Al centro di questo racconto breve vi è una donna, un corpo femminile che ogni mattina si guarda allo specchio e si confronta con una fotografia scattata da un uomo tedesco, Xander, che vuole costruire la sua immagine di donna giapponese. Da questo incipit parte la narrazione con un susseguirsi di metamorfosi che rendono labile il confine tra ciò che è reale e ciò che è surreale, grottesco, sogno. La percezione che la protagonista ha del proprio corpo viene trasmessa proprio attraverso queste trasformazioni, perciò la sua pelle si ricopre di squame e il bagno, inteso come l’uso dell’acqua, diventa un rito di purificazione e simbolo di rinascita.
La perdita della lingua, che è sia perdita della Zunge (l’organo muscolare) che della Sprache (il linguaggio), e il conseguente silenzio della protagonista rappresenta l’impossibilità di trovare corrispondenze tra il proprio sistema di significati e le parole esistenti nelle due lingue parlate (giapponese e tedesco). È alla ricerca di una propria identità che si frantuma nell’incontro/scontro con l’altro che la vede donna e straniera.
Yoko Tawada nasce a Tokio nel 1960 e in seguito agli studi di letteratura si trasferisce ad Amburgo. Scrive romanzi brevi, poesie, pièce teatrali e saggi letterari sia in tedesco che in giapponese. In tutte le sue opere uno dei temi centrali è la percezione e l’alterità del proprio Io e attraverso l’uso di entrambe le lingue cerca di decostruire cliché e immagini stereotipate.
Autore: Yoko Tawada
Traduttore: Lucia Aversa
Curatore: Lucia Perrone Capano
Editore: Ripostes
Collana: Dissomiglianze
Anno edizione: 2003
Pagine: 95 p.
(Recensione di Michela Squadraroli)
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