō trascorre le sue monotone giornate davanti alla piastra sulla quale cuoce dorayaki — tipici dolcetti giapponesi composti da due dischetti di pan di Spagna che racchiudono al loro interno l’an, una confettura a base di fagioli azuki. È un uomo di mezz’età chiaramente infelice e costretto a lavorare da Doraharu per saldare un debito con il proprietario.
Tra le clienti più affezionate vi sono alcune ragazzine del liceo, pettegole e chiassose. Ad eccezione di una, Wakana, riservata e ferita da una situazione familiare difficile che vede l’assenza del padre, le scarse attenzioni della madre e l’affetto sincero per il suo canarino.
Per ultima la vera protagonista del romanzo, la signora Tokue. Si presenta al negozio di dolciumi di Sentarō pregandolo di assumerla come sua aiutante. Data la sua grande esperienza e passione nel preparare i dolcetti, la clientela nota immediatamente la differenza e Doraharu inizia a spopolare come mai prima di quel momento. Tuttavia, l’anziana signora porta sulla sua pelle i segni della lebbra, la malattia che le ha segnato la vita. Non appena si sparge la voce del fatto che sia lei a prepararli, tutti i clienti si volatilizzano costringendo Sentarō a licenziarla.
I protagonisti appartengono a tre diverse generazioni di perdenti, esclusi ed emarginati che, per un motivo o per l’altro, non riescono a trovare un modo per integrarsi nella società in cui vivono: Tokue a causa della lebbra che l’ha costretta a vivere internata in un sanatorio per tutta la vita; Sentarō in quanto ex detenuto che ha perso i contatti umani e che fa un lavoro che non lo appaga minimamente e Wakana, diversa da tutte le altre ragazzine della sua età, con le quali fatica a legare.
Il Giappone e il morbo di Hansen
La tematica della malattia è certamente il fulcro dell’intero romanzo e si basa su fatti realmente accaduti in Giappone. Fino al 1966, infatti, restò in vigore in Giappone una legge che imponeva a tutti coloro che avessero contratto il morbo di Hansen, termine medico per indicare la lebbra, di passare il resto della loro vita confinati all’interno di sanatori.
Si trattò di una vera problematica sociale. Infatti, nonostante queste persone fossero guarite e fosse scongiurato il rischio di contagio, il governo giapponese decise comunque di non concedere loro la possibilità di una nuova integrazione sociale, principalmente per la paura che la malattia potesse manifestarsi nuovamente e a causa delle gravi malformazioni fisiche dei malati.
Sentarō riflette sulla situazione, paragonando la sua permanenza in carcere alla situazione di reclusione dei malati di lebbra:
“Doveva essere ben diverso dal senso di sconfitta che aveva provato lui un tempo dietro le sbarre. Lui era colpevole. Loro no. Eppure la sua prigionia era stata temporanea. Eppure c’era una legge che teneva reclusi i lebbrosi per tutta la vita.”
La questione è tornata alla luce negli ultimi anni, quando i figli dei malati hanno combattuto per far valere i diritti dei loro parenti richiedendo alle autorità giapponesi un risarcimento per i danni subiti e delle scuse pubbliche per il trattamento discriminatorio e disumano ricevuto.
Ciò non rappresenta una novità all’interno della società giapponese che già in passato ha dato prova di non essere molto propensa all’inclusione di tutti coloro che sono ritenuti “diversi”. Basti pensare ai burakumin, discriminati in quanto praticanti di professioni ritenute impure dallo scintoismo come i macellai e i becchini, o agli hibakusha, le vittime dei bombardamenti atomici che faticano a sposarsi e a rifarsi una vita per paura che le radiazioni continuino a trasmettersi di generazione in generazione.
Nonostante gli sforzi del Giappone per essere considerarsi una società quanto più possibile moderna e di ampie vedute, è evidente come certi pregiudizi siano destinati a restare radicati nelle menti dei cittadini che non sembrano voler prendere esempio dagli errori commessi in passato.
Conclusioni
Questo romanzo può essere definito come un vero e proprio inno alla libertà e alla resilienza. Nella lunga lettera finale, la signora Tokue lancia un messaggio di grande forza e positività circa il senso della vita:
“Sono sicura che tutti, non solo le vittime del morbo di Hansen, prima o poi si chiedano se la loro vita abbia un senso. E la risposta è che… la vita ha un senso, oggi lo so per certo.”
Dal libro è stato tratto anche il film, molto fedele al libro, “Le ricette della signora Toku”, diretto da Kawase Naomi e presentato nel 2015 al Festival di Cannes.
— di Vittoria De Bernardi
Guarda anche:
Presentazione del romanzo “Il detective Kindaichi” di Yokomizo Seishi
Vi aspettiamo il 12 giugno alle 19 presso la Confraternita dell’uva per la presentazione del romanzo “Il detective Kindaichi” di Yokomizo Seishi.
Saranno presenti il traduttore Francesco Vitucci e Paola Scrolavezza.
Per saperne di più sul romanzo vi consigliamo di leggere la recensione di Francesca Panza (https://www.takamori.it/il-detective-kindaichi-un-caso-di-delitto-quasi-perfetto/ )
La ragazza del convenience store (2016) – Murata Sayaka
Autore: Murata Sayaka
Titolo originale: Konbini Ningen
Editore: E/O
Collana: Dal Mondo
Traduzione: Gianluca Coci
Edizione: 2018
Pagine: 176
“Sì! Le persone “normali” adorano giudicare le persone “anormali”. È sempre stato così, è uno stupido modo per sentirsi migliori e importanti.”
La ragazza del convenience store, titolo originale コンビニ人間 (Konbini Ningen), è un romanzo del 2016 vincitore del premio Akutagawa, uno dei più prestigiosi premi letterari giapponesi. Scritto da Murata Sayaka, è stato pubblicato in Italia nel 2018. Il romanzo racconta la storia di Furukura Keiko, 36enne impiegata part-time in un konbini, un convenience store giapponese aperto 24 ore su 24. La stessa Murata lavora part-time in un konbini e ha usato la propria esperienza per scrivere questo romanzo.
Il libro segue la vita della protagonista e il suo lavoro come commessa al convenience store, che costituisce la parte più importante di essa. Fin da bambina Keiko ha dovuto scontrarsi con la società, notando fin da subito che pensieri e reazioni che lei considerava naturali, sembravano però anormali agli occhi degli altri. Per non far soffrire la sua famiglia ha quindi sempre cercato di nascondere come meglio poteva la propria “diversità“. Durante gli anni dell’università trova finalmente il posto adatto a lei, un convenience store aperto 24 ore su 24, in cui inizia a lavorare part-time. Al contrario della vita vera, per lavorare al konbini basta leggere un manuale d’istruzione. Per Keiko, che non è mai stata capace di capire quali reazioni si aspettassero gli altri da lei, questo è il lavoro ideale: trova il suo posto nel mondo, dove non è più una ragazza stramba, bensì un’impiegata esemplare, che dedica la propria vita al lavoro.
La notizia di questo suo nuovo impiego è inizialmente accolta favorevolmente dalla sua famiglia e dai suoi amici, che però la credono solo una fase di passaggio, destinata a durare solo fino a che non avesse terminato gli studi. Dopotutto è un tipo di lavoro solitamente svolto da studenti e persone straniere. Tuttavia, arrivata a 36 anni, nubile e ancora impiegata part-time presso lo stesso konbini, Keiko deve scontrarsi col giudizio della società, che non concepisce come a lei possa andare bene condurre una vita del genere. Però Keiko è tranquilla. Non ha mai conosciuto l’amore, né le è mai interessato trovarlo. Nonostante la preoccupazione di chi la circonda, lei ha capito come interagire con gli altri in modo che non notino la sua diversità. Ha trovato il suo equilibrio.
“La società moderna finge di mettere al centro del mondo l’individuo, ma in realtà tutti quelli che non si adeguano alle norme sono scartati, neutralizzati e messi al bando, senza alcuna pietà!”
Questo equilibrio viene però stravolto dall’arrivo di un altro “reietto della società”, Shiraha, un ragazzo nullafacente di 35 anni, convinto che la società sia rimasta invariata dall’epoca preistorica. Nonostante il giudizio negativo che Shiraha ha di Keiko, i due scoprono cosa li accomuna: entrambi sono rifiutati dalla società in cui vivono. Un accordo stipulato tra i due rischierà di mettere a dura prova l’equilibrio che Keiko aveva raggiunto lavorando al convenience store.
Dietro a questo breve romanzo di un centinaio di pagine, si nasconde una tagliente critica alla società e una riflessione sul concetto di normalità all’interno di essa. Con riferimenti ai temi del celibato volontario e dell’asessualità, discute della possibilità di decidere da soli della propria vita, senza l’obbligo di sposarsi o di seguire un percorso imposto dalla società.
— di Alice Foschini
Guarda anche:
Commenti recenti