Ōshima Nagisa – Parte 1 || Akushon! – I registi di JFS
Bentrovati! Questa è Akushon!, la rubrica di associazione Takamori sui registi giapponesi. Oggi vi parliamo di Ōshima Nagisa!
Ōshima Nagisa nasce il 31 marzo 1932 a Kyoto. Già durante gli studi liceali inizia a stendere abbozzi di romanzi e a occuparsi di teatro, infatti pur laureandosi all’Università di Kyoto in diritto e scienze politiche, la sua passione per il cinema lo spinge ad entrare nella casa di produzione Shōchiku. Dopo un primo periodo come stagista al fianco di cineasti già affermati, esordisce come regista nel 1959, dirigendo il suo primo lungometraggio, Ai to kibō no machi (Il quartiere dell’amore e della speranza), che provoca contrasti con i dirigenti della Shōchiku soprattutto a causa del finale considerato troppo tragico. Sempre per la Shōchiku, gira nel 1960 altri due film controversi, entrambi all’insegna della violenza e talvolta a sfondo sessuale: Seishun zankoku monogatari (Racconto crudele della giovinezza) e Taiyō no hakaba (Il cimitero del sole). Sempre nel 1960 gira anche un terzo film, Nihon no yoru to kiri (Notte e nebbia del Giappone), realizzando un’opera politica incentrata sulle polemiche legate alla ratifica del trattato di sicurezza nippo-americano, mostrando dunque un radicalismo politico che ovviamente non fu visto positivamente. Per le tematiche trattate e per lo scarso successo di pubblico la Shōchiku decide di ritirare il film dalle sale, arrivando alla rottura definitiva dei rapporti col regista.
Negli anni successivi, Ōshima fonda una sua casa indipendente la Sōzōsha, dove può rappresentare più liberamente le contraddizioni e le tensioni della società giapponese del dopoguerra. Realizzerà film sulla seconda guerra mondiale, documentari per la televisione, film sulla criminalità e addirittura un film in costume per la Toei e un adattamento cinematografico di un fumetto. Finalmente, nel 1971, realizza uno dei suoi più grandi film: Tōkyō sensō sengo hiwa (Storia segreta del dopoguerra dopo la guerra di Tokyo). Ancora una volta, Ōshima mette in scena sesso, morte e frustrazione e il suo successo arriva anche in Europa. Dopo anni difficili in cui si vede costretto a chiudere la Sōzōsha, arriva la proposta di dirigere e coprodurre con A. Daumann Ai no korīda (Ecco l’impero dei sensi), film del 1976 che lo porterà al successo internazionale. Incentrato su una storia d’amore ossessiva, fu piuttosto d’impatto, essendo ispirato a un fatto di cronaca e anche per la presenza di reali rapporti sessuali tra gli attori. Il successo lo spinge nel 1978 a dirigere un secondo film che segue a tratti lo stesso genere, Ai no borei (L’impero della passione), più casto del precedente e caratterizzato da un mix di erotismo e atmosfere lugubri e spettrali. La pellicola lo porta a vincere il premio alla miglior regia al Festival di Cannes. Seguiranno fasi alterne di inattività e produzioni, in particolare si ricorda di Senjo no merii kurisumasu ‒Furyō, un dramma bellico a sfondo psicologico, girato con figure celebri quali David Bowie e Takeshi Kitano. Dopo un periodo di pausa per motivi di salute, il film che segna il suo ritorno al cinema è Taboo Gohatto, film storico incentrato sull’omosessualità, che viene presentato al Festival di Cannes del 1999 e che si rivelerà essere anche la sua ultima opera. Ōshima Nagisa muore il 15 gennaio del 2013 a Fujisawa. Questi ultimi quattro film li vedremo nel dettaglio nella seconda parte.
E con questo si conclude la prima parte del nostro approfondimento su Ōshima Nagisa. Potete trovare il nostro video a riguardo cliccando qui.
Se vi abbiamo incuriosito con la vita e la carriera di questo regista, ci vediamo Mercoledì prossimo con la seconda parte!
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