Eve – Bunka || Recensione

Eve (いぶ) è un artista che sta assumendo sempre più rilevanza nel panorama indie-pop e pop giapponese e la cui popolarità sta diventando sempre più diffusa anche internazionalmente.

Eve è attivo sotto questo pseudonimo sulla scena musicale fin dal 2009, quando all’età di soli 13 anni ha cominciato a pubblicare cover sul sito giapponese Nico Nico Dōga, per poi espandersi negli anni cominciando a pubblicare canzoni in proprio oltre che a cover, passando alla piattaforma Youtube per le sue canzoni. Oggi pubblica esclusivamente contenuti originali e conta ben cinque album completi, oltre ad innumerevoli singoli e mini album.

Eve viene spesso associato alla sua voce chiara e medio-alta, leggermente nasale, che porta un velo di freschezza alle sue canzoni. I suoi brani sono spesso ritmati e accattivanti, tuttavia i testi rivelano un sottofondo di amarezza e inadeguatezza, leggermente malinconici ma mai pesanti o banali, spesso ricchi di metafore, giochi di parole e riferimenti alle sue stesse canzoni, creando un universo ricco e coeso.

Bunka (文化) è il suo secondo album, pubblicato nel 2017 sotto la sua etichetta, Harapeco Records, e conta 10 canzoni. Ciò che rende questo suo album più unico e distinto dal primo, Official Number, è il fatto che Eve ha personalmente scritto e composto tutti i brani presenti nell’album, invece di affidarsi a compositori esterni. Inoltre, un punto che rende questo album davvero interessante è il fatto che è aperto e concluso da due brani esclusivamente strumentali, ovvero Fanfare e Paradigm. In questo album troviamo alcune delle canzoni più iconiche e memorabili di Eve, tra cui possiamo ricordarne tre:

-Bungaku Nonsense (文学ナンセンス), il primissimo brano interamente composto e scritto da lui. La natura ritmata e veloce della canzone dà un forte senso di adrenalina, e le numerose allitterazioni e onomatopee presenti nel testo la rendono sicuramente molto memorabile. Tuttavia il testo rimane piuttosto cupo, con forti allusioni al sentirsi esterni alla società ed isolati.

Dramaturgy (ドラマツルギー), la canzone che lo ha davvero portato sotto i riflettori è ancora oggi tra le più amate, arrivando a più di 150 milioni di visualizzazioni solo su Youtube, grazie anche all’iconico video musicale animato dall’artista indipendente Mah. Anch’essa è una canzone molto veloce, ma spesso rallenta leggermente per spaziare ritmo e testo, dando un attimo di respiro all’ascoltatore ma anche uno spiraglio sulla natura del testo, che anche in questo caso si concentra su temi di inadeguatezza e il bisogno di mettere una maschera e recitare costantemente.

Okinimesumama (お気に召すまま) è un altro brano estremamente amato, grazie al suo ritmo e alle tendenze pop-rock presenti, che lo rendono immediatamente un classico della discografia di Eve. Il brano a primo sguardo sembra molto allegro dal punto di vista ritmico, inducendo l’ascoltatore al sorriso, ma anche il testo di questa canzone rimane legato alla disillusione verso la propria vita, benché in modo più leggero e giocoso rispetto ai termini pesanti usati in Dramaturgy.

Eve è un cantautore che lascia una forte impressione su chi lo ascolta, sia per la sua voce piacevole ed espressiva, che per le sue canzoni, con i loro ritmi tanto orecchiabili quanto pensati e i loro testi che spingono chi ascolta a riflettere su di essi, facendoli suoi. Spingiamo i nostri lettori a constatare il suo peculiare approccio alla musica ascoltando loro stessi la sua ricca e meravigliosa discografia.

Recensione di Camilla Ciresa

Atarayo || Takamori J-Sound

L’Associazione Takamori è lieta di presentare J-Sound, la nuova rubrica dedicata agli artisti e alla musica giapponese!

In questo primo episodio vi parleremo degli Atarayo, band giapponese fondata nel 2019 che conta, ad oggi, due album in studio e svariati singoli pubblicati. Il sound, variabile dal rock al pop punk, accompagna l’inconfondibile voce della frontman Hitomi. Ascolto consigliato l’EP del 2021 夜明け前 (Yoakemae), che contiene il brano più celebre del gruppo, 10月無口な君を忘れる (Jūgatsu Mukuchi na Kimi wo Wasureru).

Grazie mille per l’ascolto!

King Gnu – Ceremony || Recensione

Parlando di J-pop e J-rock non si possono non citare i King Gnu, una tra le band giapponesi emergenti più di successo dell’ultimo decennio. Nascono nel 2013 dalla mente del chitarrista e voce principale del gruppo Tsuneda Daiki, che battezzò la band dapprima con il nome “Mrs.Vinci”, salvo poi nel 2017, con il graduale inserimento degli attuali altri tre membri del gruppo, cambiarne il nome in King Gnu.

Il gruppo aveva già acquisito un certo successo con I precedenti album Tokyo Rendez-Vous (2017) e Sympa (2019) ma è con il loro ultimo album Ceremony uscito nel 2020, che il gruppo compie il vero salto qualitativo, arrivando in quell’anno a piazzarsi sesti nella classifica degli album più venduti in Giappone, e decimi a livello di vendite mondiali.

L’album, così come la loro musica, è un misto eclettico di vari generi musicali tra cui J-rock, J-pop, Pop rock, elettronica, che permettono al gruppo di spiccare per la loro creatività e originalità nel creare arrangiamenti musicali unici e sperimentali che emanano una forte energia e vivacità.

Ceremony nello specifico è composto da 12 tracce, di cui una intro e una outro. Tra queste spiccano diversi brani tra cui:

  • Teenager Forever, dal tono vibrante, energico, scanzonato, analizza temi legati all’adolescenza e alla transizione verso l’età adulta, caratterizzati da numerose incertezze verso il futuro e verso le proprie capacità di affrontarlo. La canzone però invita, con il suo tono leggero e scanzonato, a soppesare meno tali preoccupazioni e a focalizzarsi invece sul presente e sulle piccole cose, che dopotutto, sono ciò che veramente ci possono rendere felici.
  • Hakujitsu (白日), in assoluto la hit per eccellenza del gruppo con oltre 162.300.00 ascolti su Spotify, e non a caso, visto che è probabilmente il vero fiore all’occhiello di Ceremony, che mescola un sound emotivo, ma allo stesso tempo coinvolgente, energico e incredibilmente catchy, e che rappresenta un’ode all’ottimismo invitando l’ascoltatore a guardare al futuro con speranza e positività, nonostante gli ostacoli che inevitabilmente ci saranno e i rimpianti passati.
  • Hikōtei (飛行艇), dal sound più potente e ambizioso dei brani precedentemente citati, invita l’ascoltatore ad alzarsi metaforicamente in volo, come un idrovolante, lasciandosi trasportare dal vento e dal vasto cielo, metaforicamente rappresentati come un’opportunità di libertà e realizzazione personale che si può attuare solo esplorando l’ignoto e abbracciando le incertezze del futuro. L’invito è quello di “Rock your life” ovvero di vivere la propria vita con passione ed entusiasmo, abbracciando la vita e ciò che comporta senza timore delle proprie imperfezioni e di godere sia dei successi che dei fallimenti.

In generale i King Gnu rappresentano una pietra miliare del panorama J-rock e J-pop contemporaneo, rientrando sicuramente di pieno merito tra le band giapponesi emergenti più interessanti degli ultimi anni. Per tale ragione invitiamo i nostri lettori a farsi un favore e a fiondarsi subito all’ascolto, nonché invitiamo a “Rock your life”! In pieno stile King Gnu.

Recensione di Giuliano Defronzo

Fetch || Recensione

Artista: Melt-banana
Anno: 2013
Formazione: Yasuko Onuki (voce), Ichiro Agata (chitarra, effetti)


Fetch è il settimo album che sancisce il ritorno alle scene dei Melt-banana: una delle band cardine della scena Japanoise a cavallo tra il millennio che, già dai primi anni, ha catturato l’attenzione degli appassionati occidentali. Il gruppo ricompare dopo sei anni dall’uscita di “Bambi’s Dilemma”, che costituisce una sorta di partentesi catchy della loro discografia. I motivi per questa lunga pausa sono principalmente due: alcuni tour all’estero, come quello negli Stati Uniti con i Tool, i Melvins e Lou Reed; ma soprattutto il disastro della centrale nucleare di Fukushima. Sebbene l’evento non abbia avuto delle ripercussioni evidenti sulla vita dei musicisti, la cantante Onuki ha affermato che quell’evento ha provocato un blocco creativo nella scrittura delle canzoni e di conseguenza ha ritardato la lavorazione in studio. Per quest’occasione il duo di Tokyo effettua un ritorno alle origini, agli stessi Melt-banana che negli anni ‘90 si sono fatti conoscere nel panorama underground internazionale.
Il disco, pubblicato dall’A-ZAP Records, è composto da dodici tracce che variano da una durata di un minuto e mezzo a quasi cinque minuti, sperimentando in questo modo sulla forma canzone.
Il primo brano, che è anche il più streamato sulle piattaforme, è “Candy gun”: si apre con un lungo intro della chitarra di Agata, che simula il rumore delle onde del mare, in puro stile noise e shoegaze, per poi essere infranto dal cavalcante groove di basso.
Altri brani degni di nota sono “My missing link”, la sesta traccia, che spicca per le atmosfere dark e inquiete (“Where to find that peaceful factor?”) e “Zero”, una ballata dance dalle venature post- punk con cui si conclude il disco.
Ci viene presentato un noise-core caotico e frenetico, che riprende il filo del discorso lasciato in sospeso con “Cell-scape” (2003); ma questa volta il sound complessivo è più pensato ed elaborato, con una produzione che si dimostra di alto livello rispetto ai precedenti dischi.
Agata sperimenta ulteriormente con l’effettistica della sua chitarra: in molte tracce sovrappone tre riff apparentemente inconciliabili costruendo un disorientante muro sonoro che avvolge la canzone, in linea con l’industrial-rock degli anni ‘80.
Batteria e basso, programmati al computer dallo stesso Agata, creano improvvisi cambi di dinamica: il flow si spezza e ricomincia ripetutamente dando un senso di allegra instabilità e, talvolta, di apnea. Se la batteria è una raffica di spari che alterna rullate a frenate brusche, il basso è forse lo strumento che più si preoccupa di riallacciarsi all’hardcore-punk classico dei Fugazi e dei Black Flag, e allo stoner-rock dei Fu Manchu.
La voce di Onuki contribuisce a dare un’anima selvaggia a tutto il disco con il suo timbro squillante e alieno.

Per quanto può essere assurda la musica che il duo propone, l’ascoltatore viene inevitabilmente catturato e coinvolto nel loro turbine nevrotico e gioioso.
In sostanza i Melt-Banana si rinnovano, si evolvono per rimanere sempre coerenti con sé stessi, riconfermando così il posto che gli spetta nella scena j-rock.

Recensione di Martino Ronchi

Dios || Recensione

Per parlare del gruppo musicale “Dios” è fondamentale introdurre il chitarrista giapponese e membro fondatore del gruppo Ichika Nito, chitarrista divenuto famoso sui social grazie al suo stile estremamente tecnico a cui unisce il suo grande gusto melodico e la sua capacità di riempire gli spazi creando l’illusione con la sua chitarra di star suonando più strumenti contemporaneamente, creando a tratti atmosfere quasi da musica classica. Ichika Nito, che grazie al suo successo online è arrivato ad essere un chitarrista affiliato al marchio giapponese di chitarre e bassi Ibanez (アイバニーズ, Aibanīzu ), è oggi una delle influenze maggiori per tanti chitarristi in tutto il mondo.

Nel 2021, il chitarrista, insieme al cantante Tanaka (precedentemente noto come Boku no Lyric no Bōyomi), e all’eclettico musicista, compositore e beat maker Sasamomaly, forma il gruppo musicale Dios, che unisce J-pop, parti vocali rappate, J-rock, influenze R&B, creando uno stile ricco, variegato e moderno.

Il trio rilascia nel 2022 il proprio primo album CASTLE, che affronta varie tematiche relative alla sfera delle emozioni e relazioni umane, in cui spicca la voce al contempo delicata e potente del cantante Tanaka. Il lavoro presenta arrangiamenti di stampo pop spesso semplici ma efficaci, con cui contrastano le impressionanti parti di chitarra molto tecniche di Nito, che riesce a non perdere mai il grande senso melodico che lo contraddistingue. I suoni moderni di Sasamomaly concludono e riempiono il lavoro, rendendo sempre freschi ed estremamente orecchiabili i pezzi dell’album.

I video musicali del gruppo offrono un’esperienza audiovisiva dinamica e mai banale, come si può riscontrare nel loro primo singolo Runaway (逃避行) il cui video musicale è pubblicato su YouTube cliccando qui

Il gruppo, giovane e che ha finora rilasciato un solo album con i propri relativi singoli, non può che lasciare agli ascoltatori grandi aspettative per il loro futuro.

Recensione di Calogero Frangiamone