Higashino Keigo – Delitto a Tokyo || Recensione
Autore: Higashino Keigo
Traduzione: Stefano Lo Cigno
Editore: Piemme
Edizione: 2023
Una notte di novembre viene rinvenuto il cadavere di un noto e stimato avvocato. Steso nei sedili posteriori della propria macchina parcheggiata in un via chiusa al traffico, ha il coltello ancora conficcato nel ventre. Per gli investigatori non è difficile individuare il colpevole, specialmente perché è lui stesso che, dopo una prima esitazione, confessa il crimine commesso. Eppure qualcosa non torna: è tutto troppo semplice, e la polizia sembra non notare, forse di proposito, alcuni dettagli. Mentre le autorità giuridiche premono per un processo e una rapida risoluzione del problema, Mirei, figlia della vittima, e Kazuma, figlio del reo confesso, oppongono resistenza.
Sono loro le figure centrali del romanzo: due ragazzi inaspettatamente legati da un’empatia reciproca, tanto diversi nei modi e nel carattere, quanto uniti nel comune obiettivo di far luce sugli eventi che li coinvolgono. Decisi a districare i segreti che le rispettive famiglie hanno celato loro per trent’anni, vogliono entrambi la verità, consapevoli dei pericoli che questa comporta. Higashino Keigo dedica il titolo originale del romanzo proprio a loro, battezzandolo “Hakuchō to koumori” (白鳥とコウモリ), ovvero “Il cigno e il pipistrello”.
“Proprio non mi riesce di capirli” replicò Nakamachi inghiottendo un po’ di tofu. “Sono come la luce e le tenebre, il giorno e la notte. Pensa se un cigno e un pipistrello si mettessero a volare in cielo insieme.”
Se da un lato abbiamo Kazuma, timido, riservato, che dubita di avere il diritto di contestare l’arresto del padre, dall’altro abbiamo Mirei, caparbia e determinata, che sin da subito rompe i confini del suo ruolo di “parte offesa”. Quando lui tentenna, lei procede a passo deciso. Dove la voce di lui è flebile e sommessa, quella di lei risuona severa e risoluta.
Il volto della ragazza sembrò farsi teso. Era come se si fosse ricordata solo in quel momento che il ragazzo dinanzi a lei era il figlio dell’imputato.
“Se non si fa nulla, l’udienza procederà su questa linea e nessuno metterà in dubbio la ricostruzione degli avvenimenti” riprese Kazuma distogliendo lo sguardo. “Se il colpevole è davvero mio padre, può anche andare bene così, dopotutto…”
“No che non andrebbe bene!” Il tono di voce di Mirei si fece di nuovo severo. “Io voglio sapere la verità, serve a questo l’udienza.”
Le indagini procedono dunque su due fronti diversi: le ricerche dell’ispettore Godai, e le ricerche clandestine dei due giovani. Alternando nei capitoli i punti di vista dei tre personaggi, Higashino Keigo offre una narrazione che scorre come un fiume in piena, coinvolgendo il lettore nello sviluppo graduale e costante delle indagini. Complici della prosa naturale e diretta sono senza dubbio i dialoghi, che colorano le pagine del romanzo e rendono immersiva l’esperienza di lettura.
Maestro del racconto giallo, in “Delitto a Tokyo” Higashino Keigo miscela alla perfezione l’intrigo del mistero a dialoghi di personaggi sfaccettati, che si rivelano essere l’esatto opposto di ciò che ci si sarebbe aspettato. Ne risulta un romanzo che cattura inevitabilmente l’attenzione del lettore e tiene stretta la presa fino all’ultima pagina, fino all’ultimo risvolto di trama.
Recensione di Elena Corradello
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