Eccoci all’appuntamento n°2 su Kobayashi Masaki e la sua filmografia! Questa è Akushon, la rubrica dei registi di JFS. Seguiteci!
La condizione umana è una trilogia cinematografica del 1959. Quest’opera consiste in una forte autocritica sul recente passato bellico giapponese. Nel 1943 Kaji e Michiko, giovani sposi giapponesi, vengono inviati in Manciuria. Kaji, ingegnere, è incaricato di dirigere una miniera composta da prigionieri cinesi, militarmente sorvegliata e circondata da filo spinato elettrificato. Ritenuto responsabile di alcuni tragici eventi all’interno della prigione, Kaji viene destituito ed arruolato. Nel frattempo sua moglie Michiko svolge diversi lavori per sopravvivere fino a divenire infermiera presso un ospedale con personale medico cinese. Kaji, nonostante i suoi ideali pacifisti, si distingue divenendo caporale, tentando anche qui di combattere la disumanizzante dottrina militarista corrente. Si arriverà fino a dopo le due bombe atomiche, con Kaji che cerca di ritornare da sua moglie dopo aver provato più volte a seguire i suoi ideali tra i vari fallimenti. Oltre agli orrori della guerra e le amarezze delle vita, il finale tragico lascerà riflettere davvero sulla condizione umana. Harakiri (切腹 Seppuku) è un film del 1962 vincitore del Premio speciale della giuria al Festival di Cannes 1963. Agli inizi del XVII secolo, la pacificazione violenta del Giappone ad opera dello shogunato, ha provocato la caduta di molti signori della provincia e la conseguente creazione di un esercito di rōnin (samurai caduti in disgrazia) privi di impiego e costretti a muoversi verso le città. Nel 1630, uno di questi, Hanshiro Tsugumo, si presenta alle porte della casa Iyi, nei pressi della città di Edo. Al cospetto dell’intendente della nobile famiglia chiede che, data la situazione di disgrazia e miseria in cui è caduto dopo la caduta del signore di Geishu, gli sia concesso, nella dimora, un luogo in cui compiere onorevolmente seppuku. Tramite vari flashback racconterà le sue avventure e le peripezie che lo hanno portato fino alle porte della casa del signore e con scene d’azione e drammatiche si arriverà al finale dove l’unica cosa a salvarsi è l’onore. 怪談 Kaidan, lett. “Storie di fantasmi è un film del 1964, ha vinto il Premio Speciale della Giuria al Festival di Cannes 1965. Ha ottenuto una nomination ai Premi Oscar 1966 come Oscar al miglior film straniero. Il film si divide in 4 episodi: Kurokami (Capelli neri) dove nella Kyoto del tardo medioevo, un giovane samurai, trovatosi in povertà, accetta di prendere servizio presso un signore di una lontana provincia e abbandona l’addolorata moglie. Poi Yuki-onna (La donna della neve), due boscaioli, l’anziano Mosaku e il giovane Minokichi, vengono colti da una intensa tempesta di neve che gli impedisce il ritorno al villaggio. Trovato riparo in una capanna, durante la notte Minokichi si sveglia all’improvviso e si trova davanti la mitologica donna della neve, tutta vestita di bianco che cambierà per sempre la sua vita. Dopo vi è Miminashi Hoichi no hanashi (La storia di Hoichi Senzaorecchie), Hoichi, un giovane monaco buddista cieco, ama dilettarsi cantando, accompagnato dal biwa, della guerra scoppiata tra i Taira e i Minamoto per l’egemonia del Giappone del XII secolo. I suoi canti sono ascoltati dai fantasmi del clan decaduto che decidono di farsi cantare ogni notte queste vicende. Infine, Chawan no naka (In una tazza di tè), nei primi del Novecento, uno scrittore si sta cimentando nella lettura di una storia; il racconto narra del guerriero Kannai che vede riflesso, nella sua tazza di tè, uno strano personaggio, che si presenta la sera stessa a casa di Kannai. L’ultimo samurai è un film del 1967. Nel 1725 il daimyo Matsudaira Masakata, leader del clan Aizu, dietro suggerimento di un consigliere ordina a Sosabara Yogoro, figlio maggiore del proprio samurai Sosabara Isaburo, di sposare la propria concubina Ichi (dalla quale aveva precedentemente avuto un figlio). Nonostante il matrimonio sia combinato, Yogoro e Ichi si innamorano col tempo. Ma con la morte dell’erede al trono, il figlio avuto dal daimyo diventa il nuovo erede della famiglia Matsudaira, e Masakata ordina a Yogoro di restituirgli Ichi. Isaburo si ribella a questa decisione e rifiuta, schierandosi con il primogenito e la nuora; Masakata ordina a Isaburo e Yogoro di commettere seppuku come punizione della loro “insolenza” nel ribellarsi al suo ordine. Da qui inizia la loro drammatica e dolorosa avventura per sfuggire agli ordini del signore, il finale però non lascia altro spazio che alla tragedia.
E con questo siamo giunti alla fine del nostro approfondimento su Kobayashi Masaki. Vi aspettiamo tra due settimane con un nuovo regista con Akushon!
Autore: Stefania Viti Editore: Sonzogno Incopertina: illustrazione di Vincenzo Filosa Edizione: 2023 Pagine: 252
StefaniaViti giornalista professionista con esperienza internazionale, laureata all’Università Ca’ Foscari di Venezia in Lingua e Letteratura Giapponese. Vissuta a Tokyo per 10 anni, adesso vive e lavora a Milano e scrive di svariati temi tutti relativi al Giappone contemporaneo per testate nazionali e internazionali. Con “Matcha al veleno” mostra la cultura giapponese, in particolare la famosissima “cerimonia del tè” attraverso un incidente durante proprio una di esse, la koicha temae, cerimonia in cui i partecipanti bevono da un’unica tazza di tè. Ci troviamo nella scuola del tè Tsubaki, nel quartiere Brera con la partecipazione di figure di spicco della comunità nipponica milanese nonché della Milano Bene. Tra le figure di spicco, Ludovica Cattaneo, mecenate rinomata dei salotti cittadini e moglie di un importante finanziere, dopo aver bevuto si accascia per terra a causa di quello che sembrerebbe un malore improvviso. La protagonista, la giornalista di moda e amante del Giappone, dove ha vissuto, Nora Valli, non si fa convincere dalla situazione e pensa ci sia qualcos’altro, che non si tratti di un malore incidentale, ma di un delitto. Così iniziano le sue investigazioni a riguardo per scoprire la possibile causa e il possibile colpevole, affiancata e spronata dal suo mentore Gigi, caporedattore della cronaca. Seguiamo, dunque, le vicende della protagonista con tanto di intrighi, amori e passioni, con l’incessante ombra della sua direttrice, Agata, che cerca di rincorrerla. Non mancheranno degli spaccati sulle vite tumultuose dei vari personaggi che aiuteranno pian piano a ricostruire il delitto, ovviamente filtrati dai pensieri, esperienze e intuizioni di Nora. Co-protagonista della storia è la cultura giapponese, lo si evince già dal titolo, dalle prime righe e dai continui rimandi, con curiosità e approfondimenti sia per un lettore edotto in materia, sia per un lettore alle prime armi con il Giappone e la sua cultura, che anche senza volerlo rimarrà affascinato. Altro segno evidente della conoscenza nipponica della scrittrice che pervade l’intero libro è la nomenclatura dei capitoli, tutti con parole giapponesi, emblematiche, ma sempre azzeccate, ma anche i dialoghi in giapponese sparsi per l’opera scritti utilizzando i sistemi di scrittura giapponesi, ma anche in rōmaji, la trascrizione latina di quest’ultima. per poi essere subito riportarti in italiano, senza intimorire nessun lettore, a prescindere dalla propria conoscenza del giapponese. Da non sottovalutare, inoltre, i consigli o più propriamente le analisi di moda della protagonista, con un spazio peculiare per lo smalto, quasi un’ossessione di quest’ultima. Intrigante culturalmente, pieno zeppo di nozioni sull’oriente, “Matcha al veleno” è una lettura gradevole, un giallo avvincente, non solo, ma anche altro, da scoprire e da leggere.
AssociazioneTakamori è lieta di annunciarvi il secondo film della rassegna AFS primaverile, in collaborazione con Asia Institute, Martedì 21 febbraio al Cinema Rialto.
“Under the open sky” narra la storia di Mikami, un ex membro della Yakuza, che esce dal carcere dopo aver scontato 13 anni di prigione. Nonostante i suoi tentativi di reintegrarsi nella società, resta difficile per Mikami staccarsi dai propri valori e trovare un buon lavoro.
L’album di cui vi parleremo oggi non è in alcun modo riassumibile in poche semplici parole. Kagayaki (2014) è un viaggio sensoriale e come tale deve essere considerato. Non è un classico album puramente musicale, è un portale che concede all’ascoltatore di immergersi totalmente nei suoni, nella natura e nella cultura della più profonda tradizione rurale giapponese.
Takagi Masakatsu, l’autore dell’album, all’epoca della suarealizzazione era già conosciuto come un artista e compositoreaffermato, avendo realizzato nel corso della sua carriera ben 16 album, tra cui la colonna sonora del film d’animazione “Wolf Children” (2012) e del film documentario dello Studio Ghibli “Ilregno deisogni e dellafollia” (2013).
Fino ad allora Takagi Masakatsu aveva sempre vissuto nella suacittà natale di Kyoto, tuttavia nel 2013, un anno prima dellarealizzazione di Kagayaki, si trasferisce per la prima volta in un paese rurale delle montagne giapponesi, nella prefettura di Hyōgo. Qui l’artista decide di vivere la vera vita tradizionalegiapponese, in comunione con l’intera comunità del villaggionel quale si ritrova immerso. Come è forse intuibile, l’albumKagayaki è il diretto figlio di questo nuovo trascorso emotivo e spirituale dell’artista.
È un ascolto musicale che racchiude in sé questo rinnovato senso di comunione con la tradizionalità giapponese e la natura, includendo all’interno dell’album registrazioni di quotidianità, canti tradizionali, bambini che giocano, il frinire delle cicale giapponesi, l’acqua dei fiumiciattoli che scorre indisturbata, il rumore delle piante mosse dal vento, il tutto unito ad una musicalità festiva e celebrativa tipica, fatta di strumenti tradizionali in commistione a strumenti più classici come il pianoforte, strumento principale di Takagi Masakatsu e pertanto ricorrente all’interno di tutto l’ascolto.
L’unione peculiare di questi tratti fanno sì che chiunque ascolti Kagayaki ne sia in qualche modo trasportato all’interno dellavita tradizionale e festiva di quella piccola comunità giapponeseluminosa e vibrante.
È un album che racchiude momenti di vita quotidiana e che come tale è fatta di momenti più lenti, e di momenti più vivaci. L’album infatti non presenta un ritmo costante, apparendo più come una raccolta di registrazioni di vita comune che come un vero e proprio album musicale, ma ciò non deve trarre ininganno, poiché è proprio questa caratteristica a rendere tale opera così unica nel suo genere.
Tra le canzoni più memorabili dell’album segnaliamo Ooharu, dove il timido inizio di pianoforte viene a mano a mano accompagnato da canti e persone in festa, in un climax che va sempre in un crescendo. Troviamo poi la serie delle canzonidelle feste utagaki, dove in particolare la seconda traccia, Utagaki #2, risalta più di tutte con la sua forza, presentando una commistione peculiare tra strumenti tradizionali e più classici come il pianoforte e il violoncello.
Kagayaki racchiude dentro di sé una intera comunità, fatta di persone, canti, celebrazioni, dialoghi, ed è proprio per questoche l’ascolto di tale opera è capace di essere così immersiva nelsuo ascolto. Fatevi quindi un favore e immergetevi per 1h e 15min in questo mondo che pare essere uscito da una vera e propria favola giapponese.
L’associazione Takamori è lieta di annunciarvi il ritorno al Cinema Rialto con il primo appuntamento della rassegna primaverile Asian Film Selection Martedì 7 febbraio alle ore 21:00, in collaborazione con Asia Institute e circuito cinema Bologna.
Il film che vi proponiamo per cominciare la rassegna è Samurai’s Promise, in originale Chiritsubaki, un dramma storico del 2018, diretto da Kimura Daisaku. Il film è basato su un romanzo di Hamuro Rin dallo stesso nome, pubblicato nel 2012 da Kadokawa.
Il film parla di Uryu Shinbei, un samurai esiliato dopo aver denunciato la corruzione di un suo superiore. Sua moglie, ormai in fin di vita, gli chiede di ritornare nel loro paese per vedere lo sfiorire delle camelie al posto suo. Tuttavia, al suo ritorno, Uryu Shinbei scopre che i tumulti politici che ha lasciato dopo il suo esilio non sono ancora risolti, e vi rimarrà coinvolto nuovamente.
La pellicola è stata molto ben ricevuto dalla critica e dal pubblico, e ha vinto il gran premio speciale della giuria al festival mondiale del cinema a Montreal.
Vi aspettiamo in numerosi al cinema il 7 Febbraioalle ore 21:00 e, come di consueto, vi aspettiamo prossimamente sui nostri canali social e sulla nostra homepage takamori.it.
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