22 Giugno 2022 | Registi
Bentrovati! Questa è Akushon!, la rubrica di associazione Takamori sui registi giapponesi. Oggi a parliamo di Kitano Takeshi.
Kitano Takeshi nasce il 18 gennaio 1947 a Tokyo. Celebre in Giappone già dagli anni 80, Kitano nasce come comico, usando lo pseudonimo “Beat Takeshi”. Durante lo stesso decennio assume il ruolo di presentatore del programma, trasmesso poi internazionalmente, Takeshi’s Castle, nel quale i concorrenti si sfidavano in circuiti di vario genere. In quel periodo, però, Kitano si stava dedicando anche alla recitazione, prendendo parte a serie tv e a film, tra cui Furyo di Ōshima Nagisa (del quale, se vi siete persi il video su di lui, potete cliccare qui per recuperarlo).
Nonostante sulle prime Kitano fatichi a scrollarsi addosso il ruolo del comico agli occhi del pubblico, nel 1989 dà una svolta alla propria carriera con il film Violent Cop. A causa di un rifiuto del regista a cui era stato offerto il lavoro, Kitano ha l’occasione non solo di interpretare il protagonista, ma anche di esordire alla regia, incontrando il favore della critica addirittura proprio come migliore regista. Dai film successivi Kitano si cimenterà più volte con violente storie di gangster e poliziotti, sviluppando uno stile inconfondibile caratterizzato da telecamere per lo più statiche, sequenze lunghe e una personalissima ironia.
Kitano amerà interpretare violenti protagonisti perpetratori di violenza, come lo si può vedere in Boiling Point del 1991 e Sonatine del 1993.
Il 1994 è un anno particolarmente duro, dopo essersi nuovamente cimentato in contesti comici con Getting Any? del 1995, considerato da lui stesso un “suicidio professionale”, il regista è vittima di un incidente motociclistico, che gli causa una paralisi facciale parziale, conferendogli un’espressività ancora più inusuale.
Dopo la lunga convalescenza, Kitano riprende in mano la sua carriera che compie una svolta significativa nel 1997 con il film Hana bi grazie al quale vince il Leone d’Oro alla Mostra internazionale di Venezia. Anche le opere successive, tra loro molto diverse vengono accolte positivamente, ed è proprio l’acclamazione unanime da parte della critica che spinge Kitano nel 2000 a realizzare il suo primo film negli Stati Uniti, Brother, che tratta la storia di uno yakuza a Los Angeles, ma non vi sarà l’apprezzamento del pubblico. Lo riceverà, invece, con la sua versione della storia di Zatoichi, uno spadaccino cieco vagabondo, un suo grande successo internazionale soprattutto dal punto di vista economico.
Kitano decide di dare una svolta alla sua carriera con la “trilogia del suicidio artistico”, composto da tre pellicole: Takeshi’s, Glory to the Filmmaker! e Achille e la tartaruga. Qui abbandona il suo stile classico per compiere una riflessione sulle diverse facce del personaggio- Kitano e una auto-analisi della sua creazione artistica. A partire dal 2010 Kitano decide di tornare sul genere yakuza a lui caro con Outrage, che successivamente si trasformerà nel primo capitolo di un’ulteriore trilogia, i cui capitoli successivi sono: Outrage beyond e Outrage Coda
E con questo si conclude la prima parte del nostro approfondimento su Kitano Takeshi. Se vi abbiamo incuriosito con la vita e la carriera di questo regista, ci vediamo mercoledì 6 luglio con la seconda parte!
Vi invitiamo inoltre a dare un’occhiata al nostro video riguardante la filmografia di Kitano Takeshi e ad esplorare al meglio il regista, cliccate qui per vedere il nostro video approfondimento al riguardo oppure visitate il nostro canale YouTube… A presto!
15 Giugno 2022 | Film e Serie TV
L’Associazione Takamori è lieta di presentarvi The Ravine of Goodbye, film drammatico giapponese del 2013 diretto da Ōmori Tatsushi.
Tratto dall’omonimo romanzo di Yoshida Shūichi, Sayōnara Keikoku, in inglese The Ravine of Goodbye, è un film drammatico diretto da Ōmori Tatsushi uscito nelle sale giapponesi il 22 Giugno 2013.
Il corpo di un bambino è stato ritrovato assassinato in un bosco e i sospetti ricadono tutti sulla madre del piccolo, Satomi, interpretata da Suzuki Anne, che durante un raid di giornalisti di fronte alla sua abitazione viene arrestata dalla polizia. Nel frattempo i vicini, Shunsuke e Kanako, interpretati da Ōnishi Nobumitsu e Maki Yōko, sembrano essere dei semplici spettatori della vicenda senza attrarre l’idea di essere coinvolti e fanno del loro meglio per evitare la folla di giornalisti in strada continuando con la loro vita.
Mentre la polizia continua ad indagare sulla vicenda, emergono voci riguardo una relazione sentimentale tra Shunsuke e la vicina Satomi.
Lo staff di un magazine incarica il reporter Watanabe, interpretato da Ōmori Nao, di scavare nel passato di Shunsuke dentro il quale scoprirà una serie di eventi oscuri accaduti nella vita dell’uomo che capovolgeranno totalmente la vicenda.
Screenplay di un romanzo di altissimo livello che riesce ad intrecciare visivamente passato e presente con un’ottima abilità narrativa. La presenza di Maki Yōko rende la pellicola ancor più di qualità per il modo in cui interpreta Kanako.
Il tentativo, ben riuscito, di Ōmori è sicuramente quello di portare una storia nella quale è evidente che il messaggio sia l’impossibilità di rimarginare ferite che scavano troppo a fondo.
La pellicola ha partecipato agli Hōchi Film Awards nel 2013 e ai Japanese Academy Prize nel 2014 vincendo in entrambi i casi il premo di migliore attrice protagonista grazie ad uno delle più talentuose attrici dell’industria cinematografica giapponese, Maki Yōko.
Per maggiori informazioni riguardo all’opera, vi invitiamo a visitare il nostro canale YouTube dove potrete visionare il nostro nuovo video (disponibile premendo qui), insieme a tanti altri contenuti interessanti sul mondo della cinematografia giapponese e non solo!
Vi ricordiamo inoltre che il database di tutti i sottotitoli dei nostri film è a vostra disposizione qualora siate interessati a proiettarli all’interno delle vs manifestazioni. Oppure potete richiederci anche una nuova sottotitolazione scrivendo a info@takamori.it!
10 Giugno 2022 | Registi
Bentrovati! Questa è Akushon!, la rubrica di associazione Takamori sui registi giapponesi. Oggi torniamo a parlare di Hamaguchi Ryūsuke con la seconda parte del nostro approfondimento.
Happīawā (Happy hour) è un film drammatico del 2015 che racconta di quattro amiche Jun, Akari, Sakurako e Fumi alle prese con compagni mediocri e prepotenti. Jun è la prima che cerca di uscire fuori da un rapporto di coppia gelido chiedendo il divorzio, e nonostante la sorpresa iniziale delle tre amiche, poco a poco anche loro di riflesso iniziano a ripensare alle loro condizioni matrimoniali. La assistono in tribunale durante un processo già perso in partenza e dopo ciò decidono di concedersi un viaggio ai bagni termali di Arima, ma qui Jun sparisce misteriosamente. Da questo momento in poi si scateneranno una serie di eventi inaspettati nella vita delle tre donne rimaste. Happīawā è un film che segue la storia di un gran numero di personaggi, in una narrazione che segue le loro vite per un periodo piuttosto lungo, e che non cerca di contenere gli eventi ma di raccontarli con tutto il tempo necessario. Tema centrale è la condizione femminile, fatta di soprusi e sottomissione, tramite le quattro protagoniste vengono raccontate vite di donne cariche di oneri e con uomini completamente indifferenti, pronti a scaricare ogni colpa su di loro in caso di difficoltà, come succede nel processo di Jun. Dunque è evidente come nonostante ci troviamo nel Giappone contemporaneo la parità dei sessi è ancora ben lontana da raggiungere.
Ora due parole su Netemo Sametemo, un film drammatico del 2018 tratto dal romanzo omonimo di Shibasaki Tomoka.
Racconta la storia di Asako, una timida studentessa di Osaka che dopo aver incontrato il giovane e misterioso Baku se ne innamora perdutamente. Nonostante le promesse iniziali di amore eterno da parte di lui alla fine si rivela essere uno spirito libero, e dunque improvvisamente scompare lasciando Asako nello sconforto più totale. Due anni dopo la ragazza si trasferisce a Tokyo e qui incontra Ryohei che nonostante all’apparenza sembri essere come Baku, in verità rivela una personalità completamente diversa, gentile e premurosa. Da principio turbata, Asako si lascia poi andare al nuovo amore, sperimentando una nuova relazione sentimentale più profonda e meno impetuosa. In questo film Hamaguchi vuole quindi raccontare la nascita di un amore in una ragazza che racchiude tutti gli stereotipi sentimentali e che crede ciecamente che il suo primo amore sarà eterno. Quella di Asako è una storia semplice che viene raccontata in maniera lineare ma disseminata di piccoli momenti di tensione che servono a sconvolgere gli equilibri della vicenda, ma mai in maniera irreparabile.
Se volete continuare a scoprire la filmografia di Hamaguchi Ryūsuke e ad esplorare al meglio il regista, cliccate qui per vedere il nostro video approfondimento al riguardo oppure visitate il nostro canale YouTube… A presto!
5 Giugno 2022 | Film e Serie TV
Titolo originale: その男、凶暴につき
Regista: Kitano Takeshi
Uscita al cinema: 12 Agosto 1989
Durata: 103 Minuti
Attori principali: Kitano Takeshi, Kishibe Ittoku, Sei Hiraizumi
RECENSIONE:
Violent Cop è un film del 1989 che segna il debutto di Kitano Takeshi come regista e interprete di un ruolo drammatico.
Azuma, impersonato dallo stesso Kitano, è un poliziotto della Squadra Omicidi, indisciplinato con i suoi superiori e rude con le reclute, che affronta la dilagante corruzione in città con metodi sicuramente poco ortodossi, non esita infatti a ricorrere alla violenza per risolvere questioni sia nella vita lavorativa che fuori.
Impegnato anche con una moglie malata, l’unica persona per il quale Azuma mostra un profondo affetto quasi possessivo è la sorella minore Akari, affetta da disturbi mentali. Durante le indagini di alcuni omicidi legati a un gruppo di narcotrafficanti, Azuma scopre che uno dei suoi superiori, Iwaki, è coinvolto nello spaccio di droga. Questa terribile scoperta insieme ad una serie di tragici episodi, tra cui il rapimento della sorella Akari da parte di un gruppo di spacciatori, portano Azuma a non riuscire a tenere più a freno la propria rabbia, che si trasforma in una follia omicida.
L’uscita di Violent cop suscitò grande sorpresa nel pubblico, per la prima volta si vedeva Kitano abbandonare il suo canonico ruolo di cabarettista e comico televisivo per impersonare il brutale detective Azuma. Ciò che stupì maggiormente fu proprio come riuscì a combinare elementi così distanti da tutto ciò che aveva rappresentato nella sua carriera finora, in un film tremendamente cinico e non certo privo di dettagli cruenti. Al centro della pellicola vi è il tema della Yakuza, molto caro al cineasta, misto ad alcuni tratti tipici del poliziesco.
Lo stile è caratterizzato da molte immagini statiche che si alternano a improvvise esplosioni di violenza. In tutto ciò viene inserita la figura di Azuma, inizialmente taciturna e noncurante di qualsiasi etica lavorativa, ma che con il succedersi degli eventi diventerà il motore principale di atti brutali. Si presenta come posseduto da una rabbia interiore auto-distruttiva che si nutre sia dei suoi gravi problemi familiari che della totale anarchia in campo professionale dove è mal visto da colleghi e superiori.
Una delle cause principali di tali comportamenti è anche sicuramente l’ambiente stesso, nichilista, dove regnano corruzione e immoralità, nel quale perciò non è possibile difendere la legge senza continue violazioni della stessa.
— Recensione di Delia Pompili.
1 Giugno 2022 | Film e Serie TV
L’Associazione Takamori è lieta di presentarvi Tōkyō Tower, un film drammatico giapponese del 2007 diretto da Matsuoka Jōji.
Titolo originale: 東京タワー 〜オカンとボクと、時々、オトン〜
Regista: Matsuoka Jōji
Uscita al cinema: 14 Aprile 2007
Durata: 142 Minuti
Tratto dall’omonimo best-seller autobiografico di Lily Franky, Tokyo Tower si apre raccontando la storia di Nakagawa Masaya, vero nome dell’autore interpretato da Odagiri Jō, partendo dall’infanzia di quest’ultimo, nella quale vede il padre, un artista eccentrico affetto da problemi con l’alcool, picchiare la madre Eiko.
A seguito di quest’evento Eiko decide di lasciare il marito e di portare il piccolo Masaya via con sé dove grazie al suo duro lavoro riuscirà a far vivere al figlio un’infanzia normale.
La pellicola è riuscita a vincere 5 premi al Japan Academy Prizes quali miglior film, miglior regia, screenplay dell’anno, migliore attrice protagonista e miglior attore non protagonista. Ha inoltre ricevuto nomination quali miglior attore protagonista, migliore attrice protagonista e miglior attore non protagonista alla seconda edizione degli Asian Film Awards.
Il film trova un ottimo connubio tra malinconia e momenti leggeri riuscendo, con un ottimo lavoro di scrittura, a dipingere un sincero rapporto madre-figlio.
Tokyo Tower si snoda tra i flashback del protagonista andando a raccontare una storia di vita comune le quali vicende scavano nella complessità di cosa voglia dire crescere e di come sia giusto farlo anche nei momenti più duri.
Per maggiori informazioni riguardo al film, vi invitiamo a visitare il nostro canale YouTube dove potrete visionare il nostro nuovo video (disponibile premendo qui), insieme a tanti altri contenuti interessanti sul mondo della cinematografia giapponese e non solo !
Vi ricordiamo che il database di tutti i sottotitoli dei nostri film è a vostra disposizione qualora siate interessati a proiettarli all’interno delle vs manifestazioni.
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