Autrice: Yoshimoto Banana
Traduzione: Alessandro Giovanni Gerevini
Editore: Giangiacomo Feltrinelli
Edizione: 2013
Tsugumi, romanzo della ormai celebre scrittrice Yoshimoto Banana (1964 – oggi), venne pubblicato a puntate nell’edizione giapponese della rivista Marie Claire, per poi essere raccolto in volume nel 1989 ed arrivare in Italia nel 1994 per Feltrinelli. Nel 1990 è stato adattato in un film omonimo, diretto da Ichikawa Jun.
Il romanzo è ambientato in un tranquillo villaggio di pescatori, dove la protagonista e voce narrante, Shirakawa Maria, ha trascorso la sua infanzia insieme alla madre. Per anni, infatti, le due hanno vissuto presso la pensione Yamamoto, gestita dagli zii Masako e Tadashi, nell’attesa di potersi ricongiungere al padre, impegnato nella finalizzazione del suo divorzio. Quando finalmente il piano viene trasformato in realtà, Maria, ormai diciannovenne, si vede catapultata a Tōkyō, dove inizia il suo percorso universitario. La vita nella grande metropoli viene però accompagnata da una grande nostalgia e il ritorno della ragazza al proprio villaggio durante le vacanze estive, su invito della cugina e amica Tsugumi, è anche per questo carico di emozioni contrastanti. È proprio di questa intensa esperienza che tratterà il romanzo; un’estate carica di avvenimenti irripetibili che, come un pallido sogno, vivrà sempre dentro i cuori dei suoi protagonisti.
Tsugumi, cui fa riferimento il titolo, è – insieme alla sorella Yōko – una delle due cugine della narratrice, nonché figura centrale delle vicende. Fin dalle prime pagine viene caratterizzata come una ragazza bellissima ma “impossibile”: nata molto debole e affetta da gravi problemi di salute, è cresciuta coccolata e protetta, sviluppando però tratti irrazionali e diventando capricciosa, maleducata e spesso quasi crudele, sebbene si mostri sorprendentemente affabile con gli estranei. I momenti di grave debolezza fisica di Tsugumi, che spesso la costringono a recludersi nella sua stanza o ad essere ricoverata in ospedale, si alternano ai suoi svariati sfoghi e dispetti, i quali a volte sorprendono perfino la narratrice. Eppure, Maria riesce spesso a cogliere nelle parole e azioni dell’amica una più profonda verità sul suo modo di vivere e sull’energia incredibile che le sembra quest’ultima emetta.
L’estate passa velocemente tra le passeggiate notturne con il cane dei vicini, Pochi, i rumori delicati della natura e del mare, i ritmi scanditi dalla vita alla pensione Yamamoto e le incoerenze di Tsugumi, che non cessano nemmeno quando si innamora di Kyōichi, un ragazzo dal carattere energico e lo sguardo vissuto che si è appena trasferito in paese. Con lui, le ragazze passeranno momenti allegri, ma anche struggenti, che le porteranno a riflettere sulla fugacità della vita e sulle inevitabili separazioni da ciò che ci è caro.
Il giovane gruppo di amici vivrà ciò che la narratrice percepirà in seguito come una specie di miraggio. Cullato da uno stile di scrittura scorrevole e riflessivo, anche il lettore avrà modo di immergersi in un tale mosaico di immagini e sensazioni dolceamare. Come sottolinea l’autrice stessa, le giornate passate così, dopotutto, rappresentano proprio ciò che ci aiuta ad andare avanti nella vita: la speranza di rivivere, prima o poi, momenti di felicità così immensa e concentrata da dare un senso più profondo alla nostra esistenza.
Recensione di Martina Gruden
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