永遠の0

The eternal zero

(Giappone, 2013)

Regia: Yamazaki Takashi

Cast: Okada Jun’ichi, Miura Haruma, Inoue Mao, Fukiishi Kazue

Genere: drammatico, storico

Durata: 144 minuti

 

Il lungometraggio The Eternal Zero (永遠の0), basato sull’omonimo romanzo di Hyakuta Naoki pubblicato nel 2006, esce nelle sale nel dicembre del 2013. Il dramma bellico mette al centro i tokkoutai, piloti dei caccia “Zero” utilizzati durante la Seconda Guerra Mondiale dal Giappone per le missioni suicide contro le navi nemiche. A differenza dei tipici film incentrati su questo tema, The Eternal Zero propone un punto di vista completamente diverso: meno politico e più intimistico, caratteristica che ha ricevuto non poche critiche, spaccando nettamente l’opinione pubblica. Nonostante questo, nel 2014 si aggiudica il Gelso d’oro al Far East Film Festival di Udine.

Il film prende le mosse dal presente: Keiko (Fukiishi Kazue) e Kentaro (Haruma Miura), una giovane scrittrice freelance e suo fratello iniziano le ricerche sul passato del nonno Miyabe Kyuzo (Okada Junichi), ex pilota kamikaze.  
Ciò che emerge dalle prime testimonianze raccolte dai due giovani è il ritratto di un codardo, che andava contro la dottrina bellica della morte eroica in nome del proprio paese per custodire la propria vita. Nonostante la sua bravura sul campo di battaglia e dimestichezza con il mezzo aereo, Miyabe era infatti visto come una vergogna e un pericolo per l’esercito.
Il punto di svolta nella storia è rappresentato dall’incontro dei due fratelli con Isaki, il primo personaggio che inizia a districare i nodi legati alla storia del loro nonno. Gravemente malato, l’ex pilota e fedele compagno di Miyabe fornisce ai due giovani una versione totalmente diversa della storia sulla vita del tokkoutai, descrivendolo come suo maestro, coraggioso e determinato.
La narrazione prosegue attraverso i racconti incrociati dei membri delle forze speciali da tempo dimessi, che ricordano gli anni del secondo conflitto mondiale ricostruendo alcune delle battaglie più significative del Pacifico come Pearl Harbor e Midway. Al centro sempre la figura di Myabe, tormentato e sempre in bilico tra il dovere per il su paese e la promessa fatta alla moglie Matsuno (Inoue Mao): “Ritornerò vivo! Anche se dovessi perdere una gamba, o se morissi… Comunque tornerei. Sicuramente rinascerei, per fare ritorno da te”.

Le due ore e ventiquattro minuti di film raccontano soprattutto la componente umana in mezzo a dinamiche tutt’altro che umane. La vita del protagonista, fatta di istanti e continue scelte viene delineata attraverso la messa a nudo dei suoi sentimenti, delle sue paure e della solidarietà verso gli altri.
Kentaro e Keiko riescono finalmente a completare il mosaico della vita del nonno e di cogliere il grande patrimonio valoriale lasciato loro.

Un film adatto a ogni tipo di pubblico che fa riflettere sulla stoltezza della guerra, senza rischiare di cadere in falsi moralismi. Commovente e profondo, reinterpreta la figura del tokkoutai, che non sacrifica più la propria vita in nome del nazionalismo cieco, ma la custodisce in nome dell’amore e di tutti coloro che aspettano il suo ritorno a casa, perché l’amore è l’unico in grado di dominare l’eterno.

— di Roxana Macovei


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