Sakamoto Ryuichi – A thousand Knives || Recensione

Sakamoto Ryuichi è un musicista particolarmente conosciuto per essere stato compositore di colonne sonore di diversi film degni di nota, lavorando al fianco di registi di fama internazionale, tra i quali figurano specialmente Ōshima Nagisa e Bernardo Bertolucci. L’ultima colonna sonora è stata composta per “Kaibutsu” di Kore’eda Hirokazu, film del 2023, anno in cui il musicista è venuto a mancare. Sakamoto presenta però alle spalle una carriera musicale ben più ampia ed è noto ai cultori del campo per essere stato uno dei pionieri della musica elettronica. Questo suo lato è visibile in maniera più chiara nei suoi lavori nella band “Yellow Magic Orchestra” e nei suoi progetti da solista ed è proprio per questo che oggi andremo ad approfondire il suo primo EP “A Thousand Knives”.

Pubblicato nel 1978, “A Thousand Knives” (千のナイフ)segna il debutto solista di Sakamoto e mostra il suo approccio pionieristico alla composizione e alla progettazione del suono. L’album inizia dal brano omonimo, “Thousand Knives”, aperto da una voce robotica fatta di suoni poco intellegibili. Subito a seguire un abile intreccio di strati di suoni sintetizzati che creano un paesaggio sonoro molto futuristico, culminante in un deciso assolo di chitarra. L’uso dei sintetizzatori era ancora relativamente nuovo all’epoca e l’uso innovativo di questa tecnologia da parte di Sakamoto stabilisce un nuovo standard per la musica elettronica.

 In brani come “Grasshoppers” viene messa in mostra la formazione classica di Sakamoto e la sua capacità di integrare elementi tradizionali ed elettronici anche a rischio di ottenere risultati contraddittori. Si evince anche la chiara voglia di incastrare melodie tradizionali asiatiche in questa già grande commistione di generi, come avviene in “Das Neue Japanische Elektronische Volkslied” e “The end of Asia”.

L’album sfida le nozioni convenzionali di genere e stile, mescolando elementi di musica elettronica, jazz e classica. Ciò che ne risulta è un’opera fondamentale che ha gettato le basi per l’evoluzione della musica elettronica. L’approccio visionario alla composizione e la curiosità testarda con la quale Sakamoto abbraccia nuove tecnologie hanno lasciato un segno indelebile nel mondo della musica. Questo album rimane una testimonianza del suo spirito sperimentale e resiste sicuramente alla prova del tempo.

Christmas Special || Takamori J-Sound

Bentornati su Takamori! Oggi per la nostra rubrica musicale, Takamori J-Sound, vi presentiamo uno speciale a tema natalizio, mostrandovi alcune canzoni di Natale famose in Giappone!

Continuate a seguirci per il prossimo appuntamento di Takamori J-Sound, buone feste a tutti!

Zero comma, irotoridori no Sekai – MASS OF THE FERMENTING DREGS || RECENSIONE

Lo shoegaze, genere sviluppatosi negli anni ‘80 in Inghilterra per poi andare scemando verso la fine degli anni ‘90, continua in realtà a influenzare pesantemente il sound delle band punk e rock del giappone del nuovo millennio, caratterizzate da toni abrasivi e aggressivi. È su quest’onda che si forma a Kobe nel 2002 la band “MASS OF THE FERMENTING DREGS” (In giappone accorciato come “Masu dore”).

Nonostante alcuni cambiamenti di membri nel corso degli anni, fin da subito il gruppo stabilisce un proprio stile che resterà consistente fino al primo periodo di inattività iniziato nel 2012. Fondatrice e colonna portante della band è la cantante e bassista Miyamoto Natsuko, che nel suo cantato tendente a melodie e sonorità pop resta tuttora l’elemento più riconoscibile ad un primo ascolto.

Nello specifico oggi ci concentreremo sul loro primo album: “Zero comma, Irotoridori no Sekai”, pubblicato nel 2010, dove assieme a Miyamoto abbiamo Ishimoto Chiemi alla chitarra e Yoshino Isao alla batteria. L’album è composto da 9 tracce e dura circa 35 minuti.

Sin dalla prima canzone, che dà il nome all’album, la band mette tutte le carte in tavola: la batteria che picchia aggressivamente, la chitarra che dalla prima nota è ricolma di pesante distorsione e il basso che nonostante tutto riesce a farsi notare, formano il tipico “muro sonoro” che caratterizza il genere. Nonostante ciò, l’arrivo della voce di Miyamoto richiama l’attenzione dell’ascoltatore, non solo per la sua dolcezza e per i testi generalmente malinconici, ma anche perché riesce a spiccare rispetto al caos che porta la parte strumentale.

Il contrasto dinamico tra caos strumentale e dolcezza vocale resta essenzialmente una costante dell’intero progetto. L’eccezione della traccia “RAT”, quasi completamente strumentale, vede un basso molto più preponderante ed è una delle più aggressive.

A metà album, subito dopo, abbiamo “ONEDAY” che inizialmente sembra essere un pezzo più lento e pulito dei quattro precedenti, ma neanche qui la band riesce a contenersi e inevitabilmente nell’ultimo minuto si raggiunge il picco emotivo della canzone,culminando in un finale tanto esplosivo quanto emotivo.

La canzone finale “Sanzameku” conclude l’album racchiudendo tutti i concetti stilistici esplorati in un unico pezzo, che passando da un’introduzione piuttosto drammatica a una parte intermedia più pulita, giunge infine ad una sezione che, più che aggressiva, è energica, speranzosa e soddisfacente.

In conclusione, l’alternarsi di lunghi stacchi strumentali e testi brevi ma di impatto è la formula che caratterizza l’intero album che di conseguenza ne risulta omogeneo ma non necessariamente ripetitivo. Considerando inoltre la durata relativamente breve, se la prima traccia piace, non è difficile restare in ascolto fino alla fine.

Recensione di Biagio Furni

Aoba Ichiko || Takamori J-Sound

Bentornati nella nostra rubrica musicale, Takamori J-Sound! Oggi vi parliamo di Aoba Ichiko, cantante folk giapponese! 🎶

Per rimanere aggiornati su altre novità musicali, continuate a seguirci sui social!