I cuori delle persone vengono uniti ancora più intimamente dalle ferite. Sofferenza con sofferenza. Fragilità con fragilità. Non c’è pace esente da grida di dolore, non c’è perdono senza sangue sparso sul terreno, non c’è accettazione che non nasca da una perdita. Perché alla radice della vera armonia ci sono dolore, sangue e perdite.
“L’incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio” vede come protagonista un ragazzo qualsiasi. Tsukuru non è speciale, non ha niente di più rispetto agli altri, se non che è arrivato sull’orlo del baratro e ne è uscito.
Alle superiori faceva parte di un gruppo molto affiatato formatosi durante un’attività di volontariato e composto da cinque persone. Ognuno di loro possiede la particolarità di avere all’interno del loro nome un colore: Ao (blu), è l’atleta bravo a incoraggiare gli altri; Aka (rosso), il ragazzo dal bell’aspetto; Kuro (nero), la musicista con la passione per l’insegnamento; Shiro (bianco), la studiosa che ama la scrittura. Tutti hanno dei colori, tranne Tazaki Tsukuru. “Tsukuru”, però, significa “fare, creare” ed è proprio ciò che si addice a lui; è, infatti, affascinato dalle stazioni, dal capire come si intersecano tra di loro, come delle reti così fitte riescano a lavorare in modo così preciso, tanto che da adulto diventerà ingegnere. Questa felice combriccola riesce per molto tempo a mantenere un equilibrio tramite delle regole che in realtà non vengono mai espresse, ma che tutti sentono di dover in qualche modo rispettare. Principalmente, si cerca di incontrarsi sempre tutti insieme senza escludere nessuno, ma ancora più importante: niente relazioni all’interno del gruppo. La stabilità viene interrotta improvvisamente quando durante i primi anni di università Tsukuru riceve una chiamata che gli cambierà completamente la vita: i suoi amici non vogliono più avere niente a che fare con lui. Senza ricevere spiegazioni e senza neppure chiederle, egli accetta silenziosamente questa sorte. Questo è l’evento scatenante della depressione di Tsukuru, che non tenta di togliersi la vita, ma piuttosto aspetta che la vita termini da sola.
Con il passare degli anni la ferita comincia a rimarginarsi, Tsukuru riprende a mangiare e trova sfogo nel nuoto. Si innesca, però, un circolo vizioso in cui la paura di essere abbandonato nuovamente non gli permette di instaurare rapporti veri con qualcuno. Sara è la prima donna che gli fa venire il desiderio di aprirsi, di rendere un altro essere vivente partecipe della sua vita, ed è proprio lei che gli consiglia di parlare con quei suoi vecchi amici per venire a capo della faccenda e scoprire qual è il motivo del loro improvviso abbandono. Tsukuru si imbarca così in questa esperienza che lo porterà addirittura in Finlandia, da cui vengono fuori notizie sconvolgenti, se non addirittura agghiaccianti, sulla vita di un membro del gruppo in particolare.
Nonostante il dolore provato, Tsukuru non prova odio verso questi ragazzi che per tanto tempo sono stati al suo fianco e cerca di mettersi nei loro panni, di capire quali sono state le condizioni che li hanno portati a tale decisione. Dopotutto, non si possono cancellare anni di amicizia e di affetto in modo così semplice. Risolvere questo trauma, a detta di Sara, è l’unico modo per stare insieme senza che l’ombra di altre quattro persone si metta tra di loro. Per tutto il libro Tsukuru, che ha una mente molto analitica, effettua delle auto-indagini psicologiche, analizzando sogni, pensieri e situazioni in modo lineare, molto spesso distaccato. Si riesce a percepire una sorta di impedimento all’emotività, come se non fosse pienamente capace di abbracciare le sue emozioni e i suoi stati d’animo. Anche quando ha pensieri pesanti, quando non fa altro che aspettare la morte, tutto è asettico. Benché la trama sia intrigante e la struttura scorrevole e chiara, il modo che Murakami ha di parlare delle donne appare talvolta fastidioso. Sono personaggi femminili che, seppur avendo un loro spessore psicologico, vengono di frequente ridotte alla mera dimensione del corpo e della sessualità, anche in momenti che alcuni lettori potrebbero considerare del tutto inadatti.
Nei frenetici quartieri della moda di Tokyo si alzano squillanti le voci delle giovani ragazze che affollano i caffè e i negozi più in per discutere i nuovi trend e i gossip più succulenti con cui restare categoricamente al passo. Ovunque echeggia il nome di Ririko. Lei è la regina di questo mondo. È su ogni copertina, su ogni schermo, tutte vorrebbero essere come lei e tutti vorrebbero averla.
Tuttavia, la fama di una modella non può durare per sempre. Ririko non sa recitare, non sa cantare, non è adatta alla televisione. Tutto ciò che possiede è il suo corpo, frutto però di numerosi interventi estetici, e appena si manifesta il primo effetto collaterale della chirurgia, il castello di carte crolla e Ririko precipita vertiginosamente in una spirale senza via di fuga.
“L’esterno era magnifico, ma l’interno era come un frutto divorato dai vermi.”
Basta un passo falso e la favola finisce, la carrozza torna a essere una zucca, i cavalli tornano a essere topolini, e non si riesce più a trovare il principe azzurro. Ririko però non ha intenzione di arrendersi, non rinuncerà al suo posto, e per restare sulla vetta arriverà ad atti sempre più estremi, trascinando con sé in un baratro di manipolazione, violenza, sesso e droghe chi la circonda.
Il tratto pulito, spesso minimalista, che caratterizza lo stile di Okazaki, rende ancor più brutali le espressioni di Ririko e i suoi repentini scatti di rabbia, ancor più sinuose le pose plastiche delle modelle e i petali dei fiori che Ririko riceve in regalo dai suoi ammiratori.
La nostra protagonista si perde nel divario tra due dimensioni: non appartiene a nessuno perché si è costruita da sola ed è lei a raccontare la propria storia. Al contempo però la sua immagine è proprietà pubblica, Ririko non è nessuno senza un pubblico che la guardi e che parli di lei. Per questo la narrazione adotta più voci; seguiamo la trama dal punto di vista di Ririko, ma non manca mai l’opinione di chi veramente è giudice finale della sorte delle donne nello showbiz: le fan.
Okazaki lascia parlare l’opinione pubblica in forma di trafiletti di giornali e titoli scandalistici, ma soprattutto tramite le voci delle giovani studentesse sempre in cerca di un nuovo idolo da seguire, una nuova incarnazione della moda più fresca e appariscente, e che trattano le proprie icone come fossero bambole, con cui a un certo punto si stancano di giocare e le dimenticandole in un angolo.
Ogni giorno nasce una nuova piccola Ririko, pronta a prendere il posto della precedente, in un ripetersi nichilistico di sostituzione e crudele consumismo della figura femminile.
Continua la rassegna JFS SPRING 2024, con il dark fantasy “xxxHOLiC” diretto da Ninagawa Mika.
L’appuntamento è al cinema rialto martedì 5 Marzo, come sempre alle ore 21.00,
Kimihiro Watanuki, un ragazzo tormentato dagli spiriti ayakashi, si imbatte in un negozio che esaudisce i desideri. Incontra la proprietaria, Yuko Ichihara, una strega misteriosa dai molti nomi e conoscenze dal punto di vista esoterico. Si offre di esaudire il desiderio di liberarsi degli spiriti, a patto che egli diventi la cuoca e governante part-time di Yuko. Nel frattempo, Watanuki si connette con i suoi compagni di classe, Dōmeki e Himawari, e viene coinvolto in un grande e misterioso incidente.
Profumo di ghiaccio, romanzo della celebre autrice Yōko Ogawa, racconta di Ryoko, una giornalista che si trova a dover affrontare il lutto causato dal suicidio del suo compagno, Hiroyuki. L’unica cosa che il ragazzo lascia a Ryoko dopo la sua morte è un profumo da lui prodotto nel suo laboratorio, chiamato Fonte del ricordo, accompagnato da una nota che descrive le immagini che hanno ispirato la sua creazione.
Ben presto Ryoko comprende di essere completamente all’oscuro del passato del compagno: scopre infatti il suo grande talento per la matematica e l’esistenza di un fratello, Akira, di cui non aveva mai parlato prima. Sarà proprio una gara di matematica a portarlo a Praga, luogo in cui si verificherà un avvenimento decisivo per il suo futuro. Ryoko decide quindi di visitare la città con l’obiettivo di scoprire le ragioni che hanno spinto Hiroyuki a compiere questo gesto estremo.
L’assenza permea le pagine di questo romanzo, trasformandosi nell’unica cosa tangibile che Hiroyuki ha lasciato dietro di sé: il viaggio di Ryoko diviene infatti non solo un mezzo attraverso cui trovare un senso a un dolore insopportabile, ma anche l’unico modo per ricostruire il vero Hiroyuki, mettendo insieme quello che Ryoko conosceva di lui e quella che è la sua vera storia. La città di Praga riflette perfettamente questa dicotomia: luci e ombre si rincorrono tra le strade, passato e presente si sfiorano costantemente, e la realtà viene turbata da elementi quasi magici; particolarmente interessante in questo senso è la cava dei pavoni, luogo che Ryoko scopre durante le sue ricerche ma che sembra essere in realtà una manifestazione onirica dei suoi ricordi.
Il ricordo è infatti uno dei temi centrali della storia, poiché mentre da un lato rappresenta l’unico legame tra Ryoko e Hiroyuki dopo la sua morte, dall’altro è il motore che spinge i personaggi a fare scelte che impatteranno inevitabilmente la loro vita: è questo il caso non solo di Hiroyuki, ma anche di sua madre, la cui unica attività nel presente consiste nel lucidare tutti i trofei vinti dal ragazzo alle gare di matematica a cui partecipava da piccolo, creando un vero e proprio museo in onore dei successi del figlio.
Dal punto di vista stilistico, i ricordi si inseriscono prepotentemente nella narrazione, simulando il modo in cui un suono o un odore possano catapultarci in un passato che sembra essere sempre vicino ma allo stesso tempo impossibile da raggiungere.
A questo tema si lega quello dell’incomunicabilità, caratteristica presente in tutti i rapporti umani descritti nel romanzo, in primo luogo nella coppia, ma anche nella relazione tra Hiroyuki, Akira e la madre. Ogni personaggio è motivato da un profondo desiderio di rivalsa e di controllo sulla propria vita, ma sembra vivere nell’ombra di glorie passate: il futuro di Hiroyuki viene ostacolato dai desideri della madre, la quale vede nel talento del figlio solo un’occasione per realizzare se stessa, mentre Akira vive costantemente nell’ombra del fratello. Quella di Hiroyuki è una famiglia in cui ogni membro si respinge al minimo contatto, in cui comunicare i propri bisogni potrebbe causare danni irreversibili a un equilibrio estremamente fragile.
Attraverso la sua premessa tragica, Profumo di ghiaccio vuole in realtà ispirare il lettore a costruirsi la propria strada, a dare spazio ai propri sogni e a essere i veri protagonisti della propria vita.
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