La maledizione di Oiwa e altri racconti di Tanaka Kōtarō | Arcipelago Giappone – Luni Editrice

L’associazione Takamori e’ lieta di presentarvi la nuova collana Arcipelago Giappone della casa Luni Editrice, che apre al lettore una nuova dimensione nella quale ogni opera, proposta in traduzione dalla lingua giapponese originale, è un’esperienza letteraria orientata verso il Giappone moderno e contemporaneo nella sua complessità.
La line-up iniziale della collana comprende Labirinto d’erba di Izumi Kyōka, La maledizione di Oiwa e altri racconti di Tanaka Kōtarō, che introduciamo oggi in questo articolo, e Il libro dei morti di Orikuchi Shinobu.

Traduzione e curatela: Stefano Lo Cigno
Numero di pagine: 128
ISBN: 9788879848152

IL LIBRO:

Tamiya Iemon è un rōnin senza scrupoli, schiavo della lussuria e della cupidigia. Riunitosi con la moglie Oiwa, che nel frattempo ha dato alla luce un bambino, impiega poco tempo a stancarsi della condizione di povertà in cui si ritrova.

Il vicino di casa, Itō Kihei, membro del feudo rivale, gli propone di convolare in seconde nozze con la nipote, la bella Oume, innamorata di lui perdutamente, nonché il reintegro al rango di samurai a patto di abbandonare Oiwa.

Il loro piano è diabolico: prima le somministrano con l’inganno un veleno che le gonfia orribilmente parte del viso e porta ciocche di capelli a staccarsi a ogni passata di pettine, poi la accusano ingiustamente di adulterio.

L’AUTORE:

Tanaka Kōtarō (Kōchi, 1880 – Tōkyō, 1941), figlio di mercanti, dopo un breve trascorso da giornalista, si trasferisce a Tōkyō dove studia sotto la guida di autori quali Ōmachi Keigetsu e Tayama Katai.

Nel corso della sua vita compone numerosi kaidan, i racconti del terrore di fattura nipponica; l’opera che più lo rappresenta è la Raccolta di kaidan giapponesi (1934), una collezione di quasi duecento racconti tra cui spiccano La maledizione di Oiwa – Yotsuya kaidan Sarayashiki – La storia di Okiku e dei nove piatti. Grazie all’opera Vere storie kaidan giapponesi (postumo, 1971), scritta negli ultimi anni di vita, si fa precursore del genere jitsuwa kaidan (it. Kaidan basati su storie vere) e in senso ampio fornisce un’importante testimonianza della tradizione narrativa popolare contemporanea. Tra le altre opere si ricordano anche Racconti di ombre nere (1921) e Racconti di pioggia nera (1923).

Per altre informazioni riguardo il libro vi invitiamo a visitare la pagina web dedicata sul sito della casa editrice, accessibile premendo qui; per avere ulteriori informazioni riguardo la collana, invece, vi invitiamo a visitare la relativa pagina web premendo qui.
Vi ricordiamo che nelle prossime settimane usciranno altri due articoli riguardanti la collana Arcipelago Giappone, quindi seguiteci sui social per non perdervi tutte le novità !


Collana Arcipelago Giappone – Luni Editrice:

La collana Arcipelago Giappone apre al lettore una nuova dimensione nella quale ogni opera, proposta in traduzione dalla lingua giapponese originale, è un’esperienza letteraria orientata verso il Giappone moderno e contemporaneo nella sua complessità.
Un accurato apparato di note e postfazioni guida il lettore in questo lungo viaggio, in cui ogni opera è unica e al tempo stesso, anche specchio delle altre.
Ne risulta un ampio affresco di generi e concetti che sorprendono tanto per la loro originalità quanto per le profonde, imprevedibili analogie con correnti letterarie di respiro mondiale.

Collana diretta da Francesco Vitucci
Comitato Scientifico (Arcipelago Giappone)
Paolo La Marca, Stefano Lo Cigno, Alessandro Passarella, Bonaventura Ruperti, Marco Taddei, Francesco Vitucci

Il primo caffè della giornata – Toshikazu Kawaguchi

Autore: Kawaguchi Toshizaku

Titolo originale: 思い出が消えないうちに (lett. Prima che i ricordi scompaiano)

Editore: Garzanti

Collana: Narratori moderni

Traduzione: Claudia Marseguerra

Edizione: 2022

Pagine: 180

Dopo il successo di Finché il caffè è caldo e del successivo Basta un caffè per essere felici, Kawaguchi Toshikazu torna con una terza opera dedicata alla sua caratteristica caffetteria. Al centro delle vicende de Il primo caffè della giornata vi è infatti un locale tutto particolare, in cui si serve una bevanda altrettanto speciale in grado di rievocare le emozioni dal passato dimenticate o mai affrontate: si tratta del caffè delle seconde opportunità. Un tuffo nel passato quello permesso dall’aroma del caffè, che inizia nel momento in cui viene versato e dura finché esso non si raffredda, a patto però che vengano rispettare alcune regole. Per poter usufruire dei suoi effetti è infatti necessario che il caffè venga gustato con calma, seduti a uno specifico tavolino. Soprattutto, ai clienti viene ricordato che, qualunque sia il ricordo vissuto o l’esperienza rinnovata, non vi sarà alcuna possibilità di modificare il presente. A queste condizioni, chi decide di immolarsi nei propri ricordi e rievocare esperienze o emozioni spesso dolorose sono solo i più coraggiosi, coloro quali il passato è ancora in sospeso e il presente in stallo. Ed è proprio a loro che il romanzo è dedicato, suddiviso in quattro racconti tra loro legati e rispettivamente intitolati: “La figlia”, “Il comico, “La sorella minore” e “L’uomo che non sapeva dire «ti amo»”.

Senza mai perdere il proprio aroma speciale, e con uno stile delicato dai toni gentili che ben concilia temi quali il passato, la nostalgia, i rimorsi e le occasioni perse, Kawaguchi invita nuovamente il lettore a immergersi nel magico rituale di un caffè.

Il primo caffè della giornata è la raccolta di quattro racconti toccanti, caratterizzati da un forte timbro emotivo, in grado di coinvolgere ogni potenziale lettore catapultandolo nelle proprie personalissime memorie. Ognuno dei protagonisti ha una ragione diversa per voler affrontare il passato, ma nel tempo di un caffè, ciò che davvero verrà offerta loro è la possibilità di comprendere sé stessi, accettare i propri errori e imparare dalle proprie esperienze, perdonandosi e andando avanti senza rimpianti.

Soprattutto, il romanzo è l’ennesima dedica che, sapientemente scritta, lo scrittore fa alla vita, alle emozioni e avvenimenti che essa comporta, ai piccoli piaceri del tempo presente e alle possibilità di quelli futuri.

— Recensione di Claudia Ciccacci.

Presentazione “Fragranze di morte” con Francesco Vitucci e Alessandro Passarella

L’associazione Takamori è lieta di presentarvi l’evento “Ad alta voce – racconti di parole e di chi le ha scritte”, che si terrà il 29 aprile 2022 al Centro Culturale Candiani di Mestre (Venezia), in sala seminariale al primo piano.

Durante l’evento verrà presentato il libro “Fragranze di morte” di Yokomizo Seishi, saranno ospiti Alessandro Passarella e Francesco Vitucci, il traduttore del libro per Sellerio Editore.

Vi aspettiamo!

Underground – Murakami Haruki

Autore: Murakami Haruki

Titolo originale: アンダーグラウンド (parte prima), 約束された場所で (parte seconda)

Editore: Einaudi

Traduzione: Antonietta Pastore

Edizione: 2014

Pagine: 503

Underground è una romanzo a più voci scritto da Murakami Haruki e pubblicato per la prima volta in Giappone nel 1997 e in seguito anche nel 1998. È arrivato in Italia nel 2003 e ha avuto due riedizioni, una nel 2011 e una del 2014. Underground è un romanzo che si discosta completamente dallo stile dello scrittore, il quale spesso ci racconta di avvenimenti fantastici e ci fa staccare dal mondo reale che viviamo tutti i giorni. In Underground, si potrebbe dire che avviene il contrario, Murakami ci riporta con i piedi per terra raccogliendo in questo romanzo una serie di interviste a persone sopravvissute all’attentato al sarin avvenuto nella metropolitana di Tokyo nel 1995.

Il 20 marzo 1995 su diverse linee della metropolitana di Tokyo ci fu un attacco terroristico con l’impiego del gas nervino sarin, il quale provocò 14 morti e oltre 6200 intossicati, gravi e meno gravi. L’attentato fu organizzato dalla setta religiosa Aum Shinrikyō, in particolare 10 membri della setta divisi in coppie, una persona si occupava di guidare e l’altra persona portava con sè delle sacche piene di sarin avvolte in dei giornali e una volta sul treno doveva bucarle con la punta di un ombrello appositamente affilata. I sintomi più comuni dell’intossicazione da sarin sono difficoltà respiratorie, affaticamento, restringimento delle pupille, tosse. Tra gli intossicati ci fu anche uno degli attentatori.

Nella prefazione, Murakami Haruki ci racconta tutto il processo di creazione del libro. Dal cercare la lista dei sopravvissuti al momento di trascrizione delle interviste. Le parole che leggiamo in Underground, sono le stesse che hanno pronunciato gli intervistati, l’autore si è limitato a scriverle in modo che il lettore potesse leggerle senza difficoltà e, come ci dice, ogni intervista prima di essere pubblicata è stata riletta dall’intervistato. Prima delle interviste, Murakami ci dà una breve spiegazione sulla linea di cui poi sentiremo parlare, inoltre, in molte interviste compaiono i veri nomi e le età al giorno dell’attentato dei sopravvissuti. Tuttavia, in alcune interviste Murakami ha dovuto utilizzare un nome fittizio.

In Underground emerge sicuramente la capacità di scrittore di Murakami Haruki, ma è un romanzo molto forte, in quanto sono i sopravvissuti in prima persona che ci raccontano quello che hanno vissuto, sentiamo la voce di gente comune che va a lavoro, del personale ferroviario, di persone rimaste gravemente intossicate, come di quelle che non hanno quasi avuto sintomi. Ognuna di queste persone ha vissuto l’attentato in modo diverso, ma nessuna di loro vuole che ciò che è successo venga dimenticato e ciò è stato reso possibile grazie a Murakami Haruki in Underground.

—Recensione di Marta Bonfiglio.

La pioggia nera – Ibuse Masuji

Autore: Ibuse Masuji

Titolo originale: 黒い雨

Editore: Marsilio

Traduzione: Luisa Bienati

Edizione: 1995

Pagine: 364

La pioggia nera è un romanzo appartenente alla “letteratura della bomba atomica” dell’autore Ibuse Masuji, pubblicato in Giappone nel 1965 e, successivamente, in Italia nel 1993 dall’editore Marsilio.

È una mattina come le altre, quella del 6 agosto del 1945. Shizuma Shigematsu si trova alla stazione di Yokogawa, a meno di un chilometro, nel momento in cui la bomba esplode. In un istante la sua vita cambia completamente, l’uomo viene catapultato in un incubo che sembra non avere fine: la fuga dalla città ormai rasa al suolo e minacciata dagli incendi, l’esodo di decine di migliaia di persone che fuggono pur essendo ferite in modo gravissimo, gli ammassi di cadaveri carbonizzati caduti laddove erano stati colpiti dall’esplosione. La preoccupazione per le sorti di sua moglie Shigeko e di sua nipote Yasuko lo spingono a continuare le ricerche. Riunitisi, infine, dovranno affrontare la malattia dovuta all’avvelenamento acuto da radiazioni.

Il romanzo, narrato in prima persona da Shigematsu, è scritto tramite l’espediente del diario. L’uomo, infatti, è costretto a ricopiarne il contenuto per tranquillizzare l’ennesimo pretendente della nipote, la quale però viene costantemente rifiutata per paura che porti su di sé gli effetti delle radiazioni e che sia, quindi, impura. La narrazione è un intreccio tra il diario e la vita attuale di Shigematsu, che passa le giornate allevando carpe insieme a Shōkichi e Asajirō, anch’essi vittime dell’esplosione e impossibilitati per questo a svolgere lavori di fatica.

La pioggia nera offre un resoconto crudo, veritiero, che colpisce per la schiettezza e l’abbondanza di particolari e che porta alla luce la vera vittima del bombardamento: la natura umana. Tema centrale dell’opera, ripreso poi dal filone della bomba atomica, è la segregazione sociale a cui furono sottoposti i sopravvissuti ad Hiroshima e Nagasaki, etichettati come pericolosi per le persone sane e considerati colpevoli della loro stessa disgrazia. A questa diffidenza si somma poi la vita in una città ormai inesistente dove le consuetudini sociali si disgregano, in cui i forti prevalgono sui deboli, in uno scenario apocalittico che riporta l’uomo civile allo stato animale. Terminata la lettura, quel che resta è un senso di inquietudine mista a oppressione, come se l’autore, tramite l’abile scrittura, rendesse partecipe e quasi corresponsabile il lettore degli eventi accaduti quel terribile giorno.

 

—Recensione di Fausto Giunti.