Linda Linda Linda, è un film drammatico musicale diretto da Yamashita Nobuhiro ed uscito nelle sale giapponesi nel 2005.
In un liceo giapponese, una band composta da sole ragazze perde la propria cantante a causa di un infortunio di quest’ultima e di un conseguente litigio. Mancano pochi giorni al festival delle band studentesche e le ragazze si ritrovano così costrette a chiedere ad una studentessa a caso, Song intrepretata da Bae Doo-na, di partecipare alla band come cantante. La ragazza è una studentessa coreana iscritta al liceo grazie ad un programma di scambio tra i due stati che però non capisce bene il giapponese e accetta senza aver capito di cosa si tratti.
Le ragazze si imbattono in una vecchia musicassetta anni ’80 della canzone Linda Linda della band giapponese The Blue Hearts da cui è tratto il titolo del film. Sarà proprio grazie ai brani della punk band giapponese che l’amicizia tra le ragazze diventerà più solida. Così facendo, pian piano, Song riuscirà ad integrarsi e a trovare un canale di comunicazione nonostante l’ansia del palcoscenico e il problema della lingua.
Non si tratta di adolescenti problematiche né si parla di uno sfogo musicale da parte delle studentesse. La pellicola infatti riesce a catturare l’estrema spontaneità di ragazze liceali che rappresentano a pieno la loro età. Ciò grazie alla maestria del regista Yamashita Nobuhiro nel raccontare un periodo decisamente delicato ma altrettanto semplice.
Per maggiori informazioni vi invitiamo a visitare il nostro canale YouTube dove potrete visionare il nostro nuovo video insieme a tanti altri contenuti interessanti sul mondo della cinematografia giapponese e non solo!
Vi ricordiamo inoltre che il database di tutti i sottotitoli dei nostri film è a vostra disposizione qualora siate interessati a proiettarli all’interno delle vs manifestazioni. Oppure potete richiederci anche una nuova sottotitolazione scrivendo a info@takamori.it!
Noi del team Takamori siamo lieti di annunciarvi che a Ottobre torneremo al cinema Rialto con una nuova rassegna in collaborazione con Asia Institute: Asian Film Selection Fall 2022. Vi proporremo 4 film giapponesi e 2 film coreani sottotitolati da noi.
Kioku Ni Gozaimasen (Data di proiezione : 11/10/2022) Keisuke Kuroda si sveglia in un letto d’ospedale con una amnesia totale, verificatasi dopo che gli era stato lanciato un sasso da un cittadino infervorato. Poco dopo scopre da Isaka, il suo segretario, che in realtà è il primo ministro del Giappone, e che il suo tasso di gradimento è praticamente inesistente. Keisuke, pur non ricordandosi assolutamente nulla, cerca di mantenere segreta la notizia e di aumentare la propria popolarità, mediante riforme necessarie e corrette.
As The Gods Will (Data di proiezione : 25/10/2022) Shun Takahata vive una vita normale da studente delle superiori, noiosa e monotona, ma la sua giornata sta per cambiare: la testa del suo professore esplode e al suo posto compare una bambola Daruma che obbliga Shun e i suoi compagni di classe a giocare a “Daruma ga koronda” (un gioco molto simile a “Un, due, tre, stella!”), con la regola aggiuntiva che prevede la morte per i perdenti. Presto scoprirà che tutte le scuole stanno subendo lo stesso trattamento.
Take Care Of My Cat (Data di proiezione : 08/11/2022) Cinque ex compagne di scuola alle prese con la dura realtà dell’ esistenza, che nulla ha a che fare con quanto si erano immaginate durante il periodo di studi trascorso insieme. La loro diversità esistenziale si dipana attraverso una serie di attimi di vita vissuta e sofferta, che catturano l’attenzione dello spettatore
The Little House (Data di proiezione : 22/11/2022) Dopo la morte di sua zia Taki, non sposata e senza figli, Takeshi scopre alcuni diari in cui la vecchia signora scriveva i suoi ricordi. È così che la ragazza apprende la verità sulla giovinezza della zia e scopre che, prima della seconda guerra mondiale, lavorò come cameriera e tata per la famiglia Hirai in una casetta a Tokyo…
Sugihara Chiune (Data di proiezione : 06/12/2022) Sugihara Chiune è un diplomatico giapponese che lavora in Lituania. Durante la Seconda Guerra Mondiale, egli tenta di salvare molti ebrei dalla Germania nazista tramite il rilascio dei visti di transito in Giappone. Il film racconta la vita di Sugihara partendo dal periodo in cui era uno studente della Waseda University.
Kim Ji Young: Born 1982 (Data di proiezione : 17/01/2022) Pellicola drammatica tratta dal pluripremiato terzo romanzo della scrittrice Cho Nam-joo e diretta Kim Do-young. Kim Ji-young è una normalissima trentenne. Lavora in un’agenzia di pubbliche relazioni, è sposata e ha una figlia. Per poter crescere la piccola, decide di lasciare il lavoro e condurre un’esistenza come tante altre donne della sua età. La sua vita però viene sconvolta il giorno in cui comincia a parlare come sua madre, la sorella maggiore e altre persone defunte. All’apparenza, sembra posseduta. Cosa le è successo realmente?
Vi aspettiamo in numerosi al cinema e, come di consueto, vi aspettiamo prossimamente sui nostri canali social.
Bentrovati! Questa è Akushon!, la rubrica di associazione Takamori sui registi giapponesi. Oggi torniamo a parlare di Kitano Takeshi.
Riprendiamo il filo parlando di 4 pellicole della variegata produzione di Kitano Takeshi!
Nel 1995 viene pubblicato “Minna~yatteruka!”, conosciuto maggiormente con il suo titolo inglese “Getting Any?”, una bizzarra commedia che vede come protagonista Asao, un uomo di mezza età il cui unico scopo nella vita è avere un rapporto sessuale con una donna. Asao sognerà più volte a occhi aperti su quali strategie usare per arrivare al suo obiettivo, cercando di metterle in pratica. La sua prima tattica prevede l’acquisto di un’automobile, per far colpo sulle donne e poterci così fare sesso dentro. Purtroppo, come succederà per altri piani da lui ideati la mancanza di denaro sarà il primo grande ostacolo per attuarli, uno tra questi per esempio, il viaggiare in prima classe in aereo immaginando che le hostess stesse si concedano ai passeggeri paganti. Si ritroverà, pertanto, in una serie di situazioni assurde, tra le quali rapine, scontri fra yakuza ed esperimenti scientifici. Purtroppo, “Getting Any?” non riceve il successo sperato e, anzi, si rivela un fiasco di pubblico e di critica. Nonostante il film sia talmente delirante da straniare lo spettatore, non risulta difficile immaginare Kitano divertirsi dietro la macchina da presa.
Ora due parole su Kids return (Kizzu Ritān), un film del 1996 che rappresenta il primo progetto di Kitano dopo il duro incidente del 1994. Protagonisti della pellicola sono Masaru e Shinji, due amici e compagni di classe, sfaticati e dediti a fare scherzi sgradevoli a compagni e professori. Decidono di buttarsi nella boxe, e mentre Masaru rinuncia poco dopo, per cercare di fare carriera in una banda della yakuza, Shinji prosegue, mostrando anche del talento.
Le strade dei due amici sembrano separarsi definitivamente, ma ben presto però, a causa della loro indole trasgressiva e indisciplinata falliscono nei loro percorsi e finiscono infine per ritrovarsi. Entrambi disillusi e considerati dei falliti sono di nuovo insieme, quasi a testimoniare che in una società caotica e spietata l’unica cosa che conta davvero è la vera amicizia. Nella pellicola è evidente l’elemento autobiografico, può essere infatti considerata la rielaborazione di esperienze di vita di Kitano, e i due protagonisti un alter ego dello stesso, scapestrati ma con un forte desiderio di emergere. La realtà viene descritta in modo crudo e freddo forse anche eccessivamente, non c’è spazio per alcun valore perché il profitto è lo scopo di tutto, da qui la povertà umana dei personaggi sia adulti che giovani.
Continuiamo con Hana-bi (Fiori di fuoco), un film del 1997 con protagonista Nishi, un ex detective taciturno e dai modi spesso bruschi. Dietro il suo modo di agire violento però si nasconde una difficile situazione personale, la moglie infatti è affetta da leucemia senza speranze di cura, e a peggiorare la situazione è la notizia che Horibe, suo amico e collega, a causa di un’operazione di polizia andata male è rimasto paralizzato a vita. Quindi profondamente addolorato Nishi decide di fare il possibile per rallegrare almeno in parte i suoi cari, e per farlo finisce per indebitarsi con una banda della yakuza. Pur di restituire la somma di denaro presa in prestito compie una rapina in banca, per poi fuggire con la moglie sia dagli strozzini che dai suoi ex colleghi poliziotti. Hana-bi è un film pieno di contrasti, inizia come un poliziesco d’azione per poi finire nel melodramma, un continuo alternarsi di spargimenti di sangue a immagini meravigliose e delicate. Questo contrasto lo vediamo nello stesso protagonista Nishi, che passa dall’essere il poliziotto violento al marito tenero e premuroso verso la moglie malata. Anche in questo film inoltre è possibile riscontrare l’elemento autobiografico, nella vicenda di Horibe che dopo l’incidente decide di avvicinarsi alla pittura proprio come successe nella realtà a Kitano, infatti tutti i quadri che vengono mostrati sono sue opere originali risalenti al periodo della convalescenza.
Rispettivamente nel 2010, 2012 e 2017 escono Outrage,Outrage: Beyonde Outrage: Coda, una trilogia che, a uno spettatore qualsiasi, parrebbe sicuramente una banale storia di scontri violenti tra yakuza. Come per altri suoi film, la violenza permea ogni scena, è perennemente dietro l’angolo, e quando non è fisica è comunque concettuale. I personaggi si scambiano battute come cani rabbiosi, in un continuo gioco di prevaricazione e ribaltamenti delle gerarchie, evidenziando i paradossi della cultura giapponese e del suo culto per l’etichetta. Gli scontri non sono esaltanti come in un tipico film d’azione, ma realistici e terrificanti, giocando e decostruendo i cliché dei gangster movie e togliendo ogni romanticismo alla figura dello yakuza. Parlare della trama di Outrage è quasi superfluo, poiché a dominare sono piuttosto i personaggi e i temi che incarnano. Kitano, infatti, riflette su cosa siano l’onore e la lealtà, e nessun atto di vendetta è appagante perché, in fondo, non porta mai a nulla. Il terzo film sembrerebbe chiudersi in maniera inconcludente: il protagonista Otomo, interpretato da Kitano, ha sicuramente portato a termine la sua vendetta e compiuto il suo dovere, ma il fatto che coloro che lo hanno manovrato da dietro le quinte, siano riusciti nel loro intento impuniti, lascia un senso di insoddisfazione. La chiave di lettura è forse nelle ultime parole di Otomo, che diventano quelle di Kitano stesso: “So quando è il momento di farmi da parte”. Con questa battuta, infatti, si conclude l’ultimo film, a oggi, con Kitano come attore.
E anche per questo regista siamo giunti alla fine! Se volete approfondire le vite e le opere di altri registi giapponesi non vi resta che continuare a seguirci con Akushon!
Vi invitiamo inoltre a dare un’occhiata al nostro video riguardante la filmografia di Kitano Takeshi e ad esplorare al meglio il regista, cliccate qui per vedere il nostro video approfondimento al riguardo oppure visitate il nostro canale YouTube… A presto!
L’Associazione Takamori è lieta di presentarvi The Snow White Murder Case,thriller giapponese del 2014 diretto da Nakamura Yoshihiro.
The Snow White Murder Case, in giapponese Shirayuki Hime Satsujin Jiken, tratto dall’opera di Minato Kanae, è un film thriller diretto da Nakamura Yoshihiro ed uscito nelle sale giapponesi nel 2014.
Il corpo carbonizzato e violentemente accoltellato di una giovane donna viene ritrovato nascosto tra gli alberi di un parco. Si tratta della bellissima Miki Noriko, interpretata da Arai Nanao, una donna impiegata in nella ditta di cosmetici Hinode. La polizia interroga la collega Kana Risako, intrepretata da Renbutsu Misako, sua partner all’interno dell’azienda.
Risako, dopo essere stata interrogata dalla polizia, chiama il suo amico di vecchia data Akahoshi Yuji, interpretato da Ayano Go, il quale lavora come giornalista part-time per un programma TV.
Durante la conversazione, Yuji scrive le informazioni che ottiene da Risako su twitter e capisce che il caso in questione può essere un ottimo slancio per la sua carriera.
Decide quindi di interrogare gli altri colleghi di Noriko.
I sospetti cadono sulla timida quanto graziosa Miki, interpretata da Inoue Mao, la quale secondo quanto raccontato da un’altra collega provava forti sentimenti verso il manager della compagnia Shinoyama Satoshi il quale però non ricambia le attenzioni della donna e la respinge dicendo di avere una relazione con Noriko. La possibile gelosia di Miki verrà presa come possibile movente dell’omicidio di Noriko.
La pellicola si configura come un esperimento che unisce una componente social come Twitter ad una storia investigativa nella quale Yuji si trova a condividere ogni sospetto e informazione che si ritrova in mano.
L’opera di Nakamura esce dai paletti imposti dai canoni dei generi cinematografici in quanto non intende rimanere solo una storia investigativa ma, a più strati, esplora tematiche profonde come le problematiche di tipo personale che possono nascere sul posto di lavoro e quanto, oggigiorno, i media abbiano il potere di influenzare un caso di omicidio.
L’opera è stata presentata al Far East Film Festival 2014 e nominata al 38esimo Japan Academy Prize nel 2015 per il titolo di Miglior Attrice Protagonista grazie all’attrice Inoue Mao.
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Vi ricordiamo inoltre che il database di tutti i sottotitoli dei nostri film è a vostra disposizione qualora siate interessati a proiettarli all’interno delle vs manifestazioni. Oppure potete richiederci anche una nuova sottotitolazione scrivendo a info@takamori.it!
Titolo originale: モリのいる場所 Regista: Okita Shūichi Uscita al cinema: 7 aprile 2018 Durata: 99 Minuti
RECENSIONE:
Tra i massimi esponenti della pittura giapponese del XX secolo, Morikazu Kumagai (1880- 1997) fu un personaggio altrettanto noto per il suo stile di vita; passò infatti trent’anni della sua vita senza mai lasciare l’abitazione, deliziandosi quotidianamente con delle lunghe escursioni nei rigogliosi giardini circostanti in piena contemplazione della flora e fauna.
Il film di Okita Shūichi, Mori, TheArtist’s Habitat, ambientato nel 1974 durante gli ultimi anni di vita dell’artista, desidera essere ben più che una semplice biografia.
Senza mai davvero concentrarsi sull’impegno di Morikazu nella pittura, il film vuole iniziarci piuttosto all’etica che precede l’operato artistico del pittore, che ogni giorno esplora il suo giardino incolto, osservando gli insetti, le trame delle pietre e il mutare della luce tra gli arbusti.
Scevro di conflitti e colpi di scena, il film si concentra sullo sguardo di un’artista che ha fatto della semplicità (ma non per questo invariabilità) la sua musa ispiratrice e che, liberato da ogni idea preconcetta sul mondo, è in grado di vederlo sempre diverso, trovando la gioia più grande sotto le rocce più piccole.
Okita fa del suo ritratto d’artista l’espediente per un’analisi ben più universale del tempo e dello spazio. La casa-giardino di Morikazu non può negare né frenare le forze motrici del mondo fuori, più vasto, difficoltoso e contraddittorio. Il giardino diventa un rifugio, allegoria di un mondo ideale, in cui l’artista (e quindi l’umano) cercano costantemente di rifugiarsi.
Come il pittore osserva gli insetti e il delicato universo che li circonda, così il registra osserva i propri protagonisti muoversi e relazionarsi. Nella casa-giardino Okita stesso si perde, trascinato dallo spirito contemplativo di Morikazu, e come lui si fa recipiente degli stessi concetti artistici, donandoci un’opera contemplativa, dai toni delicati, minimalisti, attenta alla natura multiforme della semplicità e che indaga la sottile linea che accomuna e separa il mondo naturale a quello umano.
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