Benvenuti! Questa è Meijin Film Directors, la rubrica Takamori sui registi giapponesi, e oggi vi parleremo di Kitano Takeshi.
Kitano nasce ad Adachi, Tokyo nel 1947 ed è il più giovane della famiglia. Fu cresciuta da una madre molto severa ed esigente, tanto da paragonare la sua vita a vivere nella yakuza, racconta che nel suo vicinato i bambini ammiravano solo giocatori di baseball e yakuza, cosa che poi influenzò i suoi lavori cinematografici. Guadagnò la sua popolarità in Giappone come comico, ma successivamente cominciò a cimentarsi nella cinematografia, quando il regista di “Violent cop”, nel quale Kitano aveva il ruolo principale, si ritirò dal ruolo affidandogli il film. Lui riscrisse molto lo script e modellò il film secondo il suo stile e da lì iniziò la sua carriera come regista. Nel 1998 vinse il Leone d’oro al festival del film di Venezia, grazie al suo film “Hanabi“, diventando il terzo regista a vincere il premio.
Se volete sapere di più su Kitano Takeshi, continuate a seguirci! A presto!
Bentrovati! Questa è Akushon!, la rubrica di associazione Takamori sui registi giapponesi. Oggi torniamo a parlare di Kitano Takeshi.
Riprendiamo il filo parlando di 4 pellicole della variegata produzione di Kitano Takeshi!
Nel 1995 viene pubblicato “Minna~yatteruka!”, conosciuto maggiormente con il suo titolo inglese “Getting Any?”, una bizzarra commedia che vede come protagonista Asao, un uomo di mezza età il cui unico scopo nella vita è avere un rapporto sessuale con una donna. Asao sognerà più volte a occhi aperti su quali strategie usare per arrivare al suo obiettivo, cercando di metterle in pratica. La sua prima tattica prevede l’acquisto di un’automobile, per far colpo sulle donne e poterci così fare sesso dentro. Purtroppo, come succederà per altri piani da lui ideati la mancanza di denaro sarà il primo grande ostacolo per attuarli, uno tra questi per esempio, il viaggiare in prima classe in aereo immaginando che le hostess stesse si concedano ai passeggeri paganti. Si ritroverà, pertanto, in una serie di situazioni assurde, tra le quali rapine, scontri fra yakuza ed esperimenti scientifici. Purtroppo, “Getting Any?” non riceve il successo sperato e, anzi, si rivela un fiasco di pubblico e di critica. Nonostante il film sia talmente delirante da straniare lo spettatore, non risulta difficile immaginare Kitano divertirsi dietro la macchina da presa.
Ora due parole su Kids return (Kizzu Ritān), un film del 1996 che rappresenta il primo progetto di Kitano dopo il duro incidente del 1994. Protagonisti della pellicola sono Masaru e Shinji, due amici e compagni di classe, sfaticati e dediti a fare scherzi sgradevoli a compagni e professori. Decidono di buttarsi nella boxe, e mentre Masaru rinuncia poco dopo, per cercare di fare carriera in una banda della yakuza, Shinji prosegue, mostrando anche del talento.
Le strade dei due amici sembrano separarsi definitivamente, ma ben presto però, a causa della loro indole trasgressiva e indisciplinata falliscono nei loro percorsi e finiscono infine per ritrovarsi. Entrambi disillusi e considerati dei falliti sono di nuovo insieme, quasi a testimoniare che in una società caotica e spietata l’unica cosa che conta davvero è la vera amicizia. Nella pellicola è evidente l’elemento autobiografico, può essere infatti considerata la rielaborazione di esperienze di vita di Kitano, e i due protagonisti un alter ego dello stesso, scapestrati ma con un forte desiderio di emergere. La realtà viene descritta in modo crudo e freddo forse anche eccessivamente, non c’è spazio per alcun valore perché il profitto è lo scopo di tutto, da qui la povertà umana dei personaggi sia adulti che giovani.
Continuiamo con Hana-bi (Fiori di fuoco), un film del 1997 con protagonista Nishi, un ex detective taciturno e dai modi spesso bruschi. Dietro il suo modo di agire violento però si nasconde una difficile situazione personale, la moglie infatti è affetta da leucemia senza speranze di cura, e a peggiorare la situazione è la notizia che Horibe, suo amico e collega, a causa di un’operazione di polizia andata male è rimasto paralizzato a vita. Quindi profondamente addolorato Nishi decide di fare il possibile per rallegrare almeno in parte i suoi cari, e per farlo finisce per indebitarsi con una banda della yakuza. Pur di restituire la somma di denaro presa in prestito compie una rapina in banca, per poi fuggire con la moglie sia dagli strozzini che dai suoi ex colleghi poliziotti. Hana-bi è un film pieno di contrasti, inizia come un poliziesco d’azione per poi finire nel melodramma, un continuo alternarsi di spargimenti di sangue a immagini meravigliose e delicate. Questo contrasto lo vediamo nello stesso protagonista Nishi, che passa dall’essere il poliziotto violento al marito tenero e premuroso verso la moglie malata. Anche in questo film inoltre è possibile riscontrare l’elemento autobiografico, nella vicenda di Horibe che dopo l’incidente decide di avvicinarsi alla pittura proprio come successe nella realtà a Kitano, infatti tutti i quadri che vengono mostrati sono sue opere originali risalenti al periodo della convalescenza.
Rispettivamente nel 2010, 2012 e 2017 escono Outrage,Outrage: Beyonde Outrage: Coda, una trilogia che, a uno spettatore qualsiasi, parrebbe sicuramente una banale storia di scontri violenti tra yakuza. Come per altri suoi film, la violenza permea ogni scena, è perennemente dietro l’angolo, e quando non è fisica è comunque concettuale. I personaggi si scambiano battute come cani rabbiosi, in un continuo gioco di prevaricazione e ribaltamenti delle gerarchie, evidenziando i paradossi della cultura giapponese e del suo culto per l’etichetta. Gli scontri non sono esaltanti come in un tipico film d’azione, ma realistici e terrificanti, giocando e decostruendo i cliché dei gangster movie e togliendo ogni romanticismo alla figura dello yakuza. Parlare della trama di Outrage è quasi superfluo, poiché a dominare sono piuttosto i personaggi e i temi che incarnano. Kitano, infatti, riflette su cosa siano l’onore e la lealtà, e nessun atto di vendetta è appagante perché, in fondo, non porta mai a nulla. Il terzo film sembrerebbe chiudersi in maniera inconcludente: il protagonista Otomo, interpretato da Kitano, ha sicuramente portato a termine la sua vendetta e compiuto il suo dovere, ma il fatto che coloro che lo hanno manovrato da dietro le quinte, siano riusciti nel loro intento impuniti, lascia un senso di insoddisfazione. La chiave di lettura è forse nelle ultime parole di Otomo, che diventano quelle di Kitano stesso: “So quando è il momento di farmi da parte”. Con questa battuta, infatti, si conclude l’ultimo film, a oggi, con Kitano come attore.
E anche per questo regista siamo giunti alla fine! Se volete approfondire le vite e le opere di altri registi giapponesi non vi resta che continuare a seguirci con Akushon!
Vi invitiamo inoltre a dare un’occhiata al nostro video riguardante la filmografia di Kitano Takeshi e ad esplorare al meglio il regista, cliccate qui per vedere il nostro video approfondimento al riguardo oppure visitate il nostro canale YouTube… A presto!
Bentrovati! Questa è Akushon!, la rubrica di associazione Takamori sui registi giapponesi. Oggi a parliamo di Kitano Takeshi.
Kitano Takeshi nasce il 18 gennaio 1947 a Tokyo. Celebre in Giappone già dagli anni 80, Kitano nasce come comico, usando lo pseudonimo “Beat Takeshi”. Durante lo stesso decennio assume il ruolo di presentatore del programma, trasmesso poi internazionalmente, Takeshi’s Castle, nel quale i concorrenti si sfidavano in circuiti di vario genere. In quel periodo, però, Kitano si stava dedicando anche alla recitazione, prendendo parte a serie tv e a film, tra cui Furyo di Ōshima Nagisa (del quale, se vi siete persi il video su di lui, potete cliccare qui per recuperarlo).
Nonostante sulle prime Kitano fatichi a scrollarsi addosso il ruolo del comico agli occhi del pubblico, nel 1989 dà una svolta alla propria carriera con il film Violent Cop. A causa di un rifiuto del regista a cui era stato offerto il lavoro, Kitano ha l’occasione non solo di interpretare il protagonista, ma anche di esordire alla regia, incontrando il favore della critica addirittura proprio come migliore regista. Dai film successivi Kitano si cimenterà più volte con violente storie di gangster e poliziotti, sviluppando uno stile inconfondibile caratterizzato da telecamere per lo più statiche, sequenze lunghe e una personalissima ironia.
Kitano amerà interpretare violenti protagonisti perpetratori di violenza, come lo si può vedere in Boiling Point del 1991 e Sonatine del 1993.
Il 1994 è un anno particolarmente duro, dopo essersi nuovamente cimentato in contesti comici con Getting Any? del 1995, considerato da lui stesso un “suicidio professionale”, il regista è vittima di un incidente motociclistico, che gli causa una paralisi facciale parziale, conferendogli un’espressività ancora più inusuale.
Dopo la lunga convalescenza, Kitano riprende in mano la sua carriera che compie una svolta significativa nel 1997 con il film Hana bi grazie al quale vince il Leone d’Oro alla Mostra internazionale di Venezia. Anche le opere successive, tra loro molto diverse vengono accolte positivamente, ed è proprio l’acclamazione unanime da parte della critica che spinge Kitano nel 2000 a realizzare il suo primo film negli Stati Uniti, Brother, che tratta la storia di uno yakuza a Los Angeles, ma non vi sarà l’apprezzamento del pubblico. Lo riceverà, invece, con la sua versione della storia di Zatoichi, uno spadaccino cieco vagabondo, un suo grande successo internazionale soprattutto dal punto di vista economico.
Kitano decide di dare una svolta alla sua carriera con la “trilogia del suicidio artistico”, composto da tre pellicole: Takeshi’s, Glory to the Filmmaker! e Achille e la tartaruga. Qui abbandona il suo stile classico per compiere una riflessione sulle diverse facce del personaggio- Kitano e una auto-analisi della sua creazione artistica. A partire dal 2010 Kitano decide di tornare sul genere yakuza a lui caro con Outrage, che successivamente si trasformerà nel primo capitolo di un’ulteriore trilogia, i cui capitoli successivi sono: Outrage beyond e Outrage Coda
E con questo si conclude la prima parte del nostro approfondimento su Kitano Takeshi. Se vi abbiamo incuriosito con la vita e la carriera di questo regista, ci vediamo mercoledì 6 luglio con la seconda parte!
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Venerdì 29 aprile al Far East Film Festival di Udine è stato il Kitano’s day, un’intera giornata dedicata alla figura poliedrica di Kitano Takeshi. Durante la giornata è stato proiettato Citizen K, un biopic sul regista diretto da Yves Montmayeur e uno dei più grandi capolavori di Beat Takeshi: Sonatine. Inoltre, Kitano Takeshi si è collegato in diretta dal Giappone per ricevere il Gelso D’oro, un premio alla sua straordinaria carriera.
CITIZEN K, Yves Montmayeur – Francia, 2021
C’è chi se lo ricorda come comico irriverente, chi come buffo conte protettore del suo castello e chi come spietato yakuza. La figura di Kitano Takeshi è indubbiamente poliedrica e in Citizen K il regista Yves Montmayeur cerca di dare una visione il più completa possibile dell’artista tramite le sue stesse parole. Il cineasta francese, infatti, dopo un emozionante incontro con Kitano dove questi si commosse per i complimenti sul suo film Hanabi, decide di appassionarsi a questa figura e sviscerarne la vita e la carriera.
Kitano Takeshi nasce a Umejima nel 1947 ma subito dopo si trasferirà ad Adachi, una zona povera di Tokyo occupata dagli Americani. Dopo un’infanzia passata nella povertà e una carriera universitaria alla università Meiji si trasferirà ad Asakusa dove conoscerà due cose cose che caratterizzeranno la sua intera esperienza sul grande schermo: il mondo dell’intrattenimento comico e le faide tra famiglie della yakuza. La sua carriera inizia come uomo dell’ascensore in un cabaret francese, per poi passare nel ’74 al manzai con il duo comico “Two beats”, da dove prenderà il nome di “Beat Takeshi”. Dopo la comparsa nel film di Ōshima Nagisa, però, si rende conto che il pubblico giapponese lo considera soltanto un comico e qualsiasi ruolo egli interpretasse non sarebbe stato preso sul serio ed è qui che incomincia la sua carriera da regista di gangster movie.
Nel 1994 la sua vita purtroppo verrà segnata da un tragico incidente che gli trasfigura il volto. Da questo momento la sua carriera prende una svolta diversa da prima, riconsidera tutti quanti i concetti di morte e violenza, portando anche l’attrice nonché amica Kishimoto Kayoko a preoccuparsi seriamente di sue possibili intenzioni suicide che si rispecchiano nella sua produzione del periodo.
Insomma, Citizen K ci mostra la vera natura del maestro, che nel tempo si è dedicato a svariate forme d’arte e che non si prende mai troppo sul serio, ma con una visione cinematografica e attoriale ben precisa che ha affascinato, paradossalmente, prima il pubblico europeo e in seguito il pubblico del sol levante.
SONATINE, Kitano Takeshi – Giappone, 1993
Quasi trent’anni dopo la sua uscita, nel 1993, Sonatine di Kitano Takeshi è assurto al ruolo di capolavoro. Tuttavia, questo film di gangster deliberatamente ritmato e girato in modo lirico, che mescola violenza selvaggia e assurde bravate, sempre sottolineate dall’elegiaca colonna sonora di Joe Hisaishi, disorientò e irritò un buon numero di spettatori all’epoca.
Il fim parla della storia di Murakawa (Kitano), laconico sottocapo di una gang che con i suoi subalterni viene spedito a Okinawa a supporto di un alleato locale in un conflitto tra bande. Ma non appena egli arriva sull’isola (la versione giapponese delle Hawaii), i suoi uomini vengono presi di mira e ammazzati. Dopo aver ottenuto in qualche modo vendetta in una sparatoria, il protagonista si ritira su una spiaggia isolata con gli uomini rimasti per riorganizzarsi – e riposarsi. Alla fine, dopo che i componenti della banda sono stati decimati e sono rimasti solo Murakawa e un giovane chimpira (apprendista gangster), il protagonista si rende conto di essere stato usato e tradito, e finalmente si rivolta contro i suoi nemici distribuendo pallottole come un angelo vendicatore.
Il finale, col suicidio di Murakawa, va controcorrente per il genere e sottolinea quanto Kitano sovverta le convenzioni di genere durante tutto il film. Per quanto sia un uomo di poche parole, Murakawa non è il tradizionale protagonista dal cuore puro, ma si pone a una certa distanza da quelli che lo circondano, osservandoli in modo guardingo e impassibile, e quando deve attaccare i suoi nemici li uccide senza il minimo sprazzo di emozione o cenno di paura. Durante la lunga e idilliaca parentesi della gang sulla spiaggia, però, Murakawa svela un’altra sfaccettatura: giocoso e malizioso, capace di autoriflessione, se non di rammarico.
Inoltre, siamo fieri di comunicarvi che la pellicola è stata tradotta e sottotitolata dai nostri tirocinanti in occasione del Far East Film Festival.
Come già accennato, ci troviamo a Udine per il Far East Film Festival e abbiamo deciso di portarvi con noi parlandovi delle proiezioni alle quali assisteremo. Essendo il festival un importante trampolino di lancio per cineasti riconosciuti ed emergenti dell’estremo Oriente, vi parleremo anche di pellicole esterne al panorama cinematografico giapponese. Le proiezioni della nostra terza giornata vi porteranno nel lato oscuro di Hong Kong, nella provincia di Gangsu in Cina, tra i Kaiju e infine nel mondo della yakuza giapponese insieme a Kitano Takeshi.
TALES FROM THE OCCULT, Fruit Chan, Fung Chih-chiang, Wesley Hoi – Hong Kong, 2022
Quali segreti si nascondono tra le strade, i centri commerciali e le case di Hong Kong? Tra peccati, spettri vendicativi e macabre live stream Tales from the occult esprime le paure più profonde degli abitanti di questa città grazie a tre affascinanti storie di tre differenti registi. Con “The Chink” Wesley Hoi racconta la vita di una cantante pop turbata da un fantasma del passato; Fruit Chan invece ci propone una macabra storia ambientata in un centro commerciale trasmessa in live stream con “Dead mall”. Infine, Fung Chih Chiang organizza un macabro divertissement in un condominio infestato da una vecchia vittima di un crimine passionale con “The Tenement”.
WHAT TO DO WITH THE DEAD KAIJU?, Miki Satoshi – Giappone, 2022
Il nuovo film realizzato da Miki Satoshi è una commedia satirica, che ha al suo interno un motivo ricorrente della tradizione filmica giapponese: i Kaiju. Se, però, in passato la tradizione si è sempre occupata di come sconfiggere questi enormi mostri, ora il problema sta nella gestione della sua carcassa una volta terminata la guerra. Grazie alla presenza di un cast brillante, la pellicola ci mostrerà i piani, per lo più fallimentari, che il governo giapponese adotterà, senza mai perdere la vena satirica che pervade la pellicola.
RETURN TO DUST, Li Ruijun – Cina, 2022
I paesaggi del Gansu fanno da cornice alla toccante storia d’amore al centro di questa pellicola. Youtie e Guiying, rimasti soli in tarda età, vengono spinti dalle proprie famiglie a sposarsi. Nonostante le costrizioni iniziali, i due sviluppano un legame d’amore sincero che li porta a prendersi cura l’uno dell’altra. Con Return to Dust, Li Ruijun documenta attimi della vita quotidiana della Cina rurale dove forti radici si scontrano con la modernità urbana forzata sugli abitanti delle campagne.
CITIZEN K & SONATINE
Venerdì 29 aprile è stato il Kitano’s day, la giornata dedicata al maestro Kitano Takeshi. Durante la giornata è stato proiettato Citizen K, un biopic diretto dal regista francese Yves Montmayeur che racconta tutta la carriera di Beat Takeshi. In seguito è stato consegnato a Kitano Takeshi il Gelso D’oro per premiare la sua incredibile carriera, subito dopo è seguita la proiezione di Sonatine, uno dei suoi più grandi capolavori, che è stato sottotitolato da due dei nostri tirocinanti. Per saperne di più su Citizen K e su Sonatine potete leggere l’articolo dedicatogli cliccando qui.
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