3 Settembre 2020 | Mostra, News
Il giorno 29 settembre alle ore 12 presso la storica libreria Bocca dal 1775 A Milano nella splendida cornice della galleria Vittorio Emanuele II all’interno della manifestazione:
“Tavoli d’arte in galleria Una giornata in Giappone”
Verrà presentato il giallo “La locanda del gatto nero” di Yokomizo Seishi.
Presenta il romanzo, il traduttore del Libro Francesco Vitucci –
L’artista Stefano Giglio che vive tra l’Italia e il Giappone, durante l’evento svelerà la location della scena del crimine, seguendo le tracce lasciate da Yokomizo Seishi.
Finalmente la misteriosa città G. è stata scoperta.
Evento organizzato dalla Libreria Bocca in collaborazione con Associazione Culturale C13 e Takamori.
Patrocinato da: Consolato Generale del Giappone a Milano e Fondazione Italia Giappone presso Ministero Affari Esteri.
24 Agosto 2020 | Mostra, News
📢📢 Sono aperte le iscrizioni per la masterclass di sottotitolaggio interlinguistico del 10 settembre, a cura di Francesco Vitucci.
Nella stessa giornata, come abbiamo annunciato, si terrà anche la presentazione del romanzo La locanda del Gatto nero di Yokomizo Seishi.
Per maggiori informazioni, fate clic qui
6 Giugno 2019 | Pubblicazioni
Vi aspettiamo il 12 giugno alle 19 presso la Confraternita dell’uva per la presentazione del romanzo “Il detective Kindaichi” di Yokomizo Seishi.
Saranno presenti il traduttore Francesco Vitucci e Paola Scrolavezza.
Per saperne di più sul romanzo vi consigliamo di leggere la recensione di Francesca Panza (https://www.takamori.it/il-detective-kindaichi-un-caso-di-delitto-quasi-perfetto/ )
8 Maggio 2019 | Pubblicazioni
Autore: Yokomizo Seishi
Titolo originale: Honjin satsujin jiken
Editore: Sellerio editore Palermo
Collana: La memoria
Traduzione: Francesco Vitucci
Edizione: 2019
Pagine: 208
Presentare un caso apparentemente impossibile da risolvere è una delle sfide più interessanti che pone Yokomizo Seishi ai lettori nel suo primo libro. Il detective Kindaichi (in traduzione italiana a cura di Francesco Vitucci) è uscito il 4 aprile sotto l’editore Sellerio.
Nel momento in cui si inizia il volume, è necessario dimenticarsi del proprio orgoglio da detective, restituire il badge e appendere la divisa al chiodo. Non importa quanti casi abbiate risolto in precedenza o in quante occasioni abbiate individuato il colpevole già a fine primo capitolo: in questo caso — letteralmente — Yokomizo ha la grande capacità di farvi sospettare di chiunque, di dare ascolto a tutti ma di non credere a nessuno.
Un amore nato sotto una cattiva stella
Quando ci si sente dire di pensarci due volte prima di sposarsi, non ci si dà molto peso. E anche quando si ha la famiglia contro, non si voltano le spalle a un sentimento forte come l’amore. Con queste convinzioni, Ichiyanagi Kenzō e sua moglie Katsuko certo non si aspettavano di essere ritrovati uccisi violentemente in una camera chiusa, per di più la notte stessa delle loro nozze. Eppure, è proprio così che si presentano all’ispettore Isokawa, accasciati l’uno sull’altra in modo quasi poetico. Con i familiari ancora nella magione, appartenente alla famiglia dello sposo, al ritrovamento dei cadaveri si aziona un meccanismo a catena. Questo fa entrare in scena il grande detective Kindaichi Kōsuke, di cui scopriamo il passato e il percorso che lo ha portato a diventare un rinomato investigatore. Grazie al suo acume e alla sua arguzia, uniti alla sua capacità intuitiva e ad un carisma travolgente — che non è fermato dalla sua balbuzie, cosa su cui anzi sembra ironizzare — riesce a risolvere anche questo caso in modo brillante, svelandocene i segreti che non mancheranno di sorprendervi.
«Il caso del koto stregato»
È sotto questo particolare nome che viene presentata la narrazione dei fatti fin dalle prime pagine, le stesse in cui scopriamo le dettagliatissime descrizioni del narratore. Ad alcuni potrebbero risultare macchinose o perfino troppo invadenti ma sono, al contrario, estremamente importanti per poter visualizzare il luogo dove si svolgono le vicende. Yokomizo non vuole avere un rapporto freddo e lontano con quelli che leggono il suo scritto: li prende per mano e li conduce in ogni angolo della magione degli Ichiyanagi, edificio emblema di un sistema feudatario che contrasta per sfarzosità con il resto del villaggio, situato ai piedi della montagna.
Esempio di koto giapponese.
Alla scoperta della mente umana
Piuttosto che tenervi solo sulle spine — dopotutto è anche un noir e non solo un giallo — il detective Kindaichi, protagonista del libro e pupillo di Yokomizo, preferisce concentrarsi non tanto sul come, che comprende e ci svela in un batter d’occhio come previsto dalle voci sul suo conto, quanto sul perché. È qui che riusciamo a intravedere lo scopo dell’autore di ricercare una profondità emotiva e caratteriale nei personaggi di cui racconta, portandone a galla soprattutto le fragilità. Che sia un’influenza di Edogawa Ranpo? Non è da escludere, visto che è stato proprio lui a spingerlo a presentare i suoi manoscritti alla casa editrice “Hakubunkan”.
Ispirazione da tutti, copia di nessuno
Sappiamo però che Yokomizo lavora, per così dire, in un’area differente rispetto a Edogawa. Gli enigmi della camera chiusa sono ciò che lo affascina, tanto che il suo soprannome più comune è «John Dickson Carr giapponese». Tuttavia, ridurlo ad una semplice copia traslata dell’autore britannico è una violenza non indifferente. Yokomizo è un uomo di cultura e, come spesso fa anche Edogawa, cita le sue fonti: i libri che lui stesso ha letto e da cui ha tratto ispirazione sono disseminati come easter eggs all’interno del suo. Sono camuffati in letture svolte dai personaggi, o in semplici volumi che si trovano sulle librerie della storia a prendere polvere.
Yokomizo Seishi, (1902-1981)
Solo un pizzico di magia
Una delle caratteristiche di Carr era il suo essere affascinato dal fantastico, dal soprannaturale e dal magico, che univa sapientemente alle sue storie facendole sembrare mancanti di un’apparente spiegazione razionale. Di questo, Yokomizo mantiene alcune leggende e l’alone di mistero che le circonda, senza mai però eccedere superando il confine dell’oltre natura. Per lui la risposta c’è e non è frutto dell’immaginazione, anche se questa gioca — in un punto preciso della storia — un ruolo rilevante nella risoluzione del caso.
Un consiglio?
Per gli appassionati del genere questo è dunque una perla, il fiore all’occhiello del ventaglio di racconti noir giapponesi dei primi anni Trenta, ora più conosciuti grazie ai racconti di Edogawa, ma pronti ad essere pienamente apprezzati grazie all’aggiunta del romanzo di Yokomizo Seishi, Il detective Kindaichi (模造殺人事件 — Honjin satsujin jiken). Decisamente un must, ora che possiamo usufruirne. L’importante è che non abbiate particolari problemi respiratori, perché — anche se è scontato — vi terrà con il fiato sospeso. Perfino dopo quella che sembra essere la risoluzione del mistero.
— di Francesca Panza
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