LA DONNA DI SABBIA

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ABE KOBO
LA DONNA DI SABBIA

Guanda, Collana Le Fenici (2012), pp. 251, 14 euro

Traduzione di: Atsuko Ricca Suga

“Un giorno di agosto un uomo scomparve. Era partito, approfittando delle vacanze, per una spiaggia che distava circa mezza giornata di viaggio in treno dalla sua città”. Così muoviamo i nostri primi passi nella storia di questo anonimo protagonista. Insegnante appassionato di entomologia, dopo una giornata passata alla ricerca di insetti. Lo scopriamo intrappolato in una dimensione allucinante, surreale: un villaggio tra le dune in cui l’unica ragione di vita coincide con l’impedire che tutto venga travolto dalla sabbia. Inconsistente e terribile allo stesso tempo, fin dalle prime pagine ci si rende conto di come proprio quest’ultima sia il motivo che accompagnerà l’intero svolgimento della vicenda: la sabbia come elemento soffocante ed invasivo che si insinua inevitabilmente in ogni cosa rendendo incessante la lotta contro di essa per la sopravvivenza. Costretto a prendere parte a questo folle meccanismo, l’uomo cercherà di ribellarsi e fuggire per tornare alla sua vita di sempre in una serie di disperati tentativi che coinvolgono in modo efficace il lettore grazie ad uno stile incalzante ricreando un’atmosfera di straniamento soffocante ed ossessiva. Alle suddette dinamiche si unisce gradualmente una riflessione sui valori di quella società ritenuta civile, la quale emerge sia attraverso il confronto con la realtà in cui il protagonista viene imprigionato, sia tramite il rapporto con la donna con la quale è obbligato a vivere. Un racconto diverso e complesso che, sotto l’apparenza, maschera la volontà di indagare temi profondi e cupi descritti con un’originalità ed una scorrevolezza avvincenti che tengono il lettore sospeso tra ansia e speranza in vista di un finale inaspettato.

(Recensione di Flavia Cernigliaro)

LA FINE DEL MONDO E IL PAESE DELLE MERAVIGLIE

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MURAKAMI HARUKI
LA FINE DEL MONDO E IL PAESE DELLE MERAVIGLIE

Einaudi, Collana Super ET (2008), pp. 515, 15 euro

Traduzione di: Antonietta Pastore

In una realtà in cui tempo e luogo sono indefiniti, un uomo si risveglia alle porte di una misteriosa città isolata dal mondo esterno da altissime mura e da cui gli abitanti non possono uscire. L’uomo, privato della propria ombra, viene incaricato si svolgere il lavoro di lettore di sogni presso la biblioteca comunale. Egli non sa nulla di se stesso e ha la sensazione di aver perso il proprio cuore, oltre ai propri ricordi. Negli stessi momenti, in un’altra realtà, un uomo fugge dai suoi persecutori in una Tokyo fredda e disumana. E’ un cibermatico il cui lavoro consiste nell’immagazzinare grandi quantità di dati nel proprio cervello. Sulle sue tracce sono la Fabbrica e gli Invisibili, che ambiscono a sottrarre dalla sua mente un congegno che rende possibile la creazione della realtà. Il romanzo, insignito del premio Tanizaki, si distacca a tratti dalla narrativa classica di Murakami: all’introspezione di singoli personaggi ben definiti, l’autore sostituisce una riflessione sulla coscienza umana invitando il lettore a soffermarsi sull’eterna tensione, nell’inconscio, tra la ricerca di un’armonia perfetta e la realtà caratterizzata da ricordi spesso spiacevoli. Un’opera sottile, incorniciata da un’ambientazione fantastica e fantascientifica sapientemente tratteggiata da dettagli mai insignificanti.

(Recensione di Nicola Rubini)

QUEL CHE RESTA DEL GIORNO

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ISHIGURO KAZUO
QUEL CHE RESTA DEL GIORNO

Einaudi (2016), pp. 271, 12 euro

Nel luglio del 1956, il maggiordomo inglese Stevens – su suggerimento del suo nuovo datore di lavoro, Mr. Farraday, che deve partire per l’America – si trova ad intraprendere un viaggio in auto attraverso la ridente campagna inglese con l’intenzione di andare a far visita a una vecchia collega, Miss Kenton, per sondare le sue intenzioni di tornare a lavorare con Stevens a Darlington Hall dove il personale scarseggia. Il romanzo prende avvio da un pretesto di per sé affatto banale, ma che nell’economia del contesto, si rivela essere invece un fatto sconvolgente per l’abitudinario Stevens, il quale ha vissuto gli utlimi decenni quasi esclusivamente nella tenuta del defunto Lord Darlington, ora acquistata dall’americano Mr. Farraday. Inizialmente dubbioso, Stevens si lascia convincere a partire assicurando a sé stesso la natura esclusivamente professionale del viaggio che diventa invece occasione per rivangare con la memoria il proprio passato. In particolare, l’uomo si interroga sul livello che è riuscito a raggiungere professionalmente fino a mettere in discussione il valore della sua vita tutta. Vincitore del Booker Prize nel 1989, l’opera non può essere descritta come una semplice storia d’amore quanto piuttosto come un messaggio di speranza nonostante il suo sapore amaramente fatalista. Ishiguro pare voler invitare il lettore a ripartire con slancio verso il futuro, lasciandosi alle spalle il passato, ormai cristallizzato e immutabile sulla linea del tempo, per vivere quanto meglio la parte mancante della vita, quel che resta del giorno, fedeli a sé stessi senza mai farsi violenza.

(Recensione di Lorenzo Chiavegato)

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