Nel Paese delle Donne Selvagge || Recensione


Autore: Matsuda Aoko
Editore: Edizioni e/o
Traduzione: Gianluca Coci
Edizione: 2022

Matsuda Aoko esordisce nel 2013, inizialmente traduttrice, e in questa serie di racconti “Nel paese delle donne selvagge” (in originale Obachan tachi no irutokoro) ci porta all’interno del folklore giapponese riscritto in chiave moderna. L’autrice infatti reinterpreta leggende, storie della tradizione e commedie del teatro kabuki con protagoniste femminili stigmatizzate, traslandole nel mondo di oggi e dandone una visione femminista. I 17 racconti che inizialmente ci sembrano slegati tra loro rivelano con il proseguire della lettura una cornice che li collega. Matsuda Aoko afferma: 

Quando sono diventata adulta, mi sono anche resa conto di come queste vecchie storie riflettessero e incoraggiassero le persone a interiorizzare visioni misogine nei confronti delle donne, dato che la maggior parte delle volte queste storie erano scritte e raccontate da uomini. Quindi, pur amandole molto, ho sempre avuto sentimenti contrastanti nei loro confronti e, scrivendo Nel paese delle donne selvagge, ho voluto creare uno spazio in cui tutti i fantasmi femminili potessero divertirsi e trovare nuove vite.”

Ci racconta infatti una società ancora maschilista dove però le protagoniste riescono a liberarsi e ad esprimere il loro io più profondo abbracciando la propria natura attraverso i personaggi della tradizione. Inoltre, i racconti si delineano in stili diversi tra cui possiamo trovare la lettera, ma anche la narrazione in prima persona, possono avere un tono comico e nello stesso tempo drammatico senza risultare confusionari. I veri fantasmi raccontati in questa raccolta sono quelli in realtà creati dalla società capitalista e patriarcale come: i luoghi di lavoro dove le donne vengono continuamente sottovalutate, le critiche rivolte ad una madre single e il mondo industriale della bellezza che cresce grazie all’odio delle donne verso se stesse. 

Recensione di Chiara Girometti

Storia del cinema giapponese del nuovo millennio || Presentazione – Cinema Lumière

L’associazione Takamori è lieta di annunciare la presentazione de Storia del cinema giapponese del nuovo millennio di Maria Roberta Novielli che si terrà al Cinema Lumière in data 08 Febbraio 2023 alle ore 17:00 tramite Cineteca Bologna.

Breve sinossi del volume:

Con l’ingresso nel nuovo millennio il mondo cinematografico giapponese ha ampliato notevolmente il suo panorama, in particolare grazie alla diffusione definitiva del digitale e all’apertura del mercato interno rispetto alle produzioni indipendenti, confermando l’arcipelago tra i Paesi con il numero più alto di film distribuiti annualmente. A questo si aggiunge un’ibridazione sempre più capillare tra i differenti media, elemento di arricchimento costante e in continua evoluzione. La commistione tra linguaggi prima esclusivi del cinema, del fumetto, dell’animazione o dei videogame ha portato alla creazione di nuove tendenze espressive oggi molto amate in Occidente e ha al contempo permesso di aprire il mercato interno a varie cooperazioni internazionali. Il cinema si interroga sempre sulle problematiche della contemporaneità: molte opere, infatti, portano a galla istanze sociologiche di estrema rilevanza, dall’integrazione degli stranieri al senso di disadattamento dei giovani, alla necessità di ridefinire il ruolo della donna negli ambiti lavorativi e familiari. A tali tematiche dedicano gran parte del loro cinema alcuni registi oggi molto amati a livello internazionale, tra cui Miike Takashi, Sono Shion, Koreeda Hirokazu, Kitano Takeshi e Kurosawa Kiyoshi.
 Dopo la Storia del cinema giapponese, il nuovo volume dedicato alla recente cinematografia nipponica, tra le più complesse e importanti del mondo.

La presentazione, condotta da Maria Roberta Novielli e Francesco Vitucci, comprenderà un’introduzione al cinema giapponese, una presentazione dell’autore e una lettura di alcuni passi del libro.
Inoltre, sarà prevista una sessione di domande e risposte con il pubblico, durante la quale gli spettatori porranno domande sull’argomento trattato nel libro o sulla carriera dell’autore.

In generale, la presentazione di “Storia del cinema giapponese del nuovo millennio” sarà un’occasione unica per gli appassionati di cinema e di cultura giapponese per scoprire di più su questo affascinante argomento e per incontrare esperti del settore.

A seguire verrà proiettato il film L’ultimo Yakuza di Miike Takashi

Un pugile messo alle corde dalla malattia e una ragazza vittima della criminalità. Due angeli perduti sulle strade insanguinate, tra gangster movie e commedia romantica. “Tutto in una notte a Tokyo. La Yakuza, le Triadi, un poliziotto corrotto, un radiologo distratto, alcune teste che rotolano e un inseguimento con automobile in volo che, tutto ad un tratto, si trasforma in cartoon” (Giulia d’Agnolo Vallan): sono gli ingredienti di un film folle e anarchico, violento e visionario, splatter e slapstick.

Per l ‘acquisto dei biglietti per la visione della pellicola vi invitiamo a cliccare qui, o al seguente link → https://lumiere.cinetecabologna.18tickets.it/film/12191/7249648a-90ef-4361-9723-79df2183138b

Vi aspettiamo al Cinema Lumière in data 08 Febbraio 2023 alle ore 17:00.

Lo Squalificato – Dazai Osamu || Recensione

Autore: Dazai Osamu
Editore: Feltrinelli
Collana: Universale Economica Feltrinelli
Traduzione: Marcella Bonsanti
Edizione: 2019

Dazai Osamu è spesso definito tra i più grandi autori giapponesi, grazie ai suoi personaggi straordinariamente umani e uno stile di scrittura schietto ma che rimane sempre molto attuale. In particolare, Lo squalificato (in originale Ningen Shikkaku) in particolare è considerato il romanzo più emblematico della sua produzione. Il protagonista Yozo è un uomo che si sente profondamente alienato dalla società, pur facendo del suo meglio per adattarsi agli standard che essa impone, tuttavia sempre incapace di adattarsi. Questo fallimento lo rende “squalificato” come essere umano, e lo porta a rifugiarsi in una vita di dissolutezza, facendo abuso di sostanze e passando da una donna all’altra. Il racconto ha come cornice narrativa un uomo che ritrova i taccuini di Yozo assieme a delle fotografie, e quindi riporta la storia dopo esserne rimasto profondamente colpito. Questo romanzo è ricco di elementi autobiografici, nonostante Dazai rifiuti ogni etichetta e preferisca invece staccarsi dalla convenzione letteraria definendosi invece un libertino. Il personaggio di Yozo è profondamente introspettivo, l’autore si concentra soprattutto sull’interiorità del personaggio, contrastandolo con il mondo esterno e su come Yozo si senta isolato rispetto a ciò che lo circonda. 

Lo stile di Dazai è semplice ma molto efficace, tenendosi molto collegato alla realtà e al contempo esplorando Yozo e i suoi pensieri, che spesso divagano anche su temi molto inquietanti sulla natura umana, che, nonostante gli sembri incredibilmente distant,e egli rappresenta con la sua disperazione e il suo desiderio di connessione umana. Con questo romanzo, Dazai si fa carico del pensiero di chi non riesce ad adattarsi alla rigida società giapponese, nonché di tutti coloro che dopo la Seconda Guerra mondiale si sono ritrovati spaesati e estraniati rispetto alla propria situazione. 

Recensione di Camilla Ciresa

Rashōmon e altri racconti || Recensione


Autore: Akutagawa Ryūnosuke
Editore: Einaudi
Collana: ET Scrittori
Traduzione: Antonietta Pastore, Laura Testaverde, Lydia Origlia
Edizione: 2018

Personaggi grotteschi, elementi soprannaturali, e temi tradizionali sono tutti tratti ricorrenti in questa raccolta dei più celebri racconti di Akutagawa. In particolare “Rashōmon”, spesso visto come emblema della sua produzione, narra di un servo licenziato dalla sua famiglia e dell’incontro che ha con una vecchia nell’antica porta Rashōmon, ormai diroccata. Il tema della moralità ricorre in questo racconto, in cui il servo e la vecchia entrambi rubano nonostante pensino di essere giustificati nelle loro azioni. Un altro racconto iconico di Akutagawa è “La rappresentazione dell’inferno”, in cui al pittore di corte viene commissionato di dipingere un paravento che illustri l’inferno buddista. Per essere il più accurato possibile, il pittore compie azioni estreme, anche torturando i suoi apprendisti. Anche in questo racconto si affronta il tema dell’umanità e delle atrocità un essere umano è disposto a fare.

Akutagawa scrive in uno stile semplice, che con pochi tratti riesce a cogliere l’elemento di terrore e l’atmosfera inquietante che caratterizzano i suoi racconti, è una scrittura che lascia il lettore turbato. Riprende spesso elementi tipici della tradizione giapponese e li rivisita in chiave angosciante, con un elemento di sospensione nel modo in cui i racconti finiscono, tipico della narrativa giapponese. Da due dei racconti, “Nel Bosco” e “Rashōmon”, è stata tratta una pellicola famosa di Kurosawa Akira, film che riprende la trama di “Nel Bosco” ma con elementi e titolo presi da “Rashōmon”. Inoltre, ad Akutagawa è dedicato l’omonimo premio letterario, il più prestigioso in Giappone per gli scrittori esordienti. 

Recensione di Camilla Ciresa

Kirino Natsuo – Grotesque || Recensione


Autore: Kirino Natsuo
Editore: Beat
Traduzione: Gianluca Coci
Collana: BEAT BEST SELLERS
Anno di edizione: 2021
Pagine: 848


“Gli uomini – i maschi intendo dire – vivono secondo regole che hanno stabilito da soli e unicamente per sé stessi. E tra queste regole ce n’è una in base alla quale noi donne non saremmo altro che una specie di oggetto da possedere.
Una figlia appartiene al padre, una moglie al marito.” Due sorelle, figlie di una giapponese e di uno svizzero: Yuriko, bellissima fin da bambina, a tal punto da mettere in ombra le altre ragazze. L’altra, talmente succube della bellezza della sorella e talmente priva di attributi peculiari da non essere mai nominata all’interno del romanzo, costituisce l’io narrante della storia. La storia di una donna invisibile, che per colpa della sorella arriva a serbare un rancore così forte, da desiderarne la scomparsa o addirittura la morte. Se ne prospetta l’occasione quando il padre si trasferisce per lavoro in Svizzera, e lei rimane in Giappone, vivendo con il nonno, per cercare di entrare nel prestigioso liceo Q.
Anche in questo caso dovrà dare tutta sé stessa per raggiungere il suo obiettivo, salvo poi vedere Yuriko passarle avanti senza difficoltà grazie alla sua bellezza. Quest’ultima è forse l’unica delle protagoniste che ha ben chiara l’ineluttabilità del proprio destino, conscia che la sua bellezza sia passeggera, non un privilegio, bensì un bene di scambio per ottenere una vita agiata. In questo contesto avviene l’incontro con Sato Kazue, con la quale Yuriko condividerà sia la professione di prostituta, seppur motivata in maniera diametralmente opposta, sia la morte per mano di un uomo.
Intricati fili si annodano nelle trame di due esistenze culminate nella violenza. Dalla storia delle due donne uccise emerge uno spaccato della società giapponese, e il romanzo è a tutti gli effetti una critica alla società giapponese, alla divisione in classi sociali, all’impossibilità dell’emancipazione femminile.
È un romanzo che parla della donna, di come non riesca ad affermare sé stessa in quanto tale se non attraverso delle maschere. Da qui infatti la prostituzione, vista non solo come risposta alle proprie necessità, ma anche come strumento di emancipazione e di espressione libera del proprio io. La realizzazione è un privilegio concesso solo agli uomini, ed infatti le donne di questo romanzo non riescono a trovare la via per raggiungerla. Le vere protagoniste di questo romanzo sono la sofferenza, l’invidia, la frustrazione, ed un senso di solitudine che accompagna la storia di tutte queste donne.


Recensione di Fausto Henri Giunti