Call me Chihiro – Rikiya Imaizumi || Recensione
Regia: Rikiya Imaizumi
Anno: 2023
Durata: 131 minuti
Genere: Drammatico
Attori principali: Arimura Kasumi; Toyoshima Hana; Ryuuya Wakaba; Sakuma Yui
“Chihiro” o “Call me Chihiro”, con titolo giapponese “Chihiro San” (ちひろさん), è una pellicola del 2023 di Rikiya Imaizumi.
Ovunque andrai, ti trascinerai dietro il tuo senso di solitudine.
La protagonista (Arimura Kasumi) è una ex prostituta che, continuando ad utilizzare il suo nome d’arte abitualmente, ha deciso di abbandonare quella vita per crearsene una nuova. È così che comincia a lavorare per un negozio di bentō, i pranzi al sacco tipici giapponesi. Tramite questa nuova occupazione, incontra persone di ogni genere ed età e riesce a creare con ognuno di loro un rapporto unico. Il suo modo di porsi, infatti, le permette di stringere amicizia molto velocemente, ammaliando e addolcendo anche i cuori più duri. Nonostante tutte queste conoscenze, però, Chihiro è e sarà, sempre e comunque, sola.
Nella sua vita sentimentale non ammette la presenza di qualcuno che le stia accanto e innamorarsi non è la sua priorità. Si mette sempre a una certa distanza rispetto agli altri, cercando di unire dei cerchi di amicizia e mantenendosene al di fuori. È infatti grazie a lei se Okaji riesce a trovare un’amica sincera a scuola, Becchan; ed è anche grazie a lei se Makoto riesce a intenerire la madre e a costruire un rapporto madre-figlio. Dato il suo lavoro passato, secondo la società Chihiro dovrebbe essere una cattiva persona o perlomeno vergognarsi di quella che è stata la sua fonte primaria di soldi per grande parte della sua vita. Chihiro non fa mai segreto della sua vita passata, anzi, lo spiffera ai quattro venti.Ciò che la contraddistingue è proprio questo: perché vergognarsi di ciò che si è stati?
Particolarmente interessante è la connessione con il cibo. Le bentō box sono il mezzo principale attraverso il quale i rapporti si creano, e il momento del pasto è, in generale, un’occasione per stare insieme e godersi le cose belle della vita. Esso costituisceanche la ragione dell’assunzione di Chihiro al NokoNoko. A detta del proprietario, infatti, chi mangia con gusto non può essere una cattiva persona.
“Call me Chihiro” è un viaggio attraverso la solitudine di una donna che ha sempre dovuto cavarsela da sola, ma è anche un viaggio di autorealizzazione e creazione di nuovo passato, per poter finalmente dire “lavoravo in un negozio di bentō” e non più “ero una prostituta”.
Recensione di Sara Orlando
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