Il momento per crescere || Recensione 

Regia: Mori Yoshihiro
Durata: 124 minuti
Attori principali: Moriyama Mirai, Itō Sairi
Anno: 2021

Ho 46 anni e sono diventato un adulto noioso

Il momento per crescere, o in inglese We couldn’t become adults, è un film del 2021 targato Netflix che racconta la vita di Satō Makoto, uomo adulto ancora alle prese con i rimpianti di un amore passato, la cui relazione lo ha segnato così profondamente da aver influenzato la sua intera età adulta e il suo modo di vedere la realtà e di relazionarsi con il prossimo. 

Il film ripercorre la vita del protagonista procedendo in retrospettiva, partendo dal 2020, fino ad arrivare agli anni ‘90, coprendo un arco temporale di circa 25 anni. Anno per anno, si va sempre più a ritroso nel tempo, arrivando a raggiungere i momenti della vita di Satō che più lo hanno scosso emotivamente.

Il protagonista Satō è una persona distaccata, fredda, dedita quasi interamente al suo lavoro di graphic designer, nonostante qualche sporadico e fallimentare tentativo di scrittura di un romanzo. La sua è in un certo senso una vita ordinaria, normale, dove però manca quel qualcosa che gli consente di fare il salto emotivo e di maturazione necessario per passare dall’età giovanile a quella adulta, accecato dalla volontà di non volere diventare un adulto “ordinario” come tanti altri che lo circondano.

Ripercorrendo la sua vita scopriamo come in virtù di questa sua volontà egli abbia in qualche modo sabotato tutte le sue relazioni passate, rifiutando di sposarsi o di avere figli. Tutti intorno a lui vedono lo sposarsi e il mettere su famiglia come un processo necessario per diventare adulti, che tutti devono intraprendere se si vuole avere una vita felice e sicura, ma Satō si rifiuta di seguire la massa, perseguendo una non meglio precisata idea di vita non conformista. 

Non è sempre stato così però, nella sua prima relazione infatti, Satōdesiderava fortemente andare a vivere insieme alla sua ragazza del tempo, Kato Kaori, ed eventualmente sposarla, ma una volta mossa la proposta lei si rifiuta, affermando come il suo desiderio più grande fosse quello di vivere una vita che fosse il meno “ordinaria” possibile, al contrario di quelle di tutti gli adulti e dei coetanei che nel frattempo cominciavano a crescere e a inserirsi sempre di più nella società.

Quando ci separammo lei disse: La prossima volta porto i CD

Furono le nostre ultime parole. Poi fu finita tra noi.

L’ultimo giorno del 1999 non avvenne la fine del mondo come predisse Nostradamus, ma l’unica persona che Satō amava più di sé stesso lo lasciò. 

Il film affronta la riflessione interiore del protagonista, che si interroga sui motivi per il quale non è mai riuscito a “diventare adulto”, forse perché questo avrebbe voluto dire accettare di vivere una vita comune, ordinaria, andando contro alle credenze di quella stessa persona che tanto aveva amato in passato.

Il momento per crescere è un film di forte impatto emotivo, che affronta con grande realismo le problematiche e le difficoltà dell’età adulta, anni in cui è facile rimanere soffocati e intrappolati nella nostalgia degli anni giovanili ormai andati, ingannati dalla credenza che crescere sia solo una trappola.

Tuttavia nonostante tutto viene da chiedersi, è davvero così un problema vivere una vita ordinaria? 

Recensione di Giuliano Defronzo

House of the Hummingbird || AFS Spring 2023

L’Associazione Takamori è lieta di presentare House of the Hummingbird, la prossima pellicola in proiezione per Martedì 18 Aprile al cinema Rialto di Bologna!

House of Hummingbird è un dramma del 2018 diretto da Bora Kim.
Nel 1994 Eun-Hee, ragazza di quattordici anni che ama disegnare, si sta preparando per entrare al liceo. Viene abusata dai genitori, insieme alla sorella, però trova conforto nella nuova insegnate Ms. Kim, che la aiuterà e la guiderà in questo periodo difficile della sua vita.

Per acquistare i biglietti cliccate qui o visitate il sito web di circuitocinemabologna.it

Vi aspettiamo!

Dios || Recensione

Per parlare del gruppo musicale “Dios” è fondamentale introdurre il chitarrista giapponese e membro fondatore del gruppo Ichika Nito, chitarrista divenuto famoso sui social grazie al suo stile estremamente tecnico a cui unisce il suo grande gusto melodico e la sua capacità di riempire gli spazi creando l’illusione con la sua chitarra di star suonando più strumenti contemporaneamente, creando a tratti atmosfere quasi da musica classica. Ichika Nito, che grazie al suo successo online è arrivato ad essere un chitarrista affiliato al marchio giapponese di chitarre e bassi Ibanez (アイバニーズ, Aibanīzu ), è oggi una delle influenze maggiori per tanti chitarristi in tutto il mondo.

Nel 2021, il chitarrista, insieme al cantante Tanaka (precedentemente noto come Boku no Lyric no Bōyomi), e all’eclettico musicista, compositore e beat maker Sasamomaly, forma il gruppo musicale Dios, che unisce J-pop, parti vocali rappate, J-rock, influenze R&B, creando uno stile ricco, variegato e moderno.

Il trio rilascia nel 2022 il proprio primo album CASTLE, che affronta varie tematiche relative alla sfera delle emozioni e relazioni umane, in cui spicca la voce al contempo delicata e potente del cantante Tanaka. Il lavoro presenta arrangiamenti di stampo pop spesso semplici ma efficaci, con cui contrastano le impressionanti parti di chitarra molto tecniche di Nito, che riesce a non perdere mai il grande senso melodico che lo contraddistingue. I suoni moderni di Sasamomaly concludono e riempiono il lavoro, rendendo sempre freschi ed estremamente orecchiabili i pezzi dell’album.

I video musicali del gruppo offrono un’esperienza audiovisiva dinamica e mai banale, come si può riscontrare nel loro primo singolo Runaway (逃避行) il cui video musicale è pubblicato su YouTube cliccando qui

Il gruppo, giovane e che ha finora rilasciato un solo album con i propri relativi singoli, non può che lasciare agli ascoltatori grandi aspettative per il loro futuro.

Recensione di Calogero Frangiamone

Tsukamoto Shin’ya Parte 1 || Akushon! – I Registi di JFS

Bentrovati! Questa è Akushon! La rubrica di Associazione Takamori sui registi giapponesi. Oggi vi parliamo di Tsukamoto Shinya.

Se volete approfondire meglio la filmografia di Tsukamoto Shinya continuate a seguirci per scoprire di più sulle opere menzionate nel video di oggi.
A presto!

Il Cinema di Koreeda Hirokazu – Claudia Bertolé || Recensione

Il cinema di Koreeda Hirokazu di Claudia Bertolé è una lettura altamente consigliata per gli appassionati del cinema giapponese e di Koreeda in particolare.
L’autrice offre un’analisi approfondita dei film del regista giapponese, offrendo un’interpretazione dettagliata delle scelte narrative e stilistiche di ogni opera.

La prima parte del libro è dedicata alla vita e alla carriera di Koreeda, offrendo al lettore un’immagine completa del regista giapponese.
Viene sottolineata la sua predilezione per le storie di vita quotidiana, la sua attenzione ai dettagli e la sua capacità di rappresentare i rapporti umani in modo sottile e delicato.
Inoltre, l’autrice esplora le influenze artistiche di Koreeda, sia all’interno del cinema giapponese che a livello internazionale, e come queste influenze hanno plasmato la sua visione artistica.

La seconda parte del libro è dedicata all’analisi dei singoli film di Koreeda, a partire dalle prime opere fino ai suoi lavori più recenti. In ogni capitolo, l’autrice esamina attentamente le scelte narrative e stilistiche di Koreeda, evidenziando le tematiche principali e le tecniche utilizzate dal regista giapponese.
Inoltre, ogni capitolo è corredato da una ricca selezione di immagini tratte dai film, che permettono al lettore di apprezzare appieno l’estetica del regista.

Uno degli aspetti più interessanti del libro è la capacità di Claudia Bertolé di evidenziare le connessioni tra i diversi film. Nonostante ogni opera sia unica e possieda un proprio stile e una propria visione, l’autrice mostra come alcuni temi e tecniche si ripetano attraverso la filmografia del regista giapponese.
Ciò permette al lettore di comprendere meglio la coerenza dell’opera di Koreeda e di apprezzare le sue scelte artistiche in modo più approfondito.

In conclusione, si tratta di un’opera completa e approfondita che offre un’interpretazione dettagliata del cinema di uno dei più grandi registi giapponesi contemporanei. Il libro è ben documentato e ricco di immagini, il che rende la lettura molto piacevole.
L’approccio rigoroso e attento ai dettagli dell’autrice lo rende indispensabile per tutti coloro che desiderano comprendere appieno il lavoro di Koreeda e del cinema giapponese in generale.

Recensione di Stefano Andronico