L’Associazione Takamori è lieta di presentare la prossima pellicola in proiezione per Martedì 21 Marzoal cinema Rialto di Bologna!
A Girl Missing, é un film drammatico del 2019 diretto da Fukada Kōji. Ichiko lavora come infermiera per la famiglia Oishi, ma un giorno una delle due giovani figlie della famiglia, Saki, scompare, e quando viene ritrovata si scopre che il rapitore è il nipote di Ichiko. Questo la porta sotto lo scrutinio della stampa, in particolare dopo che un suo segreto viene reso pubblico dall’altra figlia, Motoko. Sentendosi tradita, Ichiko decide di vendicarsi.
Bentrovati! Questa è Akushon, la rubrica Takamori sui registi giapponesi, e oggi vi parleremo di Imamura Shōhei.
ImamuraShōhei nasce a Tokyo nel 1926 da una famiglia benestante, tuttavia finisce nel mondo del mercato nero per colpa dell’instabilità giapponese durante l’immediato dopoguerra. Si appassiona al cinema grazie all’adattamento cinematografico di Rashōmon di Kurosawa Akira, il che lo porta a partecipare al teatro universitario. Da qui comincerà a partecipare a vari progetti cinematografici assistendo il regista Ozo Yasujirō, arrivando a dirigere dei film interamente suoi.
Imamura fu riconosciuto e apprezzato anche internazionalmente, e vinse due palme d’oro al festival di Cannes: la prima nel 1983 per il film La Ballata di Nakayama, e il secondo nel 1997 grazie alla pellicola L’Anguilla.
Se volete saperne di più su Imamura Shōhei e la sua filmografia, continuate a seguirci! A presto!
‘Shoplifters’ segue le vicende più quotidiane di una famiglia alquanto insolita, ma che nonostante lo stato di povertà in cui riversa, sembra vivere una vita tutto sommato tranquilla e felice, dove è proprio il forte legame familiare che questi condividono a costituirne la loro forza.
Una nonna, un padre, una madre, una sorella, e un figlio, trascorrono le proprie esistenze all’interno delle quattro mura di una stretta casa della periferia di Tokyo, condividendo assieme spazi, cibo e ricordi. Per il proprio sostentamento però, la famiglia è talvolta costretta a ricorrere a qualche atto di taccheggio, che tuttavia nonostante l’illegalità della cosa, non sembra arrecare loro alcun problema morale, dopotutto “ciò che non è stato comprato non appartiene ancora a nessuno”.
È proprio durante uno di questi momenti che la famiglia ci viene presentata, con il padre e il figlio intenti a taccheggiare qualcosa da dentro a un supermercato, che grazie alla discrezione e all’ingegnosa comunicazione a gesti dei due, l’operazione finisce in successo. Sulla via del ritorno però, i due trovano appena fuori da una casa una bambina abbandonata, visibilmente infreddolita e affamata, e vedendo la scena decidono così di portarla a casa e adottarla.
Nonostante la famiglia riesca appena a sostentarsi decidono comunque di offrirle rifugio, non mancando nel fornirle quell’amore e quel calore che non ha mai avuto. Anche in questo caso, adottare illegalmente una bambina non sembra essere per loro un problema, dopotutto “non è rapimento se non chiedi per un risarcimento”.
L’opera ha un ritmo volutamente lento, intenta a mostrarci fin da vicino come questa famiglia trascorra la propria esistenza di tutti i giorni, poiché è proprio nella quotidianità e nelle piccole cose che questa riesce a trovare quella gioia e quella felicità che ne creano un così forte legame condiviso, ma mano a mano che si prosegue nella storia però, sempre più stranezze sembrano circondare la famiglia: perché il figlio non riesce a chiamare il padre ‘papà’? Perché i bambini non vanno a scuola?
Questi e tanti altri misteri verranno svelati nel toccante finale, dove la vita apparentemente tranquilla della famiglia si rivela nelle sue fragilità.
‘Shoplifters’ è una meravigliosa storia che ridefinisce il concetto di amore e legame familiare, e che narra le vicende di una famiglia apparentemente anti-convenzionale, ma che più di tutte è riuscita a imparare ad amarsi.
L’associazione Takamori è lieta di annunciarvi il terzo film della rassegna AFS primaverile, in collaborazione con Asia Institute, martedì 7 marzo.
“The Chaser” narra la storia di Joong-ho, un ex-detective ormai caduto in disgrazia, che per continuare a vivere gestisce un giro di prostitute. Mobilita la sua vecchia forza di polizia dopo che due sue impiegate scompaiono misteriosamente. Per acquistare i biglietti, visitate circuitocinemabologna.it, e se siete interessati alla rassegna, o volete maggiori informazioni, www.takamori.it, oppure sul nostro canale YouTube Associazione Takamori.
Eccoci all’appuntamento n°2 su Kobayashi Masaki e la sua filmografia! Questa è Akushon, la rubrica dei registi di JFS. Seguiteci!
La condizione umana è una trilogia cinematografica del 1959. Quest’opera consiste in una forte autocritica sul recente passato bellico giapponese. Nel 1943 Kaji e Michiko, giovani sposi giapponesi, vengono inviati in Manciuria. Kaji, ingegnere, è incaricato di dirigere una miniera composta da prigionieri cinesi, militarmente sorvegliata e circondata da filo spinato elettrificato. Ritenuto responsabile di alcuni tragici eventi all’interno della prigione, Kaji viene destituito ed arruolato. Nel frattempo sua moglie Michiko svolge diversi lavori per sopravvivere fino a divenire infermiera presso un ospedale con personale medico cinese. Kaji, nonostante i suoi ideali pacifisti, si distingue divenendo caporale, tentando anche qui di combattere la disumanizzante dottrina militarista corrente. Si arriverà fino a dopo le due bombe atomiche, con Kaji che cerca di ritornare da sua moglie dopo aver provato più volte a seguire i suoi ideali tra i vari fallimenti. Oltre agli orrori della guerra e le amarezze delle vita, il finale tragico lascerà riflettere davvero sulla condizione umana. Harakiri (切腹 Seppuku) è un film del 1962 vincitore del Premio speciale della giuria al Festival di Cannes 1963. Agli inizi del XVII secolo, la pacificazione violenta del Giappone ad opera dello shogunato, ha provocato la caduta di molti signori della provincia e la conseguente creazione di un esercito di rōnin (samurai caduti in disgrazia) privi di impiego e costretti a muoversi verso le città. Nel 1630, uno di questi, Hanshiro Tsugumo, si presenta alle porte della casa Iyi, nei pressi della città di Edo. Al cospetto dell’intendente della nobile famiglia chiede che, data la situazione di disgrazia e miseria in cui è caduto dopo la caduta del signore di Geishu, gli sia concesso, nella dimora, un luogo in cui compiere onorevolmente seppuku. Tramite vari flashback racconterà le sue avventure e le peripezie che lo hanno portato fino alle porte della casa del signore e con scene d’azione e drammatiche si arriverà al finale dove l’unica cosa a salvarsi è l’onore. 怪談 Kaidan, lett. “Storie di fantasmi è un film del 1964, ha vinto il Premio Speciale della Giuria al Festival di Cannes 1965. Ha ottenuto una nomination ai Premi Oscar 1966 come Oscar al miglior film straniero. Il film si divide in 4 episodi: Kurokami (Capelli neri) dove nella Kyoto del tardo medioevo, un giovane samurai, trovatosi in povertà, accetta di prendere servizio presso un signore di una lontana provincia e abbandona l’addolorata moglie. Poi Yuki-onna (La donna della neve), due boscaioli, l’anziano Mosaku e il giovane Minokichi, vengono colti da una intensa tempesta di neve che gli impedisce il ritorno al villaggio. Trovato riparo in una capanna, durante la notte Minokichi si sveglia all’improvviso e si trova davanti la mitologica donna della neve, tutta vestita di bianco che cambierà per sempre la sua vita. Dopo vi è Miminashi Hoichi no hanashi (La storia di Hoichi Senzaorecchie), Hoichi, un giovane monaco buddista cieco, ama dilettarsi cantando, accompagnato dal biwa, della guerra scoppiata tra i Taira e i Minamoto per l’egemonia del Giappone del XII secolo. I suoi canti sono ascoltati dai fantasmi del clan decaduto che decidono di farsi cantare ogni notte queste vicende. Infine, Chawan no naka (In una tazza di tè), nei primi del Novecento, uno scrittore si sta cimentando nella lettura di una storia; il racconto narra del guerriero Kannai che vede riflesso, nella sua tazza di tè, uno strano personaggio, che si presenta la sera stessa a casa di Kannai. L’ultimo samurai è un film del 1967. Nel 1725 il daimyo Matsudaira Masakata, leader del clan Aizu, dietro suggerimento di un consigliere ordina a Sosabara Yogoro, figlio maggiore del proprio samurai Sosabara Isaburo, di sposare la propria concubina Ichi (dalla quale aveva precedentemente avuto un figlio). Nonostante il matrimonio sia combinato, Yogoro e Ichi si innamorano col tempo. Ma con la morte dell’erede al trono, il figlio avuto dal daimyo diventa il nuovo erede della famiglia Matsudaira, e Masakata ordina a Yogoro di restituirgli Ichi. Isaburo si ribella a questa decisione e rifiuta, schierandosi con il primogenito e la nuora; Masakata ordina a Isaburo e Yogoro di commettere seppuku come punizione della loro “insolenza” nel ribellarsi al suo ordine. Da qui inizia la loro drammatica e dolorosa avventura per sfuggire agli ordini del signore, il finale però non lascia altro spazio che alla tragedia.
E con questo siamo giunti alla fine del nostro approfondimento su Kobayashi Masaki. Vi aspettiamo tra due settimane con un nuovo regista con Akushon!
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