Asian Film Selection || Spring Edition 2023

L’associazione Takamori è lieta di annunciare che a febbraio tornerà al cinema Rialto con una nuova rassegna cinematografica in collaborazione con Asia Institute. La nostra rassegna primaverile propone quattro pellicole giapponesi e due coreane sottotitolate da noi di Takamori.

La prima proiezione avverrà il 7 febbraio, con Samurai’s Promise, film storico del 2018. Uryu Shinbei, un samurai esiliato, decide di ritornare al suo luogo natale per realizzare l’ultimo desiderio di sua moglie morente, ovvero di vedere le camelie sfiorire ancora una volta. Al suo ritorno, scopre che i tumulti politici non si sono spenti da quando è stato esiliato, e Shinbei si ritrova a dover affrontare le conseguenze della situazione che ha lasciato.

A seguire, il 21 febbraio ci sarà Under the Open Sky, pellicola drammatica del 2020 diretta da Nishikawa Niwa. Mikami è un ex membro della yakuza che esce dal carcere dopo aver scontato 13 anni di prigione. Nonostante il tentativo di reintegrarsi nella società, resta difficile per Mikami staccarsi dai propri valori e trovare un buon lavoro.

Continueremo il 7 marzo con The Chaser, thriller del 2008 diretto da Na Hong-Jin. Joong-ho è un ex detective ormai caduto in disgrazia, che per continuare a vivere gestisce un giro di prostitute. Tuttavia, si ritrova in grande difficoltà economica dopo che due delle sue impiegate scompaiono misteriosamente. Pur di ritrovarle, cerca di mobilitare la sua vecchia forza di polizia determinato a scoprire che fine abbiano fatto.

Successivamente, ci sarà A Girl Missing, un film drammatico del 2019 diretto da Fukada Kouji. Ichiko lavora come infermiera per la famiglia Oishi, ma un giorno una delle due giovani figlie della famiglia, Saki, scompare, e quando viene ritrovata si scopre che il rapitore è il nipote di Ichiko. Questo la porta sotto lo scrutinio della stampa, in particolare dopo che un suo segreto viene reso pubblico dall’altra figlia, Motoko. Sentendosi tradita, Ichiko decide di vendicarsi.

Torneremo il 4 Aprile con Fish Story, pellicola d’azione del 2009 diretta da Nakamura Yoshihiro. Nel 2012 una cometa si sta per schiantare sulle coste del Giappone, ma un uomo in sedia a rotelle semplicemente si ferma in un negozio di dischi, incurante del pericolo. Mentre la cometa si avvicina, vengono raccontate tre storie ambientate in anni diversi, che tuttavia mantengono un filo conduttore fino a culminare nel finale.

Infine, termineremo questa rassegna il 18 Aprile con House of Hummingbird, dramma del 2018 diretto da Bora Kim. Nel 1994 Eun-Hee, ragazza di quattordici anni che ama disegnare, si sta preparando per entrare al liceo. Viene abusata dai genitori, insieme alla sorella, però trova conforto nella nuova insegnate Ms. Kim, che la aiuterà e la guiderà in questo periodo difficile della sua vita.

In descrizione trovate tutte le informazioni riguardo le modalità di prenotazione dei biglietti, le date delle proiezioni e tutte le indicazioni per rimanere aggiornati e seguire tutta la rassegna.
Vi aspettiamo numerosi al cinema e come di consueto ci potete trovare prossimamente sui nostri canali social.
Un saluto dall’associazione Takamori.

Takayan || Recensione


Controverso, Colorato, Kawaii, Takayan, classe ‘98, sta gradualmente ma costantemente ritagliandosi sempre di più uno spazio di merito all’interno del panorama J-pop e Japanese Hip Hop. 

Takayan comincia la sua carriera musicale, come lui stesso ammette, per “puro divertimento” con la pubblicazione sul suo canale Youtube della prima canzone “Mada Wakaranai” まだわかんない, ormai 8 anni fa, all’età di 17 anni. 

Nelle prime video canzoni è evidente come il suo atteggiamento rispecchia il suo stesso modo di vedere la musica come un iniziale svago. Canta spavaldamente a petto nudo, con indosso occhiali da sole, ostentando e “flexando” I suoi muscoli, mettendo indubbiamente in mostra un lato di sè tronfio e sfacciato, intento solo a divertirsi con la sua musica. 

Negli anni seguenti, Takayan continuerà la sua carriera artistica pubblicando congiuntamente a produzioni originali, video cover di artisti più famosi, contribuendo in questo modo a farsi lentamente conoscere agli occhi dei più. Lentamente quello che era cominciato come un semplice passatempo, sta diventando la sua principale occupazione.

È il suo canale Youtube il principale mezzo con cui si farà conoscere al grande pubblico, tra singoli, canzoni cover, e live tramite le quali continua a sfoggiare il suo carattere sicuro di sè mostrandosi sempre a petto nudo, pronto a sfoggiare I propri muscoli. Rispetto agli esordi però, il suo atteggiamento spavaldo sfuma per amalgamarsi con un rinnovato interesse verso il “kawaii”, modello di bellezza tipico giapponese, caratterizzato da atteggiamenti e lineamenti “cute”, che mirano a richiamare un tipo di bellezza delicato e “infantile”. Il contrasto salta quindi subito all’occhio: Un uomo pieno di muscoli che si atteggia da ragazza carina, infantile e solare, e che si veste anche come tale.

L’apparenza non deve ingannare però, poiché dietro a una musica così gioiosa e colorata, si nascondono temi cupi e delicati.

Pubblica per la prima volta un album verso fine 2018, “Slave” どれい, che tuttavia a causa dei temi trattati, è stato vittima anni più tardi di un taglio da tutte le piattaforme, insieme a diverse altre canzoni rilasciate nello stesso periodo.

Takayan tratta infatti temi come la depressione, l’autolesionismo, Break-up amorosi, tradimento, suicidio, e tanti altri, nella speranza di raggiungere e aiutare, attraverso la sua musica, chiunque stia attraversando un momento difficoltà e abbia bisogno di un conforto. 

Tra le sue canzoni più famose vari esempi sono “Toy”, dal tono che ricorda il genere lo-fi, dove il tema centrale è il fallimento di un amore che si rivela in realtà essere unilaterale e dove la controparte ha sfruttato i sentimenti del partner al mero scopo di soddisfare i propri desideri sessuali, appunto come un “giocattolo”. Troviamo poi canzoni come “Cheating is a Crime” 浮気は犯罪行為, dove si approfondisce il tema del tradimento in una canzone dai tono più cupi, taglienti e rabbiosi, oppure canzoni più simili al puro genere J-Pop come “Just Disappear” dove la protagonista della canzone nonostante tutte le difficoltà, i lutti passati e le conseguenti azioni atte a sopperire quel dolore incolmabile, accetta il proprio passato e riesce a ritrovare la forza e la speranza necessaria per poi un giorno, superare definitivamente quel dolore. 

L’atteggiamento kawaii di Takayan non è dunque meramente casuale. Sebbene sia vero infatti che si traspone in tale modo, come lui stesso afferma in una delle sue tante live, semplicemente perché gli piace, è anche vero che tale atteggiamento è un modo di porsi finalizzato a farsi sentire più vicino al suo pubblico e poterlo così confortare, apparendo come una figura di supporto, sempre pronto a sostenere il proprio ascoltatore con il suo modo di fare gioioso, nonostante le apparenze da uomo grosso e muscoloso che potrebbero far pensare il contrario. 

Dietro ad ogni momento di difficoltà infatti, è sempre possibile trovare la luce ed è unicamente possibile farlo partendo da se stessi. Ognuno di noi è capace di ritrovare la felicità e la via del conforto da una situazione buia, e Takayan vuole insegnare proprio questo.

Con il suo atteggiamento kawaii e solare, Takayan è quindi un esempio di come anche nei momenti più bui della vita, o presunti tali, si possa affrontare il tutto, con un atteggiamento più che positivo, affrontando ogni ostacolo a testa alta e con un pieno sorriso in volto.

Recensione di Giuliano Defronzo 

Lo Squalificato – Dazai Osamu || Recensione

Autore: Dazai Osamu
Editore: Feltrinelli
Collana: Universale Economica Feltrinelli
Traduzione: Marcella Bonsanti
Edizione: 2019

Dazai Osamu è spesso definito tra i più grandi autori giapponesi, grazie ai suoi personaggi straordinariamente umani e uno stile di scrittura schietto ma che rimane sempre molto attuale. In particolare, Lo squalificato (in originale Ningen Shikkaku) in particolare è considerato il romanzo più emblematico della sua produzione. Il protagonista Yozo è un uomo che si sente profondamente alienato dalla società, pur facendo del suo meglio per adattarsi agli standard che essa impone, tuttavia sempre incapace di adattarsi. Questo fallimento lo rende “squalificato” come essere umano, e lo porta a rifugiarsi in una vita di dissolutezza, facendo abuso di sostanze e passando da una donna all’altra. Il racconto ha come cornice narrativa un uomo che ritrova i taccuini di Yozo assieme a delle fotografie, e quindi riporta la storia dopo esserne rimasto profondamente colpito. Questo romanzo è ricco di elementi autobiografici, nonostante Dazai rifiuti ogni etichetta e preferisca invece staccarsi dalla convenzione letteraria definendosi invece un libertino. Il personaggio di Yozo è profondamente introspettivo, l’autore si concentra soprattutto sull’interiorità del personaggio, contrastandolo con il mondo esterno e su come Yozo si senta isolato rispetto a ciò che lo circonda. 

Lo stile di Dazai è semplice ma molto efficace, tenendosi molto collegato alla realtà e al contempo esplorando Yozo e i suoi pensieri, che spesso divagano anche su temi molto inquietanti sulla natura umana, che, nonostante gli sembri incredibilmente distant,e egli rappresenta con la sua disperazione e il suo desiderio di connessione umana. Con questo romanzo, Dazai si fa carico del pensiero di chi non riesce ad adattarsi alla rigida società giapponese, nonché di tutti coloro che dopo la Seconda Guerra mondiale si sono ritrovati spaesati e estraniati rispetto alla propria situazione. 

Recensione di Camilla Ciresa

Lonely Heart || Recensione

Regia: Ōbayashi Nobuhiko
Durata: 112 min
Anno di uscita: 1985
Attori principali: Tomita Yasuko, Omi Toshinori, Fujita Yumiko

Lonely Heart è l’ultimo film della trilogia di Onomichi di Ōbayashi Nobuhiko, nella quale tutte e tre le pellicole sono ambientate nella sua città natale, Onomichi. Questa volta Ōbayashi sceglie di portare sul set un’attrice famosa al tempo, Tomita Yasuko, nel duplice ruolo di una timida ragazza delle superiori e un misterioso spirito soprannominato appunto “Lonely Heart”.

Il protagonista del film è Inoue Hiroki (interpretato da Omi Toshinori), un normalissimo ragazzo delle superiori che passa la maggior parte del suo tempo con due suoi amici,cacciandosi spesso nei guai e facendo scherzi come tutti i ragazzi della sua età. Hiroki non è un ragazzo come gli altri però, il padre è un monaco buddhista e insieme al figlio e all’energetica moglie vive nel tempio del paese.

Hiroki è appassionato di fotografia e attraverso il potente obiettivo della sua fotocamera osserva spesso una ragazza dall’aria malinconica mentre, nel doposcuola, rimane sola asuonare il pianoforte. Il ragazzo le affibbia quindi il soprannome “Lonely Heart”. Il giovane è scioccato quando uno spirito dalle stesse sembianze della fanciulla comincia ad apparireattorno a lui, causando scompiglio nella sua vita.

Nonostante tutto il film sia colmo della nostalgia malinconica tipica di Ōbayashi, viene lasciato ampio spazio per le bizzarre marachelle dei tre adolescenti. La stessa “Lonely Heart” appare vestita con un misto di indumenti da clown e un trucco da mimo, come se fosse appena uscita da un film in bianco e nero.

La musica di Chopin, e in particolare il brano “Farewell”, fa da sfondo a tutta la pellicola: aggiunge alla malinconica storia d’amore di Hiroki un’intensità particolare che ne risalta i toni più nostalgici. Nel racconto vediamo l’accettazione della perdita di un amore ormai lontano che lascia profondi solchi anche a distanza di anni. Il film è da intendersi come un ultimo saluto alla giovinezza con uno sguardo particolare nei confronti dell’infelicità e delrimpianto che rimangono anche dopo aver detto addio a quei tempi.

Recensione di Emma Dal Degan

Uchida Tomu Parte 1 || Akushon! – I registi di JFS


Bentrovati! Questa è Akushon! La rubrica di Associazione Takamori sui registi giapponesi. Oggi vi parliamo di Uchida Tomu.

Uchida Tomu nasce a Okayama City, Giappone, 1898. Nel 1920 si unisce alla neonata Taisho Katsuei di Yokohama, dove lavora come assistente del regista Thomas Kurihara. In seguito, è diventato anche attore ed è apparso in diversi film, tra cui il ruolo principale in Comedy: The Shooting of New Year’s Day. Nel 1922 passato alla Makino Educational Films, ha debuttato alla regia co-dirigendo Officer Kosai. In seguito, però, si unì a una compagnia di attori itineranti e iniziò una vita di vagabondaggio, vivendo ad Asakusa e in altri luoghi come attore itinerante e lavoratore manuale. Questa esperienza ha influenzato notevolmente il suo stile. Nel 1926 si unisce agli studi Nikkatsu Kyoto Daishogun. Nel 1927 promosso a regista, ha girato soprattutto commedie. Nel 1929 ha girato La bambola vivente con Isamu Kosugi nel ruolo di protagonista. Nel 1932 si è unito alla appena creata New Film Company, che è diventata indipendente dalla Nikkatsu, ma è stata sciolta poco dopo. Nel 1936 trasferito agli studi Nikkatsu Tamagawa. Il suo primo film al ritorno alla Nikkatsu fu Il teatro della vita. È stato il primo film di Uchida in formato talkie. In seguito produrrà film come Endless Advancement e Soil.

Nel 1941, dopo aver lasciato la Nikkatsu a causa di un disaccordo con le politiche della società e del fallimento nella creazione di una nuova società, Uchida si è recato in Manciuria e si è unito alla Manchurian Film Society. Dopo la sconfitta del Giappone durante la seconda guerra mondiale, l’Unione Sovietica invase Changchun. Nel 1946, l’Unione Sovietica si ritirò da Changchun in aprile, dopodiché l’Esercito Popolare di Liberazione liberò Changchun. Con l’intensificarsi della guerra civile, la metà dei giapponesi scelse di tornare in patria in quel periodo, ma Uchida scelse di rimanere in Cina e partecipò alla creazione della Dongbei Film Corporation. Tornerà in Giappone e dopo nel 1955 sarà alla regia di Blood of Fuji. Da quel momento in poi, ha prodotto importanti film d’epoca come Daibosatsu Touge (Il grande passo del Bodhisattva) e la serie di Miyamoto Musashi, pur continuando a produrre film che illuminavano in modo acuto le vulnerabilità della società moderna, come The Festival of Forest and Lake, che trattava la questione degli Ainu, e Hunger Straits, un film di suspense basato sul romanzo di Ben Mizukami che rappresentava la questione Buraku al centro del film. Ebbe un collasso ed fu ricoverato in ospedale mentre si trovava sul set di Serious Game, un film extra su Musashi Miyamoto. Si è ripreso e ha continuato a filmare. Nel 1970, 7 agosto, muore a 72 anni.

Se volete approfondire meglio la filmografia di Uchida Tomu continuate a seguirci per scoprire di più sulle opere menzionate nel video di oggi. A presto!